L'editore Raffaelli ha varato una nuova collana di libri, intitolata «La Barafonda»: il nome evoca una Rimini ormai viva soltanto nella memoria, e pertanto bisognosa di essere coltivata e tramandata ai posteri per non perderne segni, immagini, colori.
Il numero uno della collana è stato affidato ad uno studioso, Antonio G. Luciani, noto per alcune pubblicazioni sulla storia maggiore della città, legata alla famiglia che la dominò dall'età di mezzo al Quattrocento, lasciandovi i gioielli del Tempio e del Castello.
Proprio a questa famiglia antica, Luciani ha dedicato la sua attenzione con «Il segreto dei Malatesta», un libro che non è un saggio ma piuttosto un breve romanzo storico in cui sulla trama dei fatti s'innesta l'indagine psicologica dei personaggi, in una suggestiva forma narrativa e con uno stile denso, meditato ovvero non semplicemente espositivo.
Non staremo a rivelare al lettore quale sia questo «segreto» della famiglia, in una vicenda che ruota attorno al suo più illustre figlio, quel Sigismondo che rappresenta un simbolo per tanti aspetti importanti della società del suo tempo, della cultura e soprattutto del mondo che Luciani descrive con immediatezza grazie alla profonda conoscenza del sottofondo umano e storico su cui si stagliano i singoli eventi.
Abituato a frequentare gli archivi (lavorando in quello Vaticano), Luciani possiede una grande esperienza e conoscenza che qui mette al servizio del lettore per illustrare non soltanto una biografia collettiva (la famiglia malatestiana) od individuale (quella di Sigismondo), ma pure le cose che oggi vediamo ancora a testimonianza di quelle vite passate, come il Tempio, il «sogno di pietra» che il Signore di Rimini innalza quale testimonianza di un'utopia non realizzata. Attorno alla quale gira appunto il suo «segreto» su cui Luciani indaga.