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il Rimino - Riministoria

Amici della biblioteca.
Interviene Anna Graziosi Ripa

Caro Antonio Montanari, rispondo volentieri all’invito a pronunciarmi sull’opportunità di istituire un’Associazione di amici della biblioteca e ti auguro che ne possa nascere un dibattito vivo e ricco di proposte.
L’iniziativa, come sappiamo, ha molti precedenti ed è presente, da decenni, in altre città italiane e, come apprendo, dal tuo articolo del 7 dicembre scorso, è prevista dal regolamento gambalunghiano già da 10 anni: perché non è stata ancora realizzata?
Se, come credo, per Associazione dobbiamo intendere un gruppo di cittadini - culturalmente preparati, che affianchino la direzione per portare il loro contributo di conoscenza, esperienza e competenza nella gestione di questa pregiatissima istituzione cittadina - la mia risposta non può che essere immediata e positiva, anzi entusiasta, a sostegno dell’iniziativa.
Credo però che la cosa non sia così semplice e penso che questa occasione possa essere per me preziosa per riflettere e forse fare riflettere qualche lettore, non solo sulla biblioteca ma anche su altre istituzioni cittadine -il Museo per esempio -, perché il nocciolo della questione, in sostanza, è il delicato e importantissimo rapporto fra istituzioni e cittadino, ogni cittadino, naturalmente, ma in particolare quelli che potrebbero portare contributi di intelligenza e competenza al compito della direzione.
Compito complesso quanto mai: non credo infatti che il problema, che pur esiste ed è grave, della scarsità dei fondi, degli spazi e del personale, sia il solo e sia determinante, tanto è vero che in alcuni casi - rari - in cui esistono fondi, spazi e personale adeguati, la gestione può ugualmente non essere buona perché possono esserci sprechi e disservizi.
Il problema vero e profondo sta nello spirito con il quale si vuole gestire un’istituzione.
Vorrei anche riflettere sulle parole del Direttore della gambalunghiana da te riportate nell’articolo già citato a proposito della funzione della biblioteca. Egli si chiede infatti “dobbiamo occuparci soltanto di classificazione e distribuzione dei volumi oppure anche di valorizzare il patrimonio posseduto?” e mi pare occorra rispondere che la sensibilità acquisita oggi (almeno da una parte dei cittadini) verso il patrimonio librario e la cultura in genere ci costringe a chiedere entrambe le cose e mi sembra anche di poter affermare che l’associazione amici della biblioteca, se composta di cittadini competenti e qualificati, potrebbe aiutare egregiamente ad evitare sia il rischio della “pedagogia pubblica” sia quello dell’iniziativa esclusivamente privata.
Dovrebbe essere però un’istituzione democratica nella sostanza e non un gruppo di persone occasionalmente riunito su qualche problema urgente ma non veramente ascoltato e che quindi non avrebbe alcun modo di incidere sull’andamento e sulla vita dell’istituzione.
Se così fosse infatti sarei fortemente avversa: ho già avuto modo, in passato, di partecipare, per anni, a riunioni lunghissime e laboriosissime in cui i membri dei comitati rimanevano sempre inascoltati perché le decisioni venivano prese - spesso erano già state prese - altrove e da altri e i Comitati erano riuniti soltanto per dimostrare la democraticità delle Istituzioni mentre la Direzione, di fatto, li considerava ingombranti e inutili, spesso dannosi tanto che, in alcuni casi, non sono stati più convocati regolarmente o addirittura sciolti nonostante il regolamento ne prevedesse l’esistenza.
Perdona lo sfogo, ti scrivo in ritardo una lettera, forse troppo lunga e anche un po’ antipatica ma tu sai che chi ha passione per queste cose non può nasconderla.
La mia affezione per le Istituzioni Culturali di questa città la conosci e anche il mio amore non ricambiato per Rimini quindi sai anche che sarei ben lieta di vedere nascere questa Associazione con le caratteristiche che ti ho detto e alla quale auguro, fin da ora, un grande successo per la vita della Gambalunghiana che tanto sta a cuore a tutti noi.

Anna Graziosi Ripa


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917/Riministoria-il Rimino/15.02.2004
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