Semplice perché accurata e ben impostata, questa guida «Benvenuti a Montefiore» rivela tutta la passione che il suo autore nutre verso quel paese che è la sua patria ed anche, da qualche anno, il suo luogo di missione pastorale. Parlo di don Piergiorgio Terenzi, sacerdote amato da quanti lo hanno ben conosciuto, e giornalista a cui si deve il battesimo del «Ponte» del quale è stato primo direttore, e dove ha allevato una folta schiera di cronisti che ne serbano buon ricordo per la sua capacità di attento imprenditore dell'informazione e dell'editoria.
Montefiore ha il destino privilegiato di annoverare come suoi storici dei sacerdoti. Terenzi ricorda infatti in questa sua opera, edita dal riminese Raffaelli, che un suo predecessore (don Gaetano Vitali) ne scrisse nel 1828 un'altra, «l'unica seria e ben documentata», oggi reperibile nella ristampa curata da Giovanni Cipriani.
I conti con il suo illustre predecessore Terenzi li fa dichiarando sùbito che Vitali era «più bravo» di lui, e che se l'altro scrisse una storia, lui («vermiculus et pulex») si accontenta di stendere una guida. Analogo, precisa immediatamente di sèguito, è però l'amore nutrito verso la sua terra.
Lo scritto del fraterno amico don Piergiorgio si apre con una paginetta che contiene in poche righe un grande insegnamento metodologico sintetizzato (da buon maestro) proprio nel titolo: «La storia figlia della geografia». Lui non sta a farla tanto lunga sul principio in sé e per sé, ma arriva subito al sodo, con il mostrarci che la fortuna di Montefiore «è dipesa principalmente dal fatto di trovarsi al confine dei Malatesta di Rimini e dei Montefeltro di Urbino».
(Si sa che nessun territorio come le terre di confine è ricco di caratteristiche che ne fanno un 'unicum' sotto tutti i punti di vista: e la vicenda di Montefiore è la conferma della regola.)
Ciò che conduce Terenzi nel suo scrivere, è la curiosità che anticipa quella del lettore, per cui le sue pagine sono saporite e non soporifere. Come si può costatare, una volta chiuso il percorso generale, nelle due appendici, una sull'antica comunità ebraica di Montefiore, l'altra sui soprannomi delle famiglie.
Adesso, da te don Piergiorgio, ci aspettiamo che prosegua l'opera di don Vitali, e che scriva così la storia aggiornata di quasi due secoli della tua (e nostra) Montefiore.