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Madre di Dio

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MADRE DI DIO CON BAMBINO IN TRONO

 

L'icona della Vergine in trono era venerata come protettrice contro i nemici, esistono leggende secondo cui avrebbe aiutato le truppe in battaglia e gli avrebbe donato la vittoria.

    Questo tipo iconografico rappresenta la Madre di Dio come "Tempio animato", come "Scala gettata tra cielo e terra", cioè come un tramite tra l'uomo e Dio.

    La composizione piatta dell'icona di sinistra, i suoi lunghi contorni conchiusi, testimoniano che l'icona risale al XIII secolo.

    L'icona di destra, invece, è una riproduzione dell'affresco che si trova nell'abside della pieve romanica di S. Faustino di Rubiera (RE).

 

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MADRE DI DIO DELLA TENEREZZA

 

La Madonna è stata definita nel Concilio di Efeso (431) come "Madre di Dio", theotòko, un titolo che si è conservato fino ad oggi soprattutto nella tradizione orientale.

    Fin dai primi secoli del cristianesimo era presente l'iconografia della Madre di Dio della Tenerezza ("Elousa" in greco). Secondo la tradizione questo tipo iconografico venne creato dall'evangelista San Luca.

    La Madre di Dio della Tenerezza è uno tra i più antichi tipi canonici e raffigura la Madre mentre il Figlio le rivela la sua Passione e morte. 

    Nell'arte russa la raffigurazione della Madre di Dio che tiene in braccio dolcemente il Bambino si sviluppò in molte varianti, di cui la più nota è la Madonna di Dio di Vladimir, dell'inizio del XII secolo. Il tipo della Tenerezza di Vladimir si rifà all'icona bizantina (oggi nella Galleria Tret'jacov di Mosca) donata dai sovrani della Rus' alla nascita della nuova nazione e da allora è considerata protettrice del popolo russo.

    La "tenerezza" della Madonna è espressa dallo stringere alla propria guancia il volto di Cristo Bambino. Il suo sguardo è dolce, tenero, triste, gioioso e comprensivo nello stesso tempo e rivela la Vergine come Madre per eccellenza, "che accoglie in sé ogni sentimento umano e lo trasfigura in preghiera" (Anna Vicini).

    Il fregio inciso a forma di gigli stilizzati sul nimbo dorato della Madre di Dio è tipico delle opere di Novgorod del XV-XVI secolo. La sagoma morbida ed essenziale della figura della Madre è ben leggibile sul fondo dorato. La pensosità e la mestizia del suo volto conferiscono una particolare espressività al gesto di Cristo, che è in un atteggiamento giocoso infantile (non solo preme la sua guancia contro quella della madre, ma le afferra il mento).

    Il Bambino Giocoso viene spesso raffigurato nell'arte bizantina a partire dal XII secolo. Si vuole sottolineare con questa tipologia sia la fragilità infantile di Cristo, sia la mestizia della Madonna che già vede il sacrificio della Croce. Il canone della Tenerezza sta appunto ad indicare la rivelazione della Passione e Morte di Cristo, si spiega così lo sguardo assolto e dolente della Vergine mentre riceve l'abbraccio del Figlio. Il Bambino, che cinge con le braccia il collo della Madre, è anche il Consolatore, il Salvatore misericordioso che si china verso ogni creatura.

    Una particolarità dell'icona (probabilmente proveniente da Novgorod) sono i bordi molto ampi, come nelle opere più antiche, su cui probabilmente era fissato un rivestimento in argento. Le scritte vicino alle due Sante figure sono i loro nomi: Madre di Dio e Gesù Cristo. L'icona rimanda così al tema centrale della dottrina cristiana, l'incarnazione di Dio per la salvezza dell'umanità. 

   Per un'analisi più dettagliata: L'icona della Madre di Dio della Tenerezza di Vladimir (articolo di G. Ferraboschi, pubblicato su "Il Faro", gennaio 2000).

 

 

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VERGINE ODIGITRIA

 

    "Odigitria" in greco (odigos) significa "Guida", "Colei che indica la Via". Questa tipologia è particolarmente venerata in Russia: la Madre di Dio si fa guida del popolo cristiano presso il Figlio, che viene indicato con la mano destra.

    Secondo la tradizione la Madre di Dio Odigitria è una delle tre icone dipinte dall'evangelista Luca quando la Vergine era ancora in vita, poi portata da Eudosia, moglie dell'imperatore Teodosio il Giovane, dalla Terra Santa al monastero di Odegon (secondo alcuni invece alla chiesa delle Blacherne) a Costantinopoli (V secolo). Da questa prima icona si diffusero poi innumerevoli varianti, che si distinguevano per alcuni particolari iconografici, legati a miracoli e tradizioni locali.

    L'icona qui raffigurata è detta "Smolenskaja" in riferimento all'icona miracolosa venerata nella città di Smolensk.

    Il tipo iconografico dell'Odigitria  rappresenta sempre una raffigurazione frontale della Madonna, con il Bambino sul braccio sinistro. 

    La Vergine indica con il gesto della mano il Figlio, raffigurato nell'atteggiamento di Giudice Misericordioso, infatti il Bambino ha nella mano sinistra un rotolo chiuso (il rotolo della legge), mentre con la destra benedice (in conformità al tipo canonico di Cristo Pantocratore). Le vesti della Madre di Dio sono quelle canoniche: la tunica blu (che si intravede sotto il manto), segno di umanità, e il mando porpora, segno della regalità, una regalità di cui tutti noi, in quanto figli di Dio, siamo rivestiti. Le tre stelle sul manto (sul capo e sulle spalle della Madre) sono un antichissimo simbolo della sua verginità: prima, durante e dopo il parto.

    Il volto del Bambino esprime serietà e maturità, propri dell'adulto. Cristo Bambino è quindi raffigurato come Dio-Uomo, i simboli sono evidenti nel gesto della mano e nel nimbo, in cui si profila la croce, segno della Passione. La presenza del divino è segnalata anche dalla ragnatela dell'assist sulle vesti della Vergine e di Gesù: l'oro indica, in quanto è un colore che non esiste in natura, la gloria di Dio.

    Le scritte leggibili sul fondo dorato sono le iniziali che contraddistinguono la Madre di Dio, che umilmente indica il Figlio da lei generato, come per sottolineare che è solo l'intermediaria tra il genere umano e Dio.

 

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VERGINE NUOVA ODIGITRIA

 

 

 L'icona di destra è basata sul prototipo della Madre di Dio Nuova Odigitria di Rossano (Calabria).

 

 

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MADRE DI DIO BLACHERNITISSA

 

    Il tipo iconografico che raffigura la Vergine e l'Emmanuele sul Suo seno, apparve per la prima volta a Costantinopoli nella chiesa delle Blacherne, in un'icona miracolosa del XI secolo.

    Se ne trovano riproduzioni anche sulle monete degli imperatori bizantini e sui sigilli di personalità eminenti.

    Quest'icona rappresenta la venuta nel mondo di Cristo attraverso la Madre di Dio.

    La Vergine è raffigurata come Regina Celeste, infatti è avvolta in un maphorion porpora, portatrice della luce celeste (ha la tunica blu).

    L'icona è molto ricca di raggi dorati e ampie campiture d'oro sulle vesti, fenomeno senza pari nell'iconografia.

    I due arcangeli ai lati superiori simboleggiano la celebrazione dell'eucarestia.

Cristo è raffigurato come Emmanuele, rivestito del sakkos episcopale e benedice come i vescovi con entrambe le mani.  Rappresenta sia la vittima offerta in sacrificio nell'Eucarestia, sia il celebrante della liturgia.

    Infatti il contorno delle braccia della Madre di Dio rimanda al calice usato nella celebrazione liturgica, al cui interno è contenuto l'Emmanuele.

 

 

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MADRE DI DIO GLYKOPHILOUSA

 

    Il tipo iconografico della Glykophilousa (la dolce amante) risale alla metà del XIV secolo e nasce come variante della Madre di Dio Odigitria Eleousa (misericordiosa), che si distingue per l’atteggiamento di tenerezza tra la Madre e il Figlio e sottolinea l’umanità di quest’ultimo.

    L’immagine è essenziale e ha una intensità espressiva molto profonda. La profusione dell’oro sullo sfondo segna il dilatarsi nello spazio del nimbo, in tal modo l’icona consacra idealmente della sua presenza l’intera chiesa che le fa da cornice.

    L’iscrizione a forma di croce esprime la benedizione tracciata dalla Madre di Dio sui fedeli che la invocano.

    Questa icona prende il nome da un inno della Chiesa orientale:

Tu che sei più onorabile dei cherubini

e incomparabilmente più gloriosa dei serafini,

Te che senza corruzione partoristi il Verbo di Dio,

Te magnifichiamo qual vera Madre di Dio”.

 

 

 

 

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