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il Rimino - Riministoria

Quei «GS» riminesi di quasi 40 anni fa

La notizia della scomparsa di don Luigi Giussani (diramata al mattino di ieri, 22 febbraio 2005), mi ha fatto venire in mente un episodio avvenuto nella primavera del 1966. Ero stato incaricato d'una supplenza di Storia e Filosofia presso il Liceo scientifico Serpieri di Rimini (in sostituzione per due settimane del prof. Nevio Matteini).
Una mattina spiego il pensiero di sant'Agostino. Il giorno dopo uno studente mi dice di aver mostrato gli appunti della mia lezione all'insegnante di Religione, il quale aveva notato che le mie parole suonavano come un'interpretazione protestante («luterana») di sant'Agostino.
Tenendo sempre aperto il quaderno degli appunti dello studente, non ebbi difficoltà alcuna a mostrargli che quella frase che lui aveva scritto tra virgolette e che l'insegnante di Religione aveva definito come interpretazione «luterana», era semplicemente un pensiero diretto di sant'Agostino, e non un commento mio. Cioè una citazione testuale.
Quel giovane e quell'insegnante gravitavano attorno a GS, ovvero a «Gioventù Studiosa» che a Rimini aveva una notevole consistenza.
Sempre durante quella supplenza, fui chiamato da alcuni ragazzi del Liceo Serpieri ad intervenire ad un pubblico dibattito sul «caso Zanzara», annunciato con tanto di volantino ciclostilato (come usava allora).
Fu divertente constatare l'accanirsi dei ragazzi di «Gioventù Studiosa» contro i ragazzi milanesi del Liceo Parini. E contro il sottoscritto.
Per spiegare che cosa sia stato il «caso Zanzara», pubblico un passo del libro omonimo che lo illustra e che Guido Nozzoli e Pier Maria Paoletti hanno pubblicato nello stesso 1966. (Il testo è scaricabile in pdf dall'indirizzo Internet del Liceo Parini di Milano:
http://www.liceoparini.it/pariniweb/giornalini/zanzara/nozzolipaoletti.htm.)

>>>>Tutto era cominciato lunedì 14 febbraio, quando i gruppi di Gioventù Studentesca (il cosiddetto Giesse, fondato da don Giussani per raccogliere gli alunni in una specie di brigata d'assalto di piccoli missionari), che operano alacremente all'interno di tutti gli istituti di istruzione media, con la voce sempre autorevole e favorevolmente ascoltata dai benpensanti del moralismo ipocrita e col fervore della crociata contro la pericolosa e dilagante decadenza dei costumi, avevano diffuso un manifestino di amara deplorazione per l'inchiesta giornalistica de La Zanzara. Firmandosi Pariniani cattolici, i dissidenti stigmatizzavano la estrema superficialità e la scorretta parzialità con cui è stato trattato un tema così importante; la gravità dell'offesa recata alla sensibilità e al costume morale comune; la slealtà con cui, una volta di più, si è abusato della scuola e della sua autorevolezza.
Così, sollecitato dal gruppo di GS e da numerosissime telefonate di genitori indignati che minacciano di ritirare i ragazzi dalla scuola (gli indignati saranno, poi, 14 su 1200) il Corriere Lombardo esce il 22 pomeriggio col suo titolo a sensazione e sostenendo ovviamente le ragioni, lui sempre finora così dichiaratamente liberale, dell'integralismo cattolico.
Ma non succede niente. L'opinione pubblica per ora non è turbata né il contenuto dell'inchiesta si è mostrato ancora idoneo a offendere il sentimento morale dei fanciulli e degli adolescenti e a costituire per essi incitamento alla corruzione. Il costume morale comune offeso continua a circondarli come sempre con i film della violenza più atroce, con certi rotocalchi pieni di nudità, di inchieste sessuali sui giovani e di risposte del medico che circolano per casa e, insomma, con tutte le sollecitazioni delle agenzie pubblicitarie che propongono in chiave erotica anche il buon brodo casalingo.
In città, dunque, l'opinione pubblica non è affatto turbata, né mobilitata. A mobilitarla ci penserà qualche settimana più tardi il sostituto procuratore Pasquale Carcasio, in una vastità di ceti sociali e con una profondità di interesse come raramente s'era verificato nella storia d'Italia.<<<<

Questo passo del libro di Nozzoli e Paoletti è importante perché permette (diciamo così) d'integrare quanto invece si legge nella Storia d'Italia (XI vol., p. 45) di Indro Montanelli, dove non si accenna a «GS»: «... la confusa provocazione fu presa terribilmente sul serio da una magistratura incapace di intuire le fiamme ben altrimenti pericolose che covavano sotto la cenere».

Antonio Montanari


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