Antonio Montanari Tam Tama di Settembre 2003
Sommario 878. Al Bar Sport (28.09.2003) 877. Dottor Dante (21.09.2003) 876. Allodole (7.09.2003)
Tama 878. Al Bar Sport Miss Italia, non bella ma votata, ha confidato: sono una grande bugiarda ed una piccola ladra. Non si può pretendere troppo dalla gente. Pensate a Bossi: ritira il lauto stipendio dalle casse di Roma ladrona, adora il Po, sperava che i massoni buttassero il papa nel Tevere, e adesso vorrebbe la capitale a Milano. Da dove, assieme a Torino, sono sempre scesi eleganti signori con mazzette in tasca da distribuire a Montecitorio e dintorni. A proposito. Il conte Igor Marini aveva parlato di un conto bancario a Montecarlo usato per pagare tangenti a Dini, Fassino, Prodi: 120 milioni di dollari. Mai esistiti, lo hanno appurato i magistrati di Torino. Erano un falso elettronico. Quando la Comunità ebraica ha protestato leggendo le frasi di Berlusconi su Mussolini che mandava la gente a fare vacanze al confino, costui ha riposto: erano parole in libertà dopo la seconda bottiglia di champagne. Qualcuno ha precisato: bevuta dai suoi interlocutori, due giornalisti inglesi. Che hanno risposto: noi due abbiamo sorbito soltanto litri e litri di thé freddo, e caro Cavaliere «se non fai il bravo pubblichiamo la terza puntata». Dove si parlerebbe di donnine (allegre?), arbitri (venduti?) e delle alte cariche dello Stato (inadatte a vivere nel regno di Arcore). Il vocabolario italiano registra la parola ricatto, non so il vostro, colleghi inglesi. Un consiglio: continuate con litri di thé freddo, e fate attenzione alle tazzine di caffè. Da noi talora usano miscele che provocano una fastidiosa bua al pancino. L'ex sindaco di Milano Aniasi insinua: è ridicolo che un capo di governo si giustifichi dicendo che era ubriaco. Pietro Ostellino, una specie di Miss Italia in bello dei «liberali» italiani, ha difeso Berlusconi accusandolo di appartenere ad una classe politica (opposizione compresa) che non ha cultura per occuparsi di cose serie. E di abbandonarsi, su fascismo e Mussolini, a chiacchiere da Bar Sport. La prova del palloncino sarebbe utile per gran parte del governo. Secondo Ernesto Galli della Loggia, il Cavaliere quando chiama disturbati mentali i giudici e Mussolini un dittatore innocuo, interpreta fedelmente il pensiero della Destra, dove però mancano la conoscenza delle cose ed una minima proprietà di pensiero e di linguaggio. In tal modo, conclude, Berlusconi fa il gioco della Sinistra. Pure lui girotondino e comunista? L'annunciatrice Canale, licenziata dal video, ha pianto in diretta. Non imitiamola. Pericolo alluvioni. Antonio Montanari [Ponte n. 34, 28.9.2003]
Tama 877. Dottor Dante Riceviamo da un lettore la fotocopia di un articolo che tratta di «Dante medico, mago ed alchimista», con richiesta di spiegazioni: è una vecchia storia, già riferita altre volte sulle nostre colonne. La tesi che vi si espone è questa: Dante fu studente di Medicina, inserì espliciti riferimenti all'Ars curandi in Commedia e Convivio, e compose il sonetto «Solvete i corpi in aqua». Rispondo in breve. 1) Dante s'iscrisse all'arte dei medici e degli speziali soltanto perché esisteva una continuità didattica ed intellettuale fra Filosofia e Medicina. 2) Nel Canto XXIX dell'Inferno, egli parla di malattie per rendere allegoricamente il senso del contrappasso che punisce i peccatori della decima bolgia (falsatori di metalli). Qui incontriamo un dannato, tal Griffolino, «per l'alchimia che nel mondo» usò (v. 119). Al v. 113 Dante ha deriso la magia e la negromanzia del medesimo Griffolino. Il quale s'era dichiarato capace di volare con Alberto da Siena. Costui gli disse: provaci. Ma Griffolino saggiamente rinunciò, non immaginando però il sèguito. Prima si beccò l'accusa d'eresia e poi la condanna al rogo. Come prova provata del Dante mago, negromante ed alchimista, dunque, siamo proprio fuori di ogni logica. 3) Circa il sonetto «Solvete i corpi in aqua», il sito massonico della Loggia Monte Sion lo attribuisce a tale Frate Elia. Sempre su Internet, oltre al sonetto, si trovano le relative spiegazioni: ad esempio, l'«aqua» del primo verso è il «Mercurio dei filosofi». Ci fermiamo qui, senza esaminare ulteriori composizioni come quelle di Cecco d'Ascoli, riprodotte in quest'altro sito, perché si entra nell'eresia e si bestemmia, quando si sostiene che la vittoria sulla morte non è opera di Cristo ma della pietra filosofale: «Allora vedrai fuggire la morte abscura, / et ritornar lo Sole lucente e bello / con molti fiori ornato in sua figura». («Scomparirà il nero, la morte, e splenderà il Sole», chiarisce la nota.) Il lettore ha accompagnato la fotocopia con queste righe che condividiamo: «In un Paese in cui il presidente del Consiglio ci fa amabilmente scoprire che nel Ventennio gli italiani per le loro vacanze avevano a disposizione non soltanto i treni popolari per i molti, ma pure il confino per pochi eletti, non desta meraviglia che un Ordine professionale cittadino (competente in materia) pubblichi nel proprio bollettino ufficiale questo articolo su Dante medico». L'Alighieri, è certo, non fu neppure infermiere. Antonio Montanari [Ponte n. 33, 21.9.2003]
Tama 876. Allodole Saremmo un Paese provvisorio secondo il sottotitolo di un fresco libro di Edmondo Berselli dedicato ai «Post-italiani», cioè a quei connazionali che hanno deciso di «buttarsi alle spalle il peso delle loro ideologie», altrimenti definiti come voltagabbana. Berselli elenca i modi del grande cambiamento, tra cui registra pure quello del vestire. A dargli involontariamente ragione, è giunta la copertina di un settimanale che ritrae Irene Pivetti coniugata Brambilla, anni 40, in posa da diva televisiva qual è negli ultimi tempi. La signora si offre con i consueti ingredienti delle seduzioni pubblicitarie, che in lei non avremmo immaginato: abito certamente non da indossare nell'ovvietà domestica o al supermercato, sguardo cancellato da palpebre abbassate ed allusive ad una situazione come minimo romantica. Per contrasto, ci siamo ricordati della giovane Irene Pivetti che faceva la pasionaria leghista e che presiedeva la Camera dei deputati con un piglio misto di rigore lombardo e di orgoglio femminista. Non facciamo confronti. Registriamo soltanto gli eventi. Ma la signora, divenuta sempre più garbata in modo direttamente proporzionale al suo allontanamento dalle rive bossiane, ci permetterà di usare la sua immagine per riassumere in modo simbolico un momento del nostro Paese, così come lo fa lei per attirare la simpatia del pubblico verso il suo impegno televisivo. Stiamo vivendo una delicata fase in cui l'apparire prevale sull'essere, in un'Italia che si crede arbitro supremo fra i popoli, ma non riesce a far quadrare i conti della spesa della gente comune. A Londra il primo ministro parla in tribunale per rispondere alle accuse della televisione pubblica. Da noi sono cose impensabili da una vita, non soltanto per il conflitto d'interessi fra Berlusconi capo del governo ed il Cavaliere imprenditore. La nostra è una diversa cultura politica, su cui si stende ora l'arroganza inedita di un premier che non ha imparato nulla da cinquant'anni di vicende politiche, come inutilmente cercano di fargli capire Fini e Casini. Lei signora Pivetti con questa foto corre il rischio di affascinare non tanto la gente qualsiasi illusa pure da molte altre cose (dalla diminuzione delle tasse alla riforma della Costituzione), ma proprio i suoi vecchi colleghi della politica. I quali potrebbero vedere in lei uno specchietto per le allodole allo scopo d'attirare voti. Lei riesce più affascinante del Cavaliere sudato ed abbracciato a Putin. Antonio Montanari [Ponte n. 32, 7.9.2003]
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