REI: IL SALUTO            

 
Il saluto si lega al rito, ciò che riunisce e contiene normalmente l'essenza della pratica.

E' tradizionalmente considerato come l'inizio e la fine della pratica e ne è il riflesso, qualunque sia il livello di chi lo esegue. L'insegnamento contenuto nel saluto si situa a diversi livelli di comprensione, pensare che esso significhi solo rispetto, buone maniere, buona educazione, significa tener conto certamente di uno di questi livelli, ma rimane insufficiente nei confronti di una pratica profonda.
Ci sono molti praticanti ed insegnanti che si richiamano alla tradizione, ma tralasciano il saluto; così facendo tralasciano una parte essenziale della pratica vuoi per mancanza di comprensione o per mancanza di conoscenza.
Come è possibile rispettare la pratica, se stessi, gli altri, la natura, se si comincia col tralasciare o rifiutare ciò che stà all'inizio e alla fine?
Quando il concetto di partner scompare a profitto dell'idea di avversario, per non dir poi di nemico, quando la brutalità stupida rimpiazza l'intelligenza, quando la forza bestiale si sostituisce e rimpiazza la tecnica, l'arte marziale si volge alla distruzione, la guerra succede alla pace, ed il saluto non rientra più nel costume. La parola stessa Saluto contiene la prima nozione fondamentale, il saluto è nel rispetto, ed il rispetto inizia col saluto.

Nell'arte marziale il praticante saluta:

- Il luogo stesso della pratica;
- La pratica stessa per l'intermediario di una rappresentazione materializzata (Immagine del maestro, Calligrafia, simbolo ecc....);
- Colui o coloro che trasmettono questa pratica.


Poiché la nozione di rispetto prevede reciprocità, l'insegnante ha il dovere di salutare gli allievi.
Quando un insegnante qualunque sia il suo livello o la sua realizzazione non ha più nulla da imparare dai suoi allievi, i suoi allievi non hanno più nulla da imparare da lui. Colui che è certo di aver compreso tutto non ha compreso nulla ed il suo insegnamento non merita di essere seguito. Ogni insegnante che sottovaluti o disprezzi un non praticante, un praticante o un insegnamento diverso dal proprio, non merita di insegnare.