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il Rimino - Riministoria

Antonio Montanari, Iano Planco, la puttanella, il vescovo.
La condanna all’Indice del rifondatore dei Lincei, Rimini, Raffaelli Editore, 2003

Il Professor Montanari è uno dei maggiori esperti della figura e dell’opera di Giovanni Bianchi (o Iano Planco), il celebre medico riminese del Settecento a cui – come ormai tutti sanno – è stato intitolato nel 1994 il nostro Ordine. Molti Colleghi ricorderanno che fu proprio Antonio Montanari ad inaugurare, nel gennaio 1998, gli “Incontri” cultural-conviviali dell’Ordine, con una magistrale lettura sulla figura di Iano Planco.

In questa sua ultima fatica, pubblicata per ricordare i quattrocento anni trascorsi dalla fondazione dell’Accademia dei Lincei (che Planco ripristinò nel 1745 presso la propria abitazione riminese), Montanari ricostruisce con la consueta precisione un singolare episodio, che ebbe vasta eco nell’Italia di allora.

Nel Carnevale del 1752, Bianchi organizzò una nuova tornata accademica in casa propria, invitando ad esibirsi la cantante romana Antonia Cavallucci e pronunciando il discorso In lode dell’arte comica che sarà pubblicato un mese più tardi. Lo “scandalo” dell’esibizione travolge nei mesi successivi anche il Bianchi (“figura scomoda”, come lo definisce Montanari) ed il suo stesso discorso, che entrerà a far parte dell’elenco dei “libri proibiti”.

Il volumetto di Montanari, con una narrazione documentatissima ma al tempo stesso avvincente, ricostruisce tutta l’intricata vicenda, coronata da una sorta di lieto fine “a metà”. Ne farà le spese – ma non solo per questo episodio – la povera Cavallucci, che finirà “vecchia e abbandonata da’ compagni di ogni specie, infermiera nell’ospedale di Udine”.

Tra i tanti gustosi particolari, merita d’essere citato – e Montanari è il primo a farlo – il profilo “sessuale” di Iano Planco: dopo una delusione amorosa con una misteriosa dama riminese (che muore prematuramente nel 1740) egli non pare interessarsi più di tanto all’altro sesso, a cui riserva soltanto – nei suoi scritti autobiografici – generosi quanto saltuari complimenti verbali. Solo nel fatale 1752 “perde la testa” (ed anche un po’ di reputazione) per questo che molti hanno definito un “amore senile”

Stefano De Carolis
Il Notiziario dell'Ordine dei Medici..., Rimini, VI, 9, Ottobre 2003


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