JOHANNESBURG E LO “SVILUPPO SOSTENIBILE”

 

Dal 26 agosto al 4 settembre si è tenuto a Johannesburg  un Vertice con lo scopo di promuovere uno cosiddetto “sviluppo sostenibile”.

Se già nel 1972 nel Rapporto Bundtland, (dal nome del presidente della Commissione Mondiale su Ambiente e Sviluppo) si è parlato di sviluppo sostenibile, definito come "un modello di sviluppo che consente di soddisfare gli attuati bisogni senza mettere a rischio le esigenze delle future generazioni” è solo nell’ultimo decennio che c’è stata una forte spinta verso questo tema, tanto che oggi parlare di sviluppo sostenibile è diventato un termine d’uso comune.

Nessuna meraviglia dunque se un vertice come questo ha riunito migliaia di partecipanti; non solo di Stato e Governo, ma del mondo della finanza e soprattutto della società civile.

I rappresentanti del pianeta di partenza, si sono proposti, di elaborare strategie  uniche e condivisibili contro tutti quei problemi che mettevano in gioco lo sviluppo sostenibile(effetto serra, l’accesso all'acqua, la lotta alla povertà).

Il risultato di maggior rilievo è quello rappresentato dalla dichiarazione di adesione di Russia e Cina al protocollo di Kyoto (sulla riduzione delle emissioni di Co2 in atmosfera) reso possi­bile grazie all'insistenza dell'Unione Europea.

Invece gli Stati Uniti(che non vogliono ratificare il trattato di Kyoto) con i paesi arabi( con in testa Arabia   Saudita e Iran)sono stati determinanti nel far fallire l'accordo sulle energie alternative.Con tale accordo si  poteva ridurre del 50% nei prossimi 10 anni l'energia da combustibile aprendo le porte a fonti di energia più ecologiche e ad un conseguente diverso sistema di sfruttamento delle risorse.

Si è poi discusso dell’accesso all’acqua, per cui da una parte si è sancita la volontà di dimezzare entro il 2015 il numero degli assetati dall’altra, ma il fatto che nessun piano è stato predisposto per la conservazione delle multiformi specie animali e vegetali e per la lotta alla povertà ha suscitato l’indignazione di alcune organizzazioni ambientalistiche, che un giorno prima della conclusione dei lavori hanno abbandonato la conferenza.

Effettivamente la complessità e la delicatezza dei temi non può dar luogo a soluzioni facili ed immediate, per cui come hanno detto con saggezza alcuni rappresentati  di governo presenti al vertice, “solo abbandonando ferree posizioni ideologiche e politiche possono nascere valutazioni autentiche circa i rimedi da adottare per uno sviluppo sostenibile”.

                                                                                                                                    N.A.