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GRILLOnews
un «GRILLO parlante» al servizio dell'informazione equa e solidale
 
supplemento a www.educare.it  - Aut. Trib. VR n.1418 del 21 novembre 2000
Direttore Responsabile ed Editoriale: Amedeo Tosi
Redazione:  località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (VR)

«GRILLOnews» «66» è stato inviato a 3597 recapiti e-mail. Desideri che altri tuoi amici ricevano queste informazioni? Segnala i loro recapiti a  grilloparlante@davide.it  indicando anche la provincia di residenza. Per cancellarti dalla mailing list invia una e-mail al suddetto recapito, indicando nell'Oggetto la dicitura "cancellami". Come annunciato nella precedente newsletter, stiamo riorganizzando e implementando il servizio. Nel ringraziare quanti ci hanno finora sostenuto, speriamo che arrivino ancora molti piccoli segnali di solidarietà, necessari per far fronte alle spese correnti.  Torneremo con «GRILLOnews»  «67» il 6 agosto 2003

TAM-TAM-GRILLOnews
In questa sezione della newsletter trovate l'invito a segnalare a grilloparlante@davide.it nuovi lettori. Per aiutarvi a fare mente locale, proponiamo i nomi di alcuni paesi della provincia di Verona e Vicenza, le due provincie in cui stiamo -per il momento- cercando di radicare questo strumento informativo, anche se nuovi amici residenti in altre provincie son, ovviamente, i benvenuti. Se conoscete qualche persona o associazione residente od operante nei sottoriportati comuni, non esitate quindi a segnalarceli: invieremo anche a loro «GRILLOnews» ! I comuni su cui focalizzare l'attenzione ora, sono: FUMANE (VR), GARDA (VR), COSTABISSARA (VI), CREAZZO (VI).

PRUDENZA
«Il sesamo sparso per terra non lo si raccoglie più tutto»
(Etnia: TUPURI' - Nazione: CAMERUN)

inPrimoPiano


 

Beati Costruttori di Pace promuove manifestazioni a Padova, Vicenza e Longare

Per un futuro senz’armi

 

“Io sono certo che … verrà un giorno in cui gli uomini

 si vergogneranno di aver fatto le armi.” (Ernesto Balducci)

 

6 - 9 agosto 1945

Hiroshima – Nagasaki

 

Per più di cinquant’anni abbiamo pensato che fossero date anniversario da commemorare come monito per l’umanità. L’atomica: la strada sbarrata e rifiutata dall’umanità! Invece, dopo 11 anni di sospensione, per decisione del Presidente Bush, potrebbero ricominciare i test nucleari nel Nevada per una nuova generazione di atomiche tattiche da usare come armi di primo colpo. Stanno aumentando gli Stati che vogliono dotarsi di armi nucleari.

La guerra non è solo decisione politica, è anche industria. E che industria … se confrontiamo le spese per le armi con i fondi destinati all’alimentazione, all’istruzione e alla sanità a livello mondiale! E aumentano gli investimenti nella ricerca tecnologica e per la realizzazione di nuovi sistemi d’arma.

La lobby statunitense delle armi sta premendo perché l’Europa abbia da dotarsi di un forte esercito. L’Europa pensa di confrontarsi o mettersi in concorrenza con gli Stati Uniti per governare il mondo con la forza? Questa sarebbe la morte definitiva dell’ONU: un palazzo di vetro stretto tra due giganti di ferro. Ma prima ancora che economico e politico, il problema è culturale. Tutti risentiamo del pregiudizio che la sicurezza debba essere garantita dalla forza. Molti, sia politici che uomini di cultura, pensano che i diritti umani rimangono petizione di principio se dietro non c’è una forza armata che li possa garantire. Nessuno pensa che sia possibile battere la criminalità organizzata senza le armi. Molti dicono: la violenza è insita nell’uomo, la guerra c’è sempre stata, quindi … è impossibile un mondo senz’armi. (Beati i Costruttori di Pace - Padova)

 

Vicenza, Padova, Longare, 6 – 9 agosto 2003

 

Beati i costruttori di pace invita a partecipare ad un seminario per mettere in piedi una campagna di opinione pubblica mondiale contro la produzione di tutte le armi!!! Sappiamo che facciamo tempo a morire anche come Associazione prima di vedere i risultati; ma sappiamo che se vogliamo dare un’inversione di tendenza dobbiamo pur cominciare. Come partenza abbiamo pensato di elaborare un VADEMECUM, da scrivere insieme durante i giorni del seminario, per dare risposta a tutte le motivazioni, le paure e i luoghi comuni che giustificano la necessità e la legittimità dell’uso delle armi. Come soggetti attivi della società civile per realizzare la campagna abbiamo pensato a: scuole e università, mezzi di informazione, chiese, sindacati, mondo della politica, della cultura e dello spettacolo, enti locali ed istituzioni. Questa iniziativa si colloca come contributo, che si aggiunge e si collega a tutto il lavoro che si sta facendo per il disarmo da associazioni, organizzazioni e movimenti.

 

PROGRAMMA

 

Il 6 agosto, alle 8 di mattina, saremo davanti alla Caserma Ederle di Vicenza, dove cercheremo di coinvolgere i militari statunitensi nella presa di posizione contro l’atomica e contro la guerra.

 

Il Seminario si svolgerà nella sede di Beati i costruttori di pace, Via Antonio da Tempo 2, Padova, ogni mattina e pomeriggio dei giorni 6-7-8 agosto. Sono già state invitate varie persone (ricercatori, storici, facilitatori, ecc.) che, con la loro competenza ed esperienza, ci aiuteranno nel lavoro di studio, condivisione ed elaborazione.

Ogni sera, dopo cena, è prevista la proiezione di un film, seguito da dibattito.

 

Il 9 agosto, alle 11, concluderemo l’iniziativa davanti alla base di Longare, sito atomico ed attuale sede di una scuola di simulazione di guerra.

 

Nei limiti della disponibilità, sarà possibile alloggiare presso la sede dell’associazione (munirsi di sacco a pelo). Ma ci sono anche altre offerte di ospitalità a Padova e dintorni. Per questo chiediamo a tutti di far presente le loro esigenze in modo da trovare una sistemazione dignitosa per ciascuno. Per i pasti … condivideremo con molta semplicità! Per informazioni: beati@libero.it - www.beati.org

 

 

APPUNTAMENTI DA NON PERDERE

Se vuoi promuovere qualche iniziativa ti invitiamo ad inviare, entro il 4 agosto,  le informazioni relative all'appuntamento organizzato dalla tua associazione, o di cui sei a conoscenza, a: grilloparlante@mbservice.it

 

30/07/03 - Velo Veronese (VR) - «Gli esulanti dell'8 settembre», di Alessandro Anderloni

VeloFestival 2003, Rassegna di teatro, musica e cultura a Velo Veronese (VR). Il 29 e 30 luglio, alle ore 21 presso il Teatro Parrocchiale, verrà nesso in scena il nuovo spettacolo teatrale de “Le Falìe” di Velo Veronese: GLI ESULANTI DELL’8 SETTEMBRE, di Alessandro Anderloni. Dopo “La Pellegrina” e “La cattolica e l’ardito”, Velo Veronese torna in scena per raccontare gli anni della Resistenza in Lessinia. Ingresso 8 euro. Prevendite: Ristorante Tredici Comuni – Velo Veronese – Tel. 045.7835566.

 

30/07/03 - Malo (VI) - Incontro con Fabio Volo

Mercoledì 30 luglio alle ore 21 a MALO, presso Villa Clementi, nell'ambito del palinsesto "Libera nos a malo", letture, incontri, approfondimenti, luoghi e personaggi a 40 anni dalla prima pubblicazione, incontro con FABIO VOLO. Ingresso libero. Organizza: Comune di Malo - Ufficio Cultura - Tel. 0445 585268.

 

30/07/03 - Montecchio Maggiore (VI) - «Sognando Beckham»

Mercoledì 30 luglio alle ore 21,30 a Montecchio Maggiore, presso il Castello di Romeo, verrà proiettato il film "SOGNANDO BECKHAM", Regia di Gurinder Chaldhacom (Uk, 2002). Con Keira Knightley, Jonathan Rhys. Ingresso a pagamento. Organizza: Comune di Montecchio Maggiore - Ufficio Cultura - Tel. 0444 705737.

 

31/07/03 - Legnago (VR) - «I giovani nel cinema» / 5

"I GIOVANI NEL CINEMA" è il titolo della Rassegna di cinema all'aperto ad ingresso gratuito organizzata dal Il Circolo ARCI-Legnago in collaborazione con l’amministrazione comunale, presso il Parco Comunale di Legnago (VR). Giovedì 31 LUGLIO, “SOGNANDO BECKHAM”, di Gurinder Chada, USA-GB 2002, 112’. Nel Regno Unito, a differenza di quanto succede in Italia, il calcio è ancora visto come un gioco ed un sano divertimento. “Sognando Beckam” è un film, nel quale si percepisce una forte etica dello sport. Jess, una ragazza indiana pazza per Beckam, sgattaiola di nascosto al campo di allenamento, sfidando le punizioni di una famiglia legata a riti e consuetudini ancestrali. Un buon mix tra passione sportiva e commedia etnica.

 

31/07/03 - Altavilla vicentina (VI) - «Il pianista»

Giovedì 31 luglio alle ore 21,15 ad ALTAVILLA VICENTINA, presso Villa Valmarana Morosini, nell'ambito di "Altavilla estate" verrà proiettato il film "IL PIANISTA", regia di Roman Polanski. Film drammatico con Adrien Brody. Biglietto Euro 4.50, ridotto euro 3.50. Organizza: Comune di Altavilla - Tel. 0444 220370.

 

01/08/03 - Arzignano (VI) - Serata con Marco Paolini

Venerdì 1 agosto ad Arzignano (VI), alle ore 21 presso il Castello, spettacolo di Marco Paolini: "Appunti foresti". Biglietto intero, 15 euro; ridotto 12 euro. Per informazioni: 0444 476543, oppure 333 6232408.

 

01/08/03 - Castelfranco Veneto - Concerto de "I Cantastoria"

Concerto gratuito in piazza Giorgione, a Castelfranco Veneto, con i "CANTASTORIA", Compagnia allegro variabile di canzoni d'autore (soprattutto De Andrè) e musiche popolari, venerdì 1 agosto alle ore 21.

 

02/08/03 - Vicenza - Mercatino biologico

Sabato 2 agosto a Vicenza, dalle ore 8.30 alle 12.30, presso Piazza delle Erbe, MERCATINO BIOLOGICO. Come ogni sabato mattina i produttori biologici vi aspettano per farvi assaggiare frutta, formaggi tipici, miele e altri prodotti dell'alveare, pane e prodotti da forno provenienti da agricoltura biologica. Promuove l'iniziativa la Coldiretti di Vicenza - Tel. 0444 238111-238139.

 

02/08/03 - Altavilla vicentina (VI) - Il cabaret di Beppe Braida

Sabato 2 agosto alle ore 21 ad ALTAVILLA VICENTINA, presso Villa Valmarana Morosini, nell'ambito di "Altavilla estate" si terrà una serata di cabaret con BEPPE BRAIDA. Lanciato da Zelig, Braida è uno dei comici più bravi della nuova generazione. Ingresso libero. Promuove l'iniziativa il Comune di Altavilla - Tel. 0444 220370.

 

02/08/03 - Rocca Pietore- Marmolada (BL) - Con Alex Zanotelli sulla Marmolada, in difesa dell'acqua

«Salviamo il ghiacciaio della Marmolada. E, con il ghiacciaio, anche l'acqua». E' carico di stretta attualità l'appello di padre Alex Zanotelli, uno dei più autorevoli missionari italiani, che il 2 agosto radunerà sulla Marmolada gli ambientalisti del Nordest a difesa del patrimonio più fragile a cavallo del confine tra il Bellunese ed il Trentino.
Al mattino Zanotelli salirà a Punta Penia, accompagnato, in cordata, da Gigi Casanova, vicepresidente di Mountain Wilderness. Alle ore 14, a Pian dei Fiacconi, ai piedi del ghiacciaio, si svolgerà una imponente celebrazione. Alle 16.30 una lunga catena umana circonderà la diga di passo Fedaia, «per abbracciare simbolicamente la montagna, il ghiacciaio e tutte le acque del mondo». Alle 17.30 è invece previsto l'inizio di un summit con padre Alex, le associazioni, i comitati ed i cittadini del Triveneto. Reduce dalla baraccopoli di Korogocho, la discarica della capitale del Kenia, Nairobi, Zanotelli sta organizzando in questi giorni, assieme alle associazioni ambientaliste, ai gruppi di iniziativa locale, ai gruppi che operano sui temi della pace e della solidarietà, una serie di iniziative in preparazione del vertice del WTO che si terrà a Cancun, dal 15 settembre, e che verrà anticipato a Riva del Garda da un incontro dei ministri degli esteri dell'Unione Europea (5-7 settembre).
La manifestazione-protesta sulla Marmolada rientra in questo itinerario di preparazione. «Abbiamo scelto la Marmolada», spiegano all'unisono padre Zanotelli e Luigi Casanova, «perché è la "regina delle Dolomiti", quindi la montagna simbolo. E' l'alpe di confine, quindi ponte di unione e di stimolo al confronto fra diversità. Ma la Marmolada è soprattutto l'ultimo grande ghiacciaio delle Dolomiti. Ha vissuto il patto di sviluppo che ha dato vita al rilancio economico della montagna, ma anche a parallele politiche di conservazione e studio, quindi laboratorio internazionale di riconciliazione dell'uomo con l'ambiente». Il sit in si terrà sulla diga di passo Fedaia perché «è qui che viene bloccato subito il torrente Avisio. E la Marmolada è bacino di riserva idrica per le emergenze sempre più frequenti dovute alle modifiche climatiche». La giornata del 2 agosto sarà anche l'occasione per fare il punto su come si sta realizzando il "patto per la Marmolada" sottoscritto tra le Province di Belluno e Trento, la Regione Veneto, numerose associazioni protezionistiche. «In quella giornata ripeteremo il nostro rotondo no alla pratica dello sci estivo che sta consumando l'ultima neve rimasta sul ghiacciaio», conferma Casanova. Ma, nel dibattito, in questa occasione sicuramente prevarrà il tema dell'acqua, con le varie problematiche aperte anche in provincia di Belluno. «Diremo ancora una volta con tutta la forza che abbiamo nella voce», aggiunge l'esponente di Mountain Wilderness, «che la pianura non potrà saccheggiare il territorio alpino, portandogli via l'acqua in misura e con modalità a volte perfino scandalose, tale e tanto è lo sperpero che avviene nelle campagne venete». Info: Luigi Casanova cel. 348/1302611.

 

02/08/03 - Terme di Comano (TN) - Inaugurazione mostra «Le radici del cielo. Tina Merlin: una donna, una voce libera», con Mauro Corona

Sabato 2 agosto alle ore 11.00 presso il Palazzo delle Terme di Comano (TN) sarà inaugurata la mostra "Le radici del cielo. Tina Merlin: una donna, una voce libera", organizzata dal Centro Internazionale Civiltà dell'Acqua, in collaborazione con  le Terme di Comano  e l'Azienda di Promozione Turistica Terme di Comano Dolomiti di Brenta con il patrocinio dell' Assessorato all'Ambiente, Sport e Pari Opportunità della Provincia Autonoma di Trento. All'inaugurazione interverranno: il Direttore del centro Renzo Franzin; l' Assessore all'Ambiente della Provincia Autonoma di Trento, Iva Berasi; e lo scrittore Mauro Corona. La mostra rimarrà aperta dal 2 al 16 agosto 2003.

 

05-06-07/08/03 - Velo Veronese (VR) - «Gli esulanti dell'8 settembre», di Alessandro Anderloni

VeloFestival 2003, Rassegna di teatro, musica e cultura a Velo Veronese (VR). Il 5, 6 e 7 agosto, alle ore 21 presso il Teatro Parrocchiale, verrà nesso in scena il nuovo spettacolo teatrale de “Le Falìe” di Velo Veronese: GLI ESULANTI DELL’8 SETTEMBRE, di Alessandro Anderloni. Dopo “La Pellegrina” e “La cattolica e l’ardito”, Velo Veronese torna in scena per raccontare gli anni della Resistenza in Lessinia. Ingresso 8 euro. Prevendite: Ristorante Tredici Comuni – Velo Veronese – Tel. 045.7835566.

 

06/08/03 - Soave (VR) - Rassegna cinametografica promossa da Legambiente / 5

Legambiente Soave vi invita alla rassegna cinematografica 2003 presso il Parco Zanella (inizio proiezioni alle 21.15; ingresso 5,00 euro - ridotto 3,50 euro, per anziani con oltre 65 anni). Giovedì 6 agosto verrà proiettato “IO NON HO PAURA”, regia: Gabriele Salvatores. Genere: Drammatico. Con: Diego Abatantuono, Dino Abbrescia, Aitana Sánchez-Gijón. ITALIA 2002. Durata:108'. In caso di maltempo le proiezioni saranno recuperate mercoledì 27 Agosto e nel mese di Settembre per eventuali chiarimenti potete contattarci ai seguenti indirizzi: www.legambientesoave.it E-mail: legambiente.soave@libero.it

 

08/08/03 - Recoaro Terme (VI) - Incontro con Fausto De Stefani

Venerdì 8 agosto alle ore 20,45 a RECOARO TERME (VI), presso il Teatro Comunale, si terrà un INCONTRO CON L'ALPINISTA FAUSTO DE STEFANI. L'iniziativa è promossa dal CAI di Recoaro.

 

 

BUONASSOCIAZIONE


 

0. VICENZA. CENA MULTICULTURALE E MULTIETNICA: ORGANIZZIAMOLA INSIEME!

Lunedì 11 luglio alle ore 21,00 si terrà il quarto incontro organizzativo in vista della cena multietnica ed equosolidale che verrà promossa il prossimo 14 settembre, una cena alternativa a quella dei vip (organizzata dall’Amministrazione comunale di destra) dell'8 settembre. L'idea del “Comitato Indovina chi viene a cena?” e' di trovarsi il 14 settembre, una settimana dopo la cena organizzata dal sindaco di Vicenza in Corso Palladio, per un buffet con menu' etnico ed equosolidale. Da anni ormai il sindaco e la giunta si riservano di invitare a cena pochi eletti nella cornice cittadina del corso Palladio, escludendo oltre il passaggio in centro, che per tale occasione viene barricato nella sua parte centrale, la possibilità a tutti gli altri cittadini di beneficiare di un momento di piacevole incontro e socialità. Ad oggi, gli organizzatori della cena alternativa sono riusciti a risolvere gran parte delle incombenze burocratiche necessarie per la buona riuscita dell’iniziativa, anche se “la lista della spesa” non è ancora stata completata. Si sta infatti ancora cercando chi possa offrire o trovare a modici prezzi: BICCHIERI, CONTENITORI TERMICI  per  la conservazione del cibo, VINO, ACQUA, BIRRE IN BOTTIGLIETTA O LATTINA. Una cosa certa, inoltre, è che l'eventuale ricavato della cena sarà devoluto al “Progetto Argentina” promosso dall'ArciRagazzi. Come vedete ci sono ancora parecchie cose da fare e da decidere, ma “l'operazione cena” è ormai partita e con un po' di impegno da parte di  tutti sicuramente riusciremo a rendere la giornata del 14 molto bella. Chi è disponibile a dare una mano contatti Cristina muzzana@libero.it , che comunicherà –tra l’altro- anche il luogo in cui si terrà l’incontro dell’11 luglio.

 

1. VISITA A BARBIANA. PARTENZE DA SAN BONIFACIO, COLOGNOLA AI COLLI E VERONA-EST

Movimento Educatori Milaniani organizza anche quest’anno, come da oltre 20 anni, una visita a DON LORENZO MILANI, a Barbina, che si terrà GIOVEDÌ 21 AGOSTO con partenza da San Bonifacio e San Zeno di Colognola ai Colli alle ore 6, da Verona-est alle 6,30 e da Nogarole Rocca alle ore 7. Ritorno previsto per le ore 21 circa. Costo, dai 10 ai 12 euro.  Il Programma prevede la visita al cimitero e alla scuola del priore di Barbina (l’ultimo tratto di 3 chilometri, verso il monte Giovi, sarà percorso a piedi; pranzo al sacco; incontro-testimonianza e visita al Centro di documentazione di Vicchio. Si tratta di una occasione di incontro, di scambio di informazioni e giudizi su la nuova rivista milaniana “I Care”; sulle straordinarie iniziative del Movimento Educatori Milaniani ancora in cantiere e sulle esperienze di altri gruppi collegati. Per informazioni e iscrizioni, fino al 31 luglio, contattare: Adami Luigi, tel.: 045 7650393; Mariotto Mariano, tel. 045 7614468; Mazzonelli Loredana, tel. 045 7901838; Veronese Paolo, tel. 045 7820845.

 

2. «DA CONSUMI DI GUERRA... A CONSUMI DI PACE»: INCONTRO ANNUALE DELL'OPERAZIONE "BILANCI DI GIUSTIZIA

Anche quest'anno il popolo bilancista si riunisce in un fine settimana gioioso e riflessivo, l'occasione è particolarmente attesa perché l'Operazione Bilanci di Giustizia compie dieci anni, dieci anni di sperimentazioni e di costruzione di rete fra consumatori critici. Saranno tre giorni per mettersi in discussione sul tema "Da consumi di guerra a ..consumi di pace" con l'uso di diverse modalità: dai giochi di ruolo sull'economia ai laboratori teorici e pratici su vari argomenti, dai confronti con padre Alex Zanotelli, Alberto Castagnola e don Albino Bizzotto alle meditazioni serali e mattutine sulla spiaggia. Il decennale dell'Operazione Bilanci di Giustizia sarà festeggiato fra video e danze popolari. L'incontro è aperto a simpatizzanti e curiosi che saranno i benvenuti. Attesissimi i bimbi di tutte le età che saranno seguiti da uno staff di animatori. L'incontro si terrà il 5,6 e 7 settembre presso il Centro Vacanze "La Perla" a Igea Marina-Rimini, le iscrizioni si raccolgono entro il 31 luglio alla segreteria dei Bilanci di Giustizia. Per informazioni: giannifazzini@libero.it

 

3. IL NUOVO SITO DEL CENTRO INTERNAZIONALE CIVILTA' DELL'ACQUA

Il Centro Internazionale Civiltà dell'Acqua Onlus comunichiamo che ha attivato un nuovo sito web interattivo dove ogni utente potrà partecipare alle discussioni aperte e suggerire articoli, documenti e contributi da pubblicare. I forum trattano i seguenti argomenti: 1) Il contratto Mondiale sull'Acqua; 2) Acqua, Arte, Cultura e Paesaggio; 3) Acqua Pubblica o Privata; 4) Acqua e Attività Economiche; 5) Luoghi e Progetti d'Acqua. Visitateci! www.centroacqua.org 

 

4. CAMPO ESTIVO DEL MLAL, NEL SEGNO DELL'ETICA E DELLA RESPONSABILITA'

Si svolgerà dal 24 al 30 agosto sulle colline veronesi la settima edizione del Campo estivo organizzato dal Mlal ProgettoMondo (Movimento Laici America Latina) per aderenti e simpatizzanti. Il tema di quest’anno è “Più responsabili, più liberi”, ovvero l’etica della responsabilità. Saranno ospiti della bella residenza di Costagrande relatori specialisti dell’argomento secondo il proprio ambito professionale. Sarà possibile avere la visuale del teologo, del giornalista, dell’antropologo, del sociologo e anche dell’economista. Curerà il programma Anna Casella, antropologa docente universitaria a Brescia e aderente del Mlal. A lato degli incontri tematici, sono in programma laboratori, proiezioni e altre attività culturali ricreative. Per la prima volta quest’anno sarà funzionante anche un “campo junior” dedicato ai ragazzi dai 10 ai 15 anni per i quali sono previsti incontri-studio sul tema dei “Popoli indigeni”, giochi e altri spazi divertenti. Costo del soggiorno: 40,00 euro giornalieri a persona (ridotto: 37,00 euro pensionati/studenti; 32,00 euro bambini 2/10 anni) con tassa d’iscrizione (5,00/10,00 euro ). Per informazioni e iscrizioni: tel. 045.8102105 – italia@mlal.org - www.mlal.org.

 

5. CORSO DI FORMAZIONE PER I CORPI CIVILI DI PACE

Nei giorni 24-31 agosto (dalla cena del 24 al dopo prima colazione del 31) si terrà a Pruno di Stazzema (Lucca) un training di formazione per le persone interessate a partecipare ad interventi del tipo di quelli dei Corpi Civili di Pace. Gli argomenti trattati nel training, con l'uso di tecniche attive come giochi di ruolo, di posizione, teatro forum, simulazioni, tempeste di idee, ecc., saranno: a) il lavoro con il sé ed il superamento delle proprie paure; b) il lavoro di gruppo ed i metodi decisionali del consenso; c) la diplomazia dal basso e l'interposizione nonviolenta; d) il comportamento in situazioni calde o di conflitto acuto. Ci sarà anche un gioco di ruolo sul conflitto tra Israeliani e Palestinesi e sulla gestione creativa di questo conflitto, guidato da una delle autrici del gioco, Angela Marasso, nel quale si cercherà di simulare anche il ruolo di un operatore dei Corpi Civili di Pace. Il training è aperto a persone che abbiano già fatto altri trainings di base e, se possibile, operato in situazioni di conflitto anche  non armato (che avranno la precedenza sugli altri per l'accettazione dell'iscrizione), oppure persone che abbiano fatto domanda di obiezione di coscienza o di partecipazione al Servizio Civile Volontario, o si stanno preparando professionalmente ad essere "Operatori di Pace". La preferenza sarà accordata ai residenti della Provincia di Lucca che abbiano le stesse qualifiche degli altri. Il numero massimo dei partecipanti  è di 20 persone, che saranno selezionate dal gruppo dei trainers sulla base delle schede di domanda qui accluse.
Per l'iscrizione al campo bisogna spedire a Sandro Mazzi, Viale Mecenate 81, 52100 AREZZO il modulo accluso debitamente riempito. Le schede devono arrivare entro il 1 agosto 2003 a Sandro Mazzi, o via posta, o via E mail: perugia@pacedifesa.org, tel. 328.878.36.37, con la dicitura "Iscrizione campo Corpi Civili di Pace". La risposta di accettazione o meno verrà data entro il 4 agosto via E mail, o per telefono.
La partecipazione alle attività formative del training è gratuita. I partecipanti dovranno invece pagare le spese di vitto e alloggio. Le soluzioni alloggiative sono varie: 1) nell'ostello di Pruno, alloggio in camerate di tre o più letti,  e vitto, 30 euro al giorno (totale 180 Euro); 2) con tenda propria in area attrezzata, per un massimo di 8 tende (5 euro al giorno, e 9 euro per ogni pasto utilizzato presso l'ostello). Le persone accettate dovranno versare, entro una settimana dalla ricezione della comunicazione di  accettazione, 30 euro, come anticipo sulle spese di alloggio e vitto, nel Conto Corrente Postale n. 32145674, intestato a Valversilia Projects Onlus, Piazza Risorgimento 8, 55040, Pruno di Stazzema (Lucca). I trainers sono, in ordine alfabetico, oltre Angela Marasso, già citata: Marco Baino, formatore;  Federica Cecchini, psicologa; Alberto L'Abate, sociologo; Gigi Ontanetti, formatore, e Sandro Mazzi, come responsabile della segreteria organizzativa e tutor degli allievi. Il training si concluderà, nel dopo cena del sabato 30 agosto, nella piazza principale del paese con una tavola rotonda, aperta a tutta la cittadinanza della zona, sulle funzioni e le prospettive dei Corpi Civili di Pace cui sono invitate tutte le associazioni aderenti alle rete che si è recentemente costituita a Bologna.  Un programma più dettagliato e le istruzioni per raggiungere Pruno verranno inviate ai partecipanti effettivi al training. Il corso di formazione è promosso da: Scuola della Pace, Provincia di Lucca; Valversilia Projects Onlus; Ced/as. Venti di Terra, Prato; Berretti Bianchi onlus; con il contributo del Cesvot.

 

6. CORSO DI FOTOGRAFIA ETICA

Il fotoreporter ENRICO MASCHERONI organizza un corso di Fotografia Etica: “UNO SGUARDO RISPETTOSO ED AMMIRATO  SUL MONDO E GLI UOMINI”. Lo scopo del corso é quello di fornire  le basi culturali e tecniche per un approccio non superficiale con la fotografia di reportage,sia essa legata a fatti e realtà locali che di più ampio impegno, ed é indirizzato a persone che conoscono le tecniche fotografiche di base. Sono previsti 4 incontri + 2 uscite pratiche da concordare con i partecipanti   sui seguenti argomenti: ATTREZZATURA FOTOGRAFICA. Fotocamere: compatte, reflex,telemetro e digitali. Pellicole: negative,diapositive, B/N e colore, supporto digitale. Conoscere le reflex: come usarle, le ottiche intercambiabili, Esposizione: fotografare in manuale, automatico, programmato. Esposizione:spot ,semispot e matrix. Flashmeter. Flash: come funziona, l’esposizione automatica, come evitare l’effetto “occhi rossi”. Inquadratura: criteri di composizione di una immagine, elementi di disturbo. Illuminazione: controllare la luce artificiale e naturale. Ottiche, grandangoli, tele, zoom. Accessori; il treppiede, i filtri fotografici. Viaggio: cosa portare, proteggere le pellicole, accessori utili. INFORMARE ATTRAVERSO L'IMMAGINE (cronaca, attualità,indagine). COME PREPARARE UN APPROFONDITO REPORTAGE. FOTOGRAFIA ED ETICA E RAPPORTO CON AGENZIE E REDAZIONI. VISIONE E DISCUSSIONE LAVORI DEI PARTECIPANTI. COSTO:  150 euro (caparra di 50 euro all’iscrizione, saldo alla prima lezione); ISCRIZIONI: entro il 16/9  al 335 6859610 o via mail: photomascheroni@libero.it NUMERO MINIMO:  10 partecipanti. SEDE: Suore Miss. Immacolata, Via Mantegna 27, Monza (dietro Stadio) 039-831281. CALENDARIO:  in sede 19/9, 26/9, 3/10, 28/11, dalle ore  20,45 alle  22,45; sul campo 27/9, 4/10 ( di pomeriggio con orario da concordare). Relatore ENRICO MASCHERONI, impegnato fotoreporter  autore di importanti reportage nel mondo a sfondo sociale ed etnografico. Info www.photomascheroni.com   mail:  photomascheroni@libero.it

 

7. UN ARCHIVIO FOTOGRAFICO CONTRO TUTTE LE GUERRE

E' stato costituito l'archivio fotografico "contro tutte le guerre" coordinato dal fotografo Carlo Brisotto. L'idea nata durante il Social Forum di Firenze è stata concretizzata in questi giorni con un fondo iniziale di circa 300 immagini. L'archivio raccoglierà prevalentemente fotografie; è tuttavia aperto anche ad altri tipi di testimonianze. Per maggiori informazioni email: carlo.brisotto@libero.it

 

8. MALAKI MA KONGO

“Malaki ma Kongo” ha l'onore di inviarvi il rapporto delle attività della sezione “Malaki ma Kongo Francia”. “Malati” è sinonimo di Kermesse, festa e “Kongo”, nome dell'antico Regno Kongo, significa Pace, amore, fratellanza. La traduzione letterale di “Malaki ma Kongo” è dunque: Festival della Pace. La prima edizione del Festival per la Pace MALAKI MA KONGO s'è tenuta dal 07 al 13 luglio 1991 a Mfoa-Brazzaville in Congo. “malati” si è, in un primo momento, presentato sotto la forma di un festival facente la promozione della cultura originaria dell'Africa profonda ed eterna, attraverso spettacoli di vario genere. Il suo asse portante rimane tuttavia il teatro. Benchè ispirato alla cultura Kongo, della quale si propone di assicurare la promozione, il festival è aperto alle culture del mondo. La sua unica specificità consiste nell'accompagnamento dell'apertura e della chiusura di ogni edizione con aperitivi fatti solo con prodotti africani, come il vino di palma e di canna da zucchero, il vino d'arancio, di banana, succo di zenzero e anche di golosità come la kola, le radichette, platani fritti, arachidi, frutti di raccolto, ecc. Il primo e l'ultimo spettacolo hanno sempre luogo attorno ad un grande fuoco. Dopo il Congo-Brazzaville, il Congo-Kinshasa, la Guadalupa, l'Italia, Haïti, ecco infine realizzato anche in Francia il Festival delle radici della cultura africana Malaki ma Kongo. Tali attività fanno parte di un programma mondiale di promozione e divulgazione  della cultura Kongo da un lato, e dall'altro di festeggiare il ritrovamento dei vari pezzettini del puzzle Kongo sparpagliati nei quattro angoli della terra. Siamo disponibili a realizzare il festival Malaki ma Kongo dovunque, e lì inviteremo tutti i Ne Kongo nel rispetto del Bukongo (l'etica Kongo). Per la vostra informazione, l'undicesima edizione Malaki ma Kongo 2002 è stata realizzata su tre continenti: uropa-Italia a Nove di Bassano del Grappa (VI) in maggio; Africa-Congo a Kinshasa in ottobre e a Brazzaville in settembre; America-Haïti a Port au Prince in novembre. A questa edizione tricontinentale di Malaki ma Kongo, abbiamo ritrovato sul posto, ad Haïti, un villaggio popolato da gente Ne Kongo del clan Nsundi, senza dimenticare la presenza dei discendenti della regina Nzinga. Approfittiamo di questa occasione per informarvi che all'occorrenza del bicentenario dell'indipendenza di Haïti, 04 gennaio 2004, la sezione Malaki ma Kongo di  Haïti organizzerà un grande Malaki ma Kongo. Questa informazione ha il valore di un invito, in quanto i Ne-Kongo haitiani saranno molto onorati di ricevere in questa occasione i loro fratelli e sorelle dell'altra costa. Per tutte le informazioni, vi preghiamo di mandare un'e-mail a: info@malakimakongo.com - www.malakimakongo.com

 

 

GUERREDIMENTICATE


Quando anche il silenzio uccide

Guerre e news

(3a ed ultima parte)

di Amedeo Tosi (GRILLOnews) 

 

Giornalisti in trincea

Non poteva mancare tra queste righe un breve cenno su chi opera all’interno del sistema informativo, con particolare riferimento all’inviato nei luoghi di guerra. Si tratta di una di quelle professioni che a detta di molti sta scomparendo, sostituita da un nuovo modo di fare informazione e, forse, anche dal già accennato disinteresse da parte delle imprese editoriali nei confronti di gran parte degli eventi bellici.

L’inviato di guerra è senza dubbio una figura professionale complessa, che deve destreggiarsi tra le conoscenza dei trattati internazionali e l’interpretazione delle scelte geo-politiche; tra la conoscenza del “pianeta” militare e la necessità di adattarsi a situazioni difficili ed incontri imprevedibili. Gli inviati di guerra degli organi di informazione più importanti sono mandati all’estero solo se l’attenzione su quel determinato conflitto è praticamente mondiale. Ciò tuttavia non significa che il lettore o l’ascoltatore saprà per questo tutto quello che accade sul campo di battaglia, anzi. Come già sottolineato in precedenza, emergerà, di norma, poco più di quello che il potere politico-militare vorrà far sapere. Gli inviati sono infatti “rinchiusi” negli alberghi, spesso lontani dal fronte; essi dipendono da fonti informative accreditate (come ad esempio la Cnn durante la Prima guerra nel Golfo) e spesso le immagini da mandare in onda sono quelle di repertorio, oppure notizie preconfezionate, distribuite nel corso dei briefing militari.

Nonostante i supporti tecnologici favoriscano il loro lavoro (un computer portatile, un telefono satellitare ed una macchina fotografica digitale possono consentire al giornalista di inviare testi ed immagini in qualunque angolo del mondo) la libertà d’informazione non sempre riesce ad essere tale e quale le direttive deontologiche e i dettami normativi sulla libertà d’opinione e di espressione prevedono e garantiscono.

Ma questa riflessione è incentrata sulle guerre non raccontate, che sono tali anche perché i giornalisti proprio non ci sono nei luoghi di cui sto trattando; questo, naturalmente, per varie ragioni, nessuna predominante sull’altra, a mio avviso: mandare un giornalista in un conflitto è costoso, ovvero le imprese editoriali sarebbero chiamate a (rischiare di) investire delle risorse senza alcuna garanzia di un rientro economico, che tradotto nella realtà significa, ad esempio, che si è preferito mandare quarantaquattro giornalisti (di varie testate italiane) in Afghanistan e zero nel resto dei campi di battaglia. I conflitti sono dimenticati, inoltre, perché si crede che non interessino alla gente, anche se dall’indagine della Caritas Italiana emerge proprio il contrario. A parte ciò, c’è da tenere presente che raccontare una guerra non è mai facile, ancor di più  se tale evento è geograficamente lontano, non ha  implicazioni esplicite con l’economia o la politica nazionale e non si capisce bene la sua dinamica; tutto diventa ancora più complicato se è seguita da un “inviato” che invece di essere sul campo di battaglia lavora nella sua redazione a “stretto contatto” solo con i dispacci delle Agenzie, che poco possono fare-informare di fronte a conflitti che sembra si combattano da sempre, dove le ragioni dello scoppio della guerra sono ormai finite nel dimenticatoio e diventa così difficile capire ed interpretarne l’evoluzione. Ad esempio, nella già accennata Guerra Mondiale Africana (nella Repubblica Democratica del Congo, ndr), che coinvolge vari stati, si sono verificati nel tempo vari cambiamenti di alleanze all’interno degli schieramenti, guerre frammentate spesso portate avanti da singole etnie o tribù e non da eserciti nazionali, dove la mancanza di “legittimazione” delle parti in lotta rimane sconosciuta ed è difficile perfino sapere chi comanda un esercito. L’assenza di reporter sul campo rende quindi davvero le cose molti ostiche ed anche le Agenzie, di cui parlerò più avanti, sono poco presenti e non aiutano molto le redazioni dei giornali.

C’è da dire, inoltre, che la nascita e lo sviluppo della rete Internet sta portando un cambiamento nel lavoro dei giornalisti e che stanno emergendo nuove modalità d’informazione e di giornalismo.

I reporter “navigatori” sono spesso dei volontari che gestiscono un sito d’informazione, reperiscono le notizie attraverso la rete stessa, nei siti di Agenzie, di Istituzioni, oppure da altri reporter - collaboratori virtuali. Certo, l’attendibilità di questo tipo di giornalismo è tutta da verificare (verificare le informazioni costa, in denaro ed impegno intellettuale), anche se la modalità di lavoro non è molto lontana da quella esperita da un giornalista che segue le varie vicende dalla sua redazione o perfino dall’inviato che, per vari motivi, si trova comunque lontano dal campo di battaglia.

 

Il sistema informativo: le Fonti

Delineati i vari elementi che a mio avviso sono co-responsabili delle tante dimenticanze del sistema informativo sulle guerre in atto nel pianeta, è bene ora soffermarsi proprio sul sistema informativo, per cercare di far emergere, se esistono, le ragioni di queste dimenticanze.

Come ho già scritto, molto spesso le guerre non vengono seguite dal circuito informativo internazionale; ciò implicitamente significa che molte azioni belliche non verranno mai prese in considerazione o conosciute. Negli eventi di guerra seguiti, i giornalisti non sempre vivono di persona tutto quello che relazioneranno, ma l’essere ad un passo da quel che succede potenzialmente permette all’inviato di verificare la veridicità o, almeno, l’attendibilità, di ciò che le fonti descrivono e di confrontare le sue informazioni anche con quelle di altri colleghi presenti. Tutto ciò per dire che molto probabilmente una redazione terrà maggiormente in considerazione, o darà la priorità, al lavoro dell’inviato rispetto alla pubblicazione di notizie che non ha la possibilità di verificare altrimenti. Può succedere inoltre che una fonte che in teoria dovrebbe essere ufficiale, non lo sia per niente: ciò accade spesso nelle guerre civili, dove diverse notizie arrivano da fonti istituzionali coinvolte nel conflitto stesso. In questo caso è lampante che tale attività “informativa” è pensata ed eseguita per finalità di parte, che se pubblicate finirebbero per alimentare solo un clima di strumentale consenso e, quindi, falsità. In tal senso è già stato accennato che il potere politico si serve molto spesso dei mezzi di informazione a proprio piacimento, tenendo lontano i giornalisti quando possono creare dei problemi, mentre li lascia liberi di indagare quando le notizie diffondibili sono volte a procurare un vantaggio d’immagine o altra natura. Caso emblematico, in tal senso, è l’attuale politica della Russia, che da quando ha rispeso a combattere i separatisti ceceni non rilascia più alcun visto d’ingresso ai giornalisti stranieri intenzionati ad entrare in quella regione.

Casi ancora più drammatici e funesti si sono registrati nella storia recente; casi che hanno visto salire in cattedra media impegnati a  distillare ed amplificare messaggi di odio e nel rendersi apostoli della violenza hanno contribuito a preparare il terreno per lo scoppio di guerre sanguinose. Esempi recenti risiedono nelle menzogne fabbricate ad arte da alcuni media prima e durante gli  eventi bellici nell’ex Jugoslavia; in Rwanda, con l’attività delle famigerate «Radio delle mille colline» e «Radio Rwanda», impegnate fin dal 1994 a promuovere uno spirito revancista e xenofobo tra le etnie; le razziste e squilibrate testate giornalistiche  burundesi e del Niger; i media dell’odio in azione in Egitto, in Crimea, in Romania, utilizzati in chiave di propaganda di politiche nazionaliste o discriminatorie.

La fonte di informazione più utilizzata dalle redazioni rimane quella delle Agenzie di stampa; alcune di esse sono delle vere e proprie multinazionali dell’informazione (le statunitensi AP e UP, l’inglese Routers, la francese France Press), diffuse in tutti i continenti e con moltissimi giornalisti alle loro dipendenze; esse, da sole, gestiscono l’80% del flusso di notizie mondiale; il rimanente 20% è suddiviso tra altre 296 società così ubicate: 142 negli Usa-Canada; 78 in Europa; 49 in Giappone e 27 nel resto del mondo. Le 4 multinazionali dell’informazione di fatto sono le fonti utilizzate dalle redazioni per reperire notizie dall’estero, soprattutto quando non si utilizzano gli inviati. Ma il loro campo d’azione riguarda in prevalenza l’emisfero Nord del mondo: soltanto il dieci per cento circa delle notizie diramate agli abbonati riguarda l’altro emisfero, ed è facile capire quindi da dove nasca, anche, l’isolamento informativo delle nazioni africane ed asiatiche attualmente in conflitto. Dal 1997 è operante tuttavia una agenzia che si occupa essenzialmente delle regioni del Sud del mondo: Misna (Missionary Service News Agency, www.misna.org), agenzia che attraverso giornalisti laici e missionari cattolici diffonde ogni giorno circa una trentina di notizie in tre lingue, tra cui anche l’italiano. Grazie proprio alla presenza dei missionari nelle regioni in cui si combatte, Misna è diventata un’autorevole finestra sui conflitti esposti all’oblio. La Caritas Italiana nella sua ricerca ha sottolineato che più di un terzo delle notizie che vengono pubblicate sui conflitti provengono da questa Agenzia, che certamente è aiutata da migliaia di insostituibili missionari, ma si avvale anche di un’equipe di dieci giornalisti, compreso il direttore responsabile. Notizie che sono pubblicate direttamente nel suddetto sito, senza fare “lanci” alle redazioni. Misna è un importante esempio di giornalismo che non ha bisogno di grandi risorse per svolgere un’attività di qualità, riuscendo ad utilizzare in maniera efficace e positiva le nuove tecnologie. Da questo iniziale excursus, che ha preso in considerazione fonti e inviati di guerra, emerge, a mio avviso, che il lavoro del giornalista rappresenta solo una parte di quel ingranaggio che produce dimenticanze.

 

Notizie e notiziabilità

Dall’indagine della Caritas emerge inoltre che soltanto una minima parte dei lanci di Agenzia divengono poi notizia ripresa dai media : infatti, su 331 notizie sui conflitti dimenticati presi in considerazione, ben 257 sono state cestinate e quelle pubblicate sono state riprese dai giornali il solo giorno successivo, dopodiché se né è persa la traccia. Per fare un esempio, la guerra in Costa d’Avorio è scoppiata il 19 settembre 2002, quando il presidente ivoriano era in visita ufficiale in Italia; nonostante questo i media italiani dopo pochi giorni dall’inizio del conflitto non ne parlavano già più: se un conflitto lontano di protrae a lungo nel tempo viene puntualmente marginalizzato.

Anche se poche, comunque all’interno delle redazioni le notizie arrivano, ma come? I dispacci d’Agenzia il più delle volte sono molto brevi e poco dettagliati, ciò crea non pochi problemi al redattore, che con grande fatica riuscirà ad approfondire o collocare  tale informazione nel contesto generale della guerra. Un altro importante elemento che viene tenuto in considerazione in questo contesto è il cosiddetto processo di notiziabilità. Le guerre maggiormente ricordate dai nostri connazionali sono quelle dove l’Italia ha inviato propri soldati (Somalia, Kosovo); questo tipo di conoscenza da parte degli italiani molto facilmente è figlio proprio del fatto che le notizie trovano ospitalità nei menabò dei giornali o nei palinsesti radiotelevisivi se collimano con i criteri di notiziabilità rispetto agli interessi del pubblico (novità, vicinanza, dimensione, comunicabilità, drammaticità, conflittualità, conseguenze pratiche, umanità espressa, idea di progresso e prestigio sociale) e al lavoro di redazione (natura-urgenza dell’evento, attualità-ritmo dell’evento e flusso d’arrivo delle notizie in redazione).

Quanto notiziabili siano le news sui conflitti non è semplice da dirsi: sarebbe necessario analizzare ogni singola notizia e fare poi una ricerca ad hoc, caso per caso. Alcune considerazioni, tuttavia, si possono comunque fare. Prima tra tutte quella che sicuramente le notizie sui conflitti nel pianeta poco si plasmano ai suddetti criteri relativi al lavoro di redazione, dato che l’urgenza raramente è riscontrabile e le notizie arrivano sul tavolo del redattore molto tempo dopo che sono accaduti gli eventi citati e, come già detto, il flusso a tal riguardo non può certo dirsi continuo, di norma.

I criteri invece che riguardano la selezione delle news in base all’interesse del pubblico trovano più punti in comune con le notizie sulle guerre: metà degli elementi per interessare sono infatti presenti nelle informazioni sui conflitti, ma è probabile che siano proprio i criteri che influiscono sul lavoro della redazione ad essere determinanti. Ciò è quanto è riuscita a dimostrare anche l’indagine della Caritas: i mezzi d’informazione sono spesso lontani dai veri interessi delle persone, che valutano così insufficiente il servizio offerto in questo ambito. La lontananza dai luoghi in cui gli eventi accadono, l’annosità dei conflitti e la diversa cultura di cui si  dovrebbe parlare e scrivere influiscono nelle scelte della redazione, che spesso preferisce non approfondire una notizia e nemmeno pubblicarla, dando per assodato che le uniche news che interessano  al proprio pubblico sono quelle che vedono l’Italia coinvolta direttamente, con legami militari, economici o diplomatici.

 

Mezzi di comunicazione

La politica dei vari mezzi di comunicazione sull’approccio alle guerre è molto simile: come evidenziato nel corso dell’indagine della Caritas, quasi tutto lo spazio (e l’attenzione) viene dedicato alle crisi che coinvolgono più da vicino l’Italia, cioè il Medio Oriente e Kosovo;  oggi che la questione Kosovo risulta essere archiviata, al suo posto ci sono quelle irachena e afgana. Esistono tuttavia delle diversità tra i vari media, prima tra tutte quella relativa al diverso utilizzo e radicamento dei mezzi d’informazione stessi e, quindi, al diverso ruolo e responsabilità attribuibili rispetto all’argomento di cui si sta discutendo: Radio e televisione 60% ; Quotidiani e riviste 28%; Parrocchia 4%; Internet 3%; Scuola 2%; Amici e parenti 1%; Non risponde 2%

Dall’analisi emerge che la radio rimane un mezzo molto utilizzato dal pubblico e fra i vari media, escluso Internet, la radio è l’unica che ha un maggiore equilibrio di spazio dedicato fra le guerre raccontate e quelle ignorate. Prendendo infatti come punto di riferimento il conflitto meno seguito da tutti i media (Guinea-Bissau) e quello più seguito al tempo dell’indagine (Kosovo), e confrontando le differenze di spazio dedicato, Caritas ha potuto verificare una minor sproporzione dello strumento radiofonico a confronto degli altri media: in radio lo spazio occupato dal conflitto in Guinea-Bissau è 115 volte inferiore rispetto all’attenzione riservata al Kosovo, mentre nella televisione tale rapporto è ben 2792 volte inferiore. Ciò, nella realtà, significa che nel corso dei due anni e mezzo di ricerca, la televisione pubblica italiana ha dedicato meno di due minuti al primo conflitto, mentre le tivù private nazionali non hanno destinato ad esso alcuno spazio. Per quanto riguarda invece i prodotti cartacei (quotidiani e riviste) la linea di tendenza è stata la seguente: 62,9% di attenzione rivolta al Kosovo; 32,3% alla Palestina, 1,7% allo Sri Lanka; 1,6% alla Sierra Leone; 0,9% alla Colombia; 0,3% sia all’Angola che alla Guinea Bissau. È emerso inoltre che i quattro quotidiani presi in considerazione dall’indagine utilizzano come maggiore fonte d’informazione l’Agenzia Ansa, seguita dalla Misna. Spesso è il numero di morti e feriti ad interessare i quotidiani, come il rapimento o l’uccisione di missionari italiani; fatti che in passato hanno poi determinato un maggior interesse a conflitti come quello della Colombia o Sierra Leone, divenute le guerre meno ignorate tra quelle dimenticate. Articoli che si caratterizzano, comunque, per  non finire mai in prima pagina o corredati da fotografie.

La televisione certamente è carente d’informazione sulla guerra; nella dimenticanza, però, la tivù pubblica dedica più spazio rispetto a quella privata; nonostante queste ultime reti siano cinque (tre reti Mediaset, La7 ed Mtv), mentre quelle pubbliche tre, di cui una (RaiTre) dedica parte dell’informazione ai tigì regionali.

Detto questo, considerando i suddetti mezzi meramente dal punto di vista fisico si può facilmente dedurre che le diversità sono molte e comportano una significativa differenza di fruizione da parte del pubblico o lettore. Tuttavia queste diversità di natura fisica non hanno determinato modi diversi di trattare gli eventi bellici; infatti  la strada imboccata sembra, in pratica, tracciata da un’unica corsia. Ciò porta a ritenere, pertanto, che la scelta dei quotidiani di allinearsi agli altri media sia un errore, in quanto non tiene conto della diversa tipologia di pubblico, oltre che delle proprie potenzialità. Radio e tivù sono spesso seguiti distrattamente mentre chi si accinge a leggere un giornale dedica, in teoria, tutta la sua attenzione alla lettura ed è alla ricerca di qualcosa che non trova negli altri mezzi d’informazione.

 

La rete delle reti

Un discorso a parte merita Internet, dato che esso rappresenta sì un mezzo d’informazione ma con caratteristiche uniche.  Il rapporto di Internet con le guerre è certamente diverso per molti aspetti rispetto agli altri media, tuttavia un punto di contatto è rilevabile nel fatto che esiste anche per Internet una sproporzione tra le notizie sui conflitti noti e maggiormente seguiti per antonomasia e quelli che in questa ricerca sono stati etichettati come “dimenticati”. Ciò, tuttavia, è significativo solo in parte, dato che la vastità della rete permette di far emergere moltissime risorse su qualunque conflitto. Mediante l’utilizzo di Google.com, ad esempio, è possibile trovare in media circa ottomila siti per conflitto, anche se c’è da sottolineare che circa il 55% dei siti sulle guerre nel mondo puntano l’attenzione sulle tre crisi maggiormente considerate attualmente: irachena, afgana e mediorientale. Una sproporzione che esiste ma forse non influisce più di tanto, dato che chiunque può comunque rintracciare nella rete moltissime informazioni su qualunque conflitto. Nei siti è possibile trovare spesso anche archivi o motori di ricerca interni, che permettono di portare a galla anche vecchie news sulle guerre; limite, questo, difficilmente bypassabile da un giornale cartaceo. Ecco che l’ipertesto diventa la risposta più flessibile alle ricerche d’informazione di una persona: se un lettore e “navigatore” oggi avesse comperato tutti i quotidiani non avrebbe trovato nessuna notizia sui conflitti dimenticati; mediante Internet, invece, in qualunque momento egli ha la possibilità di reperire moltissime informazioni su qualsiasi argomento di interesse.

 

Conclusioni

Nel corso di questo servizio sulle guerre dimenticate e sulle dimenticanze dei mass-media sono emerse molteplici questioni che, in sintesi, portano alla conclusione che l’ambito trattato è quanto mai complesso e caratterizzato da una molteplicità di variabili in grado di  influenzare a vario titolo quantità e qualità dell’informazione sugli eventi bellici. Basti l’esempio che l’iniziale ricerca di dati, riassunta nella tabella pubblicata nella newsletter precedente, è stata portata a termine con non poche difficoltà, dopo essermi imbattuto in dati a volte contraddittori, per segnalare la presenza di crepe di disorientamento anche tra le fonti informative “specializzate” prese in considerazione. Sembra comunque di capire che, in genere, non esiste una implicazione diretta dei vari sistemi mediatici nel determinare la scarsa informazione su gran parte delle guerre, bensì l’informazione è un processo a cui molti concorrono e regolano (editori, giornalisti, pubblicità ed interessi economici, lettori-clienti) ma nessuno, comunque, comanda. Ciò per dire che non è possibile rintracciare un vero responsabile delle problematiche sollevate, anche se ciò non significa affatto che la situazione attuale non possa essere diversa. Potenzialmente i mass media potrebbero fare di più. Se da un lato i tigì radiotelevisivi contemplano ed hanno, così come sono impostati, maggiori limiti, gli strumenti informativi cartacei potrebbero tuttavia uscire dall’allineamento (l)imitativo a cui sembrano sottostare. Certo, prevedere la presenza di un inviato in ogni conflitto e/o raccontare quotidianamente l’evoluzione delle situazioni sarebbe pretendere il troppo; ma l’oggettivo silenzio informativo su gran parte dei conflitti che caratterizza la situazione attuale, e che inequivocabilmente emerge tra le righe di questa riflessione pubblicata a puntate a GRILLOnews,  sembra stia riproducendo esattamente l’altra faccia della medaglia, chiamata il niente. E ciò, oltre che essere criticabile dal punto di vista etico e certamente non in linea, se non addirittura in contraddizione, con gli sforzi che gran parte degli addetti ai lavori nel settore dell’informazione tentano di fare per tutelare i minori, la privacy, la propria indipendenza… ecc., tutto ciò finisce per non rispettare le aspettative di gran parte dell’opinione pubblica, della clientela, così come evidenziato dall’indagine della Caritas Italiana.

I mass media ricoprono un potere che viene tenuto molto in considerazione da un altro potere, quello politico. Nel corso di queste righe mi sono soffermato, in particolare, a descrivere le conseguenze negative che un uso strumentale dei mezzi d’informazione può addurre. Ma si è visto, anche, che i media possono creare vari effetti nell’ambito dei conflitti armati, tra cui quello della moderazione dell’aggressività delle parti in lotta. L’attenzione mediatica può stimolare, di conseguenza, l’opinione pubblica, che generalmente –come evidenziato anche dalla più volta citata indagine della Caritas Italiana- si muove sempre verso risoluzioni diplomatiche e pacifiche, andando così a chiamare in causa proprio quel potere politico e quelle relazioni internazionali tra i vari stati che possono fare qualcosa per cambiare le sorti di una guerra. E qualcosa è sempre meglio che il niente.

 

Fonti: Bibliografia: AA.VV. – Caritas Italiana : «I conflitti dimenticati» - (Feltrinelli, 2003); Alberto Papuzzi: «Professione giornalista» - (Donzelli, 2002); Carlo Gubitosa: «L’informazione alternativa» - (EMI, 2002); Mimmo Candito: «I reporter di guerra» - (Baldini e C., 2002); Reporters Sans Frontieres: «I media dell’odio» - (Ed. Gruppo Abele, 1998). Consultazione di vari quotidiani e riviste: Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa; «Nigrizia» di gennaio, febbraio e marzo 2003. Siti Internet www.misna.org  (Agenzia giornalistica);  www.warnews.it , sito che diffonde notizie su tutti i conflitti in corso.

 

 

INTERNAZIONALE


Schiavitù

Don Oreste Benzi incontra Muhammar Gheddafi

Grazie alla mediazione personale di Romano Prodi, Don  Benzi discuterà con Gheddafi di immigrazione, tratta della prostituzione e dialogo interreligioso.

 

Don Oreste Benzi, il fondatore della "Comunità Papa Giovanni XXIII" di Rimini, incontrerà personalmente il colonnello Muhammar Gheddafi, con il quale discuterà in forma privata del traffico di esseri umani tra l'Italia e la Libia, cercando nuove forme di collaborazione per la lotta allo sfruttamento della prostituzione. "Con Gheddafi parlerò delle persone schiavizzate e obbligate alla prostituzione che raggiungono l'Italia dall'Asia e dall'Africa -ha dichiarato don Oreste Benzi-. Questo traffico di uomini e donne in Libia trova un punto di passaggio obbligato, che potrebbe diventare un punto di controllo e di sorveglianza. A Gheddafi -prosegue don Benzi- chiederò anche di sollecitare il presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, affinché si faccia carico del problema relativo al traffico di donne nigeriane schiavizzate e avviate alla prostituzione. Molte di loro raggiungono l'Italia, e assieme alle schiave provenienti dall'est Europa sono le più numerose sulle nostre strade".
Un altro obiettivo della "missione" in Libia di Don Benzi è la promozione del dialogo interreligioso tra l'Islam e la cristianità: di questo argomento parlerà sia con Gheddafi che con Mohammed Shariff, presidente di Islam Socold Society. L'incontro tra Gheddafi e Benzi nasce da un intervento personale di Romano Prodi, che ha chiesto al leader libico di effettuare questo incontro nella convinzione che il sacerdote italiano avrebbe potuto fornire un utile contributo per la lotta alle nuove forme di schiavitù legate alla prostituzione.
Benzi viaggerà a bordo di un aereo messo a disposizione personalmente da Gheddafi, che riporterà a casa i bambini dello Zimbabwe operati al cuore dai medici dell'Ospedale Sant'Orsola Malpighi di Bologna, nell'ambito del "Progetto Cuore", un progetto di assistenza sanitaria ai minori co-nanziato dalla Regione Emilia Romagna. La delegazione che accompagnerà i 5 bambini operati comprende, oltre a Don Benzi, anche missionari e personale medico, tra cui la dottoressa Marilena Pesaresi che opera da anni in Zimbawe nel settore sanitario.

 

Proteste civili

La Corte USA sentenzia: le suore domenicane devono restare in prigione

 

Il 25 luglio 2003, come previsto, una corte americana ha emesso la sentenza contro le tre suore domenicane, Ardeth Platte 66 anni, Carol Gilbert 55 e Jackie Hudson 68, che dovranno rimanere in prigione per due anni e mezzo circa e pagare una multa di 200 dollari per ciascuna e restituire 3,080.04 dollari. In particolare Jackie ha ricevuto una condanna di 30 mesi, Carol di 33 mesi e infine Ardeth di 41 mesi. Le sorelle sono entrate nel perimetro della base militare in Colorato (uno degli arsenali nucleari presenti sul territorio americano) durante una manifestazione di protesta civile contro la guerra in Iraq e hanno cercato di disabilitare simbolicamente un missile a testata nucleare, considerato un arma di distruzione di massa. Sono state arrestate ad aprile e oggi la sentenza è stata emessa. Il coraggio e la radicalità della nonviolenza testimoniati dalle tre donne hanno raccolto ampio consenso nel mondo, diverse iniziative sono state organizzate negli States per appoggiare la loro causa. Presenti le diverse congregazioni religiose, monaci buddisti, Lavoratori Cattolici, membri di varie organizzazioni pacifiste tra cui Pax Christi International. Un familiare di Jackie Hudson ha affermato che "le riunioni familiari abitualmente significano vacanze, cerimonie, compleanni. Oggi esse si estendono anche ai processi e alle sentenze". Ed è proprio come una Famiglia che le sorelle e i fratelli domenicani si sono comportati: stretti intorno alla congregazione del Grand Rapids Dominicans, alla quale le suore appartengono, e convinti dei costi sociali e politici del lavoro a favore della Giustizia e della Pace nel mondo. In aula le sorelle hanno continuato la loro azione nonviolenta di protesta contro l'uso di armi illegali vestendo abiti neri e velo e, nella tradizione delle Donne in Nero, sono rimaste sedute in silenzio davanti alla Corte. Il 26 luglio è stata organizzata la giornata "Adotta un silo di missili" per diffondere la consapevolezza dell'esistenza illegale e pericolosa di arsenali nucleari negli Stati Uniti, in coerenza con la lotta delle tre sorelle arrestate. Esse affermano che gli alti investimenti in armi, in particolare quelli destinati alle armi di distruzione di massa, sono soldi tolti alla lotta per lo sradicamento della povertà e della fame. A cura della Commissione Internazionale Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana jp@curia.op.org

 

 

EQUO&SOLIDALE


Fotovoltaico USA
Il sole californiano alleato dell'energia pulita

a cura del «Movimento di Cunegonda»

 

C'era una canzone dei Dik Dik che diceva "Sognando California". Anche noi ce la sogniamo la California, e soprattutto ancora siamo costretti a sognarci la sua vocazione verso gli investimenti a favore delle energie rinnovabili, nell'eolico e nel solare. In particolare Lo stato della California è capofila nello sviluppo della tecnologia fotovoltaica, e nel sostegno economico a questa forma di produzione energetica.
La "Sacramento Municipal Utilities District, SMUD" è tra le prime società elettriche nel mondo a sviluppare su larga scala la produzione di energia elettrica con pannelli fotovoltaici installati sui tetti. Dal mese di maggio 1994, questa società californiana ha avviato con successo un progetto pilota per l'installazione di 5 MW fotovoltaici sui tetti delle case della città di Sacramento denominato "PV Pioneers Project".
Secondo questo programma i proprietari di case che lo desiderino, possono avere lo speciale "status" di contribuire alla produzione di energia elettrica pulita pagando alla SMUD un premio di circa il 15% sulla bolletta elettrica mensile. Sul tetto di un'abitazione vengono installati dai 3 kW ai 4 kW di pannelli fotovoltaici collegati alla rete elettrica della SMUD.
Il progetto è stato parzialmente finanziato dal Department of Energy e dall'Utility Photovoltaic Group (UPVG). La SMUD ritiene che il costo di un tale sistema, di circa 28.000 dollari, va sostenuto, in quanto interessante anche in vista delle attese riduzioni dei costi del fotovoltaico. I proprietari delle case pagano dai 3 ai 7 dollari al mese. L'installazione del sistema richiede in media circa 4 ore. Il proprietario della casa firma un contratto con la SMUD di 10 anni e può recedere dallo stesso con un preavviso di 60 giorni.
Al momento dell'offerta dei primi 100 sistemi da parte della SMUD, circa 700 persone hanno posto la loro candidatura per l'installazione dei pannelli fotovoltaici sui propri tetti, segno del positivo atteggiamento della gente nei confronti delle energie rinnovabili. Avere i pannelli fotovoltaici installati sul proprio tetto sembra costituire, nella città di Sacramento, anche un nuovo "Status Symbol" e motivo di orgoglio per chi li possiede. Al programma della SMUD partecipano anche chiese, scuole e altre entità pubbliche, che, data la loro visibilità, possono contribuire notevolmente alla diffusione di questo nuovo concetto di produzione dell'energia elettrica. La SMUD prevede di produrre nel 2000 il 54% della propria energia elettrica da fonti rinnovabili, compreso l'idroelettrico. Il programma dei tetti fotovoltaici è stato dimensionato dalla SMUD con l'idea che solo un'esperienza su una scala relativamente grande è utile e propedeutica a qualsiasi sviluppo futuro. Per saperne di più: http://www.smud.org/pv/index.html

 


Consorzio Etimos

Cinque finanziamenti alle banche dei poveri in America Latina

di Chiara Schiavinotto

 

Il consorzio di microfinanza Etimos sostiene le "banche dei poveri" dell'America latina. Cinque nuovi finanziamenti in Peru', Ecuador e Bolivia. Dalle periferie di Quito agli altopiani della Bolivia e del Peru' continua l'impegno del consorzio Etimos a sostegno delle "banche dei poveri" dell'America latina. Sono ben cinque i finanziamenti erogati ad organizzazioni sudamericane nel mese di luglio per un ammontare complessivo di circa 300.000 euro: serviranno a potenziare i programmi di microfinanza e di sostegno alla microimpresa rivolti alle fasce pi' povere ed emarginate della popolazione in Peru', Ecuador e Bolivia, tanto nelle aree urbane, quanto in quelle rurali. 100.000 euro vanno a Mide, una ong peruviana attiva negli altopiani andini intorno a Cuzco con piccoli prestiti a favore di donne di etnia quechua: si tratta prevalentemente di donne analfabete per le quali i prestiti ottenuti (nell'ordine dei 10/20 dollari) rappresentano un'occasione unica di emancipazione e di riscatto per se' e per i propri figli in un contesto familiare connotato da poverta' e violenza. Dagli altopiani del Peru' a quelli della Bolivia: qui nei dipartimenti di La Paz, Cochabamba, Oruro, Santa Cruz e Chuquisaca, opera Fondeco, un'organizzazione specializzata in microfinanza rurale che lavora soprattutto con indios di etnia quechua, aymara e guarany, esclusi dal sistema creditizio tradizionale. A Fondeco Etimos ha concesso un finanziamento di 50.000 euro. Stessa cifra anche per Fundamic e Maquita Cushunchic: un'associazione la prima, una cooperativa di risparmio e credito la seconda, entrambe operano in Ecuador, nell'area urbana di Quito, sostenendo in particolar modo le piccole attivita' imprenditoriali e commerciali femminili. Infine, sempre in Ecuador, 50.000 dollari a Cepesiu, un'ong attiva con programmi di microcredito sia a Quito che a Guayaquil. Dal 1999 il consorzio Etimos raccoglie risparmio e donazioni in Italia per finanziare programmi di microfinanza nei paesi piu' poveri: attualmente sono quasi 30 le organizzazioni finanziate in 16 paesi, dall'America Latina a quella Centrale, dall'Africa ai Balcani.

 

 

BUONAPPELLO


Liberia
MSF lancia una raccolta di fondi per rispondere all'emergenza umanitaria

a cura di Medici Senza Frontiere - Sez. di Verona

 

A più di una settimana dall'inizio della terza ondata di scontri che hanno messo a ferro e fuoco la capitale della Liberia, Medici Senza Frontiere (MSF) ha deciso di lanciare una campagna straordinaria di raccolta fondi per fronteggiare l'emergenza umanitaria. "Il 70% dei bambini che ricoveriamo hanno ferite da guerra e sono denutriti e i casi di colera sono in drammatico aumento", dichiara Christopher Stokes, Direttore delle operazioni di MSF per l'Africa occidentale. Attualmente a Monrovia sono poche le organizzazioni umanitarie in grado di soccorrere la popolazione civile. MSF, presente in Liberia dal 1990, continua a fornire assistenza medica grazie al lavoro di 11 volontari internazionali e 100 collaboratori locali. L'unico ospedale pubblico di tutta la Liberia, il Redemption Hospital di Monrovia, è stato evacuato più di un mese fa. MSF ha trasformato i suoi due uffici in ospedali d'emergenza con reparti di chirurgia d'urgenza, pediatria e due centri colera. MSF continua a lavorare nello stadio Doe dove si sono rifugiate circa 20.000 persone. "Il materiale chirurgico inizia a scarseggiare e l'unica fonte d'acqua che abbiamo non riesce a fornire i 4.000 litri d'acqua di cui hanno bisogno i nostri ospedali di fortuna.", conclude Stokes. Per fronteggiare questa crisi umanitaria, in attesa dell'intervento della comunità internazionale, MSF ha valutato in un milione di euro il fabbisogno finanziario delle proprie missioni.

Per contribuire alla attività di MSF in favore della popolazione liberiana, è possibile effettuare una donazione tramite ccp/n. 87486007 oppure con bonifico bancario presso MPS, cc/n. 14200.95, ag. 6 Roma o Banca Popolare Etica cc/n. 115000. Indicare la causale EMERGENZA LIBERIA. Per donazioni con carta di credito, telefonare al n. 800.99.66.55. Sul sito www.medicisenzafrontiere.it è possibile effettuare donazioni on-line.

 

 

AMBIENTE


"Alberi non antenne"
Elettrosmog a Bologna: i cittadini propongono

I Comitati contro l'Elettrosmog di Bologna si presentano, sottolineando i problemi ambientali riscontrati

 

“Alberi non antenne” rappresenta un sistema di collegamento informativo ed operativo tra i comitati contro l´elettrosmog. Basato sul volontariato che cerca di attribuire un ruolo di scelta diretta e consapevole al cittadino. Con possibilità di organizzare assemblee e convegni autogestiti, di individuare iniziative che nascono dai bisogni reali, allargate a tutte le entità che intendo aderire ad un obiettivo condiviso (comitati attivi contro l´elettrosmog, comitati costituiti o meno su altri temi ambientali, associazioni, mondo della comunicazione alternativa ed indipendente). Un gruppo che da alcuni anni garantisce una continuità di presenza, raccogliendo le esperienze vissute dai singoli comitati locali, affiancandole a quelle di altri collocati in regioni diverse. Comitati che abbinano alla protesta la proposta, che hanno tentato interventi presentando emendamenti sulla normativa regionale e statale, coalizzandosi e facendo convergere le energie sciolte sul territorio verso iniziative comuni e condivise. Firme raccolte in troppe petizioni unite ed inviate in fascicoli voluminosi ai Ministri e agli Assessori competenti. Quindi una forma nuova di "attivisti e ambientalisti" che opera in modo libero, democratico, partecipativo, allargato, svincolati dal concetto che vede il comitato come bene di appartenenza e  limitato da soluzioni personali.

Finalità
Orientamento generale è la considerazione della tutela della salute come diritto fondamentale dell'individuo e come interesse della collettività, in base a quanto stabilito dall'art. 32 della Costituzione.
Pertanto bisogna procedere all'immissione sul territorio di impianti tecnologici invasivi solo dopo averne provato l'innocuità, effettuando valutazioni preventive che consentano l'applicazione del principio di "inversione della prova" o in base a criteri di pianificazione condivisi.
Gli obiettivi di programma sono quelli individuati dall'art. 1 (Finalità) della Legge Quadro sull'inquinamento elettromagnetico n. 36/2001, riassumibili come segue: applicazione del principio di precauzione sancito dall'art. 174, paragrafo 2, del Trattato Istitutivo dell'Unione Europea che vede confermata la validità nel febbraio 2003 dall'O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dall'ICEMS; assicurazione della minimizzazione dell'esposizione della cittadinanza soggetta agli effetti sanitari prodotti dalle fonti inquinanti.

Puntiamo al conseguimento di un obiettivo comune e condiviso
Un problema come quello dell´elettrosmog non può essere affrontato solo localmente, magari spostando un singolo impianto da un sito all´altro, senza regole di pianificazione generale, si cambia il soggetto esposto all´inquinamento senza risolvere. Un problema come quello dell'elettrosmog non può essere scisso dalle altre criticità ambientali cittadine quali smog, rumore ecc., viste le possibili interazioni tra i diversi agenti inquinanti con effetti e rischi sanitari che non si possono più trascurare. Abbiamo condiviso con i comitati antismog la necessità di puntare e sensibilizzare i politici su obiettivi voluti dai cittadini, costruendo insieme linee comuni basate su presupposti analoghi: tutela della salute e principio di precauzione.

Iniziativa in corso
Un gruppo di 26 comitati promotori contro l'elettrosmog con l'adesione di 24 associazioni stanno lavorando per un progetto di iniziativa popolare con la proposta di una delibera che impegni il Consiglio comunale di Bologna a mettere in pratica regole di "buon senso" indicate dai cittadini. Utilizzando il regolamento del Comune di Bologna sui diritti di partecipazione e di informazione servono 2.000 firme autenticate per chiedere nuove linee di indirizzo di pianificazione territoriale per le nuove installazioni di antenne per telefonia cellulare e di impianti tecnologicamente invasivi. Si chiede di rendere attuativa la normativa regionale che prevede l'attribuzione ai Comuni della capacità reale di coordinamento delle richieste di immissione sul territorio. Serve una pianificazione territoriale preventiva che preveda una procedura partecipativa dei cittadini e l'attività di coordinamento dei gestori. Siti più idonei con garanzia di equità distributiva, evitando concentrazioni di impianti inquinanti che metterebbero a rischio indiscriminatamente parte della popolazione, tenendo conto delle altre forme di inquinamento esistenti con possibili effetti di interazione sulla salute pubblica (smog, rumore ecc.).

Il Ricorso al TAR collettivo permette la sospensiva del «Piano Antenne 2003» del Comune di Bologna
Risultato ottenuto da un significativo atto di fusione ed integrazione tra comitati propositivi ed associazioni, per raggiungere obiettivi comuni. Una spinta univoca per costruire insieme possibili proposte concrete che permettano di fare giungere gli effetti della normativa alle situazioni reali dei cittadini. Dal "globale" al "locale" per sostenere le iniziative concrete. Un ricorso al TAR collettivo per la sospensiva dell'intero piano antenne 2003 pubblicato sul Resto del Carlino il 10-04-03. Un trafiletto invisibile che non ha permesso ai cittadini di essere informati e quindi di presentare le osservazioni previste dalla Legge regionale e regolamentate dalla delibera comunale del 31-03-03. Un forte atto di impegno anche economico dei cittadini che intendono assumersi un onere sociale e svolgere un servizio all'intera città che permetta l'inserimento di quelle regole tuttora mancanti dopo anni di assemblee e di firme raccolte in petizioni inutili e non ascoltate. La difesa del territorio e della salute pubblica parte dai cittadini che chiedono alle associazioni strutturalmente fornite di supporti legali di valutare le possibili soluzioni praticabili e ai politici un supporto operativo che consenta l'utilizzo di norme e regolamenti per soddisfare le esigenze reali della gente. 

RIPORTIAMO LA SINTESI DELLE RICHIESTE DEI CITTADINI E DEI COMITATI RISULTANTI DALLE MOLTEPLICI ASSEMBLEE VISSUTE SUL TERRITORIO IN MATERIA DI ELETTROSMOG:

informare i cittadini dell'avvio delle procedure amministrative che possono avere effetti modificativi dell'equilibrio dell'assetto urbano e sanitario. Quindi la possibilità effettiva di intervenire nei procedimenti di autorizzazione vedendo concretizzarsi il diritto a presentare osservazioni inserito nella Legge regionale in vigore in materia. Il sistema d'informazione deve individuare con esattezza gli impianti in funzionamento correlati dai dati illustrativi, aggiornati, delle aree coinvolte dall'inquinamento elettromagnetico con relative misurazioni dettagliate e continuative. Deve prevedere la predisposizione di linee guida condivise da tutti i quartieri per consentire una omogenea informazione e mettere a disposizione del cittadino modalità e tempi necessari per potere esercitare il proprio diritto partecipativo. Deve garantire l'informazione alla popolazione sugli eventuali rischi non preventivamente verificati; raccogliere pareri preventivi della popolazione interessata, anche attraverso l'incremento di forme operative di decentramento nei quartieri; fare partecipare rappresentanti dei comitati di cittadini alle fasi dei procedimenti; l'individuazione di criteri di uguaglianza di trattamento che non privilegino alcune zone della città a scapito di altre, prevedendo anche il riposizionamento delle antenne già installate; la salvaguardia di situazioni di particolare criticità ambientale con presenza di concentrazioni di sistemi che producono emissioni invasive tenendo conto delle altre forme di inquinamento concomitanti con possibili effetti di interazione; la salvaguardia dei siti sensibili (scuole, ospedali, case di cura ecc...) e dei luoghi comunque destinati all´infanzia. L´attuale fascia di rispetto di 50 metri è ritenuta insufficiente per la difesa da eventuali rischi sanitari. Ampliare tale fascia di rispetto, perlomeno nei casi in cui si possono verificare esposizioni per tempi prolungati ai campi elettromagnetici; un´analisi preventiva dei piani annuale e pluriennale in concertazione con i gestori, l´Ausl, l´Arpa ed i cittadini con pari dignità affinché il Comune abbia la capacità reale, con il supporto di una mappatura aggiornata, di coordinare le richieste di intervento dei gestori con l´individuazione, attraverso la collaborazione con i quartieri, dei siti maggiormente idonei all’installazione dei nuovi impianti e delle riconfigurazioni, garantendo equità distributiva (come zone aperte e terreni il più lontano possibile dai luoghi di permanenza e di vita e rotonde mettendo in atto soluzioni atte ad evitare il rischio di incidenti stradali con l'obbligo di assumere le utenze necessarie a garantire l'allontanamento; collocazioni più alte rispetto all'abitato circostante, come nel Comune di Venezia, verificando che i lobi non colpiscano le abitazioni circostanti, evitando presenze combinate elettrodotti-antenne; cimiteri, ecc.); scelte coordinate e coerenti fra istituzioni (Regione, Provincia, Comune ed enti di controllo e prevenzione) e garanzie sulla loro imparzialità; effettuare monitoraggi in continuo che garantiscano la credibilità delle rilevazioni, con modalità di evidenza delle infrazioni che possano condurre ad operazioni di bonifica delle criticità individuate nel territorio, in collaborazione con i cittadini. Deve essere realizzato un sistema di misurazione e divulgazione dei valori di inquinamento elettromagnetico su tutto il territorio attraverso apparecchiature di misurazione collocate direttamente su stazioni radiobase e su antenne radio/TV congiuntamente all'impiego di apparecchiature mobili per il riscontro immediato a campione dei valori effettivi sul territorio. COMITATI CONTRO L'ELETTROSMOG: Informazioni: http://alberinonantenne.interfree.it ;

angela.mamma@libero.it  alberi.non.antenne@katamail.com

 

 

CINEMAECULTURE

Occhi puntati sul film della quindicenne Hana Makhmalbaf
Colpo gobbo all'italiana 

a cura del Team De Falco-Marotta

 

Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani S.N.C.C.I., il cui Presidente è  Bruno Torri, ha presentato in grande stile a Roma, scavalcando così la prossima presentazione della 60.ma “Mostra del Cinema” (31 luglio prossimo), la 18.ma Settimana Internazionale della Critica di Venezia, che avrà luogo dal 28 agosto al 5 settembre 2003. La Commissione di selezione composta da Andrea Martini (delegato generale), Francesco Di Pace, Michele Gottardi, Anton Giulio Mancino e Roberto Nepoti, ha scelto, con un criterio all’avanguardia, come lo è stato sempre dalla sua fondazione, nata apposta per contrastare le “scelte politiche” della Biennale, i famosi sette films che vengono proiettati in contemporanea di molti di quelli della Rassegna ufficiale, facendo nascere così sensi di angoscia e di rimorso nei poveri cinefestivalieri che non sanno come dividersi tra una pellicola e l’altra. Inoltre, proprio per indurre a mettersi a favore o contro una delle due istituzioni (diciamo che la Settimana negli ultimi anni aveva perso notevolmente smalto: non se ne sentiva quasi più parlare), i selezionatori hanno veramente fatto un colpo gobbo. Il film “JOY OF MADNESS” di Hana Makhmalbaf, 15enne figlia del già famoso M. Makhmalbaf e sorella di Samira (e chi non la conosce da Cannes in poi, con “La Mela”, “La Lavagna”…) che tutti, ma proprio tutti vorranno vedere. In fondo il buon Moshes Makhmalbaf che ha fatto films di grosso impatto psicologico sull’immaginario occidentale come  “Il Silenzio” e “Viaggio a Kandahar”, ha dato una buona lezione ai pretenziosi intellettuali del Nord, creando un’ottima ed efficace “fabbrica di cinema” con le sue donne (anche la sua giovane moglie l’anno scorso a Venezia fu premiata per il suo lavoro).

Certamente, qualcuno griderà allo scandalo perché si mette in cartellone un film di una ragazza così giovane, dimenticando -o non sapendo- che per la cultura islamica una bambina a quell’età è pienamente “donna”, può sposarsi, compiere liberamente delle scelte (per esempio, Maometto sposò Aisha quando questa aveva solo sette anni!), fare film, se è stata così fortunata da nascere in una famiglia di cineasti.

Sicché tutti correranno all’inseguimento della pietra verde (cioè il film di Hana), sperando di combinarlo con il programma ufficiale che strangola, perlopiù, i buoni soggetti. Tanto, per non far torto ad alcuno, presentiamo sinteticamente il cartellone. Poi, ciascuno, appagherà le proprie curiosità.

 

18. Settimana internazionale della critica di Venezia

28 agosto – 5 settembre 2003

 

ANA Y LOS OTROS (Anna e gli altri)

di Celina Murga

Argentina, 2003, Ana y los otros [Anna e gli altri] di Celina Murga (Argentina, 2003), è un viaggio melanconico sulle tracce dell’adolescenza che si trasforma in una ricerca esistenziale ossessiva ed è, nonostante semplicità e naturalezza, un’evidente metafora del malessere di un’intera nazione.

 

BALLO A TRE PASSI

di Salvatore Mereu, Italia, 2003,) è un’opera prima sospesa tra il realismo magico e

l’indagine etno-antropologica, intrisa di cultura cinematografica (da De Seta a Rossellini, dai

Taviani a Fellini) capace di saldare, in un gioco di coincidenze e di rimandi simbolici, innocenza, sessualità, rimpianto e frustrazione.

 

FIFTEEN

di Royston Tan

Singapore, 2003, è un’audace esplorazione da parte di un ventiseienne dell’universo adolescenziale di Singapore, nutrito di sottoculture conflittuali, assuefatto all’estetica dei videoclip e del videogioco, popolato di giovanissimi già tragicamente maturi e pronti a esternare il tormento interiore attraverso gesti estremi

 

MATRU BHOMI (Un paese senza donne)

di Manish Jhâ, India, 2003 è  un dramma fosco. Partendo da un’usanza cruenta

ancora diffusa in alcune zone dell’India che prevede la soppressione delle neonate Matru Bhomi, costruisce una tragedia scura, con spunti da commedia nera, che è innanzitutto un avvincente affresco del continente indiano assolutamente inedito

 

MR BUTTERFLY

di Kim Hyeon-Seong.

Corea, 2003, è  un’opera prima già matura di un celebre direttore della fotografia che sceglie la forma del melodramma classico per raccontare, sulle tracce della cultura cinematografica nazionale, una storia d’amore struggente ma ricca di azione drammatica secondo la lezione di John Woo e del cinema di Hong Kong.

 

TWIST

di Jacob Tierney

Canada, 2003, è un classico della letteratura e trasforma la vicenda dickensiana in una fredda ma esatta geografia della marginalità esistenziale di un gruppo di giovani nella Toronto di oggi.

 

VARIETE’ FRANCAISE

di Frédéric Videau

Francia, 2003, dove il regista, che è anche sceneggiatore e interprete principale, esplora dinamiche inquietanti e drammi familiari con grazia leggera, frutto di

una messa in scena fredda e rigorosa all’insegna del cinema puro di Demy e Bresson.

Per la prima volta quest’anno la Settimana introduce nella propria selezione un “ottavo” film con l’intento di proporre alla platea veneziana un’opera prima, eccezionale, difforme dalle altre ma assolutamente meritevole di comparire, a giudizio della commissione, nel programma(speriamo!).

8° film

 

JOY OF MADNESS

di Hana Makhmalbaf Iran, 2003

 

e il Film Evento: Opera prima restaurata

 

BARRAVENTO

Di Glauber Rocha

Brasile, 1961/62.

 

Mentre lasciamo in sospeso il giudizio sull’insieme dei films (mai dire nulla se prima non si assiste alla loro visione), presentiamo qualche nota su quello della “piccola” Hana:

 

JOY OF MADNESS

Iran, 2003, 73 minuti - Regia: Hana Makhmalbaf

Produzione: Moshen Makhmalbaf per Makhmalbaf Film House. Interpreti: Samira Makhmalbaf, Agheleh Rezaei, Agheleh Farahmand, Bibigol Asef, Sima Asef, Haji Rahmodin, Razi Mohebi, Azizola Vakil, Kaveh Moeinfar, Samira Makhmalbaf, Marziyeh Meshkini, Mohsen Makhmalbaf (tutti interpreti di se stessi).

Sceneggiatura: Hana Makhmalbaf - Fotografia: Hana Makhmalbaf - Montaggio: Mastaneh Mohajer

 

Autunno 2002: a Kabul, in Afghanistan, dopo la caduta del regime talebano, la ventenne Samira Makhmalbaf, figlia del celebre cineasta iraniano Moshen Makhmalbaf, sta cercando attori e attrici tra la gente comune per il suo film "Panj é asr", che narra la storia di una ragazza afghana decisa a candidarsi alla presidenza del suo paese. Il casting e le location diventano, attraverso l’obiettivo della piccola camera digitale di sua sorella Hana, appena quattordicenne, l’occasione per un’indagine sulla società afghana e in particolare sulle aspirazioni delle donne, le incertezze, le diffidenze che avrebbero appena riacquistato la libertà. Le immagini del film in fieri e del backstage si intrecciano e interagiscono, vanificando il confine tra realtà e finzione all’interno di un ritratto corale complesso, articolato, contraddittorio. La paura di mostrarsi alla macchina da presa cede lentamente alla fiducia, e Samira trova tra tante ragazze sottoposte a provini la protagonista del film.

Nel cinema iraniano uno dei motivi chiave è quello del cinema che si interroga su stesso. Per questo opere come "Close Up" e "Sotto gli ulivi" di Abbas Kiarostami, "Salaam Cinema" di Moshen Makhmalbaf o "Lo specchio" di Jafar Panahi sono simbolicamente incentrati sulla realizzazione di un film. E’ a questa tradizione che afferisce l’opera prima della più giovane esordiente nel lungometraggio della storia del cinema, l’adolescente Hana Makhmalbaf. Qui il confine allusivamente sfuggente tra realtà e finzione assume una valenza ancora più emblematica al cospetto dell’universo femminile afghano, appena affrancato dalle rigide e crudeli norme spersonalizzanti dei talebani.

 

BIOGRAFIA

Hana Makhmalbaf, figlia minore di Moshen e sorella di Samira, è nata nel 1988. Ha realizzato le fotografie del primo episodio del film "The Day I Became a Woman" di sua madre Marzieh Meshkini (presentato nel 2000 alla Settimana delle Critica della Mostra del Cinema di Venezia), di cui è stata anche script- girl. Ha diretto nel 1997 il cortometraggio documentario "The Day My Aunt Was I", presentato ai festival di Locarno, Tokyo, Rotterdam, Thessaloniki, Singapore e Mosca. E’ autrice della raccolta di libro di poesie "Visa for One Moment" (2003).

 

 

Il giovane artista iracheno in concerto con Gianna Nannini
Il sogno di Mohammed Ali Ismail 

di Rosarita Catani

 

BAGHDAD 26 luglio 2003 – E’ grande l’impegno della famosa rock star, Gianna Nannini e dell’Associazione Aiutiamoli a Vivere per il popolo iracheno. Impegno fatto di contatti umani, con amore e gran voglia di dare per costruire senza commercializzare la loro attività.  La famosa cantante, unitamente all’Associazione Aiutiamoli a vivere che opera ormai da oltre sei anni in Iraq ed in particolare con l’Accademia delle Belle Arti in tutti i suoi settori: dalla pittura alla scultura, dalla ceramica al teatro, in questo nuovo progetto darà l’opportunità ad un giovane musicista di liuto iracheno, Mohammed Ali Ismail, di riuscire a realizzare un sogno.

Mohammed, infatti, suonerà insieme alla famosa rock star negli ultimi due concerti che Gianna Nanni terrà a Cartagine (Tunisia) il 29 luglio ed a Berlino il 3 agosto. Tusio De Iuliis , il presidente dell’Associazione Aiutiamoli a Vivere, con grande emozione afferma: “Abbiamo ottenuto il visto per questo giovane artista e finalmente il progetto sta prendendo corpo. Potrà partecipare ai concerti con Gianna. Questo ci rende particolarmente felici e ci da maggior impulso verso questo paese, verso l’Iraq”. Mohammed Ali Ismail, è un ragazzo molto giovane. Giovedì ha sostenuto l’ultimo esame all’accademia di musica. E’ sposato e la giovane moglie è nell’attesa di un figlio. E’ molto emozionato per questo viaggio. Mi racconta che la sua famiglia non ha grosse possibilità economiche e per questo viaggio rappresenta una vera opportunità. Mi mostra il suo passaporto con il visto per l’Italia e mi chiede se è tutto in regola. Lo rassicuro ed i suoi occhi brillano di una luce nuova. La luce della speranza. Spera di poter incidere dei CD e portare questo prezioso bagaglio nel suo Paese, di cui va molto orgoglioso e fiero. Parla della Nannini e di Tusio De Iuliis, come due persone meravigliose. Le sue parole sono piene di gratitudine e rispetto e l’enfasi, l’emozione che trasmette con il suo caloroso messaggio e’ la dimostrazione che il lavoro svolto e che continuano a svolgere i membri dell’Associazione Aiutiamoli a Vivere, non solo nel campo artistico, e’ il vero supporto che si dovrebbe portare all’Iraq in questo grave periodo.

 

(*) Rosarita Catani e' una reporter indipendente che invia i suoi resoconti da Amman, Giordania, raccontando da un punto d’osservazione privilegiato cosa accade in Iraq e in medio oriente. I suoi report vengono pubblicati regolarmente sul sito www.peacelink.it

 

 

LETTURE - Raniero La Valle

«PRIMA CHE L'AMORE FINISCA»

Testimoni per un'altra Storia possibile

(Edizioni Ponte alle Grazie - 16,00 euro)

 

Ci sono due titoli in testa a ogni capitolo di questo libro scritto da Raniero La Valle, corrispondenti a due livelli di lettura. Il primo livello è quello che racconta di alcuni grandi spiriti ed eventi del Novecento, evocati nel testo non perché - o almeno non sempre - i maggiori di tutti, ma perché l'autore direttamenti li ha incontrati, ed essi sono entrati a costruire la sua vita. Questo livello si presta anche a una lettura non continua, secondo un ordine che ogni lettore può costruire a modo suo, come dinanzi a una galleria di ritratti. Il secondo livello di lettura esprime invece una comprensione delle cose della vita e del mondo che procede, per così dire, per accumulazione e sviluppo attraverso il rapporto con quei personaggi ed eventi; e perciò comporta una lettura continua, come un romanzo, fino alla rivelazione finale che oggi siamo in mano a delle fazioni apocalittiche, che danno per perduto il mondo, ma vogliono ritagliarne  per sé uno che si salvi, in armi, scartando quello degli altri, disarmati e senza diritti. Questa seconda lettura dice che si potrà anche distruggere l'Iraq e magari anche la Siria, o chiudere ogni fabbrica con più di quindici operai, o rompere l'equilibrio terrestre tra l'acqua e l'asciutto, ma che a fare un Impero così non ce la faranno, e la morte non vincerà, almeno fino a quando l'amore non finisca e fin quando qualcuno pensi e operi perché un altro mondo sia possibile e viva. Un libro antidoto alla cultura della disperazione...

 

Oggi a che punto siamo? Siamo in un punto tra un'aurora che abbiamo vissuto e una notte che ci è piombata addosso. Nel tempo della nostra vita, a metà del secolo che si è chiuso, abbiamo avuto un'irruzione messianica, una inaudita novità, che è stato  il momento della fine della seconda guerra mondiale e dell'inzio di quella che doveva essere una società nuova, che licenziava gli Imperi, metteva al bando la guerra e ricostruiva il diritto; un momento in cui si è sognato che si potessero egualmente affermare per tutte le persone e per tutte le nazioni diritti inviolabili, inalienabili, universali; un momento in cui è sembrato veramente che la storia del diritto arrivasse a uno dei suoi apici. Dopo quest'alba di giustizia abbiamo avuto vicende alterne, difficili, convtroversie, rischiose - abbiamo addirittura rischiato l'olocausto atomico - ma adesso, mentre ci addentriamo nel nuovo millenio, è certamente, di nuovo, il momento della notte (....). "Dobbiamo forzare l'aurora a nascere"...

 

CONCLUDENDO 

Oggi, mercoledì 30 luglio, il Tg1 delle 13.30 ha messo in onda una frase molto significativa, ed
anche bella, (evidentemente si erano dimenticati di censurarla), pronunciata da un anonimo soldato americano a Bagdad. La riportiamo di seguito, come omaggio a tutti coloro che, spinti dalla disoccupazione e dalla pubblicità-propaganda delle multinazionali delle armi, si sono arruolati nell'esercito americano. Queste persone ora pagano un prezzo altissimo, un prezzo che naturalmente era stato loro taciuto. Un inganno mortale perpetrato su persone povere, quasi sempre immigrate in Usa in cerca di fortuna, e prive spesso addirittura della cittadinanza americana. Questa frase ci fa capire bene quale sia il loro unico, vero desiderio: liberarsi dalla schiavitù della guerra, e riabbracciare i loro cari. "Ci avevano detto che tutto questo sarebbe finito in pochi giorni. Ed invece, dopo tre mesi, eccoci qua. Prigionieri nei nostri stessi carri armati".

  

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