Vi è qualcosa di evanescente nelle forme
di Dio, che trapassano le une nelle altre
cambiando nome e connotazione,
oscillando tra due estremi:
quello del Dio-Volontà dei monoteismi e
quello del Dio-Necessità dei panteismi.
Nel mondo occidentale ha avuto miglior
fortuna il primo, presentatosi inizialment
e come il dio supremo di un vasto
pantheon, ed assumendo in seguito
quella del Dio-Padre-Creatore-Unico
identificato con lo Jahvè ebraico,
con il Dio cristiano
e con l''Allah islamico.
Nel mondo orientale molto presto ha
avuto la meglio una concezione
panteistica, espressa da concetti come
il Brahman (il principio cosmico
generale ed originario),
l'Atman (anima cosmica generale
ed anima singolare umana),
il Tao (principio cosmico e spirituale).
Accanto alle concezioni di Dio delle
religioni si pongono però altre
concezioni teologiche assai più
importanti, perché non nate su base
fideistica, bensì su base
presunta "dimostrativa".
In realtà tale"dimostrazione"
viene fabbricata abilmente con un uso
capzioso del linguaggio, col quale,
posti (come vedremo), pochi assiomi
a priori, da essi viene dedotta tutta
una pseudo-realtà surrettizia, quale
creazione di puri "enti di pensiero"
In questo caso la rivelazione non ha
origine in un messaggio diretto
della divinità, ma viene creato con
la parola e il discorso come sua
organizzazione sintattica. Una creazione
legata al linguaggio metafisico
che la produce, il quale, attraverso gli
strumenti della logica e della dialettica,
crea delle ipostasi, relative ad un
meta-mondo immaginario,
che possono prendere
il nome di Essere, Spirito,
Logos, Intelligenza, Necessità,
Natura Uno-Tutto, Sé,
Brahman, Atman, Tao, ecc.
La metafisica, ovvero la teologia filosofale,
crea così quei feticci linguistici che
sono la più compiuta espressione
dell'immaginazione teologica, che
crea degli ectoplasmi del pensierp
che si materializzano nel linguaggio
e si pretendono reali.
Le ipostasi surrettizie che ne nascono,
fabbricate con meri meccanismi del
linguaggio dialettico, del tutto avulsi
dal reale, generano una pseudo-realtà
supposta"più profonda" (e meta-fisica)
che si pretende origine e causa
della realtà fisica.
Il testo che vi proponiamo affronta
questo problema, sviluppando un'analisi
della teologia filosofale
attraverso i secoli, con un approccio
filosofico anti-metafisico, che intende
sottrarre alla palude dell'ambiguità
e dell'equivoco la limitata, ma autentica,
verità del "reale"
per sottrarla all'illimitata
creazione dell'"irreale".
Lafilosofia
e la teologia filosofale (la conoscenza della realtà
e la creazione di Dio)
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1.1 Dedurre il cosmo dall'esistenza di Dio
1.2 Che cosa intendiamo per "filosofia"
1.3 Nascita e attualizzazione dell'antropocentrismo
1.4 Metafisica e semplicizzazione della
complessità
1.5 La logica e la dialettica in funzione
anti-filosofica
1.6 Il linguaggio come fondamento della teologia 1.7 La scienza del divino e la scienza del
reale
2.1 La dicotomia filosoficità/filosofalità
tra il reale e il "pensato"
2.2 Capire e fabbricarsi un capire. La realtà
e la "verità"
2.3 Le convenzioni linguistiche
2.4 Le illusioni antropiche: dal continuum
ai miti cosmogonici
2.5 Microcosmo e macrocosmo
2.6 Divinizzazione e apoteosi del Logos
2.7 L'anima prigioniera del corpo
3.1 L'invenzione dell'unità olistica dell'essere
3.2 Le unità-totalità fittizie e le molteplicità
reali
3.3 Eterogeneità e pluralità del reale. Nominazione
e realtà
3.5 L'Uno-Tutto nel panteismo occidentale
3.6 Il Dio-Natura del panenteismo spinoziano
3.7 Il monismo olistico nel mondo orientale
4.1 La necessità psichica di un'immaginaria
necessità ontica
4.2 Il determinismo storico
4.3 Il determinismo contemporaneo
4.4 Un dibattito su determinismo e indeterminismo
4.5 Auto-organizzazione deterministica della
materia