http://digilander.libero.it/ilrimino/att/2003/870.dibella.html

il Rimino - Riministoria

Tanti libri, pochi addetti
La biblioteca di Rimini costretta a ritmi ridotti

Tanti libri, molti servizi, poco personale. Alla biblioteca civica Gambalunga si è sotto lo standard minimo previsto da una recente legge regionale per il settore: ventitré dipendenti, compreso il direttore Marcello Di Bella, contro i trentatré che dovrebbero esistere nella pianta organica comunale. Si allungano così i tempi di consegna dei volumi richiesti dagli utenti, anche perché il magazzino gambalunghiano è dislocato su di una vasta superficie all’ultimo piano del palazzo. Si riducono contemporaneamente le aperture della cineteca che ha nutrito gruppo di aficionados, e della mediateca (unico servizio a pagamento).

Al direttore pervengono lamentele e proteste del pubblico. Di Bella spiega che la situazione riminese non è l’unica: in regione le cose vanno meglio soltanto da Imola compresa in su. C’è poi da considerare il quadro economico nazionale: «Nelle situazioni di ristrettezze, gli àmbiti culturali sono storicamente predestinati al sacrificio. Prima che ai libri, si pensa all’asfalto ed alle acque». I concorsi statali e locali sono bloccati. Ciononostante la Romagna ha biblioteche discrete: «Vorremmo migliorare i servizi, per fa circolare le conoscenze. I nostri libri, di ieri e di oggi, debbono poter esser letti».

Una biblioteca è soltanto libri? Spiega Di Bella che c’è una vecchia controversia dottrinale: «Dobbiamo occuparci soltanto di classificazione e distribuzione di volumi, oppure anche valorizzare il patrimonio posseduto? Qualcuno dice di no, temendo una pedagogia pubblica e volendo lasciare le iniziative soltanto ai privati. Ed ai loro interessi che sussistono, nel bene o nel male. La Gambalunga è nata quattrocento anni fa come esempio di un messaggio clamoroso: rendere pubblico un patrimonio privato. Oggi c’è la tendenza opposta».

L’ente pubblico, secondo Di Bella, dev’essere presente nel discorso culturale della società, considerando che «in termini economici la competizione si regge sulla formazione culturale permanente ed approfondita, sulla formazione della mentalità e delle cognizioni degli individui». Questo scopo non ha una rilevanza commerciale come lo ha invece l’iniziativa privata, «ma ha egualmente una ricaduta economica in quell’aspetto gratuito che la ricerca fine a se stessa può dare».

Di Bella si augura che ci sia un riequilibrio fra le varie posizioni. La legge consente di fare gestire attività culturali ad associazioni di cui facciano parte gli enti locali: ma c’è il rischio che un Comune rinunci alle proprie peculiarità, sottraendo al controllo pubblico una materia d’interesse generale sulla quale si fanno però convogliare soldi che sono di tutta la comunità. «Se possono essere auspicate associazioni che coprano inadempienze del settore pubblico, tuttavia ciò che è d’interesse generale non può essere svolto da privati, perché ciò sarebbe contrario all’interesse generale stesso.»
Anche gli ambienti fisici gambalunghiani sono insufficienti: corrispondono ad un terzo di quello che gli standard richiederebbero per la biblioteca riminese. Di Bella non pensa ad un’altra sede come succursale moderna, ma ad una serie di interventi su quella attuale: con adeguamento all’interno del palazzo «storico» (con l’eventuale copertura della corte per trasformarla in grande sala di lettura a scaffali aperti), e con ristrutturazioni a palazzo Visconti (via Al Tempio Malatestiano), dove al primo piano verrebbe sistemata la biblioteca di Augusto Campana. Si potrebbe infine spostare la cineteca agli Agostiniani, una volta conclusi i lavori di restauro di quell’edificio.
Un grande successo gambalunghiano è legato alla sezione ragazzi, in pieno boom anche per iniziative collaterali come i film presentati da un critico, e con una bibliografia consegnata agli intervenuti.

Tra breve i cataloghi antichi riminesi appariranno su Internet nel progetto digitale delle biblioteche statali, al quale sono state ammesse oltre alla Gambalunga anche la Malatestiana di Cesena e la Classense di Ravenna.

Dieci anni fa il «Regolamento» gambalunghiano (art. 3.f) prevedeva che l’istituzione incoraggiasse la nascita di un’associazione di «amici» della biblioteca: non è stata mai fatta nessuna proposta. La presentiamo noi da queste pagine: chi ci vuol stare, la sottoscriva scrivendo al nostro giornale.

Antonio Montanari


All' indice de il Rimino

All' indice di Riministoria

Per informazioni scrivere a monari@libero.it.


870/Riministoria-il Rimino/27.11.2003
http://digilander.libero.it/ilrimino/att/2003/870.dibella.html