NOVENA MEDITATA AL SACRO CUORE

Atto di offerta

Cuore di Gesù, vittima di carità, fa' di me un'ostia vivente, santa, gradita a Dio. Distaccato da me stesso e dalle creature, in spirito di penitenza e di riparazione, voglio con te, che ogni giorno t'immoli sul santo altare, abbandonarmi interamente al tuo beneplacito, per essere immolato dal lavoro, dalla preghiera, dalla sofferenza, secondo le intenzioni che ti sono più care: la gloria del Padre e la salvezza dei fratelli. Amen!

 

Primo giorno:

Il Sacro Cuore ci conosce

L'amore infinito

«Ti ho amato di amore eterno» ha detto il Signore per bocca del profeta Geremia (31,3). Per questo Dio ci ha predestinati, ci ha donato la vita, ci chiama per nome.

CI HA PREDESTINATI

Fin dall'eternità, Dio ci ha collocati nel suo Cuore e ci ha contemplati riflessi nel Cuore del suo Figlio divi­no, perché noi lo riproducessimo nella nostra vita, co­me attesta san Paolo (Rm 8,29).

CI HA DONATO LA VITA

Tutto è opera di amore. La creazione e l'elevazione all'ordine soprannaturale; la vita dell'anima e del cor­po; il tempo e l'eternità. «Ogni buon regalo e ogni do­no perfetto è dall'alto, scende dal Padre degli astri» (Gv 1,16).

E Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Ci ha fatti per amore perché noi fossimo al servizio del suo amore. Adoriamolo e ringraziamolo.

CI CHIAMA PER NOME

Gesù è buon pastore e noi siamo le sue pecorelle: «le pecore ascoltano la sua voce ed egli le chiama per nome» (Gv 10,3).

 

Secondo giorno:

Il Sacro Cuore ci giustifica

Il dono del battesimo

«La Chiesa è nata dal Cuore trafitto del Redentore» (Haurietis aquas, n. 39). E dal Cuore aperto sono sgorgati i sacramenti del battesimo (acqua) e della eucarestia (sangue).

I FIGLI DI DIO

Prima del battesimo, eravamo figli di ira infestati dal peccato originale. L'acqua del battesimo ci ha pu­rificati: in quel momento anche sul nostro capo si è aperto il cielo e il Padre ha esclamato: ecco il mio fi­glio prediletto. «Guardate quale immenso amore ci ha donato il Padre così che siamo chiamati figli di Dio e tali realmente siamo» (1 Gv 3,1).

MEMBRI DELLA CHIESA

Il battesimo ci ha generati alla vita dello spirito: «Nessuno se non nasce da acqua e spirito, può entra­re nel regno di Dio» (Gv 3,5). La Chiesa ci ha accolto tra le sue braccia. Figli di Dio e figli della Chiesa.

Anzi ogni cristiano è parte vitale e integrante della Chiesa, corpo mistico di Cristo.

EREDI DEL CIELO

Con il battesimo, il paradiso non è più un sogno o una illusione, ma una dolce certezza. Rinati nel san­gue sgorgato dal Cuore di Cristo, uniti a lui nella gra­zia, siamo partecipi della sua eredità.

 

Terzo giorno:

Il Sacro Cuore ci insegna

La paternità divina e universale

Gesù è venuto a rivelarci il Padre celeste: «Nessu­no conosce chi è il Figlio se non il Padre né chi è il Pa­dre se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rive­larlo» (Lc 10,22).

La dottrina della divina paternità è l'essenza del suo grande messaggio al mondo, la novità di un fatto destinato a cambiare la vita umana, a rivoluzionare i rapporti sociali e a collocarli su un piano di libertà, di uguaglianza e di fraternità. Nel pensiero di Gesù, i no­stri rapporti verso il Padre hanno una triplice manife­stazione: fede, speranza, carità.

FEDE DI DIO PADRE

Dio esiste, ha creato tutte le cose e tutte le governa e dirige. Egli solo è padrone della vita e della morte. Nulla sfugge al suo occhio e al suo braccio.

Nostro dovere è quindi credere a lui, adorarlo, rin­graziarlo, amarlo, servirlo. «Questa è la vita eterna, che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che hai mandato Gesù Cristo» (Gv 17,3).

VIVERE NELLA SPERANZA

Gesù rimprovera le nostre troppe preoccupazioni e ci invita ad avere maggior fiducia nel Padre suo: « Il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose» (Mt 6,12). La preghiera sarà la sorgen­te e l'esercizio della cristiana speranza.

CRESCERE NELLA CARITA’

Il cristianesimo è una religione eminentemente in­teriore e consiste nell'AMORE: amore verso Dio e verso il prossimo. Sono i due precetti che compendia­no la legge e i profeti.

 

Quarto giorno:

Il Sacro Cuore ci precede

Gesù modello nel vangelo

«Imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11, 29). Con il suo Cuore in mano, pieno di bontà e amore, abisso d'ogni virtù, fonte di vita e santità Gesù si presenta a noi come modello da imitare

PIENO DI BONTA’ E DI AMORE

«Perché mi chiami buono? aveva osservato Gesù a un notabile che l'aveva interrogato. Soltanto uno è buono: Dio» (Lc 18,19). E,Gesù è l'immagine perfet­ta della bontà del Padre di cui è l'inviato, anzi il Figlio unigenito.

ABISSO DI OGNI VIRTÙ

«Chi di voi mi convincerà di peccato?» chiedeva un giorno il Maestro ai suoi accusatori (Gv 8,46). La sua vita è un modello di perfezione.

Tutte le virtù brillano in lui: basta pensare all'amore ai nemici e alla sua sublime preghiera in croce: «Pa­dre, perdona loro perché non sanno quello che fan­no» (Lc 23,24).

FONTE DI VITA E DI SANTITA’

Ma se copiare un modello così alto potrebbe spa­ventarci e scoraggiare la nostra debolezza, accostia­moci all'umanità di Cristo, attingiamo dal suo Cuore quanto ci occorre di grazia e di virtù per supplire alla nostra deficienza. Egli non è solo esemplare perfetto, ma la sorgente.

 

Quinto giorno:

Il Sacro Cuore ci perdona

L'oceano della misericordia

«I peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l'oceano infinito della misericordia». È la promessa di Gesù, venuto a salvare ciò che era perduto, eco della lezione data ai farisei: «Andate a imparare che cosa significhi: misericordia voglio e non sacrificio. Non son venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,13).

SIAMO PECCATORI

Tutti abbiamo peccato in Adamo e «siamo stati giustificati gratuitamente in virtù della redenzione compiuta in Cristo Gesù» (Rom 3,34). E oltre al pec­cato originale, quanti altri peccati attuali. Non ci rima­ne che batterci sinceramente il petto ed esclamare con il pubblicano della parabola: «Dio, sii clemente al peccatore che io sono» (Lc 18,13).

SIAMO BISOGNOSI DELLA DIVINA MISERICORDIA

Il peccato ci ha fatto perdere ogni diritto alla grazia e alla gloria. Ma lasciandosi aprire il costato da un colpo di lancia, Gesù vuole indicarci che è sempre pronto ad accogliere il nostro pentimento e a riscat­tarci nel suo sangue redentore»

SIAMO IMPEGNATI A STRAPPARE ANIME A SATANA

Troppi anche oggi gridano contro Cristo: «Non vo­gliamo che costui regni sopra di noi» (Lc 19,14). Ge­sù ci chiama a questa santa battaglia: la conquista delle anime al suo Cuore dolcissimo. Sapremo farlo in noi stessi, nella nostra famiglia e nella nostra parroc­chia?

 

Sesto giorno:

Il Sacro Cuore ci salva

La perseveranza finale

Tutti conosciamo il testo della grande promessa, ma è bene rileggerla per meglio ricordarla e gustarla. «Io ti prometto, nell'eccessiva misericordia del mio Cuore, che il suo amore onnipotente accorderà a tutti coloro che si comunicheranno per nove primi venerdì del mese, di seguito, la grazia della penitenza finale, non morendo in mia disgrazia, né senza ricevere i santi sacramenti, perché il mio Cuore diventerà il loro asilo sicuro in quell'ultimo momento».

Possibile che sia così facile salvarsi? Non è forse pre­tesa o temerarietà? I fatti smentiscono l'accusa. Ed è precisamente attraverso la grande promessa che la de­vozione al Sacro Cuore ha saputo far brillare in tutto il suo splendore la potenza, sapienza e bontà di Dio.

SAPIENZA DI DIO

È vero, Gesù ha promesso che chi mangia la sua carne e beve il suo sangue ha la vita eterna. Ma come convincere tante anime riottose o pigre ad accostarsi al banchetto celeste? come trascinarle ai piedi del confessore?

Ecco una trovata ingegnosa: la pratica della comu­nione (e quindi della confessione) per nove primi venerdì consecutivi. Gesù sa quanto ci costi questo primo sforzo iniziale: al resto ci pensa lui.

BONTA’ DI DIO

Largheggiando nel promettere il paradiso, Dio non va contro nessuna legge di giustizia. Egli non si lega a nessuno: è sempre pienamente libero nella distribu­zione della grazia.

 

Settimo giorno:

Il Sacro Cuore ci domanda

Il dovere della riparazione

Le belle consolanti promesse del Cuore di Gesù hanno uno scopo: avvicinarci a lui per sentire i suoi palpiti, i suoi desideri, le sue richieste. Gesù si lamen­ta di tanti peccati che si commettono e ci chiede in ri­cambio amore e riparazione.

Come Saulo sulla via di Damasco, anche noi abbia­mo incontrato il Cuore di Gesù che ci ha detto: «Sono Gesù che tu perseguiti. Ma tu alzati, entra in città e io ti farò dire quello che devi fare».

Una vita di riparazione consacrata al Sacro Cuore, ecco la risposta.

CE LA CHIEDE GESÙ

Come il profeta, Gesù ci mostra le sue ferite: «Che sono quelle piaghe tra le tue mani?». La nostra ripara­zione è una risposta d'amore al Cuore di Gesù ferito per le nostre ingratitudini: un amore che lo consola e che cerca di fargli dimenticare le spine di tanti pecca­ti: «Almeno tu, amami».

È UN DOVERE PERSONALE

Avevano già in mano i sassi da scagliare contro l'adultera, «Chi di voi è senza peccato le scagli per primo una pietra» (Gv 8,7). Nessuno ha osato farlo.

NE HA BISOGNO LA SOCIETA’

Se Abramo avesse trovato almeno dieci giusti, Dio avrebbe risparmiato le città della pentapoli. Anche oggi la bilancia della divina giustizia trabocherebbe verso il castigo, se non ci fossero anime riparatrici che offrono preghiere e sacrifici per la salvezza del mondo.

 

Ottavo giorno:

Il Sacro Cuore ci aiuta

Vita di unione e di abbandono

L'anima riparatrice ha scelto il Cuore di Gesù come compagno di viaggio nel suo cammino verso la santi­tà. Teme solo di stancarlo e lo prega: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno è già alla fine».

Un magnifico programma l'attende dopo la sua consacrazione: vivere nell'amore, con l'amore, per amore. Sarà possibile attuarlo?

VIVERE NELL'AMORE

Significa semplicemente possedere la grazia santi­ficante e corrispondere ai richiami e alle ispirazioni della grazia attuale, secondo la norma dell'Apostolo.

VIVERE CON L'AMORE

È un passo più avanti: significa una vita di intimità con il Maestro divino da attuare nella preghiera e nel corso della giornata.

Pensare al Cuore di Gesù, invocarlo durante il gior­no, offrirgli le nostre azioni, modellarci sul suo esem­pio di pazienza, dolcezza, carità...

VIVERE PER AMORE

È il terzo grado della vita di unione, a cui vuole sol­levarci il Sacro Cuore: l'abbandono di noi stessi al be­neplacito divino.

Nell'abbandono l'amore diventa principio e fine dell'esistenza, il fuoco che brucia e consuma il nostro piccolo sacrificio, l'attuazione piena e completa dei disegni di Dio su di noi.

 

Nono giorno:

Il Sacro Cuore ci spinge

Il nostro apostolato

«Il fuoco ha da ardere» soleva dire santa Caterina da Siena. San Paolo che ardeva d'amore per il Cristo si sentiva spinto da una forza irresistibile: «L'amore di Cristo ci incalza» (2 Cor 5,14).

APOSTOLATO DELLA PREGHIERA

Ricordando l'avvertimento di Gesù: «Bisogna sem­pre pregare senza stancarsi» (Lc 18,1 ) e di san Paolo: «Pregate incessantemente» (1 Ts 5,17) l'anima ripa­ratrice si sforza di attuare ogni giorno questo primo suo dovere nella preghiera privata e liturgica, special­mente nella partecipazione attiva alla santa Messa.

APOSTOLATO DELL'AZIONE

Oggi la Chiesa chiama i laici a lavorare nei diversi campi per lievitare le attività del pensiero e della fati­ca con il fermento del vangelo. È per tutti i fedeli un dovere inerente al battesimo e alla cresima, ma per l'anima consacrata al Sacro Cuore è una conseguen­za del dono di se stessa al trionfo del suo regno nel mondo.

APOSTOLATO DEL SACRIFICIO

Sulla croce Gesù ha salvato il mondo. Sulla croce le anime riparatrici devono saper salire con animo forte e generoso.

Con la preghiera e il sacrificio infatti renderemo gloria a Dio, consolazione al Cuore di Gesù, pace alla Chiesa, salvezza al mondo.

 

 

NOVENA AL SS CUORE DI GESU’

di Padre Carlo Borgo, anno 1900.

MEDITAZIONE PER IL PRIMO GIORNO PRECEDENTE LA NOVENA

SUI FINI DELL’ISTITUZIONE DEL SS. SACRAMENTO

Orazione preparatoria. Fede della presenza di Dio; offerta della medita­zione; dimanda di attenzione, lume ed affetto.

I Preludio. Immaginatevi di vedere Gesù Cristo nell'atto di istituire il di­vino Sacramento. Miratelo a tavola coi suoi Apostoli con quel Pane in mano, che benedice e cangia sostanzialmente nel suo Corpo divino. Osservate come alza al cielo quei divini occhi accesi di una luce straordinariamente soave. Ve­dete quella faccia divina com'è oltre al solito accesa. Egli par proprio in una estasi d'amore.

II Preludio. Pregatelo a darvi un lume straordinario affatto per intender bene i fini dell'amor suo in questo Sa­cramento, e grazia d'esserne penetrata altamente per concorrere voi altresì al compimento di questi fini.

Punto I. Gesù Cristo istituì il divino Sacramento per appagare affatto il suo desiderio di comunicarci tutti i suoi beni. Tanti altri modi di comunicare agli uomini i divini suoi doni non lo aveano contentato. Considerate bene, o anima religiosa, quest'insaziabilità del suo liberalissimo Cuore. Questo non è semplicemente un nuovo dono che qui offre alle anime da lui amate; è un com­pendio di tutti i suoi doni; tutte le sorta di grazie vi si rinchiudono. Quanti sono i bisogni che può aver un'anima in questa vita, a tutti qui può trovare provve­dimento e rimedio. Anime tentate, afflitte, timide, deboli, cieche, povere, in­ferme, moribonde, qui, se sapete bene usarne, potete trovare gli aiuti che tro­var solete divisi in tanti altri mezzi negli amici, nei consiglieri, nei mae­stri, nei libri, negli esempi, nelle con­siderazioni, nelle divozioni tutte del Cristianesimo. In ciascuno di questi generi di beni, infinite anime qui tro­varono la loro santificazione. Degli altri mezzi spesso ci può mancare 1'oc­casione, o la frequenza, o la facili­tà opportuna al caso nostro. In que­sto Sacramento Gesù Cristo è sempre presente e pronto dappertutto e per tutti. Che rimprovero dunque del sì lungo languir vostro nella strada di Dio! Che accusa della vostra indolenza e sconoscenza di sì universale rimedio! Ma questo non è neppur semplicemente un compendio degli altri doni divini; è anche un dono affatto nuovo e maggiore di tutti i doni, che sono come i frutti della carità infinita del vostro Redentore. Egli qui vi dà la pianta stessa, ma­dre di tanti frutti; vi dà sè stesso. In sé stesso vi dà tutto senza riserbarsi più nulla. Vi dà la sua umanità sacro­santa con tutti i meriti della sua vita mortale; vi dà la sua divinità con tutti i tesori infiniti della sua sapienza, po­tenza e bontà. E non mette altro con­fine alla vostra brama di arricchirvi se non quel confine che mettete voi stessa, cioè la vostra disposizione e capacità. Ponderate bene quest'eccesso d'amore, o anima così sensibile ad ogni cortesia umana. I doni umani vi placano adi­rata, vi riscaldano indifferente, v'impe­gnano, vi conquistano. Solamente pel vostro Dio il vostro cuore ingrato can­gia natura. Confondetevi, pentitevi, inteneritevi, e risolvete una volta cosa dovete pensare, sentire e fare per con­tentare il divin Cuore insaziabile di be­neficarvi.

Punto II. Gesù Cristo istituì il di­vino Sacramento per unirsi alle anime nostre. Ecco dove va a mirare il suo li­beralissimo amore. Egli è qui quel meritante da lui proposto nell' Evan­gelio, che vende tutte le sue ricchezze per acquistare una perla da lui creduta rara e preziosa. O Gesù Figlio di Dio, e sarem dunque noi e il possesso del nostro cuore un bene per voi degno di tanto prezzo? Intendete voi bene, anima ingrata e vile, questo mistero? L'Uni­genito del Padre anela con tanta pas­sione a farsi una sola cosa con voi per la più intima unione che possa darsi tra l'eterno Dio e una creatura mor­tale; e con uno sforzo di potenza e di sapienza ha trovato una maniera di come immedesimarsi con voi dive­nendo vostro cibo; sicché egli sia tutto veramente della creatura purché la creatura acconsenta ad essere per reciproca amorosa donazione tutta di lui. La ragione avrebbe ribrezzo a pensarlo, se la fede non obbligasse a cre­derlo. Si, mio Gesù e mio Dio, io lo credo. Ma che io sia tuttavia insensibile a un tanto amore, lo capisco io al­tresì questo quanto dovrei!? Oh che ho conosciuto pur tardi e voi e me! Quanto ammiro voi, tanto inorridisco di me. Quante volte vi siete voi così amorosa­mente stretto all'anima mia! ma a qual mostro vi siete trovato unito, o Amante divino? A qual mostro d'indegnità, di immondezza, di freddezza, d'ingratitu­dine? Quest'anima mia si è tante volte trovata nel seno di una felicità non co­nosciuta, per godere della quale anche una volta sola sarebbe stato bene speso tutto il mio sangue. O cieca! o stolta! o infelice! o rea anima mia, che mo­menti hai perduti! che delizie non hai saputo gustare! I serafini stessi ti aveano invidia; e io ... Ah vili miei sensi, ah mondo ingannatore, ah pas­sioni traditrici, cosa mi avete voi dato in cambio? Qui fermatevi un poco, anima generosa, paragonando un pos­sesso così intimo ed amoroso di Dio con quei soggetti della vostra tiepidezza, che vi tolgono la cognizione ed il gusto di un tanto bene. Fate delle generose ri­soluzioni, chiedete dei grandi lumi e delle grazie, e conchiudete con una rinunzia intera al vostro amor proprio, e con una offerta assoluta del vostro cuore ai desiderii, ai disegni ed alle fiamme del Cuore amabilissimo ed amantissimo del vostro Sposo divino, 

GIORNO I.

MEDITAZIONE

IL CUORE DIVINO DI GESU’ CRISTO NEL SS. SACRAMENTO VIVE UNA VITA DI BEATITUDINE.

Questa è una verità impercettibile al vostro amor proprio, che nel santis­simo Sacramento vede il Cuore di Gesù Cristo in una mancanza totale di tutti i beni sensibili della terra.

Orazione preparatoria. Fede della presenza di Dio; offerta della medita­zione; dimanda di attenzione, lume ed affetto.

I Preludio. Immaginatevi di vedere Gesù Cristo nel santissimo Sacramento, che apertosi il divin petto vi mostri il suo Cuore come in un trono di luce soavissima e di vivissimo fuoco.

II Preludio. Pregatelo a farvi parte di quella dolce luce e di quel fuoco di­vino per disingannare ed accendere il vostro cuore.

Punto I. Cercate nel Cuore di Gesù Cristo l'idea che vi dovete formar della grandezza, beltà e felicità dei beni tem­porali. Quel Cuore divino gode in quello stretto ciborio una felicità infinita, senza però gustar nulla affàtto di ciò che il mondo stima e che il vostro amor pro­prio crede si necessario a farvi con­tenta. Il silenzio e la solitudine lo cir­condano, in vece dei divertimenti terreni. La povertà e spesso lo squallore lo albergano, invece delle gemme e del­l'oro. Nei pochi momenti che non è la­sciato solo, per lo più ha innanzi a sè gente rozza e spregievole. Quanto spesso trovasi in mezzo dei suoi offensori e ne­mici! Quanto spesso vi è insultato, deriso, profanato! Che situazione infelice è la sua agli occhi del vostro amor pro­prio! Quel Cuor divino però in tal soli­tudine, in tal compagnia, in tali dispregi non perde nulla della sua beatitudine, che è sempre infinita. E voi come spesso perdete la vostra quiete? quanto meno la perdete? Oh cuor cieco, cuor debole! Col vostro attacco alle cose sensibili avete fatto dipendere da queste la vo­stra felicità, perché avete finora cer­cato la felicità in queste cose. Ah! il vostro cuore è della stessa natura di quello di Gesù Cristo. Siccome quel Cuor suo divino, così il vostro cuore medesimo non furono fatti per quei beni che allettano i sensi. Confonde­tevi sul vostro inganno passato. Fatemi conoscere, o Cuore infinitamente beato, la falsità dei contenti che il mio amor proprio mi suggerisce e dimanda. Da­temi un disprezzo infinito di tutto ciò che il mondo stima ed ama. Esaminate quale dei gusti dell'amor proprio v'alietta più, e contra questo più proponete e pregate.

Punto II. Studiate nel Cuor di Gesù Cristo l'idea che vi dovete formar della grandezza, beltà, felicità dei beni spiri­tuali. L'amore ed il possesso di Dio hanno la beatitudine del Cuore di Gesù Cristo. Siccome quel Cuore è unito per­sonalmente alla Divinità, la sua beati­tudine è infinita, perchè è infinito il suo amore e la sua unione colla Divi­nità. Ecco la causa per cui la sua bea­titudine non è punto turbata dal di­fetto di questi beni sensibili, che a voi paiono tanto grandi. Per la beatitudine di lui quel povero ciborio è eguale al trono della sua gloria sul cielo. Dopo aver fissato voi l'occhio un pezzo nel sole, non vedete pii nessuna cosa; in tutto anzi voi seguite a vedere il sole, perché la impressione fortissima di quella gran luce fa il vostr'occhio in­sensibile ad ogni lume minore degli altri oggetti. Oh felice insensibilità a tutti i beni di questa vita! quanto sa­rebbe a voi necessaria per fare in que­sta vita medesima il vostro cuore beato! Dite un'altra volta a voi stessa: il mio cuore è della stessa natura che questo dei Cuore di Gesù Cristo; ciò che fa beato lui, può unicamente far beata me ancora. Ricordatevi di quei giorni, o almeno di quelle ore di vostra vita in cui il vostro cuore fu più acceso di amore pel vostro Dio. Oh dolci e aure memorie! Cosa mancava ancora al vo­stro contento? Paragonate la quiete del vostro cuore d'allora colla presente. Compatite voi stessa; invidiate voi stessa; sdegnatevi con voi stessa. Ah Cuore infinitamente contento e beato del mio Signore! quando avrete pietà di me? Anima stolta, e perchè non avete voi pietà di voi stessa? Così da quel tabernacolo rispondevi egli stesso. Voi che replicherete? Domandategli perdono di aver lasciato estinguere per la vostra dissipazione quel santo amore per lui, del quale tante volte vi ha egli fatto gustare la soavità e la pace. Fate dei grandi propositi, ma pratici e par­ticolari, di distaccarvi da ciò che par­ticolarmente impedisce in voi l'accre­scimento della beatitudine del vostro cuore anche in questa vita.

Visite al santissimo Sacramento. Rimirerete oggi quivi Gesù Cristo come l'oggetto unico, che può farvi fe­lice; ed il suo sacro Cuore come il luogo, dove sta in deposito ogni vostra felicità. Atto di desiderio, e preghiera di essere sempre contenta del solo suo amore.

Orazione giaculatoria fra giorno. O mio Gesù, il vostro amore, e sono contenta.

Virtù pratica di questo giorno. Riflettete spesso in ogni azione vo­stra, in che modo, quanto all'esteriore, e con qual sentimento nel cuore Gesù medesimo avrebbe fatta quell'azione; e valetevi di questa riflessione a correg­gere il vostro modo ordinario di ope­rare, ed a rendere sempre più sante anche le più piccole azioni. 

GIORNO II.

MEDITAZIONE,

SULLA VITA DI GRAZIA DEL S. CUORE NEL SS. SACRAMENTO

Chi vive in paese straniero per mer­canteggiare,o per imparare, si dice che quivi fa una vita di traffico, o di studio. Gesù Cristo ha voluto restare su questa terra, che già non più si converrebbe allo stato suo glorioso, per promuovere gl'interessi della divina grazia. Così la vita che qui nel Sacramento egli fa tra noi, può dirsi una vita di grazia. Me­diteremo i sentimenti su ciò del suo Cuore divino, e i sentimenti che dal nostro cuore su ciò pretende,

Orazione preparatoria. Fede della presenza di Dio; offerta della medita­zione; dimanda di attenzione, lume ed affetto.

I Preludio. Immaginatevi di vedere nel santissimo Sacramento Gesù Cristo, che apertosi il divin petto vi mostri il suo Cuore, da cui esca un torrente di limpidissime acque, significanti le gra­zie che brama di spargere sopra quanti gli si presentano.

Il Preludio. Mettetevi davanti a lui come una povera lebbrosa immonda, ed insieme languente di mortal sete e pregatelo che colle sue grazie vi risani, vi mondi, vi ristori.

Punto I. Gesù Cristo nel Sacramento. vive una vita di grazia. Quali sono i sentimenti che questa sua vita ispiragli al Cuore? che sentimenti avea egli nella sua vita mortale, quando risanava e per sanarli cercava egli stesso gl'in­fermi? quando illuminava i ciechi, ri­suscitava i morti e faceva tanti suoi be­nefizi miracolosi? Tutti quei sentimenti di pietà, di tenerezza, di misericordia, di liberalità li sento adesso tutti ad un'ora in questo stato, che è il com­pendio di tutte le sue meraviglie. Con che sentimenti incontrò, tante fatiche, tanti disagi, tanti tormenti? Tutta quella carità e quell'amore infinito lo sente adesso in questo stato, in cui continua a rinnovare ogni dì l'opera della nostra Redenzione. Una gran fiamma ristretta in un'angusta fornace quanto rinforza ed infuria! Potete immaginar lo stesso di questo Cuore divino. Pensate a no­stro motto d'intendere che quel Cuore infinitamente amante sia in una specie di patimento inesplicabile per l'ecces­siva pienezza di grazie che rinchiude, ed alle quali non può dare sfogo per mancanza di chi le riceva. Un giorno egli diceva ad un'anima sua diletta, mostrandole il suo Cuore come in un abisso di fuoco: Il mio Cuore, o figlia, non ne può più per desiderio di comu­nicarsi alle anime. Aiutami tu, mia cara figlia, ad alleggerirmi un tanto fuoco. Pubblica, e fa che si pubblichi per tutto il mondo, che io non metterò più mi­sura alcuna alle mie grazie per quelle anime, che verranno a cercarle in que­sto mio Cuore. Ora voi siete una di que­ste anime fredde e ritrose col Cuore di questo Dio amante. Avete mai ben pon­derati e compresi questi sentimenti del suo Cuore. Ora che li sapete, che vi pare di lui? Che vi pare di voi? Ah Cuore infinito nella vostra liberalità e carità, perchè non vi ho conosciuto prima? Perciò sono stata finora sì po­vera di grazia, sì diffidente con voi, sì timida nel pregarvi, sì misurata nel di­mandarvi ammirazione, ringraziamento, fiducia, propositi.

Punto II. Quali sentimenti pretende da voi il Cuore di Gesù Cristo per que­sta vita di grazia, in cui si è posto per voi nel Sacramento.

I. Voi dovete pra­ticamente tenere quel Cuore divino per l'unico luogo di rifugio in tutti i biso­gni del vostro cuore. Ciò non avete fatto finora, perchè quel Cuore amante è stato l'ultimo a cui siete ricorsa. Se aveste praticamente creduto che in quel Cuore divino stava il vero rimedio di vostre tentazioni, di vostre malinco­nie, di vostri dubbii, di vostre debo­lezze, non lo avreste cercato dalle crea­ture, dai vostri sensi, dalle stesse vo­stre passioni. Esarninatevi con sincerità sui torti che in ciò avete fatti al più te­nero e più possente di tutti i cuori e cominciate subito a ripararli.

II. Voi dovete portare nei vostri ricorsi a que­sto Cuore divino un desiderio sincero e grande delle grazie che vi bisognano. Quel Cuor divino conosce infinitamente i sensi pili occulti del vostro, e vede che a voi preme pochissimo di amarlo, nell'atto stesso che gli chiedete la gra­zia del suo amore; che voi temete di avere la grazia di rompere efficacemente quell'attacco alle creature; mentre con la bocca ne chiedete la grazia, voi avete un orrore segreto all'odio di vai stessa, all'amore del dispregio, alla rinunzia totale al genio dei vostri sensi. Il me­rito però maggiore che dal canto vostro aver potete delle  di Gesù Cristo, è la sincerità e grandezza dei vostri desiderii. Paragonate i vostri coi desiderii meditati del Cuore di Gesù Cristo. Arrossitene, domandatene per­dono, e cominciate a chiedere per prima grazia un desiderio di esserne risanata con le sue grazie, degno del desiderio che egli ha di comunicarvele.

III. Voi dovete ricorrere al Cuore di Gesù Cristo con una umile sì, ma amorosa confidenza; cioè con una spe­cie di amichevole domestichezza, che nel Sacramento questo Dio vi permette e brama che abbiate con lui. Oh anima sconoscente della vostra fortuna! que­sto è, direi quasi, il prodigio maggiore dell'amor di quel Cuore per gli uomini; perchè questo è il Dio della maestà e della gloria, davanti a cui in cielo tre­mano i Serafini, che qui in terra vuole conversare confidentemente con noi. Voi la confidenza intima del vostro cuore donate a creature talor più vili di voi, e che vi disonorano e vi tradiscono; e siete ritrosa e chiusa di cuore con Dio, che si abbassa a tanta degnazione per voi. Ah! non è umiltà che vi tenga; è il poco amor che gli portate, la superficialissima persua­sione che avete del quanto egli v'ama. Ah! Cuor divino, infinitamente amabile ed amante! non sarà più così. Apritegli il vostro cuor tutto; contategli le vostre pene, le vostre piaghe, i vostri bisogni; egli non sa resistere ad un cuor mi­sero, ma desideroso, ma confidente.

Aspirazione giaculatoria fra giorno. Voi siete il mio unico aiuto e rifugio, o Gesù; da voi solo spero il tutto.

Nelle visite al santissimo Sacramento valetevi dell'immagine e degli affetti dei preludi alla meditazione, e rinnovatevi gli affetti provati nella meditazione.

Virtù pratica di questo giorno. Usate qualche atto di carità, di cor­tesia, di amicizia a chi il vostro genio sente qualche tentazione di contrarietà. E ciò nell'intezione di punire la vostra sconoscenza passata all'amore di Gesù Cristo. 

GIORNO III

MEDITAZIONE

GESU’ CRISTO NEL SS. SACRAMENTO VIVE VITA DI SACRIFIZIO

Il sacrificio della croce passò in po­che ore. Gesù Cristo lo rinnova tutti i momenti nella Eucaristia, poichè in ogni momento in qualche parte del mondo si celebra la santa Messa. Così la vita di Gesù Cristo nel Sacramento si può chiamare una continua vita di sacrifizio, di cui egli stesso è il sacri­ficatore e la vittima. Mediteremo dun­que: primo, che parte abbia in questo sacrifizio di sè il Cuore di Gesù; se­condo, che invito sia questo al cuor nostro di sacrificarsi per Gesù.

Orazione preparatoria. Fede della presenza di Dio; offerta della medita­zione; dimanda di attenzione, lume ed affetto.

I Preludio. Mirate Gesù Cristo nel Sacramento come un agnello sull'altare per essere sacrificato; ed il suo Cuore, da cui escano delle fiamme, dalle quali esso come vittima è consumato.

II Preludio. Pregatelo a farvi ben intendere la preziosità del suo sacrifi­zio, e a darvi coraggio d'imitarlo col sacrifizio di tutta voi stessa al suo amore.

Punto I. L'amore di Gesù Cristo pel suo divino Padre e per noi fu la prin­cipale causa del sacrifizio della croce; ma vi ebbero parte l'invidia, l'odio dei suoi nemici e crocifissori. Qui è il solo amore che fa tutto. Questo nuovo Sa­crifizio è dunque tutto invenzione ed opera del solo amante suo Cuore. L'in­teresse essenziale della divina gloria e della redenzione umana era già in­finitamente soddisfatto col sacrifizio della croce: perché dunque questa lunga e continua rinnovazione? Ah! ciò ch'è bastato ad appagare l'infinita giustizia del Padre, non è però bastata ad appagare l'infinito amore del Cuore amante del Figlio. Per essere in croce sacrificato bastò che lasciasse a' suoi nemici ignorare la sua maestà, perchè se lo avessero conosciuto pel Dio della gloria, non mai lo avrebbero crocifisso. Ma per sacrificare sè stesso di nuovo nel Sacramento, gli è necessario occul­tare anche a' suoi più cari la stessa sua umanità. E poi, perchè non contentarsi di questa rinnovazione di sa­crifizio una volta l'anno, come si con­tenta che una volta l'anno nella Chiesa si rinnovi la memoria degli altri suoi misteri? E poi, perché non provvedere almeno in questo suo nuovo sacrifizio al proprio decoro divino, facendolo con un nascondimento che lo espone a molte irriverenze e sacrilegi? E poi perchè...? Ah! che le difficoltà che la sua grandezza e la indegnità nostra vi opponevano sono infinite, e potè vin­cerle solamente l'eccessivo amore di un cuore insaziabile nell’amarci. In­tendi tu adesso, anima mia fredda, cieca, ingrata, qual parte abbia il Cuore di Gesù Cristo nel suo continuo sacri­ficarsi per noi nel Sacramento? Ammirazione, ringraziamento, e desiderio di corrispondervi.

Punto II. La vita di sacrificio che vive il Cuore di Gesù Cristo per voi nel Sacramento, è un invito che vi pro­voca a metter voi stessa in una simile vita di sacrifizio per lui. Se pensate di corrispondergli non avete a far altro che imitarlo. Il suo amore per voi è quello che tutto dì lo sacrifica; ama­telo e vi sacrificherete facilmente anche voi per Gesù. Ah! quelle gran ripugnanze dei sacrifizi spesso da nulla, pensateci bene, sono segno che l'a­mate pur poco. E perché altro vi pe­sano tanto il ritiro, la povertà, l'ubbi­dienza? perchè altro penate tanto a domare un risentimento, un'affezione, un contraggenio? In tanti anni di religione non avete, ohimè! gustata mal una stilla di quella gioia non esplica­bile, che le anime amanti di Gesù Cri­sto provano ne' patimenti. Infelice! Fate dunque così. Cominciate a sacrifi­carvi per imparare ad amarlo. Ogni piccolo sacrifizio porta in noi un nuovo grado di amore, che ci porta poi e conforta ad un sacrifizio più nobile. Per poco che l'anima duri costante ne' suoi piccoli sforzi, il Cuore amante di Gesù Cristo perde la pazienza di ac­cendere il cuor di lei così a poco a poco. Viene all'impensata un dì, ch'esso git­tala apposta nell'occasione di fargli un sacrifizio eroico; e solo ch'ella provisi a tentarlo, esso le spira al cuore una di quelle sue fiamme d'amore, che le fa fare un grande atto, che diviene il principio della sua santità. Questa è la strada ordinaria della santificazione delle anime. Consideratela bene, che è freno difficile di quel che pare. Paragonate i sacrifizi di Gesù Cristo con quelli di cui avete al presente oc­casione. Se i vostri di adesso sono pic­coli, che rossore se li ricusate! Se sono grandi, quale felice anima! ecco il giorno in cui Gesù Cristo vorrebbe co­minciare la vostra santificazione, e per conseguenza giorno della vostra feli­cita. Fissate gli occhi in quel taberna­colo dove sta il vostro bene, il vostro Dio sacrificato per voi, e parlate a quel Cuore adorabile con quella fiducia e dimestichezza che avete imparata dalla meditazione di ieri, e risolvete.

Orazione giaculatoria. Dite spesso ai vostri sensi, alle vo­stre voglie, alle vostre inclinazioni: Andiamo, andiamo, e moriamo con Gesù Cristo.

Andate alla visita ciel SS. Sacra­mento come per essere presente in ispirito a Gesù crocifisso nel momento in cui gli fu colla lancia aperto il petto e ferito il cuore. Mirate, stupite, con­fondetevi, animatevi, offeritevi, ed im­plorate nei proponimenti particolari dell'orazione.

Virtù pratica. Sul principio della giornata fissate quale affezione, qual ripugnanza, qual difetto in voi più dispiace al sacro Cuore; e in questo giorno siate bene attenta e fedele a fargliene il sacri­fzio. 

GIORNO IV.

MEDITAZIONE

ONORATE IL SACRO CUORE PER LA SUA VITA UMILIATA NEL SACRAMENTO

Imparate da me, che sono umile di cuore, disse Gesù Cristo, e ce lo replica coi fatti nella vita umiliata che ha presa nel Sacramento. Vi me­diteremo la sua umiltà locale, e le sue più notabili circostanze.

Orazione preparatoria. Fede della presenza di Dio; offerta della medita­zione; dimanda di attenzione, lume ed affetto.

I Preludio. Osservate con un po' di attenzione la nessuna maestà che mo­stra Gesù Cristo in quel tabernacolo; ed immaginandovi alla meglio che po­tete quella che lo circonda in cielo, rilevatere la differenza infinita.

II. Preludio. Pregatelo a farvi ben rapire le intenzioni segrete del suo Cuore in uno stato sì indebito alla sua grandezza, ed a farvelo effettivamente amare coll'imitazione.

Punto I. L’abbassamento di sè, e l'amore di tutto che può concorrervi, fanno il genio dell'umiltà. Osservate lo abbassamento di Gesù Cristo nell'Eu­caristia. Totale è il nascondimento che vi fa di ogni cosa che porta dell'onore. Che segno vedete voi alla sua divi­nità? La luce, la maestà, il corteggio angelico, il trono di gloria ove sono? Che indizio traspare di quella potenza che sostiene il mondo tutto? di quella sapienza che lo governa? di quella so­vranità che regna in cielo ed in terra? Potrebbe nascondersi più se temesse d'essere qui onorato per quel Dio ch'è? Potrebbe anzi abbassarsi più se effetti­varnente bramasse l'esservi non curato e sprezzato? Il suo albergo non è qui altro che una angusta casuccia di legno o al più di sasso; e fuori di pochi altari che sono decenti, sta su infiniti altri sì squallidi e miseri e sordidi, che meno è indecente l'albergo di un arti­giano. Egli potea far precetto nella Cri­stianità che l'oro e le gemme più belle delle città si tributassero a' suoi taber­nacoli, come già nel tempio antico che fece farsi da Salomone. Ma egli in ciò, non ignorando quant'era per avvenirgliene, si è abbandonato all'indolenza, all'avarizia, alla irreligione degli ingrati uomini. Che esempio estremo della più sincera umiltà di cuore! Non è la ne­cessità, è il suo Cuore che liberamente elegge tanti abbassamenti e santa viltà di comparsa e di stato. Ecco dunque un cuore che ama con una sincerità non sospetta l'umiltà. E questa è l'u­miltà cui vuol che imitiate. Esaminate le parole e gli atti di umiltà che talora fate anche voi: sono così volontari ed amorosi! Siete voi così indifferenti come il Cuor di Gesù Cristo nel Sacra­mento ad essere trattata con onore o dispregio? Lasciate voi, com' egli, il vostro onore in arbitrio degli altri? Ah che esempio, che scuola, che di­versità tra la sposa schiava e lo Sposo re. Proponete e pregate.

Punto Il. Considerate due grandi circostanze dell'umiltà di cuore di Gesù Cristo nel Sacramento.

1. Un cuore meno amante della umiltà di quanto il fosse quello di Gesù Cristo, avrebbe potuto credere che per la maggior glo­ria di Dio convenisse misurare il suo abbassamento in questo Sacramento adorabile. Questo Dio sacramentato vi sarebbe stato più facilmente ricono­sciuto e rispettato se avesse almeno di quando in quando lasciato trasparire qualche indizio sensibile della nascosta maestà sua. Ma non così pensò il Cuore di Gesù Cristo. Volle dare l'esempio di sua umiltà nel Sacramento fosse infinitamente compito. Pensale, anima religiosa, come talora la vostra segreta vanità che così v'inganna. S'io taccio, s'io cedo, ci va dell'onore, della inno­cenza, della giustizia. Ah! non sapete che l'onor massimo dell'innocenza l'essere innocentemente spregiata? che la gloria massima della giustizia è l'es­sere ingiustamente oppressa? Questa è la massima diletta dell'umile Cuore di Gesù Cristo, e per molte anime anche tra le mura religiose, anche in oggetti in sè piccoli, questa massima dà fre­quentemente occasione di atti grandi ed eroici.

2. Un cuore meno amante dell'umiltà di quel che fosse il Cuore di Gesù Cristo, avrebbe creduto che esser potesse maggior bene delle anime il lasciarsi un poco almeno dagli uo­mini sensibilmente conoscere. Oh amo­re amante incarnato! qual nostro cuore avrebbe resistito ad un lampo anche fuggitivo sol una volta in vita sensibil­mente da noi veduto, della beltà divina­mente soave anche solo della vostra adorabilità? Ma non così pensi; il Cuore di Gesù Cristo. Egli sapienza sfinita credette nostro maggior bene darci nel Sacramento il massimo esem­pio di sua umiltà. Ah! dunque la su­perbia, la vana stima di voi stessa, il naturale vostro orgoglioso è stato, o anima religiosa, creduto da Gesù Cri­sto il massimo suo e vostro nemico. Gesù Cristo per darvi col suo esempio un disinganno sì importante ha rinun­ziato anche all'acquisto più facile della nostra tenerezza per lui. Ma oh cuore stupendamente umile! oh mio Sovrano infinitamente umiliato! voi mi siete appunto tanto più amabile, quanto per mia istruzione più avvilito! Esami­nate le vostre circostanze particolari, fate dei particolari propositi e chie­dete con gran cuore dei grandi aiuti.

Aspirazione giaculatoria. Ah Gesù, voi mi siete, e siatemi sempre tanto più caro quanto più abbassato per me. E’ di san Bernardo.

Nelle visite del SS. Sacramento va­letevi della immagine del I Preludio, e fatele con intenzione di supplire colla vostra riverenza ed amore al di­spregio ch'ei v'incontra per essersi nel Sacramento a vostro vantaggio tanto nascosto ed abbassato.

Virtù pratica. Guardatevi oggi con una diligenza estrema da ogni atto e parola di vostra lode e di vostra scusa.

 GIORNO V.

MEDITAZIONE

PER ONORARE LA VITA D’AMORE DEL SACRO CUORE NEL SS. SACRAMENTO

Poichè questa vita d'amore di Gesù Cristo deve essere.. singolarmente il soggetto proprio pel giorno della festa del sacro Cuore, oggi ne prenderemo un piccolo saggio nella sola circostan­za dell'aver Gesù Cristo voluto nel Sa­cramento star sempre con noi.

Orazione preparatoria. Fede della presenza di Dio; offerta della medita­zione; dimanda di attenzione, lume ed affetto.

I Preludio. Fissate l'occhio amo­roso ed attento sul santo tabernacolo, procurate di fare il più vivo atto di fede della presenza reale di Gesù Cristo, e figuratevi di udirlo fare a voi quella dolce promessa fatta già a' suoi Apo­stoli. Ecco ch'io sono, e mi stabilisco tra voi sino al terminare de' secoli.

II Preludio. Pregatelo a farvi sentire tutta la tenerezza dell'amante suo Cuore in questa sua assidua presenza nel Sa­cramento, e tutta la gratitudine che dovete a questa amorosa invenzione.

Punto I. Gesù Cristo poteva operar la nostra santificazione comunicando sè stesso a noi solo figuratamente, non realmente. Ma il sommo amore non è contento di giovare sol da lontano; esso ama la personale presenza. Ma perchè non contentarsi Gesù Cristo di realmente venire nel Sacramento solo nel tempo del santo Sacrifizio della Messa? anche con ciò solo avrebbe fatte più visite personali ogni di alle anime sue dilette. No, al suo Cuore ciò non parve bastante; ha voluto restar sempre sotto le specie sacramentali, cioè ha voluto farsi assolutamente e perpetuamente nostro cittadino e domestico. Potea dunque contentarsi di stare in una sola città d'ogni provin­cia, ed anche al più in un solo tempio per ogni città. No, ha voluto essere in ogni contrada. Nei così vasti spazi del cielo la sua umanità non si trova se non in un luogo solo: in terra la sua umanità medesima prende una spe­cie d'immensità, e trovasi presente ovunque trovasi un picciol numero di cristiani. Ah! è propriamente vero ciò che dicevano alcuni santi, che il Cuore di Gesù Cristo è innamorato degli uo­mini. Ma riflettete inoltre che questo suo esser sempre e dappertutto tra gli uomini gli costa uno de' massimi mi­racoli della onnipotenza, qual è la replicazione della sua umanità santis­sima in tanti luoghi; e più ancora, che ciò gli costa un'infinità d'insulti, per­chè appunto ciò è stato la occasione di riceverla. Ah!, che a questa passione del suo Cuore ansante d'esser con voi, corrisponde pur poco forse la premura vostra d'essere con lui! Esaminatevi, Cosa poi esige di difficile ed incomodo da' suoi per visitarlo? Quante spese, riguardi, molestie per corteggiare i re della terra! Quante cerimonie, e pur­gazioni, e osservanze per accostarsi già al tabernacolo dell'arca! Ma dall'acco­starsi a questo Dio amante non impe­disce nè povertà, nè deformità, nè sordidezza di stato, di persona, di ve­stimento. Basta amarlo, per aver il di­ritto d'esser accolto da lui con infinita affabilità e di trattarlo da uguale, da amico, da confidente. O amore incom­prensibile! Che degnazione! che tene­rezza! Ma oh che rimorsi segreti per voi, o anima religiosa; che dal visitarlo siete distolta si facilmente da ogni pie­colo motivo!

Punto II. Considerate altre circo­stanze del suo amore a star con noi.

Egli ne gode tanto che se noi non possiamo anelare a lui, si fa egli stesso por­tar a noi; ed in tal atto le prove della sua tenerezza sono eccessive. E dove si lascia spesso portare? Dove voi avre­ste orrore e schifo ad entrare; nelle capanne più vili e povere, nelle stanze più fetenti, nelle prigioni più orride. Non lasciate neppure di riflettere da quali mani si lascia talor portare. Oh orrore d'indegnità anche tra suoi mi­nistri! Ma il Cuor tenero di questo Dio amoroso par che non se ne avveda. Nel tempo antico del Cristianesimo era lecito ai cristiani di prenderlo dalla sacra mensa e portarsi seco il Sacra­mento; e se lo recavano a casa, e se lo portavano nei loro viaggi dove volevano. E se la Chiesa, sdegnata delle irrive­renze che la fede illanguidita e la ca­rità raffreddata cogli anni cominciarono a commettere, non l'avesse proibito, Gesù Cristo anche oggi si lascierebbe trattar così. Che dite anima religiosa, a questi riflessi? Avete mai bene inteso finora tutto l’amore che in quel Cuore divino palesasi da questo suo star continuo con noi? Ma notateti an­cora condiscendenza più ammirabile. Per quanto esso brami di star sempre con voi, non v' impedisce però i vostri anche umani doveri ed interessi. Si, andate pure al lavoro, agli uffizi, agli affari vostri; Gesù Cristo è contento di restar solo, aspettando i momenti di vostra libertà che a lui vi ridonino. Anzi, neppure non vuol disturbare i vostri onesti sollievi. Si, egli vi lascia andar volentieri e ad agio vostro alla mensa, alla ricreazione, ai leciti diver­timenti. Questo è un amante in tutto maraviglioso. Pare che abbia riguardo nel contentar sè di non aggravare o non voi in nulla. Oltre a tante ore del giorno, egli resta tutte le lunghe notti solitario nel suo ciborio, e mentre voi dormite, il suo Cuore veglia per voi ed a vostra castodia Veglia, e per voi si prega il suo divin Padre; veglia e vi difende da tanti pericoli la persona; veglia e fa da guardia fedele alle vo­stre case! Oh! se voi non siete intene­rita da un amore sì tenero, sì discreto, sì dissimulante, sì costante, sì degne­vole, sì benefico, dite pure che o non avete punto di fede, o avete un cuore indegno di vivere. Fatevi dunque i più forti rimproveri, piangete la vostra sconoscenza, e risolvete che cosa do­vete fare in avvenire per corrispondere ad un benefizio sì amoroso di Gesù Cristo di essersi sacrificato a star sem­pre con voi.

Aspirazione giaculatoria. Oh quanto sono amabili, o Signore, i vostri tabernacoli! io vorrei sempre, o mio Sposo divino, star davanti a voi.

Nelle visite al SS. Sacramento rinno­vando alcuna delle cose meditate, inten­dete di ricompensare colla riverenza e coll'amore le negligenze e le freddezze da voi commesse in esse nel tempo passato.

Virtù pratica. Molte volte in questo giorno essendo fuori di chiesa, ritornatevi segreta­mente col pensiero e col cuore, offe­rendo al vostro Dio amante l'azione che state facendo. 

GIORNO VI.

MEDITAZIONE

PER ONORARE LA VITA ATTIVA DEL SACRO CUORE NEL SS. SACRAMENTO

Se amate davvero Gesù Cristo non è possibile che il vostro cuore non si senta impegnato negli interessi del suo. Ora quel Cuore amante non è punto ozioso nel Sacramento, egli vi opera con un'attività uguale al suo amore. Considerate però oggi: 1. le azioni della vita attiva di Gesù Cristo nel Sacra­mento e perché voi pure dobbiate agire con lui; 2. I modi del suo ope­rare, ed in essi il modello su cui voi pure operar potete.

Orazione preparatoria. Fede della presenza di Dio; offerta della medita­zione; dimanda di attenzione, lume ed affetto.

I Preludio. Immaginatevi di veder Gesù Cristo nei Sacramento in figura di buon Pastore che recasi in seno una pecorella ferita e moribonda, che egli cura e ravviva coll'accostarla allo sco­perto suo Cuore.

II Preludio. Pregatelo ad ispirarvi uno zelo ardente di concorrere anche voi quanto potete a farlo conoscere ed amare.

Punto I. La gloria del suo divin Padre ed il bene delle anime sono i motivi che tengono Gesù Cristo nei Sa­cramento; questi sono gl'interessi di quel Cuore amoroso, che vi è però in un continuo movimento di promuo­verli. Da quei taciti tabernacoli Gesù Cristo regge e conduce la sua Chiesa. A quella mensa divina egli Pastore nutre e vivifica le pecorelle sue, che sono le anime buone, e loro quivi si fa maestro, medico, difensore. Quivi egli, educatore ed io attento ed amoroso, istruisce e conforta le anime deboli e principanti. Quivi egli, tanto autorevole più, quanto pietoso correttore, invita le anime inferme, moribonde, morte al suo amore, e colle paterne minaccie e colle più soavi promesse le avviva, le risana, le rinnova. In una parola, tutto il bene che tutti riceviamo, di là ci viene, e quel suo Cuore è l'immenso mare di lume, di affetto, di santità, di ricchezza spirituale che si diffonde per tutto il corpo mistico della Chiesa. Ora se voi, anima religiosa, appartener volete a guell' adorabile ed amabil Cuore, do­vete vestirvi del suo genio, impegnarvi ne' suoi impegni, interessarvi ne' suoi interessi. Voi siete sua schiava, da lui comprata, e a che gran prezzo! siete in obbligo di addossarvi quanta parte potete del peso ch'ei porta. Voi siete sua figlia; dovete prendere a petto quanto potete gli affari del vostro gran Padre. Voi siete sua sposa; che infatti, se contenta di gustare il quieto ozio del suo amore , non faceste tutti gli sforzi di concorrere alla sua glo­ria? Niente dunque può dispensarvi da procurare come potete la gloria di Dio ed il bene delle anime. Vedrete in se­guito come realmente il possiate; in­tanto convincetevi che il dovete. Ri­vedete ora i pensieri, le parole, le azioni della vostra vita e notate se almeno ne dirigete mai alcuna al eran fine che il vostro padrone, Padre e Sposo sia nel mondo glorificato. Ah! è impossibile, vedete, amare davvero Gesù Cristo senza far per lui qualche rosa. Fate però la vostra risoluzione. Felice quella comunità religiosa, dove tal risoluzione si facesse a un tempo da tutte!

Punto II. La vita alleva del divin Cuore nel Sacramento è un modello, della vita attiva che far potete voi pure. Quelle sue grandi opere di gloria di­vina le fa senza lo spirito di que' mini­steri che esercitò in sua vita mortale per modello degli uomini apostolici: Qui tutto opera con quiete grazie inte­riori, insinuando pensieri e consigli, ispirando coro pazīentissima soavità sa­lutari movimenti ne' cuori, e dando ta­citamente i più opportuni e copiosi aiuti a chi se gli accosta. Ecco, sposa di Gesù Cristo, la parte di apostolato che può essere vostra. Senza prendere un tuono predicatorio, un santo di­scorso, un saggio consiglio, un'amiche­vole preghiera, talora una parola detta con amore, un'occhiata dolce e com­passionevole con delle pari vostre, pos­sono guadagnarne molte pel vostro Dio. Ah! si sa anco dalle religiose tirar dei fili inosservati e lontani per insinuarsi nella confidenza delle sorelle, e talora a un fine difettoso. Perciò l'amore di Gesù Cristo non sarà altrettanto inge­gnoso per mettersi a portata di riunire due anime, d'impedire una inosser­vanza, di togliere da un pericolo qual­che semplice ed incauta?

Il secondo mezzo della vita attiva di Gesù Cristo nel Sacramento è l'esercizio pio. La vita segreta di Gesù Cristo nel Sacramento è il compendio di tutti i divini esempi della vita mortale; ed essi singolarmente portano tante anime alla perfezione più sublime. Ma i buoni esempi vostri hanno qualche cosa in certo modo di più felice che quelli di Gesù Cristo sacramentato. Perchè i suoi non operano in tutti, perchè non tutti li considerano; laddove i vostri li vedranno tutte le vostre sorelle ancor non volendo. Siate ben certa che la massima difficoltà d'introdurre un bene in un monastero, è sempre quella di trovar una che sia la prima a prati­carlo. Aspirate voi ad una gloria sì bella nelle occasioni, e ad un merito si grande col Cuore del vostro Dio.

Finalmente la preghiera è l'altro mezzo della vita attiva di Gesù Cristo nel Sacramento. Esso vi è sempre in istato di avvocato e di vittima, che per noi sta offerendo la sua mediazione a sé stesso al suo divin Padre. Que­st'arte dolcissima ed efficacissima non può mai mancarvi per glorificare Dio; con questa, dovete accompagnar sem­pre tutti gli altri mezzi e questa è un supplemento sicuro, quand'essi vi sono impediti o difficoltati. Ah se sapeste che immense schiere di anime sono in cielo guadagnate dalle orazioni di sante verginelle! Unite al Cuore di Gesù an­che il vostro, facendovi con lui vittima segreta per la salute delle anime. Ogni bene che fate, ogni male che soffrite, abbia tra gli altri ancor questo fine. Fate dunque ora per sempre l'offerta di voi stessa al Cuore attivo di Gesù Cristo, e promettetevi di certo per questa strada i maggiori favori del­l'amor suo.

Aspirazione giaculatoria. Gesù amabile, sia santificato in tutto il mondo il vostro santo nome; sia fatta da tutte le anime la vostra vo­lontà.

Nelle visite al santissimo Sacra­mento offerite al divin Padre il Cuore divino del suo diletto Figliuolo per la santa Chiesa, per la conversione di tutti i peccatori, per la santificazione di tutti i buoni. E trattenetevi in par­ticolare a far questa offerta, e quella di tutto il bene che farete, per santifica­zione particolare di tutte le religiose vostre sorelle.

Pratica di virtù. Al principio della giornata, e più volte, fra giorno, offrite tutte le vostre azioni per tutte quelle persone che vi hanno dato qualche oc­casione di patire. 

GIORNO VII.

MEDITAZIONE

PER ONORARE LA VITA NASCOSTA DEL S. CUORE NEL SS. SACRAMENTO

La vita nascosta di Gesù Cristo è uno dei più sublimi esempi di Dio sacra­mentato. Entrate a questa meditazione con un cuor docile e desideroso delle impressioni della grazia. Mediterete: 1. cosa sia questa vita nascosta, a cui vi invita l'esempio del vostro Sposo sa­cramentato; 2. i beni grandissimi, che ve ne potete sicuramente promettere.

Orazione preparatoria. Fede della presenza di Dio; offerta della medita­zione; dimanda di attenzione, lume ed affetto.

I Preludio. Presentatevi a Gesù Cri­sto nel maggior raccoglimento che po­tete. Separatevi col pensiero da tutto il mondo. Immaginatevi di esser sola col vostro divino Maestro come in quel de­serto, dove egli già ritirossi per quaranta giorni, per sentire valori delle lezioni non già comuni a tutti i cri­stiani, ma particolarissime del vostro stato.

II Preludio. Pregatelo dunque col maggior fervore ch’egli non v'asconda niente di quella sublime perfezione, a cui già chiamovvi nel chiamarvi alla Religione, e che i grandi lumi si accop­pino alle più forti grazie.

Punto 1. Chi direbbe, a veder Gesù Cristo nello stato in cui qui si trova, che egli è desso che muove e governa i cieli, le stelle, il sole, gli angeli, gli uomini, le creature tutte? Di tanto e sì grandioso esercizio della sua provvi­denza, sapienza e potenza, non appa­risce qui nulla. Egli non ci sta infatti per altro che per gl'interessi segreti del suo Cuore colle anime. Tutto è silenzio, solitudine, umiltà, pazienza, nascondimento, vita segreta ed interiore. Su questo piano d'esempi ammirabili con­siderate cosa sia quella via nascosta, in cui brama tanto che lo imitiate. Il fondamento di questa vita nascosta è lo spirito interno, che deve esser 1'anima di ogni vostra azione; spirito che non opera mai a caso, no per fini umani, ma elle in tutto sempre mira Dio; spirito elle non stima le cose dall'apparenza, ma solo dalla sostanza, per esso tutto è vanità senza sostanza ciò che non è volontà di Dio; spirito che non cerca mai di far molto, ma di far bene; spi­rito a cui non pare mai piccola cosa quella che piace a Dio; spirito per con­seguenza che nasce dal puro amore di Dio, ed il solo puro amore di Dio cerca siccome per guida, così per unico pre­mio del suo operare. Vi sarà, facile il considerare e capire quanto questo spi­rito interno sia necessario alla vostra perfezione. Di qui cominciate i vostri proponimenti pratici perchè, se non cominciate dalla cura di acquistar que­sto spirito interno, non arriverete mai a quella vita nascosta in Gesù Cristo, di cui dopo san Paolo tante grandi cose dicono i Santi.

In questa Vita nascosta dunque l'a­nima religiosa avendo collo spirito interno scacciato il mondo tutto dal suo cuore, ama di nascondere al mondo quanto può ogni sua azione e sè stessa. Non è punto un'anima illusa, elle per un falso spirito si ritiri dai comuni do­veri e costumanze: ma fuori dei comuni doveri delle regole e della carità ama teneramente la solitudine, il silenzio, il raccoglimento. Tante di vedere e di esser veduta dal mondo, acciocchè i riguardi umani non forse s'insinuino segretamente nelle azioni o nelle circostanze delle sue azioni. Essa non mrama, nè cerca altri testimonii della sua virtù e delle sue sofferenze fuori di Dio; e però ella rinunzia ogni vana consolazione del mondo, al quale si sforza alla meglio di celare ogni segno siccome delle sue gioie interiori, così delle se­grete sue pene. Le singolarità ordina­rie seguaci della illusione le teme infi­nitamente. Nelle stesse virtù, per quanto ne ami e ne cerchi la finezza maggiore, ne schiva al possibile ogni non neces­saria comparsa. Non vorrebbe che al­cuno mai a lei pensasse; non si inge­risce mai in nulla, che noti le apparenze; e se può, elegge sempre il più oscuro e il men curato dagli altri in ogni cosa. La sola obbedienza ha tutte le chiavi dell'anima sua, e finchè quella non la obblighi, ella sa vivere in una casa religiosa degli anni intieri, senza che si abbia occasione di mai parlare di lei.

Riscontrate la pittura di questa vita con quella di Gesù Cristo nel Sacramento; è tutta dessa. Riscontratela con la vostra vita quotidiana, e vedete cosa vi manchi. Se vi mancasse anche tutto, guardatevi infinitamente dal diffidare. Pregate quel Cuore divinamente na­scosto del vostro Sposo, che adesso vi tocchi il vostro di un desiderio pieno di coraggio e di confidenza.

Punto II. I frutti di questa vita na­scosta sano tanto preziosi, quanto essa è eccellente.

1. Essa è un mezzo sicuro e compen­dioso per arrivare ad una grande pu­rità di coscienza e ad un gran distacco dal mondo e da noi stessi. Considerate l'origine dei vostri difetti per lo più nascono dalle occasioni, che trovano i vostri sensi e i vostri cattivi abiti negli oggetti esteriori; così è nelle impa­zienze, nelle curiosità, nelle vanità, ecc. Lo studio di questa vita nascosta invo­gliandovi del ritiro, del badare a voi stessa, del non ingerirvi in cose a voi superflue, senz'altro vi toglie un'infi­nità di queste occasioni. Di più, lo stu­dio di questa vita avvezza insensibil­mente a riflettere spesso sopra noi stessi, sopra le nostre intenzioni e i moti dei nostro cuore; ed ecco con questa riflessione prevenuti quei tanti difetti, di cui vi accorgete quasi solo dopo di esser caduta. Quindi a poco a poco si minora 1'attacco al mondo ed a noi stessi; perchè sempre si minora l'abito di pensare, e però anche quello di compiacersi degli antichi oggetti dei nostri attacchi, del nostro genio, delle nostre disordinate consuetudini.

2. La serenità e la quiete della parte almeno superiore dell'anima sono di questa vita nascosta, un frutto infalli­bile. Nelle cose qui sopra toccate facil­mente potete conoscer altrettante cause di questa quiete interiore. Donde ven­gono, diceva san Giacomo apostolo, tante tempeste del vostro povero cuore non vengono esse dalle vostre passioni. Quanto pascolo dunque togliete collo studio di questa vita nascosta alle vo­stre passioni, tanti passi date verso quella quiete costante di spirito che cercate.

3. Questa vita è necessarissima per acquistare una sposa di Gesù Cristo lo spirito di orazione. Questo spirito di orazione non può ottenersi da un'anima piena di sè, occupata da mille frivo­lezze, dissipata tutto il resto della gior­no. Ecco però il modo sicuro di finire una volta tutti i vostri lamenti circa l'o­razione. Essa è un seguito conforme al resto della giornata. Quante sperienze non ne avete avute!

4. Le interiori dolcezze e i più eletti favori divini nell'ordinaria condotta di Dio sono annessi a questa vita nasco­sta. Chi non la pratica, la crede una vita malinconica; chi la pratica, vi trova (e non tarda molto a cominciare a tro­varli) dei piaceri infinitamente supe­riori a tutti quelli del mondo. Ricorda­tevi di quanto ne leggeste e udiste di tante anime sante.

Or che dite di sì grandi beni? Ac­cendetevene di desiderio, e servitevene per vincere il ribrezzo del cieco amor proprio. Proponete di pensarvi spesso per ravvisare ogni dì i vostri proponimenti. Offeritevi al divin Cuore, implorate le sue grazie, e fissate di fare ogni dì qualche esame sui propositi fatti in questa meditazione.

Aspirazione giaculatoria. O Gesù, sommo ed unico bene dell'anima mia che io viva solo a voi, e che voi siate solo il tutto per me.

Nelle visite al santissimo Sacramento rinnovate alcune delle considerazioni fatte, e pregatelo a darvi coraggio di provare la verità di tante preziose spe­ranze, che la meditazione vi ha dato.

Virtù pratica. Abbiate oggi una cura particolaris­sima del silenzio, e di non cercare né entrar punto in ciò, che non vi appar­tiene.

 GIORNO VIII.

MEDITAZIONE

PER ONORARE LA VITA DI GLORIA DEL SACRO CUORE NEL SS. SACRAMENTI

Molte sono le glorie della vita di Gesù Cristo nel Sacramento. Ma voi onorerete oggi la gloria speciale, di cui ammirabilmente vive nel Sacramento il sacro suo Cuore. Questa gloria tutta propria di quel Cuore amante delle anime si manifesta nel Sacramento. 1. col ridurre con la forza del solo amore le anime ad un totale annien­tamento di loro stesse; 2. col solle­vare colla forza del solo amore le ani­me ad un innalzamento tutto divino in lui stesso.

Orazione preparatoria. Fede della presenza di Dio; offerta della medita­zione; dimanda di attenzione, lume ed affetto.

I Preludio. Immaginatevi di vedere nel petto aperto di Gesù Cristo il suo divin Cuore pieno di tanto fuoco di amore, come un’ardente fornace, dove i cuori delle anime elette si liquefanno e struggono più che la cera, e si purificano e si rinnovano come l’oro.

II Preludio. Offerite con grande animo il vostro cuore altresì a quelle fiamme divine, esibendovi al vostro divino Salvatore per tutto che ei voglia fare di voi.

Punto I. La gloria del divin Cuore si manifesta in quel gran potere dell’amore, che egli ispira alle anime nel Sacramento, col quale amore in così deboli creature vince ed annienta in esse tanti fortissimi loro nemici. Rimettetevi un poco in mente tante belle vittorie, che avete letto di tanti ammirabili verginelle similissime a voi per natura, per debolezza, per pericoli, per impegni, per ripugnanza, per instabilità, per tentazioni. In questo Sacramento d’amore singolarmente fu dove si fecero in loro quegli stupendissimi cangiamenti. Pensate quante volte vi siete inorridita nel leggere quegli atti sì eroici di pazienza, di carità e di ub­bidienza, di mortificazione, di odio di loro stesse. Quanto non fanno stupire quegli esempi di costanza tacita, man­sueta, allegra in mezzo a lunghissime e indegnissime persecuzioni e len­tissime e dolorosissime malattie, e spaventosissime ed ostinatissime tenta­zioni! Or come mai così deboli crea­ture giunsero a perdere ogni senso di pietà di sè stesse, ogni senso di ripu­gnanza agli atti più ardui, ogni senso di lusinga alle più innocenti e dolci voci dell'umanità? Ah! da quel Sacra­mento traevano tanta forza, e tutta questa forza era forza d'amore. Ecco la gloria tutta propria del divin Cuore, che potè amandola farsi da loro amare a tal segno. Se voi amate Gesù Cristo, voi ora sapete come dovete glorificarlo. Cosa andate ideando, quando vi sentite maggior desiderio di corrispondergli. Tenete tutto per illusione ciò che non è, o non aiuta in voi il disprezzo di voi stessa, la contraddizione alla vo­lontà vostra, e la sommissione amo­rosa e cieca alla divina. Che voi mo­riate affatto al vostro amor proprio, questo è il trionfo completo a cui il divin Cuore ispira con tutte le grazie che in questo Sacramento di amore vi offerisce. Prefiggetevi dunque di por­tare ad ogni visita di Gesù Cristo sa­cramentato, e molto più ad ogni Comu­nione, qualche allo di villoria di voi medesima. Questa è la più solida cor­rispondenza che gli potete usare, perchè questo è l'interesse speciale della gloria del sacro suo Cuore nel Sacramento.

Punto II. La gloria tutta propria del sacro Cuore nel Sacramento si ma­nifesta nel sollevare colla forza del­l'amore le anime ad innalzamento tutto divino in lui stesso. La vittoria maravi­gliosa che opera l'amore nelle anime e che avete considerata nel primo punto, fa in loro una mutazione, anzi una vera trasformazione in tutt'altra cosa che prima non erano. Esse non vivono più che in Gesù Cristo; anzi Gesù Cri­sto è quello che vive in loro, come di sè diceva san Paolo; e però prima an­cora di uscire dalla infermità di questa vita mortale, vivono una vita affatto divina. Osservatele in ciò che esterna­mente apparisce. Che modestia ange­lica! che inalterabile affabilità! che ama­bile mansuetudine, che esattezza, che prudenza, che santità spira ogni loro atto! Se poteste entrare nel loro intel­letto, sembrerebbevi di entrar nel re­gno della luce, ma di quella luce invi­sibile che risplende in paradiso. Le idee giustissime, le cognizioni subli­missime che hanno di Dio e dei suoi misteri, sono inesplicabili. Se poteste entrar nei loro cuori, che stupore non sarebbe il vostro nell'osservare la pu­rità, la forza, la pace, la santità dei loro affetti; la loro anima è fatta il trono della grazia e dell'amor divino, che vi hanno regno. Una Geltrude, una Caterina da Siena, una Teresa e tante altre anime sì arricchite dei tesori in­teriori di Gesù Cristo, vi potranno fa capire quanta gran gloria sia quella! questo Dio amante delle anime nell'in­nalzarle dalla viltà loro a sì alto stato. Pascetevi pure per un poco di questi oggetti ammirabili per ricrearvi santa­mente lo spirito. Ma per non vi per­dere d'animo per voi stessa, ricorda­tevi che nella casa del vostro gran Pa­dre Iddio sono infinite mansioni; e vuol dire che se per umiltà, non dovete aspirare a tanti altri doni, dovete per obbligo di stato pretendere una misura anche per voi. Rinunziate volentieri a tutto che in cotesti doni è straordinario; ma aspirate al dono di una grande an­negazione, di una regolarità costante, di un disprezzo grande del mondo, di una grande pazienza, di un grande raccoglimento. A questi doni avete diritto, e quel Cuore divino non può negarveli se davvero li bramerete. Questi poi fa­ranno in voi pure una mutazione, che vi innalzerà assai sopra la miseria vo­stra presente; e glorificheranno però assai nel vostro innalzamento la forza dell'amore di Gesù Cristo. E fino a quando vorrete voi restare si lassa e fitta col pensiero e col cuore in questa terra vile, misera, oscura? Ah in quante sue povere serve, come sono le anime del secolo, Gesù Cristo lavora coll'amor suo la sua gloria! e in voisua sposa non avrà che disonore? Anima­tevi, risolvetevi e preparatevi in modo che la vicina festa di quel divin Cuore e la Comunione che farete in quel di, sia il principio di ama .nuova felicità per voi e gloria per Gesù Cristo.

Aspirazione giaculaloria. Gesù, che io non viva, se non per voi; anzi, che voi stesso vi­viate in me.

Nelle visite al santissimo Sacramento andate oggi in un sentimento grande di umile confusione, e come una debitrice a Gesù Cristo di tanta gloria, di cui fi­nora avete defraudato il suo Cuore di­vino. Offerite a quel Dio sacramentato, a sconto di così immenso debito, il suo stesso Cuore con tutti i tesori di grazia infinita che racchiude; e, con infinita instanza ditegli: Abbiate ancora pazienza, o mio buon Dio, che io rifarò in avvenire i danni della vostra gloria.

Virtù pratica per oggi. Notate al principio della giornata quale sia la più ordinaria e costante ispirazione, con cui Dio da gran tempo vi batte al cuore; e fate oggi qualche sforzo effet­tivo di corrispondenza, perchè di qua vedete che deve cominciare in voi la glorie di Gesù Cristo. 

GIORNO IX.

MEDITAZIONE

PER ONORAR LA VITA DI CONSUMAZIONE DI G. C. NEL SS. SACRAMENTO

Nel più nobile genere dei sacrifizi, cioè negli olocausti, la vittima doveva affatto consumarsi. Tale fu il sacrifizio di Gesù Cristo in Croce, del quale sa­crifizio il Sacramento è rinnovazione e memoria. E però la vita di Gesù Cristo nel Sacramento può dirsi una vita di consumazione. Per accendervi ad imi­tare in ciò il vostro divin Salvatore, me­diterete: 1. qual sorta di consumazione egli da voi desideri; 2. la costanza e perpetuità, che al vostro consumato sacrifizio è necessaria.

Orazione preparatoria. Fede della presenza di Dio; offerta della medita­zione; dimanda di attenzione, lume ed affetto.

I Preludio. Mirate Gesù Cristo nel Sacramento come un agnello sull'al­tare per essere sacrificato, ed il suo Cuore, da cui escono fiamme, dalle quali egli stesso come vittima è con­sumato.

II Preludio. Pregatelo ,a farvi ben intendere la preziosità del suo sacri­fzio, e a darvi coraggio di imitarlo col sacrifizio di tutta voi stessa al suo amore.

Punto I. Considerate che Gesù Cri­sto non si contentò di sacrificarsi per voi in qualunque modo, ma si è sacri­ficato in tutto che egli potè sacrificare per voi. Che gli restava più in croce da poter dare nella roba, nell'onore, nella vita? Conchiudete la divota ri­vista di quanto egli ha dato per voi con questa riflessione. Dopo la morte, il solo suo Cuore restava intatto dalla crudeltà, che aveva portato il suo fu­rore sino alle viscere in più luoghi scopente e ferite. Anche il suo Cuore volle aver parte nel sacrifizio, anzi, può dirsi che fosse in quel Cuor divino che si compisse la consonazione estrema del Sacrifizio. Anch'esso volle dunque es­sere aperto e squarciato. Or tale esser, deve il sacrifizio vostro al suo amore. Pensate quanti sacrifizi mai gli face­ste? quanti più ne avete sol cominciati? infiniti sono quelli che gli offerite col semplice ed inefficace desiderio. Voi non siete però niente più sua dopo tutto ciò; perché in questo affare, quanto al fine che si deve pretendere, non fa nulla chi non fa tutto. Conside­rate bene la ragione. Perché a Dio non dà nulla che vaglia chi non dà il cuore, che è quello che egli stima più di tutte le altre cose insieme, e non dà vera­mente il cuore chi non dà veramente tutto senza riserva. Dunque la consumazione, che nel vostro sacrifizio de­sidera Gesù Cristo, consiste in un ab­bandono sincero ed intero di voi stessa a lui con una risoluzione determinata di voler lasciarvi da lui guidare a modo suo. Voi in questo stato di consuma­zione non dovete considerarvi più come vostra in nulla, ma pensare che Dio dispone dei suo in ciò che vi manda di dolce e di amaro. Rinnovate qui la considerazione della generosità infinita, con cui Gesù Cristo si è dato e consumato tutto per voi. Ah! che bisogna aveva egli di essere tutto tutto vostra per esser felice? Laddove è impossi­bile che voi siate felice neppure in terra senza esser tutta di Gesù Cristo. Fate un serio esame che sarà nondimeno breve, perchè la vostra coscienza vel dirà subito quale è stata quella cosa che principalmente è mancata tra quelle, che il Signore vuole in voi sa­crificare. Ah! d'ordinario è una cosa sola, che rende imperfetto il nostro sa­crifizio, e che il nostro amor proprio sempre si riserva. A questa applicate i lumi e gli affetti che il Signore vi dona.

O Cuor divinamente prodigo di voi stes­so, quanto mi provoca il vostro esem­pio, tanto mi aiuti la vostra grazia.

Punto II. Gesù Cristo non ha mai ritrattato in minima parte il dono in­tero che vi ha fatto di sè. Anzi, ogni volta che nella santa Messa rinnova il suo sacrifizio, vi rinnova il dono con­sumatogli tutto sè. Che costanza! che perpetuità di eccellentissimo amore! Tornate ora colla memoria sui sacrifizi, che tante volte avete fatti a Gesù Cri­sto. Ohimè! della massima parte di essi non resta più forse neppur vestigio nel vostro cuore. Vi ricordate di quei sì accesi proponimenti di vita raccolta, osservante, paziente? di quei sacrifizi di vostre affezioni, dei vostri contrag­genii, dei vostri riguardi e rispetti umani? di quei sì buoni principii di studio, di diligenza, di esattezza nel­l'orazione e nelle cose spirituali? Dove sono ora? Chi ve li ha rapiti? Ah! cuore infedele ed incostante! disonore a voi stessa nell'amarezza della vostra, confusione e del vostro dolore. Ma questa confusione e questo dolore saranno essi inutili ancor questa volta? Mettetevi a pensare che danno infinito sarebbe stato pel mondo, se Gesù Cristo, come i suoi stolti ed empi nemici lo istiga­vano, fosse disceso dalla croce. Se quel cuore amoroso rinchiusa avesse quella sua amorosa ferita, che è la si preziosa fontana dì dolcezza, di corag­gio, di amore per le anime; quanto dolce oggetto e stimolo sarebbe ora tolto alle timide e vacillanti vostre speranze!

Appressatevi dunque a quella beata fonte di vita in un trasporto d'estrema, ma santa disperazione. Se voi non mi aiutate, o Cuore onnipotente del mio sposo Gesù, tante volte da me deluso, io non ho più risorsa nessuna alla mia miseria. E qui stimolate quanto potete il vostro dolore e nel tempo stesso animate ed irritate, come si fa soffiando nel fuoco, il vostro desiderio di essergli ormai stabilmente fedele; e gridate dal fondo del vostro cuore desolato, che questa volta voi la volete assolutamente questa grazia della perseverante co­stanza nei buoni proponimenti. Sap­piate che maggior gusto non potete dare a quel Cuore divino, del vedervi così smaniosa di desiderio. Questa ri­flessione avvivi la vostra fiducia. Se voi sapete assai desiderare siete certis­sima di ottenere. Chiamate in aiuto delle vostre preghiere la Madre dolcis­sima di quel dolcissimo Cuore, e con­chiudete la meditazione con una of­ferta, che abbracci e rinnovi tutte quelle che finora gli avete fatte.

Aspirazione giaculatoria. Sul riflesso che la diffidenza è il massimo pericolo della vostra costanza, rinnovate spesso oggi la protesta della vostra fiducia non nelle vostre forze, ma in quelle della grazia di Gesù Cri­sto, dicendo: Signore, io spero tutto dalla vostra grazia; non resterò mai in eterno confusa in ciò che desidero.

Nelle visite del santissimo Sacra­mento rinnovate il pensiero del tutto che ha dato Gesù Cristo per farvi santa. Ricordate con amorosa gratitudine a Gesù Cristo quanto - gli siete costata. Rinnovategli i proponimenti e le sup­pliche fatte nella meditazione. Offeri­tegli quegli sforzi pratici che prima della visita avrete fatti. Proponete di continuarli.

Virtù pratica. Siate oggi al possibile fedele e dili­gente in tutte le cose spirituali. 

 

 

 

 

 
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