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Passare una serata diversa giocando col "mancala" come fanno nei villaggi africani o a "kolowis- awitlaknannai" (la traduzione è più o meno la lotta dei serpenti) come facevano gli indiani Zuñi del Nuovo Messico. Misurarsi con il fascino intrigante e coinvolgente del "go" , antico gioco nato in Tibet intorno al 1.300 a.C. , poi considerato parte integrante dell'istruzione militare dei samurai . Introdurre i propri figli ai giochi della nostra tradizione come il medioevale "filetto" o divertirsi con loro con lo "shangai" . Sfidare la fortuna con "chuck-a-luck" ("corona ed ancora", che in Inghilterra un tempo chiamavano "sweat-cloth" panno per sudare ) , e se proprio nessuno vuole sedersi dall'altra parte del tavolo per sfidarci, lanciarsi in un solitario come il "vittoriano complicato" o il millenario "tangram"(le sette pietre della saggezza), oppure affrontare un problema logico con un "rompicapo", insomma provare la sana emozione della sfida con altri, se stessi o con la propria intelligenza . Lasciandosi coinvolgere può capitare che il gioco risulti istruttivo, non è comunque un gran danno, se ci si diverte abbondantemente. Coinvolgere è la parola chiave, proporre ad altri questa passione e continua ricerca è diventato il mio lavoro , dal 1986 nei fatti costruisco giochi e rompicapo utilizzando i materiali più diversi, in prevalenza di recupero (80-90%), cercando di renderli il più possibile intriganti sia nella parte ludica che estetica e portandoli nelle strade e nelle piazze all'interno di manifestazioni dove l'artigianato creativo è considerato una tradizione da non perdere. Con la convinzione che il gioco sia un'attività importante per tutti e la speranza (o presunzione) d'aver lanciato un sasso nello stagno della curiosità auguro a tutti un divertito viaggio nel mondo dei giochi Claudio
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