inPrimoPiano
Beati Costruttori di Pace promuove manifestazioni a Padova, Vicenza e Longare
Per un futuro
senz’armi
“Io sono certo che … verrà un giorno in cui gli
uomini
si vergogneranno di
aver fatto le armi.” (Ernesto Balducci)
6 - 9
agosto 1945
Hiroshima –
Nagasaki
Per più di
cinquant’anni abbiamo pensato che fossero date anniversario da commemorare come
monito per l’umanità. L’atomica: la strada sbarrata e rifiutata dall’umanità!
Invece, dopo 11 anni di sospensione, per decisione del Presidente Bush,
potrebbero ricominciare i test nucleari nel Nevada per una nuova generazione di
atomiche tattiche da usare come armi di primo colpo. Stanno aumentando gli Stati
che vogliono dotarsi di armi nucleari.
La guerra non
è solo decisione politica, è anche industria. E che industria … se confrontiamo
le spese per le armi con i fondi destinati all’alimentazione, all’istruzione e
alla sanità a livello mondiale! E aumentano gli investimenti nella ricerca
tecnologica e per la realizzazione di nuovi sistemi
d’arma.
La lobby statunitense delle armi sta premendo perché l’Europa abbia da dotarsi di un forte esercito. L’Europa pensa di confrontarsi o mettersi in concorrenza con gli Stati Uniti per governare il mondo con la forza? Questa sarebbe la morte definitiva dell’ONU: un palazzo di vetro stretto tra due giganti di ferro. Ma prima ancora che economico e politico, il problema è culturale. Tutti risentiamo del pregiudizio che la sicurezza debba essere garantita dalla forza. Molti, sia politici che uomini di cultura, pensano che i diritti umani rimangono petizione di principio se dietro non c’è una forza armata che li possa garantire. Nessuno pensa che sia possibile battere la criminalità organizzata senza le armi. Molti dicono: la violenza è insita nell’uomo, la guerra c’è sempre stata, quindi … è impossibile un mondo senz’armi. (Beati i Costruttori di Pace - Padova)
Vicenza, Padova, Longare, 6 – 9 agosto
2003
Beati i
costruttori di pace invita a partecipare ad un seminario per mettere in piedi
una campagna di opinione pubblica mondiale contro la produzione di tutte le
armi!!! Sappiamo che facciamo tempo a morire anche come Associazione prima di
vedere i risultati; ma sappiamo che se vogliamo dare un’inversione di tendenza
dobbiamo pur cominciare. Come partenza abbiamo pensato di
elaborare un VADEMECUM, da scrivere insieme durante i giorni del seminario, per
dare risposta a tutte le motivazioni, le paure e i luoghi comuni che
giustificano la necessità e la legittimità dell’uso delle armi. Come soggetti
attivi della società civile per realizzare la campagna abbiamo pensato a: scuole
e università, mezzi di informazione, chiese, sindacati, mondo della politica,
della cultura e dello spettacolo, enti locali ed istituzioni. Questa iniziativa si colloca come
contributo, che si aggiunge e si collega a tutto il lavoro che si sta facendo
per il disarmo da associazioni, organizzazioni e
movimenti.
PROGRAMMA
Il 6
agosto, alle 8 di mattina, saremo davanti alla Caserma Ederle
di Vicenza, dove cercheremo di coinvolgere i militari statunitensi
nella presa di posizione contro l’atomica e contro la
guerra.
Il
Seminario si svolgerà nella sede di Beati i costruttori di
pace, Via Antonio da Tempo 2, Padova, ogni mattina e pomeriggio dei
giorni 6-7-8 agosto. Sono già state invitate varie persone
(ricercatori, storici, facilitatori, ecc.) che, con la loro competenza ed
esperienza, ci aiuteranno nel lavoro di studio, condivisione ed
elaborazione.
Ogni sera,
dopo cena, è prevista la proiezione di un film, seguito da
dibattito.
Il 9
agosto, alle 11, concluderemo l’iniziativa davanti alla base di
Longare, sito atomico ed attuale sede di una scuola di simulazione di
guerra.
Nei limiti della disponibilità, sarà possibile alloggiare presso la sede dell’associazione (munirsi di sacco a pelo). Ma ci sono anche altre offerte di ospitalità a Padova e dintorni. Per questo chiediamo a tutti di far presente le loro esigenze in modo da trovare una sistemazione dignitosa per ciascuno. Per i pasti … condivideremo con molta semplicità! Per informazioni: beati@libero.it - www.beati.org
APPUNTAMENTI DA NON PERDERE
30/07/03 - Velo Veronese (VR) - «Gli esulanti dell'8 settembre», di Alessandro Anderloni
VeloFestival 2003, Rassegna di teatro, musica e cultura a Velo Veronese (VR). Il 29 e 30 luglio, alle ore 21 presso il Teatro Parrocchiale, verrà nesso in scena il nuovo spettacolo teatrale de “Le Falìe” di Velo Veronese: GLI ESULANTI DELL’8 SETTEMBRE, di Alessandro Anderloni. Dopo “La Pellegrina” e “La cattolica e l’ardito”, Velo Veronese torna in scena per raccontare gli anni della Resistenza in Lessinia. Ingresso 8 euro. Prevendite: Ristorante Tredici Comuni – Velo Veronese – Tel. 045.7835566.
30/07/03 - Malo (VI) - Incontro con Fabio Volo
Mercoledì 30 luglio alle ore 21 a MALO, presso Villa Clementi, nell'ambito del palinsesto "Libera nos a malo", letture, incontri, approfondimenti, luoghi e personaggi a 40 anni dalla prima pubblicazione, incontro con FABIO VOLO. Ingresso libero. Organizza: Comune di Malo - Ufficio Cultura - Tel. 0445 585268.
30/07/03 - Montecchio Maggiore (VI) - «Sognando Beckham»
Mercoledì 30 luglio alle ore 21,30
a Montecchio Maggiore, presso il Castello di Romeo, verrà proiettato il film
"SOGNANDO BECKHAM", Regia di Gurinder Chaldhacom (Uk, 2002). Con Keira
Knightley, Jonathan Rhys. Ingresso a pagamento. Organizza: Comune di
Montecchio Maggiore - Ufficio Cultura - Tel. 0444
705737.
31/07/03 - Legnago (VR) - «I giovani nel cinema» / 5
"I GIOVANI NEL CINEMA" è il titolo della Rassegna di cinema all'aperto ad ingresso gratuito organizzata dal Il Circolo ARCI-Legnago in collaborazione con l’amministrazione comunale, presso il Parco Comunale di Legnago (VR). Giovedì 31 LUGLIO, “SOGNANDO BECKHAM”, di Gurinder Chada, USA-GB 2002, 112’. Nel Regno Unito, a differenza di quanto succede in Italia, il calcio è ancora visto come un gioco ed un sano divertimento. “Sognando Beckam” è un film, nel quale si percepisce una forte etica dello sport. Jess, una ragazza indiana pazza per Beckam, sgattaiola di nascosto al campo di allenamento, sfidando le punizioni di una famiglia legata a riti e consuetudini ancestrali. Un buon mix tra passione sportiva e commedia etnica.
31/07/03 - Altavilla vicentina (VI) - «Il pianista»
Giovedì 31 luglio alle ore 21,15 ad ALTAVILLA VICENTINA, presso Villa Valmarana Morosini, nell'ambito di "Altavilla estate" verrà proiettato il film "IL PIANISTA", regia di Roman Polanski. Film drammatico con Adrien Brody. Biglietto Euro 4.50, ridotto euro 3.50. Organizza: Comune di Altavilla - Tel. 0444 220370.
01/08/03 - Arzignano (VI) - Serata con Marco Paolini
Venerdì 1 agosto ad Arzignano
(VI), alle ore 21 presso il Castello, spettacolo di Marco Paolini: "Appunti
foresti". Biglietto intero, 15 euro; ridotto 12 euro. Per informazioni: 0444
476543, oppure 333 6232408.
01/08/03 - Castelfranco Veneto - Concerto de "I Cantastoria"
Concerto gratuito in piazza Giorgione, a Castelfranco Veneto, con i "CANTASTORIA", Compagnia allegro variabile di canzoni d'autore (soprattutto De Andrè) e musiche popolari, venerdì 1 agosto alle ore 21.
02/08/03 - Vicenza - Mercatino biologico
Sabato 2
agosto a Vicenza, dalle ore 8.30 alle 12.30, presso Piazza delle Erbe,
MERCATINO BIOLOGICO. Come ogni sabato mattina i produttori biologici vi
aspettano per farvi assaggiare frutta, formaggi tipici, miele e altri prodotti
dell'alveare, pane e prodotti da forno provenienti da agricoltura biologica.
Promuove l'iniziativa la Coldiretti di Vicenza - Tel. 0444
238111-238139.
02/08/03 - Altavilla vicentina (VI) - Il cabaret di Beppe Braida
Sabato 2 agosto alle ore 21 ad ALTAVILLA VICENTINA, presso Villa Valmarana Morosini, nell'ambito di "Altavilla estate" si terrà una serata di cabaret con BEPPE BRAIDA. Lanciato da Zelig, Braida è uno dei comici più bravi della nuova generazione. Ingresso libero. Promuove l'iniziativa il Comune di Altavilla - Tel. 0444 220370.
02/08/03 - Rocca Pietore- Marmolada (BL) - Con Alex Zanotelli sulla Marmolada, in difesa dell'acqua
«Salviamo il ghiacciaio della
Marmolada. E, con il ghiacciaio, anche l'acqua». E' carico di stretta attualità
l'appello di padre Alex Zanotelli, uno dei più autorevoli missionari italiani,
che il 2 agosto radunerà sulla Marmolada gli ambientalisti del Nordest a difesa
del patrimonio più fragile a cavallo del confine tra il Bellunese ed il
Trentino.
Al mattino Zanotelli salirà a Punta Penia, accompagnato, in
cordata, da Gigi Casanova, vicepresidente di Mountain Wilderness. Alle ore 14, a
Pian dei Fiacconi, ai piedi del ghiacciaio, si svolgerà una imponente
celebrazione. Alle 16.30 una lunga catena umana circonderà la diga di passo
Fedaia, «per abbracciare simbolicamente la montagna, il ghiacciaio e tutte le
acque del mondo». Alle 17.30 è invece previsto l'inizio di un summit con padre
Alex, le associazioni, i comitati ed i cittadini del Triveneto. Reduce dalla
baraccopoli di Korogocho, la discarica della capitale del Kenia, Nairobi,
Zanotelli sta organizzando in questi giorni, assieme alle associazioni
ambientaliste, ai gruppi di iniziativa locale, ai gruppi che operano sui temi
della pace e della solidarietà, una serie di iniziative in preparazione del
vertice del WTO che si terrà a Cancun, dal 15 settembre, e che verrà anticipato
a Riva del Garda da un incontro dei ministri degli esteri dell'Unione Europea
(5-7 settembre).
La manifestazione-protesta sulla Marmolada rientra in questo
itinerario di preparazione. «Abbiamo scelto la Marmolada», spiegano all'unisono
padre Zanotelli e Luigi Casanova, «perché è la "regina delle Dolomiti", quindi
la montagna simbolo. E' l'alpe di confine, quindi ponte di unione e di stimolo
al confronto fra diversità. Ma la Marmolada è soprattutto l'ultimo grande
ghiacciaio delle Dolomiti. Ha vissuto il patto di sviluppo che ha dato vita al
rilancio economico della montagna, ma anche a parallele politiche di
conservazione e studio, quindi laboratorio internazionale di riconciliazione
dell'uomo con l'ambiente». Il sit in si terrà sulla diga di passo Fedaia perché
«è qui che viene bloccato subito il torrente Avisio. E la Marmolada è bacino di
riserva idrica per le emergenze sempre più frequenti dovute alle modifiche
climatiche». La giornata del 2 agosto sarà anche l'occasione per fare il punto
su come si sta realizzando il "patto per la Marmolada" sottoscritto tra le
Province di Belluno e Trento, la Regione Veneto, numerose associazioni
protezionistiche. «In quella giornata ripeteremo il nostro rotondo no alla
pratica dello sci estivo che sta consumando l'ultima neve rimasta sul
ghiacciaio», conferma Casanova. Ma, nel dibattito, in questa occasione
sicuramente prevarrà il tema dell'acqua, con le varie problematiche aperte anche
in provincia di Belluno. «Diremo ancora una volta con tutta la forza che abbiamo
nella voce», aggiunge l'esponente di Mountain Wilderness, «che la pianura non
potrà saccheggiare il territorio alpino, portandogli via l'acqua in misura e con
modalità a volte perfino scandalose, tale e tanto è lo sperpero che avviene
nelle campagne venete». Info: Luigi Casanova cel. 348/1302611.
02/08/03 - Terme di Comano (TN) - Inaugurazione mostra «Le radici del cielo. Tina Merlin: una donna, una voce libera», con Mauro Corona
Sabato 2 agosto alle ore 11.00
presso il Palazzo delle Terme di Comano (TN) sarà inaugurata la mostra "Le
radici del cielo. Tina Merlin: una donna, una voce libera", organizzata dal
Centro Internazionale Civiltà dell'Acqua, in collaborazione con le Terme
di Comano e l'Azienda di Promozione Turistica Terme di Comano Dolomiti di
Brenta con il patrocinio dell' Assessorato all'Ambiente, Sport e Pari
Opportunità della Provincia Autonoma di Trento. All'inaugurazione interverranno:
il Direttore del centro Renzo Franzin; l' Assessore all'Ambiente della Provincia
Autonoma di Trento, Iva Berasi; e lo scrittore Mauro Corona. La mostra
rimarrà aperta dal 2 al 16 agosto
2003.
05-06-07/08/03 - Velo Veronese (VR) - «Gli esulanti dell'8 settembre», di Alessandro Anderloni
VeloFestival 2003, Rassegna di teatro, musica e cultura a Velo Veronese (VR). Il 5, 6 e 7 agosto, alle ore 21 presso il Teatro Parrocchiale, verrà nesso in scena il nuovo spettacolo teatrale de “Le Falìe” di Velo Veronese: GLI ESULANTI DELL’8 SETTEMBRE, di Alessandro Anderloni. Dopo “La Pellegrina” e “La cattolica e l’ardito”, Velo Veronese torna in scena per raccontare gli anni della Resistenza in Lessinia. Ingresso 8 euro. Prevendite: Ristorante Tredici Comuni – Velo Veronese – Tel. 045.7835566.
06/08/03 - Soave (VR) - Rassegna cinametografica promossa da Legambiente / 5
Legambiente Soave vi invita alla rassegna cinematografica 2003 presso il Parco Zanella (inizio proiezioni alle 21.15; ingresso 5,00 euro - ridotto 3,50 euro, per anziani con oltre 65 anni). Giovedì 6 agosto verrà proiettato “IO NON HO PAURA”, regia: Gabriele Salvatores. Genere: Drammatico. Con: Diego Abatantuono, Dino Abbrescia, Aitana Sánchez-Gijón. ITALIA 2002. Durata:108'. In caso di maltempo le proiezioni saranno recuperate mercoledì 27 Agosto e nel mese di Settembre per eventuali chiarimenti potete contattarci ai seguenti indirizzi: www.legambientesoave.it E-mail: legambiente.soave@libero.it
08/08/03 - Recoaro Terme (VI) - Incontro con Fausto De Stefani
Venerdì 8 agosto alle ore 20,45 a
RECOARO TERME (VI), presso il Teatro Comunale, si terrà un INCONTRO CON
L'ALPINISTA FAUSTO DE STEFANI. L'iniziativa è promossa dal CAI di
Recoaro.
BUONASSOCIAZIONE
Movimento Educatori Milaniani organizza anche quest’anno, come da oltre 20 anni, una visita a DON LORENZO MILANI, a Barbina, che si terrà GIOVEDÌ 21 AGOSTO con partenza da San Bonifacio e San Zeno di Colognola ai Colli alle ore 6, da Verona-est alle 6,30 e da Nogarole Rocca alle ore 7. Ritorno previsto per le ore 21 circa. Costo, dai 10 ai 12 euro. Il Programma prevede la visita al cimitero e alla scuola del priore di Barbina (l’ultimo tratto di 3 chilometri, verso il monte Giovi, sarà percorso a piedi; pranzo al sacco; incontro-testimonianza e visita al Centro di documentazione di Vicchio. Si tratta di una occasione di incontro, di scambio di informazioni e giudizi su la nuova rivista milaniana “I Care”; sulle straordinarie iniziative del Movimento Educatori Milaniani ancora in cantiere e sulle esperienze di altri gruppi collegati. Per informazioni e iscrizioni, fino al 31 luglio, contattare: Adami Luigi, tel.: 045 7650393; Mariotto Mariano, tel. 045 7614468; Mazzonelli Loredana, tel. 045 7901838; Veronese Paolo, tel. 045 7820845.
Anche quest'anno il popolo bilancista si riunisce in un fine settimana gioioso e riflessivo, l'occasione è particolarmente attesa perché l'Operazione Bilanci di Giustizia compie dieci anni, dieci anni di sperimentazioni e di costruzione di rete fra consumatori critici. Saranno tre giorni per mettersi in discussione sul tema "Da consumi di guerra a ..consumi di pace" con l'uso di diverse modalità: dai giochi di ruolo sull'economia ai laboratori teorici e pratici su vari argomenti, dai confronti con padre Alex Zanotelli, Alberto Castagnola e don Albino Bizzotto alle meditazioni serali e mattutine sulla spiaggia. Il decennale dell'Operazione Bilanci di Giustizia sarà festeggiato fra video e danze popolari. L'incontro è aperto a simpatizzanti e curiosi che saranno i benvenuti. Attesissimi i bimbi di tutte le età che saranno seguiti da uno staff di animatori. L'incontro si terrà il 5,6 e 7 settembre presso il Centro Vacanze "La Perla" a Igea Marina-Rimini, le iscrizioni si raccolgono entro il 31 luglio alla segreteria dei Bilanci di Giustizia. Per informazioni: giannifazzini@libero.it
Il Centro Internazionale Civiltà
dell'Acqua Onlus comunichiamo che ha attivato un nuovo sito web interattivo dove
ogni utente potrà partecipare alle discussioni aperte e suggerire articoli,
documenti e contributi da pubblicare. I forum trattano i seguenti
argomenti: 1) Il contratto Mondiale sull'Acqua; 2) Acqua, Arte, Cultura e
Paesaggio; 3) Acqua Pubblica o Privata; 4) Acqua e Attività Economiche; 5)
Luoghi e Progetti d'Acqua. Visitateci! www.centroacqua.org
Si svolgerà dal 24 al 30 agosto sulle colline veronesi la settima edizione del Campo estivo organizzato dal Mlal ProgettoMondo (Movimento Laici America Latina) per aderenti e simpatizzanti. Il tema di quest’anno è “Più responsabili, più liberi”, ovvero l’etica della responsabilità. Saranno ospiti della bella residenza di Costagrande relatori specialisti dell’argomento secondo il proprio ambito professionale. Sarà possibile avere la visuale del teologo, del giornalista, dell’antropologo, del sociologo e anche dell’economista. Curerà il programma Anna Casella, antropologa docente universitaria a Brescia e aderente del Mlal. A lato degli incontri tematici, sono in programma laboratori, proiezioni e altre attività culturali ricreative. Per la prima volta quest’anno sarà funzionante anche un “campo junior” dedicato ai ragazzi dai 10 ai 15 anni per i quali sono previsti incontri-studio sul tema dei “Popoli indigeni”, giochi e altri spazi divertenti. Costo del soggiorno: 40,00 euro giornalieri a persona (ridotto: 37,00 euro pensionati/studenti; 32,00 euro bambini 2/10 anni) con tassa d’iscrizione (5,00/10,00 euro ). Per informazioni e iscrizioni: tel. 045.8102105 – italia@mlal.org - www.mlal.org.
Nei giorni 24-31 agosto (dalla
cena del 24 al dopo prima colazione del 31) si terrà a Pruno di Stazzema (Lucca)
un training di formazione per le persone interessate a partecipare ad interventi
del tipo di quelli dei Corpi Civili di Pace. Gli argomenti trattati nel
training, con l'uso di tecniche attive come giochi di ruolo, di posizione,
teatro forum, simulazioni, tempeste di idee, ecc., saranno: a) il lavoro con il
sé ed il superamento delle proprie paure; b) il lavoro di gruppo ed i metodi
decisionali del consenso; c) la diplomazia dal basso e l'interposizione
nonviolenta; d) il comportamento in situazioni calde o di conflitto acuto. Ci
sarà anche un gioco di ruolo sul conflitto tra Israeliani e Palestinesi e sulla
gestione creativa di questo conflitto, guidato da una delle autrici del gioco,
Angela Marasso, nel quale si cercherà di simulare anche il ruolo di un operatore
dei Corpi Civili di Pace. Il training è aperto a persone che abbiano già fatto
altri trainings di base e, se possibile, operato in situazioni di conflitto
anche non armato (che avranno la precedenza sugli altri per l'accettazione
dell'iscrizione), oppure persone che abbiano fatto domanda di obiezione di
coscienza o di partecipazione al Servizio Civile Volontario, o si stanno
preparando professionalmente ad essere "Operatori di Pace". La preferenza sarà
accordata ai residenti della Provincia di Lucca che abbiano le stesse qualifiche
degli altri. Il numero massimo dei partecipanti è di 20 persone, che
saranno selezionate dal gruppo dei trainers sulla base delle schede di domanda
qui accluse.
Per l'iscrizione al campo bisogna spedire a Sandro Mazzi, Viale
Mecenate 81, 52100 AREZZO il modulo accluso debitamente riempito. Le schede
devono arrivare entro il 1 agosto 2003 a Sandro Mazzi, o via posta, o via E
mail: perugia@pacedifesa.org, tel.
328.878.36.37, con la dicitura "Iscrizione campo Corpi Civili di Pace". La
risposta di accettazione o meno verrà data entro il 4 agosto via E mail, o per
telefono.
La partecipazione alle attività formative del training è gratuita.
I partecipanti dovranno invece pagare le spese di vitto e alloggio. Le soluzioni
alloggiative sono varie: 1) nell'ostello di Pruno, alloggio in camerate di tre o
più letti, e vitto, 30 euro al giorno (totale 180 Euro); 2) con tenda
propria in area attrezzata, per un massimo di 8 tende (5 euro al giorno, e 9
euro per ogni pasto utilizzato presso l'ostello). Le persone accettate dovranno
versare, entro una settimana dalla ricezione della comunicazione di
accettazione, 30 euro, come anticipo sulle spese di alloggio e vitto, nel Conto
Corrente Postale n. 32145674, intestato a Valversilia Projects Onlus, Piazza
Risorgimento 8, 55040, Pruno di Stazzema (Lucca). I trainers sono, in ordine
alfabetico, oltre Angela Marasso, già citata: Marco Baino, formatore;
Federica Cecchini, psicologa; Alberto L'Abate, sociologo; Gigi Ontanetti,
formatore, e Sandro Mazzi, come responsabile della segreteria organizzativa e
tutor degli allievi. Il training si concluderà, nel dopo cena del sabato 30
agosto, nella piazza principale del paese con una tavola rotonda, aperta a tutta
la cittadinanza della zona, sulle funzioni e le prospettive dei Corpi Civili di
Pace cui sono invitate tutte le associazioni aderenti alle rete che si è
recentemente costituita a Bologna. Un programma più dettagliato e le
istruzioni per raggiungere Pruno verranno inviate ai partecipanti effettivi al
training. Il corso di formazione è promosso da: Scuola della Pace, Provincia di
Lucca; Valversilia Projects Onlus; Ced/as. Venti di Terra, Prato; Berretti
Bianchi onlus; con il contributo del
Cesvot.
Il fotoreporter ENRICO MASCHERONI organizza un corso di Fotografia Etica: “UNO SGUARDO RISPETTOSO ED AMMIRATO SUL MONDO E GLI UOMINI”. Lo scopo del corso é quello di fornire le basi culturali e tecniche per un approccio non superficiale con la fotografia di reportage,sia essa legata a fatti e realtà locali che di più ampio impegno, ed é indirizzato a persone che conoscono le tecniche fotografiche di base. Sono previsti 4 incontri + 2 uscite pratiche da concordare con i partecipanti sui seguenti argomenti: ATTREZZATURA FOTOGRAFICA. Fotocamere: compatte, reflex,telemetro e digitali. Pellicole: negative,diapositive, B/N e colore, supporto digitale. Conoscere le reflex: come usarle, le ottiche intercambiabili, Esposizione: fotografare in manuale, automatico, programmato. Esposizione:spot ,semispot e matrix. Flashmeter. Flash: come funziona, l’esposizione automatica, come evitare l’effetto “occhi rossi”. Inquadratura: criteri di composizione di una immagine, elementi di disturbo. Illuminazione: controllare la luce artificiale e naturale. Ottiche, grandangoli, tele, zoom. Accessori; il treppiede, i filtri fotografici. Viaggio: cosa portare, proteggere le pellicole, accessori utili. INFORMARE ATTRAVERSO L'IMMAGINE (cronaca, attualità,indagine). COME PREPARARE UN APPROFONDITO REPORTAGE. FOTOGRAFIA ED ETICA E RAPPORTO CON AGENZIE E REDAZIONI. VISIONE E DISCUSSIONE LAVORI DEI PARTECIPANTI. COSTO: 150 euro (caparra di 50 euro all’iscrizione, saldo alla prima lezione); ISCRIZIONI: entro il 16/9 al 335 6859610 o via mail: photomascheroni@libero.it NUMERO MINIMO: 10 partecipanti. SEDE: Suore Miss. Immacolata, Via Mantegna 27, Monza (dietro Stadio) 039-831281. CALENDARIO: in sede 19/9, 26/9, 3/10, 28/11, dalle ore 20,45 alle 22,45; sul campo 27/9, 4/10 ( di pomeriggio con orario da concordare). Relatore ENRICO MASCHERONI, impegnato fotoreporter autore di importanti reportage nel mondo a sfondo sociale ed etnografico. Info www.photomascheroni.com mail: photomascheroni@libero.it
E' stato costituito l'archivio fotografico "contro tutte le guerre" coordinato dal fotografo Carlo Brisotto. L'idea nata durante il Social Forum di Firenze è stata concretizzata in questi giorni con un fondo iniziale di circa 300 immagini. L'archivio raccoglierà prevalentemente fotografie; è tuttavia aperto anche ad altri tipi di testimonianze. Per maggiori informazioni email: carlo.brisotto@libero.it
“Malaki ma Kongo” ha l'onore di
inviarvi il rapporto delle attività della sezione “Malaki ma Kongo Francia”.
“Malati” è sinonimo di Kermesse, festa e “Kongo”, nome dell'antico Regno Kongo,
significa Pace, amore, fratellanza. La traduzione letterale di “Malaki ma Kongo”
è dunque: Festival della Pace. La prima edizione del Festival per la Pace MALAKI
MA KONGO s'è tenuta dal 07 al 13 luglio 1991 a Mfoa-Brazzaville in Congo.
“malati” si è, in un primo momento, presentato sotto la forma di un festival
facente la promozione della cultura originaria dell'Africa profonda ed eterna,
attraverso spettacoli di vario genere. Il suo asse portante rimane tuttavia il
teatro. Benchè ispirato alla cultura Kongo, della quale si propone di assicurare
la promozione, il festival è aperto alle culture del mondo. La sua unica
specificità consiste nell'accompagnamento dell'apertura e della chiusura di ogni
edizione con aperitivi fatti solo con prodotti africani, come il vino di palma e
di canna da zucchero, il vino d'arancio, di banana, succo di zenzero e anche di
golosità come la kola, le radichette, platani fritti, arachidi, frutti di
raccolto, ecc. Il primo e l'ultimo spettacolo hanno sempre luogo attorno ad un
grande fuoco. Dopo il Congo-Brazzaville, il Congo-Kinshasa, la Guadalupa,
l'Italia, Haïti, ecco infine realizzato anche in Francia il Festival delle
radici della cultura africana Malaki ma Kongo. Tali attività fanno parte di un
programma mondiale di promozione e divulgazione della cultura Kongo da un
lato, e dall'altro di festeggiare il ritrovamento dei vari pezzettini del puzzle
Kongo sparpagliati nei quattro angoli della terra. Siamo disponibili a
realizzare il festival Malaki ma Kongo dovunque, e lì inviteremo tutti i Ne
Kongo nel rispetto del Bukongo (l'etica Kongo). Per la vostra informazione,
l'undicesima edizione Malaki ma Kongo 2002 è stata realizzata su tre continenti:
uropa-Italia a Nove di Bassano del Grappa (VI) in maggio; Africa-Congo a
Kinshasa in ottobre e a Brazzaville in settembre; America-Haïti a Port au Prince
in novembre. A questa edizione tricontinentale di Malaki ma Kongo, abbiamo
ritrovato sul posto, ad Haïti, un villaggio popolato da gente Ne Kongo del clan
Nsundi, senza dimenticare la presenza dei discendenti della regina Nzinga.
Approfittiamo di questa occasione per informarvi che all'occorrenza del
bicentenario dell'indipendenza di Haïti, 04 gennaio 2004, la sezione Malaki ma
Kongo di Haïti organizzerà un grande Malaki ma Kongo. Questa informazione
ha il valore di un invito, in quanto i Ne-Kongo haitiani saranno molto onorati
di ricevere in questa occasione i loro fratelli e sorelle dell'altra costa. Per
tutte le informazioni, vi preghiamo di mandare un'e-mail a: info@malakimakongo.com
- www.malakimakongo.com
GUERREDIMENTICATE
Quando anche il silenzio uccide
Guerre e news
(3a ed ultima parte)
di Amedeo Tosi (GRILLOnews)
Giornalisti
in trincea
Non poteva mancare tra queste righe un breve cenno su
chi opera all’interno del sistema informativo, con particolare riferimento
all’inviato nei luoghi di guerra. Si tratta di una di quelle professioni che a
detta di molti sta scomparendo, sostituita da un nuovo modo di fare informazione
e, forse, anche dal già accennato disinteresse da parte delle imprese editoriali
nei confronti di gran parte degli eventi bellici.
L’inviato di guerra è senza dubbio una figura professionale
complessa, che deve destreggiarsi tra le conoscenza dei trattati internazionali
e l’interpretazione delle scelte geo-politiche; tra la conoscenza del “pianeta”
militare e la necessità di adattarsi a situazioni difficili ed incontri
imprevedibili. Gli inviati di guerra degli organi di informazione più importanti
sono mandati all’estero solo se l’attenzione su quel determinato conflitto è
praticamente mondiale. Ciò tuttavia non significa che il lettore o l’ascoltatore
saprà per questo tutto quello che accade sul campo di battaglia, anzi. Come già
sottolineato in precedenza, emergerà, di norma, poco più di quello che il potere
politico-militare vorrà far sapere. Gli inviati sono infatti “rinchiusi” negli
alberghi, spesso lontani dal fronte; essi dipendono da fonti informative
accreditate (come ad esempio la Cnn durante la Prima guerra nel Golfo) e spesso
le immagini da mandare in onda sono quelle di repertorio, oppure notizie
preconfezionate, distribuite nel corso dei briefing
militari.
Nonostante i supporti tecnologici favoriscano il loro lavoro (un
computer portatile, un telefono satellitare ed una macchina fotografica digitale
possono consentire al giornalista di inviare testi ed immagini in qualunque
angolo del mondo) la libertà d’informazione non sempre riesce ad essere tale e
quale le direttive deontologiche e i dettami normativi sulla libertà d’opinione
e di espressione prevedono e garantiscono.
Ma questa riflessione è incentrata sulle guerre non raccontate,
che sono tali anche perché i giornalisti proprio non ci sono nei luoghi di cui
sto trattando; questo, naturalmente, per varie ragioni, nessuna predominante
sull’altra, a mio avviso: mandare un giornalista in un conflitto è costoso,
ovvero le imprese editoriali sarebbero chiamate a (rischiare di) investire delle
risorse senza alcuna garanzia di un rientro economico, che tradotto nella realtà
significa, ad esempio, che si è preferito mandare quarantaquattro giornalisti
(di varie testate italiane) in Afghanistan e zero nel resto dei campi di
battaglia. I conflitti sono dimenticati, inoltre, perché si crede che non
interessino alla gente, anche se dall’indagine della Caritas Italiana emerge
proprio il contrario. A parte ciò, c’è da tenere presente che raccontare una
guerra non è mai facile, ancor di più
se tale evento è geograficamente lontano, non ha implicazioni esplicite con l’economia o
la politica nazionale e non si capisce bene la sua dinamica; tutto diventa
ancora più complicato se è seguita da un “inviato” che invece di essere sul
campo di battaglia lavora nella sua redazione a “stretto contatto” solo con i
dispacci delle Agenzie, che poco possono fare-informare di fronte a conflitti
che sembra si combattano da sempre, dove le ragioni dello scoppio della guerra
sono ormai finite nel dimenticatoio e diventa così difficile capire ed
interpretarne l’evoluzione. Ad esempio, nella già accennata Guerra Mondiale
Africana (nella Repubblica Democratica del Congo, ndr), che coinvolge vari
stati, si sono verificati nel tempo vari cambiamenti di alleanze all’interno
degli schieramenti, guerre frammentate spesso portate avanti da singole etnie o
tribù e non da eserciti nazionali, dove la mancanza di “legittimazione” delle
parti in lotta rimane sconosciuta ed è difficile perfino sapere chi comanda un
esercito. L’assenza di reporter sul campo rende quindi davvero le cose molti
ostiche ed anche le Agenzie, di cui parlerò più avanti, sono poco presenti e non
aiutano molto le redazioni dei giornali.
C’è da dire, inoltre, che la nascita e lo sviluppo della rete
Internet sta portando un cambiamento nel lavoro dei giornalisti e che stanno
emergendo nuove modalità d’informazione e di giornalismo.
I reporter “navigatori” sono spesso dei volontari che gestiscono
un sito d’informazione, reperiscono le notizie attraverso la rete stessa, nei
siti di Agenzie, di Istituzioni, oppure da altri reporter - collaboratori
virtuali. Certo, l’attendibilità di questo tipo di giornalismo è tutta da
verificare (verificare le informazioni costa, in denaro ed impegno
intellettuale), anche se la modalità di lavoro non è molto lontana da quella
esperita da un giornalista che segue le varie vicende dalla sua redazione o
perfino dall’inviato che, per vari motivi, si trova comunque lontano dal campo
di battaglia.
Il sistema
informativo: le Fonti
Delineati i vari elementi che a mio avviso sono co-responsabili
delle tante dimenticanze del sistema informativo sulle guerre in atto nel
pianeta, è bene ora soffermarsi proprio sul sistema informativo, per cercare di
far emergere, se esistono, le ragioni di queste dimenticanze.
Come ho già scritto, molto spesso le guerre non vengono seguite
dal circuito informativo internazionale; ciò implicitamente significa che molte
azioni belliche non verranno mai prese in considerazione o conosciute. Negli
eventi di guerra seguiti, i giornalisti non sempre vivono di persona tutto
quello che relazioneranno, ma l’essere ad un passo da quel che succede
potenzialmente permette all’inviato di verificare la veridicità o, almeno,
l’attendibilità, di ciò che le fonti descrivono e di confrontare le sue
informazioni anche con quelle di altri colleghi presenti. Tutto ciò per dire che
molto probabilmente una redazione terrà maggiormente in considerazione, o darà
la priorità, al lavoro dell’inviato rispetto alla pubblicazione di notizie che
non ha la possibilità di verificare altrimenti. Può succedere inoltre che una
fonte che in teoria dovrebbe essere ufficiale, non lo sia per niente: ciò accade
spesso nelle guerre civili, dove diverse notizie arrivano da fonti istituzionali
coinvolte nel conflitto stesso. In questo caso è lampante che tale attività
“informativa” è pensata ed eseguita per finalità di parte, che se pubblicate
finirebbero per alimentare solo un clima di strumentale consenso e, quindi,
falsità. In tal senso è già stato accennato che il potere politico si serve
molto spesso dei mezzi di informazione a proprio piacimento, tenendo lontano i
giornalisti quando possono creare dei problemi, mentre li lascia liberi di
indagare quando le notizie diffondibili sono volte a procurare un vantaggio
d’immagine o altra natura. Caso emblematico, in tal senso, è l’attuale politica
della Russia, che da quando ha rispeso a combattere i separatisti ceceni non
rilascia più alcun visto d’ingresso ai giornalisti stranieri intenzionati ad
entrare in quella regione.
Casi ancora più drammatici e funesti si sono registrati nella
storia recente; casi che hanno visto salire in cattedra media impegnati a
distillare ed amplificare messaggi
di odio e nel rendersi apostoli della violenza hanno contribuito a preparare il
terreno per lo scoppio di guerre sanguinose. Esempi recenti risiedono nelle
menzogne fabbricate ad arte da alcuni media prima e durante gli eventi bellici nell’ex Jugoslavia; in
Rwanda, con l’attività delle famigerate «Radio delle mille colline» e «Radio
Rwanda», impegnate fin dal 1994 a promuovere uno spirito revancista e xenofobo
tra le etnie; le razziste e squilibrate testate giornalistiche burundesi e del Niger; i media
dell’odio in azione in Egitto, in Crimea, in Romania, utilizzati in chiave di
propaganda di politiche nazionaliste o
discriminatorie.
La fonte di informazione più utilizzata dalle redazioni rimane
quella delle Agenzie di stampa; alcune di esse sono delle vere e proprie
multinazionali dell’informazione (le statunitensi AP e UP, l’inglese Routers, la
francese France Press), diffuse in tutti i continenti e con moltissimi
giornalisti alle loro dipendenze; esse, da sole, gestiscono l’80% del flusso di
notizie mondiale; il rimanente 20% è suddiviso tra altre 296 società così
ubicate: 142 negli Usa-Canada; 78 in Europa; 49 in Giappone e 27 nel resto del
mondo. Le 4 multinazionali dell’informazione di fatto sono le fonti utilizzate
dalle redazioni per reperire notizie dall’estero, soprattutto quando non si
utilizzano gli inviati. Ma il loro campo d’azione riguarda in prevalenza
l’emisfero Nord del mondo: soltanto il dieci per cento circa delle notizie
diramate agli abbonati riguarda l’altro emisfero, ed è facile capire quindi da
dove nasca, anche, l’isolamento informativo delle nazioni africane ed asiatiche
attualmente in conflitto. Dal
1997 è operante tuttavia una agenzia che si occupa essenzialmente delle regioni
del Sud del mondo: Misna (Missionary Service News Agency, www.misna.org), agenzia che attraverso giornalisti laici e missionari
cattolici diffonde ogni giorno circa una trentina di notizie in tre lingue, tra
cui anche l’italiano. Grazie proprio alla presenza dei missionari nelle regioni
in cui si combatte, Misna è diventata un’autorevole finestra sui conflitti
esposti all’oblio. La Caritas Italiana nella sua ricerca ha sottolineato che più
di un terzo delle notizie che vengono pubblicate sui conflitti provengono da
questa Agenzia, che certamente è aiutata da migliaia di insostituibili
missionari, ma si avvale anche di un’equipe di dieci giornalisti, compreso il
direttore responsabile. Notizie che sono pubblicate direttamente nel suddetto
sito, senza fare “lanci” alle redazioni. Misna è un importante esempio di
giornalismo che non ha bisogno di grandi risorse per svolgere un’attività di
qualità, riuscendo ad utilizzare in maniera efficace e positiva le nuove
tecnologie. Da questo iniziale excursus, che ha preso in considerazione
fonti e inviati di guerra, emerge, a mio avviso, che il lavoro del giornalista
rappresenta solo una parte di quel ingranaggio che produce
dimenticanze.
Notizie
e notiziabilità
Dall’indagine della Caritas emerge inoltre che soltanto una minima
parte dei lanci di Agenzia divengono poi notizia ripresa dai media :
infatti, su 331 notizie sui conflitti dimenticati presi in
considerazione, ben 257 sono state cestinate e quelle pubblicate sono state
riprese dai giornali il solo giorno successivo, dopodiché se né è persa la
traccia. Per fare un esempio, la guerra in Costa d’Avorio è scoppiata il 19
settembre 2002, quando il presidente ivoriano era in visita ufficiale in Italia;
nonostante questo i media italiani dopo pochi giorni dall’inizio del
conflitto non ne parlavano già più: se un conflitto lontano di protrae a lungo
nel tempo viene puntualmente marginalizzato.
Anche se poche, comunque all’interno delle redazioni le notizie
arrivano, ma come? I dispacci d’Agenzia il più delle volte sono molto brevi e
poco dettagliati, ciò crea non pochi problemi al redattore, che con grande
fatica riuscirà ad approfondire o collocare tale informazione nel contesto generale
della guerra. Un altro importante elemento che viene tenuto in considerazione in
questo contesto è il cosiddetto processo di notiziabilità. Le guerre
maggiormente ricordate dai nostri connazionali sono quelle dove l’Italia ha
inviato propri soldati (Somalia, Kosovo); questo tipo di conoscenza da parte
degli italiani molto facilmente è figlio proprio del fatto che le notizie
trovano ospitalità nei menabò dei giornali o nei palinsesti radiotelevisivi se
collimano con i criteri di notiziabilità rispetto agli interessi del pubblico
(novità, vicinanza, dimensione, comunicabilità, drammaticità, conflittualità,
conseguenze pratiche, umanità espressa, idea di progresso e prestigio sociale) e
al lavoro di redazione (natura-urgenza dell’evento, attualità-ritmo dell’evento
e flusso d’arrivo delle notizie in redazione).
Quanto notiziabili siano le news sui conflitti non è semplice da
dirsi: sarebbe necessario analizzare ogni singola notizia e fare poi una ricerca
ad hoc, caso per caso. Alcune considerazioni, tuttavia, si possono
comunque fare. Prima tra tutte quella che sicuramente le notizie sui conflitti
nel pianeta poco si plasmano ai suddetti criteri relativi al lavoro di
redazione, dato che l’urgenza raramente è riscontrabile e le notizie arrivano
sul tavolo del redattore molto tempo dopo che sono accaduti gli eventi citati e,
come già detto, il flusso a tal riguardo non può certo dirsi continuo, di
norma.
I criteri invece che riguardano la selezione delle news in base
all’interesse del pubblico trovano più punti in comune con le notizie sulle
guerre: metà degli elementi per interessare sono infatti presenti nelle
informazioni sui conflitti, ma è probabile che siano proprio i criteri che
influiscono sul lavoro della redazione ad essere determinanti. Ciò è quanto è
riuscita a dimostrare anche l’indagine della Caritas: i mezzi d’informazione
sono spesso lontani dai veri interessi delle persone, che valutano così
insufficiente il servizio offerto in questo ambito. La lontananza dai luoghi in
cui gli eventi accadono, l’annosità dei conflitti e la diversa cultura di cui si
dovrebbe parlare e scrivere
influiscono nelle scelte della redazione, che spesso preferisce non approfondire
una notizia e nemmeno pubblicarla, dando per assodato che le uniche news che
interessano al proprio pubblico
sono quelle che vedono l’Italia coinvolta direttamente, con legami militari,
economici o diplomatici.
Mezzi
di comunicazione
La
politica dei vari mezzi di comunicazione sull’approccio alle guerre è molto
simile: come evidenziato nel corso dell’indagine della Caritas, quasi tutto lo
spazio (e l’attenzione) viene dedicato alle crisi che coinvolgono più da vicino
l’Italia, cioè il Medio Oriente e Kosovo; oggi che la questione Kosovo risulta
essere archiviata, al suo posto ci sono quelle irachena e afgana. Esistono
tuttavia delle diversità tra i vari media, prima tra tutte quella
relativa al diverso utilizzo e radicamento dei mezzi d’informazione stessi e,
quindi, al diverso ruolo e responsabilità attribuibili rispetto all’argomento di
cui si sta discutendo: Radio e televisione 60% ; Quotidiani e riviste 28%;
Parrocchia 4%; Internet 3%; Scuola
2%; Amici
e parenti 1%; Non risponde 2%
Dall’analisi emerge che la radio rimane un mezzo molto utilizzato
dal pubblico e fra i vari media, escluso Internet, la radio è l’unica che
ha un maggiore equilibrio di spazio dedicato fra le guerre raccontate e quelle
ignorate. Prendendo infatti come punto di riferimento il conflitto meno seguito
da tutti i media (Guinea-Bissau) e quello più seguito al tempo
dell’indagine (Kosovo), e confrontando le differenze di spazio dedicato, Caritas
ha potuto verificare una minor sproporzione dello strumento radiofonico a
confronto degli altri media: in radio lo spazio occupato dal conflitto in
Guinea-Bissau è 115 volte inferiore rispetto all’attenzione riservata al Kosovo,
mentre nella televisione tale rapporto è ben 2792 volte inferiore. Ciò, nella
realtà, significa che nel corso dei due anni e mezzo di ricerca, la televisione
pubblica italiana ha dedicato meno di due minuti al primo conflitto, mentre le
tivù private nazionali non hanno destinato ad esso alcuno spazio. Per quanto
riguarda invece i prodotti cartacei (quotidiani e riviste) la linea di tendenza
è stata la seguente: 62,9% di attenzione rivolta al Kosovo; 32,3% alla
Palestina, 1,7% allo Sri Lanka; 1,6% alla Sierra Leone; 0,9% alla Colombia; 0,3%
sia all’Angola che alla Guinea Bissau. È emerso inoltre che i quattro quotidiani
presi in considerazione dall’indagine utilizzano come maggiore fonte
d’informazione l’Agenzia Ansa, seguita dalla Misna. Spesso è il numero di morti
e feriti ad interessare i quotidiani, come il rapimento o l’uccisione di
missionari italiani; fatti che in passato hanno poi determinato un maggior
interesse a conflitti come quello della Colombia o Sierra Leone, divenute le
guerre meno ignorate tra quelle dimenticate. Articoli che si caratterizzano,
comunque, per non finire mai in
prima pagina o corredati da fotografie.
La televisione certamente è carente d’informazione sulla guerra;
nella dimenticanza, però, la tivù pubblica dedica più spazio rispetto a quella
privata; nonostante queste ultime reti siano cinque (tre reti Mediaset, La7 ed
Mtv), mentre quelle pubbliche tre, di cui una (RaiTre) dedica parte
dell’informazione ai tigì regionali.
Detto questo, considerando i suddetti mezzi meramente dal punto di
vista fisico si può facilmente dedurre che le diversità sono molte e comportano
una significativa differenza di fruizione da parte del pubblico o lettore.
Tuttavia queste diversità di natura fisica non hanno determinato modi diversi di
trattare gli eventi bellici; infatti la strada imboccata sembra, in pratica,
tracciata da un’unica corsia. Ciò porta a ritenere, pertanto, che la scelta dei
quotidiani di allinearsi agli altri media sia un errore, in quanto non
tiene conto della diversa tipologia di pubblico, oltre che delle proprie
potenzialità. Radio e tivù sono spesso seguiti distrattamente mentre chi si
accinge a leggere un giornale dedica, in teoria, tutta la sua attenzione alla
lettura ed è alla ricerca di qualcosa che non trova negli altri mezzi
d’informazione.
La
rete delle reti
Un discorso a parte merita Internet, dato che esso rappresenta sì
un mezzo d’informazione ma con caratteristiche uniche. Il rapporto di Internet con le guerre è
certamente diverso per molti aspetti rispetto agli altri media, tuttavia
un punto di contatto è rilevabile nel fatto che esiste anche per Internet una
sproporzione tra le notizie sui conflitti noti e maggiormente seguiti per
antonomasia e quelli che in questa ricerca sono stati etichettati come
“dimenticati”. Ciò, tuttavia, è significativo solo in parte, dato che la vastità
della rete permette di far emergere moltissime risorse su qualunque conflitto.
Mediante l’utilizzo di Google.com, ad esempio, è possibile trovare in media
circa ottomila siti per conflitto, anche se c’è da sottolineare che circa il 55%
dei siti sulle guerre nel mondo puntano l’attenzione sulle tre crisi
maggiormente considerate attualmente: irachena, afgana e mediorientale. Una
sproporzione che esiste ma forse non influisce più di tanto, dato che chiunque
può comunque rintracciare nella rete moltissime informazioni su qualunque
conflitto. Nei siti è possibile trovare spesso anche archivi o motori di ricerca
interni, che permettono di portare a galla anche vecchie news sulle guerre;
limite, questo, difficilmente bypassabile da un giornale cartaceo. Ecco che
l’ipertesto diventa la risposta più flessibile alle ricerche d’informazione di
una persona: se un lettore e “navigatore” oggi avesse comperato tutti i
quotidiani non avrebbe trovato nessuna notizia sui conflitti dimenticati;
mediante Internet, invece, in qualunque momento egli ha la possibilità di
reperire moltissime informazioni su qualsiasi argomento di
interesse.
Conclusioni
Nel corso di questo servizio sulle guerre dimenticate e sulle
dimenticanze dei mass-media sono emerse molteplici questioni che, in sintesi,
portano alla conclusione che l’ambito trattato è quanto mai complesso e
caratterizzato da una molteplicità di variabili in grado di influenzare a vario titolo quantità e
qualità dell’informazione sugli eventi bellici. Basti l’esempio che l’iniziale
ricerca di dati, riassunta nella tabella pubblicata nella newsletter precedente,
è stata portata a termine con non poche difficoltà, dopo essermi imbattuto in
dati a volte contraddittori, per segnalare la presenza di crepe di
disorientamento anche tra le fonti informative “specializzate” prese in
considerazione. Sembra comunque di capire che, in genere, non esiste una
implicazione diretta dei vari sistemi mediatici nel determinare la scarsa
informazione su gran parte delle guerre, bensì l’informazione è un processo a
cui molti concorrono e regolano (editori, giornalisti, pubblicità ed interessi
economici, lettori-clienti) ma nessuno, comunque, comanda. Ciò per dire che non
è possibile rintracciare un vero responsabile delle problematiche sollevate,
anche se ciò non significa affatto che la situazione attuale non possa essere
diversa. Potenzialmente i mass media potrebbero fare di più. Se da un
lato i tigì radiotelevisivi contemplano ed hanno, così come sono impostati,
maggiori limiti, gli strumenti informativi cartacei potrebbero tuttavia uscire
dall’allineamento (l)imitativo a cui sembrano sottostare. Certo, prevedere la
presenza di un inviato in ogni conflitto e/o raccontare quotidianamente
l’evoluzione delle situazioni sarebbe pretendere il troppo; ma
l’oggettivo silenzio informativo su gran parte dei conflitti che caratterizza la
situazione attuale, e che inequivocabilmente emerge tra le righe di questa
riflessione pubblicata a puntate a GRILLOnews, sembra stia riproducendo esattamente
l’altra faccia della medaglia, chiamata il niente. E ciò, oltre che
essere criticabile dal punto di vista etico e certamente non in linea, se non
addirittura in contraddizione, con gli sforzi che gran parte degli addetti ai
lavori nel settore dell’informazione tentano di fare per tutelare i minori, la
privacy, la propria indipendenza… ecc., tutto ciò finisce per non rispettare le
aspettative di gran parte dell’opinione pubblica, della clientela, così come
evidenziato dall’indagine della Caritas Italiana.
I mass media ricoprono un potere che viene tenuto molto in
considerazione da un altro potere, quello politico. Nel corso di queste righe mi
sono soffermato, in particolare, a descrivere le conseguenze negative che un uso
strumentale dei mezzi d’informazione può addurre. Ma si è visto, anche, che i
media possono creare vari effetti nell’ambito dei conflitti armati, tra
cui quello della moderazione dell’aggressività delle parti in lotta.
L’attenzione mediatica può stimolare, di conseguenza, l’opinione pubblica, che
generalmente –come evidenziato anche dalla più volta citata indagine della
Caritas Italiana- si muove sempre verso risoluzioni diplomatiche e pacifiche,
andando così a chiamare in causa proprio quel potere politico e quelle relazioni
internazionali tra i vari stati che possono fare qualcosa per cambiare le
sorti di una guerra. E qualcosa è sempre meglio che il
niente.
Fonti: Bibliografia: AA.VV. – Caritas Italiana : «I conflitti dimenticati» - (Feltrinelli, 2003); Alberto Papuzzi: «Professione giornalista» - (Donzelli, 2002); Carlo Gubitosa: «L’informazione alternativa» - (EMI, 2002); Mimmo Candito: «I reporter di guerra» - (Baldini e C., 2002); Reporters Sans Frontieres: «I media dell’odio» - (Ed. Gruppo Abele, 1998). Consultazione di vari quotidiani e riviste: Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa; «Nigrizia» di gennaio, febbraio e marzo 2003. Siti Internet www.misna.org (Agenzia giornalistica); www.warnews.it , sito che diffonde notizie su tutti i conflitti in corso.
INTERNAZIONALE
Schiavitù
Don Oreste Benzi incontra Muhammar Gheddafi
Grazie alla mediazione personale di Romano Prodi, Don Benzi discuterà con Gheddafi di immigrazione, tratta della prostituzione e dialogo interreligioso.
Don Oreste Benzi, il fondatore
della "Comunità Papa Giovanni XXIII" di Rimini, incontrerà personalmente il
colonnello Muhammar Gheddafi, con il quale discuterà in forma privata del
traffico di esseri umani tra l'Italia e la Libia, cercando nuove forme di
collaborazione per la lotta allo sfruttamento della prostituzione. "Con Gheddafi
parlerò delle persone schiavizzate e obbligate alla prostituzione che
raggiungono l'Italia dall'Asia e dall'Africa -ha dichiarato don Oreste Benzi-.
Questo traffico di uomini e donne in Libia trova un punto di passaggio
obbligato, che potrebbe diventare un punto di controllo e di sorveglianza. A
Gheddafi -prosegue don Benzi- chiederò anche di sollecitare il presidente
nigeriano Olusegun Obasanjo, affinché si faccia carico del problema relativo al
traffico di donne nigeriane schiavizzate e avviate alla prostituzione. Molte di
loro raggiungono l'Italia, e assieme alle schiave provenienti dall'est Europa
sono le più numerose sulle nostre strade".
Un altro obiettivo della
"missione" in Libia di Don Benzi è la promozione del dialogo interreligioso tra
l'Islam e la cristianità: di questo argomento parlerà sia con Gheddafi che con
Mohammed Shariff, presidente di Islam Socold Society. L'incontro tra Gheddafi e
Benzi nasce da un intervento personale di Romano Prodi, che ha chiesto al leader
libico di effettuare questo incontro nella convinzione che il sacerdote italiano
avrebbe potuto fornire un utile contributo per la lotta alle nuove forme di
schiavitù legate alla prostituzione.
Benzi viaggerà a bordo di un aereo messo
a disposizione personalmente da Gheddafi, che riporterà a casa i bambini dello
Zimbabwe operati al cuore dai medici dell'Ospedale Sant'Orsola Malpighi di
Bologna, nell'ambito del "Progetto Cuore", un progetto di assistenza sanitaria
ai minori co-nanziato dalla Regione Emilia Romagna. La delegazione che
accompagnerà i 5 bambini operati comprende, oltre a Don Benzi, anche missionari
e personale medico, tra cui la dottoressa Marilena Pesaresi che opera da anni in
Zimbawe nel settore sanitario.
Proteste civili
La Corte USA sentenzia: le suore domenicane devono restare in prigione
Il 25 luglio 2003, come previsto,
una corte americana ha emesso la sentenza contro le tre suore domenicane, Ardeth
Platte 66 anni, Carol Gilbert 55 e Jackie Hudson 68, che dovranno rimanere in
prigione per due anni e mezzo circa e pagare una multa di 200 dollari per
ciascuna e restituire 3,080.04 dollari. In particolare Jackie ha ricevuto una
condanna di 30 mesi, Carol di 33 mesi e infine Ardeth di 41 mesi. Le sorelle
sono entrate nel perimetro della base militare in Colorato (uno degli arsenali
nucleari presenti sul territorio americano) durante una manifestazione di
protesta civile contro la guerra in Iraq e hanno cercato di disabilitare
simbolicamente un missile a testata nucleare, considerato un arma di distruzione
di massa. Sono state arrestate ad aprile e oggi la sentenza è stata emessa. Il
coraggio e la radicalità della nonviolenza testimoniati dalle tre donne hanno
raccolto ampio consenso nel mondo, diverse iniziative sono state organizzate
negli States per appoggiare la loro causa. Presenti le diverse congregazioni
religiose, monaci buddisti, Lavoratori Cattolici, membri di varie organizzazioni
pacifiste tra cui Pax Christi International. Un familiare di Jackie Hudson ha
affermato che "le riunioni familiari abitualmente significano vacanze,
cerimonie, compleanni. Oggi esse si estendono anche ai processi e alle
sentenze". Ed è proprio come una Famiglia che le sorelle e i fratelli domenicani
si sono comportati: stretti intorno alla congregazione del Grand Rapids
Dominicans, alla quale le suore appartengono, e convinti dei costi sociali e
politici del lavoro a favore della Giustizia e della Pace nel mondo. In aula le
sorelle hanno continuato la loro azione nonviolenta di protesta contro l'uso di
armi illegali vestendo abiti neri e velo e, nella tradizione delle Donne in
Nero, sono rimaste sedute in silenzio davanti alla Corte. Il 26 luglio è stata
organizzata la giornata "Adotta un silo di missili" per diffondere la
consapevolezza dell'esistenza illegale e pericolosa di arsenali nucleari negli
Stati Uniti, in coerenza con la lotta delle tre sorelle arrestate. Esse
affermano che gli alti investimenti in armi, in particolare quelli destinati
alle armi di distruzione di massa, sono soldi tolti alla lotta per lo
sradicamento della povertà e della fame. A cura della Commissione Internazionale
Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana jp@curia.op.org
EQUO&SOLIDALE
a cura del
«Movimento di Cunegonda» C'era una canzone dei Dik Dik che
diceva "Sognando California". Anche noi ce la sogniamo la California, e
soprattutto ancora siamo costretti a sognarci la sua vocazione verso gli
investimenti a favore delle energie rinnovabili, nell'eolico e nel solare. In
particolare Lo stato della California è capofila nello sviluppo della tecnologia
fotovoltaica, e nel sostegno economico a questa forma di produzione
energetica.
La "Sacramento Municipal Utilities District, SMUD" è tra le prime
società elettriche nel mondo a sviluppare su larga scala la produzione di
energia elettrica con pannelli fotovoltaici installati sui tetti. Dal mese di
maggio 1994, questa società californiana ha avviato con successo un progetto
pilota per l'installazione di 5 MW fotovoltaici sui tetti delle case della città
di Sacramento denominato "PV Pioneers Project".
Secondo questo programma i
proprietari di case che lo desiderino, possono avere lo speciale "status" di
contribuire alla produzione di energia elettrica pulita pagando alla SMUD un
premio di circa il 15% sulla bolletta elettrica mensile. Sul tetto di
un'abitazione vengono installati dai 3 kW ai 4 kW di pannelli fotovoltaici
collegati alla rete elettrica della SMUD.
Il progetto è stato parzialmente
finanziato dal Department of Energy e dall'Utility Photovoltaic Group (UPVG). La
SMUD ritiene che il costo di un tale sistema, di circa 28.000 dollari, va
sostenuto, in quanto interessante anche in vista delle attese riduzioni dei
costi del fotovoltaico. I proprietari delle case pagano dai 3 ai 7 dollari al
mese. L'installazione del sistema richiede in media circa 4 ore. Il proprietario
della casa firma un contratto con la SMUD di 10 anni e può recedere dallo stesso
con un preavviso di 60 giorni.
Al momento dell'offerta dei primi 100 sistemi
da parte della SMUD, circa 700 persone hanno posto la loro candidatura per
l'installazione dei pannelli fotovoltaici sui propri tetti, segno del positivo
atteggiamento della gente nei confronti delle energie rinnovabili. Avere i
pannelli fotovoltaici installati sul proprio tetto sembra costituire, nella
città di Sacramento, anche un nuovo "Status Symbol" e motivo di orgoglio per chi
li possiede. Al programma della SMUD partecipano anche chiese, scuole e altre
entità pubbliche, che, data la loro visibilità, possono contribuire notevolmente
alla diffusione di questo nuovo concetto di produzione dell'energia elettrica.
La SMUD prevede di produrre nel 2000 il 54% della propria energia elettrica da
fonti rinnovabili, compreso l'idroelettrico. Il programma dei tetti fotovoltaici
è stato dimensionato dalla SMUD con l'idea che solo un'esperienza su una scala
relativamente grande è utile e propedeutica a qualsiasi sviluppo futuro. Per
saperne di più: http://www.smud.org/pv/index.html
Consorzio Etimos
di Chiara Schiavinotto
Il consorzio di microfinanza Etimos sostiene le "banche dei poveri" dell'America latina. Cinque nuovi finanziamenti in Peru', Ecuador e Bolivia. Dalle periferie di Quito agli altopiani della Bolivia e del Peru' continua l'impegno del consorzio Etimos a sostegno delle "banche dei poveri" dell'America latina. Sono ben cinque i finanziamenti erogati ad organizzazioni sudamericane nel mese di luglio per un ammontare complessivo di circa 300.000 euro: serviranno a potenziare i programmi di microfinanza e di sostegno alla microimpresa rivolti alle fasce pi' povere ed emarginate della popolazione in Peru', Ecuador e Bolivia, tanto nelle aree urbane, quanto in quelle rurali. 100.000 euro vanno a Mide, una ong peruviana attiva negli altopiani andini intorno a Cuzco con piccoli prestiti a favore di donne di etnia quechua: si tratta prevalentemente di donne analfabete per le quali i prestiti ottenuti (nell'ordine dei 10/20 dollari) rappresentano un'occasione unica di emancipazione e di riscatto per se' e per i propri figli in un contesto familiare connotato da poverta' e violenza. Dagli altopiani del Peru' a quelli della Bolivia: qui nei dipartimenti di La Paz, Cochabamba, Oruro, Santa Cruz e Chuquisaca, opera Fondeco, un'organizzazione specializzata in microfinanza rurale che lavora soprattutto con indios di etnia quechua, aymara e guarany, esclusi dal sistema creditizio tradizionale. A Fondeco Etimos ha concesso un finanziamento di 50.000 euro. Stessa cifra anche per Fundamic e Maquita Cushunchic: un'associazione la prima, una cooperativa di risparmio e credito la seconda, entrambe operano in Ecuador, nell'area urbana di Quito, sostenendo in particolar modo le piccole attivita' imprenditoriali e commerciali femminili. Infine, sempre in Ecuador, 50.000 dollari a Cepesiu, un'ong attiva con programmi di microcredito sia a Quito che a Guayaquil. Dal 1999 il consorzio Etimos raccoglie risparmio e donazioni in Italia per finanziare programmi di microfinanza nei paesi piu' poveri: attualmente sono quasi 30 le organizzazioni finanziate in 16 paesi, dall'America Latina a quella Centrale, dall'Africa ai Balcani.