Antonio Montanari
Tam Tama di Gennaio 2003
Sommario
858. Che pretese (26.1.)
857. Lezioni (19.1.)
856. Sconti (12.1.)
855. Grane padane (5.1.)

Indice del Tam Tama 2003

Tama 858. Che pretese

Una laureata in Storia, Laura Lattanzi, «con una passione smisurata per i libri e per tutto quello che li circonda» ha scritto alla Stampa manifestando il suo sogno di lavorare nell'editoria. Il suo cuore, ha confidato, si è riempito di gioia scoprendo le storie di scrittrici, agenti letterari ed editori che alla sua età (23 anni) «ce l'hanno fatta». Ma, aggiunge, quanti avevano avuto quel successo che lei sogna anche per sé, sono figli di amministratori delegati, direttori commerciali nell'editoria od alti magistrati. Per favore, ha concluso il messaggio, ditemi «che c'è posto anche per me, figlia di un tabaccaio».
La signorina Laura è troppo fiduciosa nel mondo che ci circonda. Tutta presa da sana passione per i libri, non guarda la tv dove è appena iniziato un programma dal titolo molto educativo, «Raccomandàti».
Per non apparire scandalosamente sfacciati i dirigenti della Rai hanno unito ai momenti di spettacolo con persone ignote presentate da personaggi illustri, anche occasioni di riflessione, affidate ad uomini politici che sono abituali frequentatori del piccolo schermo al pari delle attricette più acerbe in cerca di gloria o con credito promozionale per affidamento sentimentale.
Il battesimo di «Raccomandàti» è stato officiato dal senatore a vita Giulio Andreotti, che ha lodato l'iniziativa perché può sfatare la leggenda secondo cui ai politici sarebbe tutto permesso nel promuovere la carriera di qualcuno. Sia l'alto seggio politico occupato ora sia la lunga carriera hanno consigliato Andreotti di dimenticare l'esistenza dei tanti modi della raccomandazione. Il ministro Sirchia invece aveva appena denunciato il nepotismo dei baroni universitari. Intanto in Rai è stata assunta la nuora del direttore generale Saccà il quale si difende dicendo che è una semplice impiegata a 900 euro al mese benché parli cinque lingue.
In sintonia con Andreotti, è stato il governativo Ignazio La Russa, intervenuto per presentare un comico, a dimostrazione che i politici da soli non si fanno sopportare dal pubblico, e che le studiano tutte pur di farsi vedere. Non esistono raccomandazioni ma segnalazioni di persone meritevoli d'attenzione, ha sostenuto La Russa. Forse il titolo della trasmissione è sbagliato? Un più doroteo «le spintarelle» avrebbe reso meglio il quadro dell'Italia dove il sogno di giustizia sociale di tanti è liquidato cinicamente con una lapidaria frase arrogante: «Che pretese!».
Antonio Montanari [Ponte n. 4, 26.1.2003]

Tama 857. Lezioni
Possiamo migliorarci con le lezioni di stile impartite da illustri personaggi della nostra Cultura. Giampaolo Mughini, dai microfoni di Radiotre, durante la lettura antelucana delle prime pagine dei giornali, ha spiegato alcune regole molto istruttive. Ne cito due soltanto. Prima: in democrazia governa chi fra due contendenti vince pure per un solo voto, «fosse magari anche il voto di uno zoppo». Seconda: l'evasione fiscale è legittima difesa del privato cittadino nei confronti di uno Stato esoso che fa pagare le tasse persino sulle corse in taxi (esempio ripetuto in due trasmissioni).
Circa il voto dello zoppo che è valido in democrazia per far pendere la bilancia dalla parte del vincitore, il bravo Mughini è stato richiamato da un ascoltatore, ed ha chiesto scusa per l'infelice espressione usata. Circa l'evasione fiscale come legittima difesa, un altro ascoltatore è andato diritto alla meta.
Usando lo stesso tono esagerato del giornalista, gli si è rivolto (anche lui per presunta legittima difesa in nome delle imposte pagate) dandogli del cialtrone. Al che Mughini gli ha risposto con il tono abituale che usa nelle trasmissioni sportive che lo vedono protagonista: del cialtrone lo dia a sua sorella, ha ribattuto alzando la voce.
Dall'episodio si ricava che il maschio italico, per giunta (come Mughini si definisce) siciliano di nascita ed intellettuale di mezza età, considera la donna il parafulmine contro cui scagliare le proprie contumelie. Perché non gli ha detto di rivolgersi al proprio fratello?
L'ottimo intellettuale Mughini (il quale ha ripetutamente ricordato alla radio quanti libri ha scritto, per dimostrare che non vive di solo calcio urlato fra vallette scosciate), sin dal primo giorno ha sostenuto che nella politica lui non sceglie questo o quel partito, anzi da tanti anni non va a votare, ma gli piace fare come Paolo Mieli, dare un colpo al cerchio ed uno alla botte. Dante (ricorda, Mughini?) considera gli ignavi non degni nemmeno dell'Inferno, ponendoli nel vestibolo con il «cattivo coro» degli angeli che «per sé foro».
Parlo di Dante sulla scia della trascinante moda provocata dallo spettacolo natalizio di Benigni (molti italiani sono andati in libreria per riscoprirlo, avendo gettato i testi scolastici). Il dotto Antonio Socci, nello show del venerdì notte, ha prescelto la spiegazione del Cristianesimo fornita da Roberto Benigni a quella del cardinal Ersilio Tonini. Come si dice? Merito della tivù.
Antonio Montanari [Ponte n. 3, 19.1.2003]

Tama 856. Sconti
Ricordate il grido disperato di Rigoletto: «Sì, vendetta, tremenda vendetta»? Cesare Mangianti ne ha lanciato uno simile, dopo aver letto l'indagine della Cgil sui redditi locali, secondo cui Rimini non è soltanto la capitale delle vacanze ma pure del lavoro sommerso e degli evasori fiscali. Mangianti ha rispolverato uno degli slogan del Sessantotto: «Pagherete caro, pagherete tutto», dimenticando di confrontarlo con la realtà odierna. Quelle parole riassumono il programma economico-sanitario del governo Berlusconi-Tremonti, piuttosto che l'ansia di giustizia della parti meno favorite o più emarginate della società italiana.
Le notizie rese pubbliche dalla Cgil non stupiscono: è quasi mezzo secolo che le ascoltiamo o le vediamo incarnate da tante persone. Se lo Stato od il Comune volessero, potrebbero scovare gli evasori in pochi minuti. Esempio. Acquisti un'autovettura che costa moltissimi milioni di lire? Mediante il tuo codice fiscale accedo alla tua denuncia dei redditi, per vedere se sei in grado di mantenerla oppure necessiti di un aiuto pubblico per poterti muovere con essa.
Gli ultimi provvedimenti del governo Berlusconi-Tremonti vanno in opposta direzione. Agli evasori hanno riconosciuto un merito: se non fossero loro, con il condono del 2003, a portare un poco di moneta nelle casse vuote dello Stato, le cose andrebbero veramente male. Ma il governo Berlusconi Tremonti ha dalla sua parte precedenti analoghi degli attuali avversari politici i quali, come diceva un comico, possono con onestà confidare all'Uomo di Arcore: «Abbiamo fatto di tutto per favorirti, ricordati di noi». Ed infatti l'altra notte Berlusconi ha fatto un sogno, immediatamente confidato alla stampa: le riforme le dobbiamo fare assieme. Tradotto in soldoni, ha voluto dire che per sfasciare definitivamente l'Italia un contributo intelligente lo possono dare anche Rutelli e D'Alema. Il sogno del Silvio non si basa su ipotesi infondate, ma su certezze che nascono dal recente passato, e dall'incerto presente.
Rutelli ad esempio vive in perenne crisi da astinenza di potere, al punto di suggerire agli intervistatori: venite nel mio studio, io in piedi non parlo. Non ce la fa a reggersi sulle gambe, ha il crampo della poltrona, con le ginocchia che si piegano a livello del sedere. E Rutelli dovrebbe essere uno di quelli che fanno pagare tutto e caro agli evasori. Mangianti è un ottimista. Stanno liquidando l'Italia a prezzi scontati.
Antonio Montanari [Ponte n. 2, 12.1.2003]

Tama 855. Grane padane
Sono noti i versi danteschi dedicati alla Romagna, dove si descrivono i tiranni di allora, i cui cuori mai stavano «sanza guerra». Scarsa diffusione ha invece un antico componimento poetico, in cui per gli abitanti di ogni città si traccia un profilo pungente, se non perfido, a dimostrazione che per una sola presunta Terra ci sono mille animi divisi. I ravennati sono detti Goti irresoluti. Gli imolesi, la scimmia di Bologna. I cesenati padri della balie. I forlivesi, Ebrei della Romagna. I riminesi, tutti spiantati. Di Cervia e Sarsina s'afferma che «stan male in arnesi». Dei faentini, che amano i privilegi. Ed infine che «in Bertinoro sol son buoni i vini».
Del tutto inedita è una versione settecentesca in cui ci sono due varianti di contenuto rispetto alle frasi riportate. Circa i faentini, si sostiene che mantengono le galere. E per i riminesi si va giù pesante: non sarebbero stati semplicemente degli spiantati, ma addirittura degli «effeminati». Questa versione fu trascritta dal medico Giovanni Bianchi (Iano Planco), e la si può leggere ancor oggi tra le sue carte conservate nella biblioteca pubblica della nostra città.
Dunque: alle rivalità politiche tra i signori d'età medievale, alle quali faceva accenno l'Alighieri là dove ricorda anche i nostri Malatesti, si sono succeduti contrasti popolari tra gli abitanti delle varie città, in gara per diffamarsi reciprocamente con definizioni che, come si è visto, non sono sempre elegantemente ironiche.
Domanda: siamo sicuri che quei contrasti siano soltanto databili alle età passate? Ci riempiamo la bocca di «Regione Romagna» e non ragioniamo sugli istinti primordiali che porterebbero forse ancor oggi i suoi abitanti a sbranarsi fra loro per avere un primato politico, una volta scioltasi la Santa Alleanza contro Bologna, rea di dominarci, sfruttarci e di umiliarci. Ogni volta che ci siamo avventurati da soli, tutti siamo risultati sventurati cacciatori di posizioni di superiorità. Nota bene: da queste guerre, Rimini è sempre uscita perdente perché di volta in volta Forlì o Ravenna ci hanno sfilato la seggiola di sotto il posteriore.
All'on. Bossi, apparso all'improvviso con un sorriso da grane padane su tanti manifesti stradali, suggerisco di non fidarsi di quei romagnoli che ora l'invocano come salvatore della Piccola Patria. Una volta raggiunto lo scopo autonomistico, lo ricaccerebbero fuori dei nuovi confini, beneaugurandogli una gita sul Po in piena.
Antonio Montanari [Ponte n. 1, 5.1.2003]
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731, 2003. Revisione grafica, 02.04.2015