Le riflessioni di un insegnante ITP

Vittorio Crapella - 2006

Ho passato la soglia dei trentaquattro anni di insegnamento presso un Istituto Professionale insegnando Laboratorio di Elettronica e reparti di lavorazione ( Esercitazioni Pratiche).

Ho iniziato la mia carriera utilizzando, in laboratorio, i tubi termoionici (le valvole) rimpiazzati ben presto dai transistori e dai circuiti integrati.

Le ore di Laboratorio erano molte e gli alunni del Professionale utilizzavano questi componenti elettronici per realizzare alimentatori, ricevitori, amplificatori, TV, luci psichedeliche e tanti altri circuiti. Le ore, l'attrezzatura, l'interesse degli alunni, dei prof. e degli assistenti tecnici non mancavano e si riusciva a finire le esercitazioni con il proprio contenitore in alluminio dando un tocco di "vera professionalità" alle realizzazioni.

Si valorizzava l'autentica manualità degli alunni. Sapevano utilizzare un trapano, la piegatrice, la lima, il saldatore. Ma la corsa sfrenata delle nuove tecnologie con componenti elettronici sempre più piccoli e più sofisticati resero poco attuali quel tipo di esercitazioni.

A chiudere definitivamente il capitolo Esercitazioni Pratiche di quel tipo sopraggiunse il "Progetto 92"; le ore di Laboratorio subirono una drastica riduzione. Le ore complessive di un anno di Laboratorio nel Professionale di allora corrisponde a tre anni attuali.

Sopraggiunse l'era del computer con la conseguente informatizzazione delle scuole ma qualcosa cominciò a non andare per il verso giusto.
A mio avviso ebbe inizio quello che si può definire "eccesso di informazioni" diffuse ovunque e comunque con facilità via Internet, CD-ROM ecc.. Videogiochi, musica, telefonino, TV occupano il tempo e la mente dei giovani e dunque sono "disturbati" da troppe cose che non permettono loro di concentrarsi in quello che sarebbe il loro lavoro; lo studio.

Negli anni 90' e ancor più con l'inizio del nuovo millennio inizia a mio avviso il degrado della scuola.
Da una parte alunni sempre meno motivati dall'altra una scuola che vuole cambiare, diventare "scuola azienda" con una autonomia che di fatto non funziona vuoi per mancanza di fondi vuoi per una giungla di Leggi, Decreti, CM e riforme su riforme.

Si vuole garantire il successo formativo a tutti ad ogni costo quasi come se tutti gli alunni fossero "biondi con gli occhi azzurri alti 1,80 e con capacità intellettive standard".
Come nelle aziende anche nella scuola si vuole introdurre la qualità spacciandola per la panacea d'ogni male riducendo a procedure, a moduli (rigorosamente numerati) da compilare, a numeri e a percentuali i processi della scuola e del servizio.

Si riempiono i POF di progetti e attività di ogni genere da riversare addosso agli alunni come se loro fossero assetati di tutto e di più; ci si impone entro quale percentuale rimanere con le bocciature e i promossi con debito, esattamente come in fabbrica/azienda si programma entro quali scarti di prodotto rimanere.

Ma per fortuna l'uomo, la sua mente non è un pezzo di metallo da lavorare in fabbrica.
Quando i Docenti si devono dedicare alla compilazione continua di modelli imposti dalla qualità sprecando risorse di mente e di tempo per produrre carta fine a se stessa per riempire faldoni di documenti formalmente corretti, perdono di vista l'insegnamento e il degrado della scuola incombe.

La quantità, quasi sempre, non vuol dire di per sé qualità, anzi può essere proprio persino un indice della sua carenza e un sistema razionale dove tutto e supportato da innumerevoli procedure, pregne di parole e frasi roboanti e compilate con maniacale correttezza formale, inevitabilmente genera aspetti irrazionali, porta alla negazione della ragione umana e i processi sono spesso irragionevoli, disumanizzanti e privi di buon senso.
Nella forma si ha la perfezione ma nella sostanza si ottiene esattamente il contrario di ciò che si vorrebbe.   

 Qualità nella scuola solo questione di carte

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