Capitolo
dodicesimo : La morte
Mark David Chapman é nato nel 1955 in Texas ed era uno
delle migliaia di fans americani dei Beatles. Dopo aver terminato gli studi,
andò in Arkansas ad assistere i rifugiati vietnamiti e, dopo alcune altre
peripezie, si trasferì alle isole Hawaii, dove tentò di suicidarsi. Nel 1969
sposò Gloria Abe, ragazza americana di origine giapponese.
Nel
1980 Mark lasciò Honolulu e la moglie per recarsi a New York, dove comprò una
calibro 38, una copia de Il giovane
Holden e una dell’ultimo album di Lennon, Double Fantasy. Poi aspettò il suo eroe davanti al Dakota Building
assieme a numerosi altri fans. Nel pomeriggio dell’8 dicembre John uscì di casa
seguito da sua moglie (o forse sarebbe meglio dire dalla sua ombra) Yoko Ono.
La folla di fans circondò immediatamente John e Mark si fece autografare il suo
disco. Poi tutti se ne andarono, ma Mark restò lì con il suo feticcio in mano.
Qualche ora dopo John tornò a casa, ma non riuscì a raggiungerla: Chapman,
inginocchiato alla maniera dei “policemen”, esplose cinque colpi e John,
ferito, cadde. Paradossalmente, invece di fuggire, Mark rimase sul posto a
“vegliare” il cadavere ancora caldo del suo idolo che lui aveva consegnato al
mito. E così finiva la vita del più grande; ma John non é morto in una fredda
notte newyorkese, é nato ad una nuova vita, la vita del mito, e il mito non può
morire. Infatti John vive ancora come un mito può vivere: é vivo in ognuno di
noi, nella sua musica e nelle sue parole di pace ed amore: John ha detto che
tutto ciò che serve é l’amore e questo é il suo messaggio per noi; la sua morte
testimonia che l’odio può solo distruggere le cose. Bisogna dire, ad onor del
vero, che John Lennon si era trasferito a New York dopo l’esperienza con i
Beatles perché in Inghilterra era continuamente assediato da moltitudini di
fans in cerca di un “feticcio”. A New York, invece, data l’alta densità di
star, poteva camminare tranquillamente per strada in jeans e fare cose che
nella sua madrepatria non avrebbe mai potuto fare (come ad esempio recarsi a
fare la spesa). Bisogna anche dire che in Gran Bretagna nessuno probabilmente
lo avrebbe ucciso: la città americana, invece, gli regalò la libertà, ma gli
tolse la vita.
“John Lennon è stato assassinato a colpi di arma da fuoco
alle 22.50 di lunedì, nel cortile del Dakota, il palazzo dell'Upper West Side
in cui abitava, da un uomo al quale poche ore prima aveva autografato un album.
Secondo la polizia di Manhattan l’ex-Beatles, che aveva quarant’anni, è stato
colpito subito dopo essere sceso da una limousine in compagnia di sua moglie
Yoko Ono. Pochi minuti dopo la sparatoria le forze dell’ordine hanno tratto in
fermo e accusato d’omicidio il venticinquenne Mark David Chapman, una guardia
privata disoccupata di Honolulu, Hawaii. Quando la sua automobile si è fermata
di fronte all’ingresso che dà sulla Settantaduesima Strada del Dakota, che è
sito all’incrocio fra la
Settantaduesima e Central Park West, Lennon era di ritorno da
una seduta in sala d’incisione ai Record Plant. Stava entrando, con Yoko, nel
cortile del lussuoso complesso residenziale, quando l’assassino gli è andato
incontro, si è messo in posizione di tiro, lo ha chiamato per nome e gli ha
sparato addosso più volte, da distanza ravvicinata, con una Charter Arms calibro
38. Lennon ha fatto ancora qualche passo, barcollando, e poi si è accasciato
ferito a morte. Ruth Ford, un’attrice che vive in uno degli appartamenti che
danno sul cortile, ha sentito gli spari e ha chiamato la polizia. Una macchina
di pattuglia ha immediatamente portato Lennon, che perdeva molto sangue, e la
moglie al vicino Roosevelt Hospital. Quando vi è giunto era già cadavere. Il
direttore del Pronto Soccorso del Roosevelt, Dottor Stephen Lynn, ha dichiarato
che il musicista ha riportato sette ferite da arma da fuoco distribuite fra
torace, schiena e braccio sinistro. Al suo arrivo i medici hanno tentato invano
di rianimarlo con un massaggio cardiaco e delle trasfusioni. Un portavoce
dell'ospedale ha più tardi detto che Lennon è deceduto sull’auto della polizia
per dissanguamento. Lennon è stato dichiarato ufficialmente morto alle 23.07.
Il suo corpo è stato portato all'obitorio del Bellevue Hospital per l’autopsia.
Jack Douglas, il produttore di Double
Fantasy, il più recente lp di Lennon, ha raccontato che l’ex-Beatles e la
sua compagna stavano apportando gli ultimi ritocchi a un nuovo album. I due
avevano lasciato i Record Plant alle 22.30, dicendo che andavano a casa a
mangiare qualcosa. Un testimone afferma che Chapman era appostato fuori dal Dakota
già alle cinque pomeridiane, quando la coppia era uscita per recarsi in studio
di registrazione. Si era avvicinato e aveva porto a Lennon, che l’aveva
autografata, una copia di Double Fantasy.
A sentire la polizia Chapman era arrivato a New York, dalle Hawaii, dove aveva
lavorato come guardia privata, una settimana prima ed era già stato notato
aggirarsi nei dintorni del Dakota. Pare, stando alle prime notizie, che la cosa
avesse creato qualche “problema”. Sembra inoltre che l’arma del delitto fosse regolarmente
registrata a suo nome e che l’abbia portata con sé dalle Hawaii. Dopo aver
sparato a Lennon, l’assassino ha lasciato cadere la pistola per terra ed è
rimasto immobile sulla scena del crimine fino a quando non sono arrivate le
forze dell’ordine e l’hanno arrestato. Un testimone ha dichiarato che, mentre
lo trascinavano via, “aveva un sorriso ebete sulla faccia”. Nel momento in cui
andiamo in stampa non sono ancora noti i moventi del delitto. La polizia ha
portato Chapman alla stazione del Ventesimo Distretto, lo ha incriminato per
omicidio e lo ha tenuto in isolamento fino al giorno dopo, quando è apparso di
fronte alla corte che ha ufficializzato l’imputazione. Un portavoce lo ha
descritto come “un pazzo, un pazzo con pistola”. Non molto dopo che Lennon era
stato dichiarato legalmente morto è giunto al Roosevelt Jack Douglas. Yoko Ono
era, secondo polizia e personale medico, “sconvolta”. Pare che abbia implorato
gli agenti che stavano portando in ospedale lei e il marito di dirle che non
era successo niente. Yoko più tardi ha rilasciato una breve, semplice
dichiarazione scritta per la stampa: “John amava l'umanità e pregava per essa.
Per favore, fate lo stesso per lui”. Poco dopo la sparatoria una folla -che si
stima abbia superato in certi momenti le mille persone- si è radunata sul luogo
del delitto per una veglia durata tutta la notte. Non pochi erano in lacrime.
Altri stringevano in mano dischi dei Beatles e ascoltavano loro canzoni su
registratori a cassetta portatili. A un certo punto la folla ha cominciato a
cantare “Give Peace A Chance”, uno
dei brani più famosi di Lennon. Molti hanno portato fiori e li hanno deposti di
fronte al portone in ferro lavorato, a pochi passi dal quale l’ex-Beatles è
stato ucciso. La famiglia Lennon aveva residenza al Dakota, dove è proprietaria
di cinque appartamenti, per un totale di ventotto stanze, fin dai primi anni
Settanta. Il Dakota è considerato un palazzo estremamente sicuro e vi abitano
molti grossi nomi del mondo delle arti e dello spettacolo. Per una tragica
coincidenza a lui favorevole, l’assassino ha potuto contare su una scelta di
tempi perfetta per il suo crimine: ancora pochi minuti e il portone attraverso
il quale Lennon è entrato sarebbe stato chiuso a chiave per la notte. In Gran
Bretagna, quando è giunta la notizia della morte dell’ex-Beatles, ci si è
trovati di fronte al difficile compito di informare dell’accaduto i suoi
parenti più stretti. Per la maggior parte sono stati contattati immediatamente,
ma il martedì Julian, il diciassettenne figlio di Lennon che vive con la madre,
Mrs. Cynthia Twist, e suo marito a Ruithin, ancora non sapeva nulla.
L’improvvisa resurrezione della carriera di Lennon -l'album Double Fantasy, il suo primo da cinque
anni a questa parte, era dodicesimo nelle nostre classifiche di vendita al
momento della tragedia- avrebbe potuto portare grossi frutti l’anno venturo.
Fra una seduta di registrazione e l’altra, in vista di un nuovo lp che sarebbe
dovuto uscire in primavera, erano state messe in piedi trattative per allestire
un tour estivo in Gran Bretagna ed Europa continentale. L’organizzatore
britannico Harvey Goldsmith era coinvolto nei preparativi e si andava
delineando la possibilità che la tournée prendesse il via con un concerto
all'aperto in quel di Blackbushe, nella stessa area in cui Goldsmith aveva
organizzato, nel 1979, il Bob Dylan's Picnic. Anche un’esibizione al festival
di Knebworth, come seguito o alternativa a Blackbushe, era ritenuta possibile.
Si stavano inoltre prendendo accordi per una serie di spettacoli in Europa.
Quel che è praticamente certo è che la morte di Lennon rilancerà le vendite
tanto del singolo “Starting Over” -un titolo (“Ricominciando”, n.d.a.) che
suona ora tragicamente ironico- che dell’album Double Fantasy, portando l’ex-Beatles al numero uno delle
classifiche per la prima volta da oltre cinque anni.”
David Fricke da New York, John Orme da Londra, Melody Maker, 13 dicembre 1980.