IL SITO DEL MISTERO



Tratto da "La Repubblica" del 3/2/2002

La scoperta avvenuta per caso. Se le analisi fossero confermate il primato della mitica Uruk verrebbe battuto di 4000 anni

Un'Atlantide nei mari dell'India "La città più antica del mondo"


I geologi stavano sondando i fondali per controllare il livello di inquinamento quando si sono imbattuti nelle tracce degli edifici

di CINZIA DAL MASO

ROMA E' una città, è grande, molto grande, e risale addirittura al 7500 a.C. Pare quasi incredibile. Lo dicono tutti i libri di scuola: la prima città al mondo, Uruk in Mesopotamia, nacque non prima del 3500 a.C. Anticipare la storia del mondo di 4000 anni non è uno scherzo, significa riscriverla da cima a fondo. Eppure pare che stiamo correndo proprio questo rischio. La notizia viene dall'India, dai fondali del golfo di Cambay, sulla costa nordoccidentale della penisola, dove i geologi del National Institute of Ocean Technology hanno individuato tracce di edifici antichi e recuperato manufatti per chilometri e chilometri.

Tutto cominciò nel maggio scorso, durante una ricognizione nel golfo per monitorare il livello di inquinamento. Le immagini sonar del fondale hanno rivelato la presenza, a 40 metri sotto il livello del mare, di strutture rigidamente geometriche, molto simili agli edifici delle città sorte lungo la valle dell'Indo verso il 2.500 a.C.: un'acropoli, una grande piscina, fondazioni di edifici, cortili, scale e canalizzazioni. Bagni, piscine e canali sono la caratteristica principale della "civiltà dell'acqua" dell'Indo, che si è però espansa anche verso est con centri importanti come il grande porto di Lothar.

I geologi pensarono subito di aver scoperto un'altra di queste città, sepolta dai flutti forse a causa di un terremoto. E progettarono nuove indagini. Ma nel Golfo di Cambay le correnti sono troppo forti perché i sub possano immergersi. Nella seconda ricognizione, lo scorso novembre, ci si dovette dunque accontentare di ulteriori immagini sonar e di strumenti di prospezione capaci di penetrare il fondale marino di oltre dieci metri. Si individuò così il letto di un antico fiume, lo si seguì per nove chilometri, trovando tracce di edifici per tutta la lunghezza. Con una draga si portarono in superficie ceramiche e perle, ossa e denti, pezzi di sculture e di legni incisi. E uno di quei legni, analizzato al carbonio 14, ha fornito ora l'incredibile datazione di ben 9.500 anni fa.

Il ministro indiano per la tecnologia oceanica Murli Mahohar Joshi ha già annunciato che nominerà una commissione di esperti per nuove ricerche e verifiche. Ma le voci di scetticismo non mancano, soprattutto tra gli archeologi. Le immagini rivelatrici non circolano, e si è vociferato addirittura di una mossa del ministro, già noto per il suo tentativo di "nazionalizzare" i testi scolastici di storia, per rivendicare all'India il primato della civiltà. "Purtroppo non conosco i particolari della scoperta", lamenta Kamlesh Vora, archeologo del National Institute of Oceanography di Goa. "Ma si sa che 11.500 anni fa nella costa occidentale dell'India il livello del mare era 100 metri più basso di oggi. Con la fine dell'ultima glaciazione si è progressivamente innalzato, raggiungendo i livelli attuali circa 6.000 anni fa. Dunque le date collimano alla perfezione con quella della città sommersa. Ma un legno non basta. Servono molti altri dati per avere certezze". La nuova Atlantide deve attendere.



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