Setting del progetto di Rete per lo Spazio-Ascolto

 

PREMESSA

A.  Tutto quanto dirò si inserisce in un percorso che, come già detto, si è svolto in più tempi e in più luoghi. Quindi nulla si è costituito né in un solo momento né per opera di una sola persona o di un unico organismo, né secondo l’andamento lineare che potrebbe apparire da questo e da altri interventi.

Poiché asse portante del Progetto e del suo Setting è stata la riflessione sull’attività condotta in diversi luoghi e tempi e tra diversi soggetti istituzionali, nomino queste sedi istituzionali, interne e esterne alla Rete:

l       Gli 8 Gruppi di lavoro dei singoli Istituti in Rete

l       Il gruppo dei Dirigenti degli Istituti in Rete

l       Il gruppo dei Referenti dell’attività degli Istituti in Rete

l       Il Centro di Consultazione per Genitori, Bambini, Adolescenti di Venezia

l       Il CSA di Treviso

l       Il Coordinamento dei Docenti utilizzati per la Prev. della Disp. Scolastica

l       L’IRREV per gli incontri di coordinamento e di Formazione promossi all’interno del proprio progetto di S-A

l       Inoltre, in modo indiretto, gli enti e le scuole esterni alla Rete che,  tramite la loro richiesta di interventi di aggiornamento o di informazione, ci hanno indotto a soffermarci, di volta in volta, su aspetti diversi dell’attività.

Anche la proposta di questo Convegno è nata lo scorso anno in una di queste sedi e in risposta parziale a una domanda che, su sollecitazioni provenienti da sedi esterne, ci siamo posta: come comunicare, e al tempo stesso tutelare, il percorso compiuto come rete in relazione all’attività dello S-A?

Tutto quanto illustriamo indica pertanto il punto in cui siamo ma non la mancanza di domande aperte  o dell’esigenza di proseguire questo percorso.

B.  Preferirei specificare alla fine dell’intervento il significato sia del termine setting sia  dell’uso del termine in relazione a un progetto che si attua in un’istituzione scolastica.

Mi auguro infatti che il contenuto dell’intervento contribuisca a chiarire questo significato, che dovrebbe quindi risultare più semplice riprendere in chiusura.

Quel che, per ora, è importante avere presente è che, quando si parla di un elemento del setting del progetto, si parla – da una parte - di ciò che è dichiarato nel testo del progetto, che  - per quanto teorico possa apparire – condiziona l’attuazione del progetto e che, d’altra parte, il progetto attiva; insomma di qualcosa di attivo (non una lettera morta ma viva) che ci si impegna a rispettare, a far rispettare nel comportamento professionale e a tenere a mente come continuo oggetto di verifica.

 

1.                Setting che definisce il progetto dall’esterno:  collocazione Istituzionale

 

A.  Un Progetto di Prevenzione della Dispersione Scolastica

L’iniziativa della Rete per lo S-A nasce all’interno del coordinamento dei docenti utilizzati per la Prevenzione Scolastica (C.M. 257/94) della Provincia di Treviso.

L’attività era infatti già presente in diversi progetti 257, di cui costituiva un ambito.

La Rete si costituisce nell’a.s. 2000-01 su richiesta degli Istituti: degli 8 istituti in Rete, 7 già avevano un progetto 257 e uno no.

(Come già detto) il Progetto di Rete per lo S-A nasce e permane come progetto di prevenzione della dispersione scolastica. Rispetto alle attività previste dai singoli progetti d’Istituto,  esso si innesta nel solo ambito dello Spazio-Ascolto.

Quali elementi di prevenzione diventano dunque costitutivi del setting del progetto e vengono da esso attivati?

I colloqui rivolgono a tutti i componenti, compresi negli ambiti stabiliti dal progetto, la stessa opportunità di essere ascoltati e di di riflettere su questioni di loro interesse (es. a tutti gli alunni delle fasce di classi stabilite da progetto) e non a quelli ritenuti maggiormente problematici.

Il colloquio, inoltre, ascolta “tutto”: tutto ciò di cui l’utente desidera parlare e non solo né prioritariamente ciò che potrebbe essere già noto come fattore problematico in relazione a quel determinato utente. E su questo il colloquio intende supportare la riflessione, prima di una qualsiasi azione (o, magari, di un qualsiasi agito). In questo senso ( ma non solo) l’attività può contribuire al benessere di chi frequenta l’istituzione scolastica. E, in tal modo, essa può costituire un punto di vista ulteriore e complementare a quello di altri ambiti della relazione educativa.

Questo

l       condiziona, a sua volta, il modello di colloquio e di formazione e

l       comporta una riflessione di tutto l’istituto sulla propria possibilità di ascoltare in relazione sia al proprio mandato formativo sia  a tale complessiva possibilità come elemento di prevenzione della dispersione. Riflessione che il gruppo di lavoro ha il compito di promuovere.

 (Materiali: finalità del progetto)

 

B.  Un progetto rivolto alla SE e alla SM

In generale, per quanto ci risulta, lo S-A è un’iniziativa presente nella Scuola Elementare e nella Scuola Media di primo grado.

A differenza del C.I.C., concernente la Scuola Media di secondo grado, che viene istituito per legge e viene pertanto attuato sulla base di direttive condivise con altri istituti, lo S-A non si giova di direttive comuni e il  sondaggio, relativo allo S-A, effettuato a più riprese dall’IRREV nella Scuola Media di primo grado e negli Istituti Comprensivi, rileva infatti, per un verso, l’entità della diffusione dell’iniziativa e, per altro verso, l’eterogeneità delle modalità con cui gli istituti pensano l’attività, il cui stesso nome  varia.

Fino al momento attuale, il Progetto di Rete prevede come possibili utenti dei colloqui individuali o di piccolo gruppo gli alunni delle classi 5^ elementari, gli alunni delle tre classi della SM, tutti i genitori di alunni della SE e della SM.

Quali elementi diventano dunque costitutivi del setting del progetto e vengono da esso attivati? Il progetto decide quindi i propri elementi di carattere normativo scegliendoli tra quelli dell’istituzione in cui si attua, cioè tra quelli dell’istituzione scolastica: non nel senso che ne sceglierà alcuni e ne eluderà altri ma che, rispettandoli tutti, deciderà di renderne attivi alcuni in particolare (es. privilegiare come sedi di comunicazione le sedi istituzionali previste per ciò, rispettarne la riservatezza, la modalità istituzionale di conservarne memoria, dando senso a queste procedure: perché una comunicazione va preparata per iscritto? Perché un verbale va steso, curato, conservato?. )

(In grassetto gli elementi del Setting)

 (Circolare inizio anno CA? Intese d’istituto)

 

C.  Un Progetto inserito nel POF

Al termine del primo anno di esistenza della Rete, il Gruppo dei Dirigenti decide di dichiarare nel POF la presenza dell’attività nell’istituto.

Nonostante l’inserimento nel POF possa sembrare scontato, nei fatti si era constato che così non era e il Gruppo dei referenti (gli 8 docenti che coordinano il Progetto nei singoli istituti) scrisse il breve testo che sarebbe comparso nel POF di ogni singolo istituto.

Con ciò, l’istituzione scolastica dichiara di assumere l’attività come una propria modalità educativa che viene, perciò stesso, declinata da una progettualità esplicita, dettagliata e coerente con norme, procedure e tempi previsti da tale istituzione.

Qualificando questo spazio come istituzionale si intende dire che esso si trova all’interno di istituzioni le quali decidono appunto sedi, tempi, procedure, entità delle risorse umane e economiche da dedicare ad una riflessione e ad un’elaborazione prima che ad un’azione. Perché tale è il modello di S-A che è stato scelto.

Quali elementi diventano dunque costitutivi del setting del progetto e vengono da esso attivati? Se l’attività è dichiarata dall’Istituto, perciò stesso l’istituto la ha presente, cioè vi interloquisce, la monitora, la verifica, la riprogetta. E il gruppo di lavoro si incarica di supportare l’istituto nel suo avere presente l’attività facendo in modo che tutto ciò avvenga e avvenga appunto secondo norme di cui l’istituto già dispone e procedure messe a punto ad hoc ma previste da quelle norme (es. attua procedure di monitoraggio, riflette sui dati, attua e rivede continuamente procedure di restituzione dei dati all’istituto in sedi e tempi previsti dall’istituzione, ma anche osserva, “ascolta”

le difficoltà riscontrate e le ripropone come oggetto di  riflessione collegiale, dopo avervi riflettuto in sede di incontro di gruppo. Scrive tutto ciò come strumento di riflessione, di comunicazione, di memoria, su cui eventualmente ritornare)

 (Materiali: parte iniziale progetto e POF)

 

2.                  Setting che definisce il Progetto dall’interno

 

A.  I significati istituzionali dell’espressione S-A

a)       Con l’espressione S-A, il più delle volte si designa ormai convenzionalmente un’attività per il cui tramite l’istituto scolastico intende offrire alla propria utenza un’ulteriore opportunità di esprimere le proprie istanze (esigenze, proposte, critiche, dificoltà ….) e a sé stesso un’ulteriore possibilità di ascoltare tali istanze, di confrontarvisi e, eventualmente, di riprogettarsi.

Come già detto,in termini generali, lo S-A prevede quindi un tempo e un luogo, interni all’istituto, a cui alunni, genitori, insegnanti possano accedere secondo modalità concordate per esporre quanto desiderano all’operatore con cui si incontreranno.

b)       Con il tempo ci si è però resi conto che lo Spazio-Acsolto è prima di tutto

a.      come una riflessione, un pensiero che i soggetti adulti dell’istituto propongono sul proprio bisogno di ascoltare e di essere ascoltati, che  sospende l’azione e, solo in un momento successivo, genera iniziative progettabili e oggetto di nuova riflessione;

b.      come una competenza esercitabile in tutti gli ambiti della relazione educativa presenti nei singoli Istituti.

 

A posteriori, ci sembra quindi di poter dire che il percorso dovrebbe andare da un atteggiamento d’istituto esplicitato in modelli e azioni all’offerta di colloqui individuali o di piccolo gruppo ma, poiché di fatto abbiamo sempre registrato il percorso inverso (a cominciare dalla nostra stessa esperienza), possiamo fare le seguenti considerazioni:

·         la presenza dei colloqui può diventare, per l’istituto,  uno stimolo a riflettere sui propri atteggiamenti di ascolto; altrimenti il messaggio implicito che l’istituto invia è che, al proprio interno, ci sono luoghi in cui si ascolta e luoghi in cui non si ascolta;

·         il gruppo di lavoro può impegnarsi in questa direzione

o        riflettendo sulla trasferibilità del proprio modello di ascolto ad altre situazioni educative

o        ricercando le occasioni in cui comunicare ciò ai colleghi;

·         il modello di colloquio condiziona le modalità di ascolto dell’istituto: ciò non significa che in classe si ascolti esattamente come nei colloqui (per es. i ragazzi non scelgono gli argomenti di cui parlare ) ma che c’è un’attenzione per gli stessi aspetti (es. attenzione dell’adulto all’opportunità o meno di intervenire e secondo quali modalità).

 

B.  Un modello di attività

Il progetto articola un modello di S-A  che è coerente con gli aspetti di setting esterni  al progetto e li rende attivi; considera quindi lo S-A un'attività d'istituto,  rivolta a tutti gli alunni, governata da una progettualità esplicita e dettagliata e non un'attività occasionale, dovuta, ad esempio, all'accadere, o meno, di eventi considerati critici o alla presenza, o meno, di personale considerato adeguato all'attività sulla base di criteri impliciti. Operatori dei colloqui sono infatti insegnanti che, per prepararsi a tale compito, seguono le attività di aggiornamento e di formazione previste dal progetto e approvate dall'istituto.

Di conseguenza, i colloqui rappresentano il momento nodale dell'attività ma non l'attività nella sua interezza e avvengono secondo un modello concordato. Oltre i limiti del colloquio, l'operatore gestisce informazioni e eventuali suggerimenti secondo modalità concordate dall'istituto e non in proprio.

Gli elementi di base del modello di S-A su cui si articola il progetto di rete sono dunque i seguenti

a)     lo S-A è un’attività d’istituto che si esplicita in un progetto (ambito: verifica, archiviazione);

b)     lo S-A è un’attività per la quale si ritiene necessario tanto che vi siano aggiornamento, formazione, supervisione quanto che tali iniziative siano le medesime per tutti gli insegnanti membri del gruppo di lavoro che gestisce l’attività (ambito: formazione, colloqui);

c)      lo S-A è un’attività condotta da un gruppo di lavoro il quale ha il compito di elaborare le modalità di svolgimento dell’attività e di comunicarle in sedi collegiali, di monitorare l’attività, di verificarla periodicamente tramite discussione con l’operatore di rete, di elaborare e impiegare strumenti di verifica finale, di formulare al collegio una valutazione e una riprogettazione dell’attività (ambito: tutti);

d)     l’accezione e i confini della riservatezza e la gestione delle informazioni afferenti allo S-A vengono rimessi ad intese d’istituto (colloqui, comunicazione);

e)     lo S-A produzione e archiviazione di materiali (ambito: comunicazione, archiviazione)

 

Gli elementi del modello sono contenitori vuoti che il progetto riempie: è importante che questi contenuti non si contraddicano tra di loro perché ciò ha delle conseguenze (inverificabilità del progetto, indebolimento del setting, facilitazione della tendenza per cui ognuno si sente in diritto di aspettarsi da un’attività quel che vuole e non quel che il progetto autorizza).

 
C.  Gli ambiti del progetto

Dal modello, deriva che il progetto si articola in diversi ambiti di attività, che sono quelli, nel tempo, rivelatisi necessari a rendere attivo il modello in coerenza, da un lato, con il  setting esterno al progetto e, dall’altro,  con il modello di ascolto e di colloquio adottato:

formazione                       organizzazione

comunicazione                   colloqui

verifica                   archiviazione

 

D.  Elementi del setting

Come già visto in relazione al setting esterno, tutti gli ambiti del progetto si muovono nello stesso setting, sono cioè definiti dagli stessi elementi di assetto professionale e mentale: rispetto di tempi e luoghi, ascolto e osservazione, scrittura, riflessione, riservatezza; ciò che, a seconda degli ambiti, cambia leggermente è il prevalere di un elemento o di un altro (mappa del progetto)

Esemplificando in relazione ad alcuni ambiti, è importante fare lo sforzo di non dimenticare che ogni ambito e ogni singolo elemento del setting, è comunque sempre connesso con gli altri ambiti e con gli altri elementi del setting.

Þ       setting dei colloqui (utente-operatore), interno e esterno (v. FG)

Þ       setting del gruppo di lavoro [cosa significa per il gruppo ascolto (richieste improprie dei colleghi, comunicazione formale e informale), scrittura, riservatezza ( dove si parla e dove no dei colloqui,restituzione,)]

Þ       archiviazione?

 

a)       Setting dei colloqui

         Il setting dei colloqui: prevede 2 soggetti, l’utente e l’operatore.

L’utente (esemplificato sul ragazzo):

 Tramite una comunicazione, predisposta dal gruppo di lavoro, in forma scritta e orale, che avviene in ogni classe all’inizio dell’anno, egli conosce

l         il setting esterno del colloquio (regolamento e un calendario, appesi in ogni aula): come prendere appuntamento, come e quando uscire dall’aula, quanto durerà il colloquio, dove e con chi esso si svolgerà …..

l         il setting interno del colloquio: potrà parlare di ciò che vorrà, gli viene garantita riservatezza, non troverà consigli ma possibilità di riflettere.

L’operatore:

l         è tenuto al rispetto dello stesso setting e è appunto colui che ha, nell’immediato del colloquio, il compito di rispettare e di far rispettare questo setting. Sia per l’utente sia per l’operatore, l’esperienza di una cornice solida permette infatti al colloquio uno svolgimento al riparo da preoccupazioni esterne ad esso, anche se ciò non significa che non siano presenti continue tentazioni in direzione della rottura del setting (che costituisce però anche il patto con l’istituto: es. l’insegnante di classe conta sul fatto che il ragazzo ritornerà dopo 30’ perché così si è pattuito, per iscritto, all’inizio dell’anno).

Ma il setting dell’operatore ha anche altre caratteristiche:

l         l’operatore del colloquio non è un insegnante di classe dell’utente (questo richiede, a volte, un’organizzazione complessa, che è possibile solo se l’attività è assunta dal POF: es. spostamento di un operatore in sede diversa da quella in cui insegna e, quindi, un orario che lo consenta),

l         l’operatore è tenuto alla registrazione scritta dei colloqui (monitoraggio, riflessione e memoria personale e istituzionale, consulenze, scrittura osservazione, restituzione)

l         l’operatore è tenuto alla formazione (incontri di formazione e di consulenza).

l         In taluni casi, la mente dell’operatore costituisce anche l’unità minima del setting in cui si colloca il colloquio (es. non è disponibile la stanza adibita ai colloqui, un imprevisto non rende possibile o opportuna la momentanea assenza dell’utente dalla classe, …): l’operatore è allora colui che raccoglie, “ascolta” la nuova circostanza e la raccorda alle contingenze istituzionali, esprimendo poi tale raccordo al ragazzo. Egli ha infatti in mente che quello dei colloqui è solo uno degli ambiti della relazione educativa, che l’azione educativa è efficace se esprime unitarietà di intenti, che tale relazione si svolge nell’istituzione scolastica …….. Come si diceva, un unico ambito si connette agli altri.

MA l’operatore sa anche che poi potrà riportare questa situazione nel gruppo di lavoro e discuterla.

 

b)       Setting del gruppo di lavoro d’istituto (i gruppi che lavorano, come si è visto, sono più di uno – gruppo d’istituto, Dirigenti, referenti, formatrici); si esemplifica su quello d’istituto. La modalità è identica per tutti. 

Il setting dei colloqui: prevede 2 soggetti, l’utente e l’operatore. Ma il colloquio e il suo setting sono supportati (resi possibili) dall’operato del Gruppo di lavoro.

E’ il gruppo di lavoro che discute distribuzione degli operatori, sede e orari dei colloqui, tempi, testi e modalità della comunicazione dell’attività.

Come detto, esso è l’organismo che, all’interno dell’istituto, gestisce l’attività, rende cioè operativo il progetto coniugando  il setting nei vari ambiti dell’attività; il gruppo di lavoro fissa, insomma, la cornice al cui interno poi l’attività può svolgersi senza dover continuamente interrogarsi su di sé, cosa che farà nei modi, nei tempi e nei luoghi previsti per la verifica e la valutazione.

Quindi: cosa significano, per l’attività del gruppo di lavoro, ascolto e osservazione, rispetto di tempi e di luoghi, riservatezza, scrittura, riflessione?

Lo si può capire pensando agli elementi del setting nelle specifiche attività del gruppo di lavoro, come ad esempio quella della verifica.

Il gruppo gestisce tre modalità di verifica dell’attività (monitoraggio, somministrazione di qst a genitori, alunni, docenti, incontri di discussione del gruppo stesso). Mi soffermo su quest’ultima modalità: cosa significano, per il gruppo, ascolto e osservazione, rispetto di tempi e di luoghi, riservatezza, scrittura, riflessione nel momento in cui si incontra per discutere dell’attività?

Il gruppo di lavoro verifica l’attività all’interno di un setting stabilito precedentemente all’interno di norme istituzionali e a lui esterno in quel momento.

l         Prima cornice del setting:

        Numero e argomento degli incontri stabiliti nel progetto

        Compenso per gli incontri stabilito dal Consiglio d’Istituto

l         Seconda cornice:

        Attinenza all’odg,

        Presenza di un conduttore e di un verbalista dell’incontro

        Rispetto degli orari di inizio e fine incontro

        Presenza (1 copia per ognuno) di una traccia scritta per la discussione che raccoglie le considerazioni scritte che ogni membro del gruppo di lavoro ha prodotto in precedenza (con la firma dell’odg viene ritirata la traccia per le considerazioni) e che il referente d’istituto ha elaborato con la coordinatrice di Rete.

l         Terza cornice:

Consapevolezza della rilevanza della scrittura (traccia per la discussione: è importante che si sia riflettuto su ciò che davvero conta ai fini dell’attività in quel momento e che quello si sia scritto perché questi sono i tempi pattuiti con l’istituzione per la verifica; verbale: è importante che esso contenga le decisione prese a cui fare riferimento in via operativa e di riprogettazione, le questioni ancora aperte su cui si ritornerà. Rilevanza del compito affidato del verbalista)

 

l         Consapevolezza degli oggetti della discussione stabiliti per quella sede: non si discute del contenuto dei colloqui (destinato a altre sedi) ma di tutti gli altri ambiti dell’attività in ordine a loro aspetti rivelatisi problematici o meno principalmente in ordine al rispetto del setting e, dei colloqui, in ordine a tutto ciò che riguarda il loro setting esterno.

Es. Come far pervenire all’istituto i dati dei monitoraggi in tempi più veloci mantenendo procedure istituzionali? Mantenendo cioè la riservatezza che l’istituto deve ai dati e il loro uso limitato alla sede dei collegi o dei C. di C. o delle commissioni?

Es. come rivolgersi al collega che chiede informazioni sul contenuto dei colloqui o su aspetti dell’attività che a lui risultano poco chiari o difficoltosi? Come coniugare, insomma, le sedi formali della comunicazione con le sedi, interne all’istituzione, ma informali? Come mantenere il rispetto di tempi e sedi istituzionali e della riservatezza, senza però eludere (“evitare di ascoltare”) la questione con cui si è stati interpellati?

 

Il gruppo di lavoro raccoglie insomma le domande, relative all’attività, poste dai suoi stessi membri e dal corpo docente di cui è parte.

Domande suscitate dagli operatori dei colloqui:

cosa vuol dire ascoltare quando si sospendono commenti, giudizi, consigli?

Una volta sospesi commenti, giudizi, consigli, come mi colloco nello spazio che si apre per una riflessione condivisa?

Cosa mi sta dicendo la persona che sto ascoltando?

Ho gli strumenti per ascoltare? Chi mi può aiutare?

Fino a che punto le regole del setting (in questo caso relative alla conduzione dei colloqui o alla riservatezza) mi sostengono? Fino a che punto le sento di intralcio?

Domande che gli operatori si pongono poi anche in relazione al loro setting nell’ambito della classe.

 

Sintetizzando questi 3 anni di lavoro, si può dire che le domande provenienti dai docenti nei confronti dell’attività dei colloqui, si collocano tra il rispetto della riservatezza e la richiesta di restituzione e implicano, da un lato, la preoccupazione dell’esclusione e, dall’altro, quella di un’interferenza.

Esclusione da che? Forse dal mondo esperienziale di alunni che si considerano “propri”: non è infatti risultato di immediata comprensione né il motivo per cui il setting prevede una regola secondo la quale non si conducono con i propri alunni i colloqui previsti dal progetto, né il motivo per cui il setting prevede la regola della riservatezza, in base alla quale il contenuto grezzo dei colloqui non viene comunicato mentre vengono messe a punto procedure di restituzione.

Interferenza in cosa? Forse in una relazione con gli alunni di cui si avverte minacciosa (piuttosto che complementare) una fuoriuscita dall’ambito della classe, progettabile dal corpo docente nei modi ma non nei contenuti, che vengono definiti dagli utenti (alunni o genitori che siano).

Uno spazio di ascolto progettato dall’istituto e condotto dagli insegnanti, proprio perché interno all’istituto, può insomma far affiorare  timori connessi alla propria consistenza professionale, che vengono a volte condensati nella domanda “ma questo spazio aperto alle emozioni compete la professionalità docente?”.

 

Il gruppo di lavoro svolge quindi il suo operato di verifica all’interno del setting dell’attività e verifica la tenuta del setting dell’attività all’interno dell’istituto:

osservare il setting stabilito se da un lato tutela infatti un corretto svolgimento dell’attività dall’altro interroga continuamente l’istituto (in particolare gli adulti) sulla solidità delle proprie convinzioni circa le regole che si è dato, sulla propria capacità di rispettarle e su quanto proprio il rispetto o meno delle regole incida sulla fruizione dell’attività da parte dei ragazzi e degli adulti stessi.

 

La riflessione che il gruppo conduce sull’attività intende quindi sia poter riprogettare l’attività sia tenere presenti all’istituzione le riflessioni inerenti a domande suscitate da un progetto promosso dall’istituzione stessa, far sì, insomma che l’istituzione (gruppo di lavoro incluso) le ascolti e non le neghi, annullandone o sminuendone la consistenza e quindi non prevedendo sedi, tempi, risorse che permettano la riflessione necessaria ad una riprogettazione che risponda alle domande suscitate oppure ancora deviando il significato di queste domande: una strada per far ritornare all’istituto quelle problematiche  a cui l’istituto stesso ha deciso di dare ascolto tramite i colloqui è quella di restituire i dati relativi ai colloqui ma, se per un verso essa rappresenta un primo passo per rispondere ai problemi dei ragazzi, per altro verso può non rispondere alle domande suscitate nei docenti dalla regola della riservatezza perché quelle domande non afferiscono alla relazionalità tra adulti e ragazzi ma, per restare nell’ambito relazionale, a quella tra adulti e adulti.

L’istituto può quindi decidere che le intese d’istituto circa la riservatezza sono state approvate, che la restituzione è avvenuta e che quindi le stesse regole pattuite gli consentono di eludere i problemi di una sua componente (quella adulta, in questo caso) oppure essere tentato di eludere le regole stesse cambiandole o abolendole prima del tempo concordato per la verifica proprio perché il loro stesso rispetto lo ha interpellato.

Per questo il gruppo di lavoro mette a punto di procedure con cui formulare proposte e comunicazioni in sedi e tempi dell’istituzione, strumenti che veicolino proposte e comunicazioni in modo che la questione ascoltata all’origine non perda di senso o si stravolga nell’attraversamento delle vie istituzionale ma, anzi, se ne giovi.

 

    

Si potrebbe definirlo un insieme di regole ma ciò è riduttivo: sono, nel caso del progetto, le linee che lo attraversano tutto e che caratterizzano l’attività e, da queste linee, discendono le regole dell’attività che il progetto coniuga con quelle dell’istituzione in un insieme il più possibile coerente.

E’ la cornice dell’attività ma è anche l’assetto mentale di chi vi opera che fa sì che, se una condizione necessaria all’attuazione del setting viene meno, se ne possa creare un’altra, magari dalle fattezze molto diverse ma altrettanto coerente con il settino del progetto.