Quella Provincia tanto sognata Nata nel 1992, ora svanisce tra le braccia di Ravenna. Nel n. 21 del "Ponte" del 2002 pubblicavo un articolo che torna di attualità. L'argomento era la Provincia di Rimini, istituita dieci anni prima, nel 1992. Lo spunto, un volume appena edito dallo stesso Ente. Da quell'articolo, intitolato "La Provincia che il duce non voleva", riprendo soltanto alcuni passi. Visita di Mussolini a Rimini. Corteo delle autorità che sfilano, salita sul palco, discorso ufficiale. Ad un tratto, dalla folla entusiasta si alza una voce che proclama con la stessa grinta del Capo: «Vogliamo la provincia». Più che un desiderio, un ordine. Il duce, lo sguardo imperioso, forse nascondendo a malapena quel disgusto che nutriva naturalmente per la nostra città, è lapidario: «Sulla carta». Come dire, scordatevela. I saluti romani continuarono ad agitare la scena. L'antico episodio (ripreso da memorie ascoltate in famiglia), mi ritorna in mente aprendo il volume edito dalla Provincia di Rimini, volume che ha lo stesso titolo dell'ente, ed in cui si illustrano i vari aspetti di una realtà che è storica, amministrativa, naturalistica e politica insieme. Il libro infatti si articola in una serie di saggi che esaminano questi singoli momenti i quali tutt'assieme costituiscono l'immagine riassuntiva di un lungo processo. Provincia si nasce o si diventa, verrebbe da domandarsi provocatoriamente, ricordando che da sempre Rimini è stata relegata a giocare ruoli secondari da altre città romagnole che, in un modo o nell'altro, giustificavano la loro superiorità nei nostri confronti. Quando sento parlare delle buone intenzioni di quanti, come noi un tempo chiedevamo la provincia, adesso continuano a domandare la regione Romagna ben distinta dall'Emilia, mi viene da sorridere ricordando che mai i romagnoli si sono trovati d'accordo sull'organizzazione del loro territorio: abbiamo troppi campanili di pari altezza, ognuno dei quali non rinuncerebbe per nessuna ragione al mondo al primato che si attribuisce, vantando oneste e giuste benemerenze stratificatesi lungo l'arco storico. Pensate soltanto alla grandezza di Ravenna, che sarebbe quasi naturalmente portata ad assumere il ruolo di capoluogo regionale: ma credete che Forlì possa essere d'accordo? [...] Politica e deteriore folclore si mescolano in certi scritti fascisti (fase ante-marcia, 1921) che definiscono Rimini «città dei rammolliti e dei vili, paese di mercanti e di affittacamere» (per aver disertato il funerale dello squadrista Luigi Platania). Come poteva Mussolini non ricordare questi giudizi, confortato pure dalle opinioni ufficiali locali come quella del federale Ivo Oliveti che in un convegno indetto appunto sulla richiesta riminese, lanciò una specie di anatema chiedendo ai presenti: vi vergognate forse di appartenere alla provincia del Duce? Sulle macerie della guerra rinasce la speranza. Nel 1959 esce anche un giornale, La Provincia, che si batte sull'argomento con il suo direttore Mimmo (Flaminio) Mainardi, di cui ebbi occasione di parlare recentemente in occasione della scomparsa. Va ricordata, al proposito, come fa la Pasini, anche la passione del prof. Luigi Silvestrini e di Flavio Lombardini che dirigeva il Corriere di Rimini. Il primo passo fu l'istituzione del Tribunale nel 1962, grazie soprattutto all'opera dell'avv. Bonini. Nel 1974 nasce il Circondario. Infine nel 1992 arriva la benedetta provincia, con il decreto legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del primo aprile (niente «pesce», per una volta). Essa diventa operativa tre anni dopo. Antonio Montanari "Riministoria" è un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto, compreso "il Rimino", è da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 07.03.2001, n. 62, "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 05.08.1981, n. 416", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 67, 21.03.2001. © Antonio Montanari. [1711, 09.08.2012, 16:59. Agg.: 09.08.2012, 16:59]. Mail |