I mestieri dei serrani

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Il mulino idraulico

 

 

LA STORIA

I mulini idraulici 

furono introdotti in tutte le regioni italiane nel XIII secolo.

Alla loro costruzione contribuirono dapprima i monaci, poi i signorotti di campagna e i proprietari terrieri.

Poco redditizie risultavano le modeste macine a mano, per cui si sentì l’esigenza di costruire impianti molitori di più vasta portata, utilizzando l’acqua dei fiumi al posto della forza muscolare per far girare la macina.

I primi mulini funzionavano stagionalmente in inverno e in primavera, quando c’era abbondanza di acqua e il contadino era poco impegnato nei lavori di campagna.

Gli ingegneri costruivano edifici solidissimi, resistenti all’umidità e in grado di sfidare le intemperie l’incuria degli uomini.

La macine mossa dalla forza dell’acqua, vengono poi azionate da motori ad energia elettrica, rinnovando rapidamente vecchie tecniche lavorative.

Conseguenze immediate furono una crescita di consumi e la richiesta dei prodotti che spinsero alla progettazione di impianti di maggiore dimensione.

Tra gli anni 20 e 40 si è avuta una scomparsa di mulini idraulici, mentre si registra un minore uso dei mulini a cilindri.

Così in poco più di un secolo sono scomparse e stanno per essere sempre cancellate le testimonianze di antichi programmi.

Oggi la trasformazione delle granaglie avviene grazie all’impiego di tecnologie talora anche sofisticate, frutto di una continua applicazione dell’ingegno umano.

FUNZIONAMENTO

Il mulino idraulico trae la sua energia dalla forza dell’acqua che viene prelevata da un fiumiciattolo affluente dell’Esino : l’Esinante.

Uno sbarramento alza il livello dell’acqua, che per mezzo di un canale va a finire in un laghetto artificiale, chiamato parata o colta.

La parata si trova in una posizione tale da creare un dislivello fra l’acqua e le pale.

L’acqua giunge alle pale attraverso un canale che si restringe man mano che si avvicina ad esse. L’energia potenziale è data dal peso dell’acqua e dal dislivello fra la parata e le pale.

Ecco perché aumentando l’altezza aumenta anche l’energia.

L’acqua mentre scende lungo la condotta trasforma la sua en. pot. in energia cinetica che viene trasmessa alle pale. Le pale fissate al fusello, trasmettono il movimento di rotazione, attraverso l’albero, alla macina superiore ( a cui è fissato grazie ad una lamiera a forma di papillon, chiamata in dialetto naticchia ). Il fusello è un cilindro bombato, su cui sono fissate le pale; si trova nella parte inferiore del mulino e poggia su una trave di quercia ( banchina ) dove è posta una lastra di bronzo ( ralla ).

Le pale sono in legno di quercia, a forma di cucchiaio , fissate al fuselllo.

Le macine ruotano, schiacciano il grano con l’aiuto dei " coltelli " ( sporgenze taglienti ) e canaletti ( scanalature ) che deviano la farina all’esterno. Così, per non far spargere la farina intorno e per contenere la macina, esse sono state rivestite da una protezione molto spessa di legno perché deve sopportare un peso anche di 14q. 

                             

MANUTEZIONE

A mantenere taglienti le lame della macina inferiore e i canaletti di drenaggio pensavano gli scalpellini. Essi erano esperti in questo lavoro e i loro utensili erano : martello e scalpello, ne avevano più di uno perché si usuravano facilmente.                                                      Spesso questi abili artigiani, personalizzavano i disegni dei canaletti sulla macina.

 

 

 

 

 

 

 

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