Metalmetron: quante cose non si capiscono

 

La decisione sul recupero delle aree ex- Metalmetron è forse la più importante di questo mandato della giunta Ruggeri Lirosi ed è ancora piena di cose che non si capiscono.

 

La prima domanda è la più banale di tutte: “Perché lo facciamo? Perché trasformiamo un’area produttiva, in un’area prevalentemente commerciale?”. La risposta dell’Assessore Aglietto, ripetuta da Lirosi, è che l’alternativa è solo l’abbandono, il buco nero fatiscente. L’Assessore non argomenta, non cerca di convincere, si limita ad affermare, e qualcuno gli crede. Mi sembra però molto importante ricordare che Berruti, commercialista stimato, Vice Presidente della Provincia e attuale candidato sindaco DS per il Comune di Savona, nel 1999, aveva già staccato un assegno di 17,4 miliardi per l’acquisto delle aree[1] per realizzare un’area artigianale. Due giorni prima della firma, Ruggeri lanciò l’idea di mettere lì il carcere, idea che sostenne per oltre un anno, e i proprietari ritenendo che avrebbero potuto vendere l’area ad un prezzo maggiore cancellarono la vendita. Possibile che Berruti, allora, fosse stato un incapace che investiva 9 milioni di € per comprare un buco nero? E come mai se faceva errori così costosi lo hanno candidato prima in Provincia e poi al Comune di Savona? E perché non hanno candidato Aglietto? Perché sanno che Berruti aveva ragione? E allora perché oggi la Giunta fa decidere la destinazione commerciale delle aree, anticipando e forzando una decisione che appartiene al futuro dibattito sul PUC, pochi mesi prima del possibile insediamento di Berruti? Non si capisce e nessuno cerca di spiegarlo. Forse, anticipano la decisione proprio per impedire a Berruti di ritornare al progetto iniziale o per evitare a Berruti l’imbarazzo di dovere approvare qualcosa che ha deciso qualcuno sopra e su cui lui non è d’accordo?

 

La seconda domanda nasce quando si vede il prezzo pagato per quelle aree: 10 milioni di €. Ma come? il Comune nel 1999 non ha comprato per 9 milioni ( di cui 4 finanziati dall’obiettivo 2) per fare un utilizzo ben più utile, in termini di posti di lavoro e di ritorno economico sull’economia locale, e le aree vanno via a solo un milione di più dopo 5 anni? Meno del costo degli interessi. Possibile che il valore dell’area sia uguale se ha destinazione produttiva o se ha destinazione commerciale? Non mi convince se pensiamo che la valutazione del ricavo dell’iniziativa, nei documenti presentati, è di 54,8 M€, cui vanno aggiunti circa 10 milioni di € per la vendita di aree agli artigiani. Se togliamo il costo di acquisto ed i costi di costruzione di 35.000 m2, si ha un utile dell’iniziativa che non è indicato ma che posso valutare intorno a 20 milioni di €. E’ un valore elevatissimo, che comporta un valore del terreno enormemente più alto ed allora perché l’area è stata venduta per così poco? Perché è gravata da un vincolo produttivo che viene tolto solo dopo la vendita? Qualcuno ce lo può spiegare? E’ trasparente tutto questo? No.

 

Con questi dubbi non si può approvare un’operazione che promette pochissimi posti di lavoro (dicono 230 ma esaminando bene le carte sono solo 184), senza garanzie, che vanno ridotti di quelli che si perdono in città, e che riduce di parecchi miliardi il valore aggiunto che resta nell’economia cittadina (almeno 10 milioni di €/anno che, invece di essere spesi a savona, andranno alle sedi centrali delle catene di distribuzione che si insedieranno nell’area).

 

In conclusione, con questa premesse e con questi dubbi, è necessario bocciare la delibera e dare di nuovo incarico a IPS di acquisire le aree per destinarle totalmente all’attività artigianale rilanciando così l’economia della città.

                                                                                              Roberto Cuneo


 

[1] Ruggeri il 20/7/1999 aveva commentato: “avviato un rilevante processo di reindustrializzazione della città”.