Si salvò
miracolosamente solo una bambina che la mamma coprì con il suo corpo. La
neve ricoprì poi i corpi delle vittime e solo alla fine della primavera
del 1944, quando il fronte si spostò più a Nord, fu possibile recuperare
i resti che trovarono la giusta sepoltura prima nel cimitero e, dopo
diversi anni, nel sacrario che fu costruito al centro del paese.
Lo
storico Paolo Paoletti, incaricato dal Comune di Roccaraso, circa dieci
anni fa, di condurre per la prima volta uno studio approfondito sui
fatti, si è recato anche in Germania alla ricerca di documenti militari
ed è riuscito a dare un nome al capitano che comandò il plotone di
esecuzione.
Molte
vicende sono state messe da lui in discussione, il nome del comandante
fino ad allora indicato come il responsabile della strage (il Maggiore
Wolf Werner Graf von der Schulenburg) e soprattutto la ragione che
indusse invece il capitano Georg Schulze a colpire con quella ferocia
inaudita, soprattutto in relazione alla titubanza della popolazione di
abbandonare quei luoghi.
Nei
paesi vicini le popolazioni furono caricate con la forza sugli automezzi
e trasportate fuori dalla fascia di combattimento, a Pietransieri non fu
così…perché?
Fino ad
oggi nessuno ha contestato il risultato della ricerca svolta e le tesi
sostenute da Paolo Paoletti, tant’è vero che il Comune di Roccaraso ha
pubblicato un libro che raccoglie il lavoro compiuto e quindi si può
ritenere che la sua ricerca sia attendibile.
Si
riportano di seguito alcune considerazioni espresse dallo storico e
riportate nel libro “L’eccidio dei Limmari di Pietransieri (Roccaraso):
un’operazione di terrorismo – Analisi comparata delle fonti scritte ed
orali italiane e straniere”:
"Come
non essere d’accordo col Sindaco Redaelli, che nel 1966 concludeva la
sua relazione con queste parole: - Se
le 128 vittime, trucidate dal 15 al 21
novembre, si fossero allontanate da quella zona…ed avessero riparato,
dopo l’obbligato sfollamento, nelle zone che offrivano una certa
sicurezza perché assai distanti dalla linea Gustav, si sarebbero
indubbiamente sottratte a tanta ferocia”.
Il
riferimento del Sindaco, anche se non esplicitato, era evidentemente al
manifesto di Kesselring del 30 ottobre 1943, che recitava tra l’altro: -
“Tutti coloro che si troveranno ancora in paese o sulle montagne
circostanti saranno considerati ribelli e ad essi sarà riservato il
trattamento stabilito dalle leggi di guerra dell’esercito germanico”.
Cosa
prevedessero “Le leggi di guerra” per i ribelli trovati in zona
d’operazioni è facilmente intuibile: la fucilazione sul posto. Non c’era
dunque bisogno di andare a cercare ipotetiche rappresaglie per uccisioni
di soldati mai avvenute, bastava ricordare il contenuto dell’ordinanza,
che equivaleva alla dichiarazione dello “stato di emergenza” a Tra il 16
ed il 17 novembre, i paracadutisti tedeschi effettuarono gli ultimi
tentativi incruenti per far allontanare gli sfollati di Pietransieri
dalla loro fascia di sicurezza: o sotto la minaccia delle armi o più
esplicitamente con il minamento o l’incendio dei fabbricati. Purtroppo
allo scoppio delle cariche esplosive non segue lo sfollamento di quei
disperati dei Limmari.
La gente
preferisce ancora sistemarsi alla meglio tra le macerie piuttosto che
abbandonare gli uomini e gli animali alla macchia.
Gli
uomini alla macchia che dovrebbero aver capito che quello non era un
ulteriore segnale d’insofferenza, ma l’ultimo avvertimento degli
occupanti germanici, invece di prendere l’iniziativa soprassedettero
ancora. Ma neanche i soldati tedeschi avevano capito che le mine da sole
non servivano a far allontanare i civili e i loro armenti.
E’ in
queste incomprensioni reciproche che matura la tragedia.
Il
sangue di questi innocenti cade sempre a sud di Pietransieri, tra il
villaggio e il fiume Sangro. Le donne, i vecchi e i bambini, vengono
uccisi semplicemente perché si trovano davanti a quella che sulle carte
geografiche tedesche è definita HKL, “Hauptkampflinie”, la linea di
combattimento principale.
Su
quella linea del fronte, dai primi di novembre, comandava la 11ª
Compagnia del III Battaglione della 1ª Divisione paracadutisti il
capitano Georg Schulze. “Alto, magro, claudicante e stizzoso”.
Uno dei tanti responsabili di eccidi di guerra morti serenamente nel
proprio letto. Nel luglio del 1943 era stato decorato, era un
paracadutista, un uomo che apparteneva all’elite delle forze armate. Un
ufficiale del genere non poteva confessare ai superiori, nel momento in
cui gli eventi fecero presagire un attacco alleato di sfondamento della
linea, proprio in quell’area, che in due settimane non era riuscito a
far sgombrare un centinaio di persone.
Non
poteva dire che non si era abbassato a compiere un’azione di polizia
militare. Soprattutto non poteva ammettere che nel momento di massimo
pericolo lui si trovava con un numero imprecisato di civili nella fascia
di sicurezza. Dunque è possibile che l’orgoglio e la paura possano aver
condizionato la decisione così terribile che assunse.
Egli non seppe ottemperare
all’ordinanza di sgombero di Kesselring e
ordinò uno degli eccidi più efferati che furono commessi in Italia.
Nessuno si salvò, tranne una bambina, Virginia Macerelli, rimasta
protetta dal corpo della mamma…
La
strage si configura in ogni caso come un fatto episodico di alcuni
comportamenti di quella 11ª Compagnia. Infatti le altre pattuglie, come
quella che passa al Casolare Cantini e al Di Florio, perlustrano la zona
ma senza più fare vittime…
Poi
finita l’emergenza del pericolo di un attacco alleato, i rapporti tra
militari e popolazione si “normalizzano”, almeno nel settore del 3°
Reggimento. Alcuni giorni dopo la strage, l’unica scampata, Virginia
Macerelli, non solo viene medicata più volte da un infermiere tedesco,
ma poi viene accompagnata a piedi dalle Carceri Alte a Pescocostanzo. Un
gesto che la situazione militare e un animo ben diverso da parte delle
truppe del III Reggimento permettevano.
L’unico
elemento inspiegabile è la sproporzione tra la colpa (quella di trovarsi
nel momento sbagliato in zona di operazioni) e la punizione, che
colpisce con una mezz’ora di puro terrorismo.
WOLF
WERNER GRAF VON DER SCHULENBURG
Wolf-Werner von der Schulenburg veniva da una famiglia
nobile dell’Altmark.
Era il secondo di quattro figli del generale prussiano
Friedrich Bernhard Graf von der Schulenburg (1865-1939) e della contessa
Freda Marie von Arnim (1873-1939).
Nella
Prima Guerra mondiale combatte al fronte nel periodo 1917-1918. Dopo il
conflitto studia legge a Gottingen. Il 1° Novembre 1930 aderisce al
Partito Nazista e nel febbraio successivo entra a far parte delle SA.
Lo
scoppio della Seconda Guerra mondiale lo vede come ufficiale d’ordinanza
con il 1° Reggimento paracadutisti in Polonia e successivamente
partecipa alle invasioni dell’Olanda, di Creta e dell’Unione Sovietica.
Comanda il 1° Battaglione del FJR 1 e il 20 giugno del 1943 ottiene con
il grado di Maggiore la Croce di Cavaliere per il suo comportamento in
battaglia nei pressi di Orel (Russia). Dal 15 novembre 1943 al 22
gennaio 1944 comanda il 1° Reggimento Paracadutisti (1ª Divisione) e
partecipa alla battaglia di Cassino. Successivamente passa al 13ª
Reggimento Paracadutisti (5ª Divisione) e partecipa alla Campagna di
Normandia, dove cade in combattimento il 14 luglio 1944 nei pressi di
Saint-Lô. Dopo la sua morte gli viene assegnato il grado postumo di
Tenente Colonnello. Era sposato con Gisela von Stralenheim.
IL
PRIMO REGGIMENTO PARACADUTISTI
Il I
Battaglione viene formato a Stendal (sede della Scuola di Paracadutismo
della Luftwaffe) il 1° Aprile 1938 attingendo personale dal IV
Battaglione del Reggimento “Goering”. A questa unità segue, il 1°
gennaio 1939, il II Battaglione, che invece viene creato a Brunswick con
elementi del Battaglione Paracadutisti dell’esercito (in Germania
esistevano fino al 1938 Paracadutisti sia sotto l’Aviazione che sotto
l’Esercito, poi per decreto del Reichsmarschall Hermann Goering tutte le
unità di questo tipo passarono sotto il controllo della Luftwaffe) e il
III Battaglione, formato a Gardelegen. Il Reggimento, che riceverà un
proprio Stato Maggiore solo il 1° giugno 1939, era sotto la 7ª Flieger
Division ed aveva la seguente organizzazione:
Quartier
Generale di Reggimento
I
Battaglione: compagnie 1, 2, 3 e 4
II
Battaglione: compagnie 5,6,7 e 8
III
Battaglione: compagnie 9,10,11 e 12
Nel
Marzo 1944 viene formato un nuovo III Battaglione e l’originario III
viene utilizzato per formare la nuova 3ª Fallschirmjäger Division.
Durante
i fatti di Limmari Pietransieri il comando del 1°Reggimento
Paracadutisti era dislocato a Roccaraso e aveva sede alla villa d’Avalos.
L’area di competenza, da Ovest verso Est, era compresa tra l’Aremogna e
poco oltre Pietransieri, mentre da Sud a Nord, era compresa tra
Roccacinquemiglia e gli Altopiani verso Sulmona e la stazione di Palena,
dove confinava con il 3° Reggimento paracadutisti, che aveva come
competenza l’area tra Ateleta, Gamberale e Pizzoferrato.
Impiego operativo
Allo
scoppio della guerra, la Campagna di Polonia vede l’impiego degli uomini
del FJR.1 come truppa appiedata con compiti di occupare alcuni aeroporti
e svolgervi compiti di sicurezza. Presso Radom si hanno i primi scontri
con le truppe polacche ad opera del III Battaglione.
Il III Battaglione.
Ancora,
durante le operazioni in Norvegia e Danimarca (aprile 1940) la 4ª
Compagnia (I Battaglione) occupa Aalborg e Falster combattendo come
fanteria specializzata e non come paracadutisti, mentre invece la 1ª e
la 2ª vengono lanciate sull’aeroporto di Oslo-Fornebu e la 3ª su quello
di Stavanger-Solaüber.
Dopo la
presa dell’aeroporto di Oslo, la 1ª Compagnia viene lanciata ad
interrompere la linea ferroviaria presso Dombas, allo scopo di evitare
che i rinforzi inglesi provenienti da sud arrivino a dar forte sul campo
di battaglia. L’unità aveva solo quattro giorni di autonomia di
combattimento e, in mancanza dell’arrivo delle truppe tedesche di
rinforzo, fu costretta ad arrendersi per mancanza di viveri e munizioni
alle soverchianti forze britanniche e norvegesi intanto accorse. I
superstiti saranno liberati solo a maggio, alla conclusione della
campagna. La restante aliquota del I Battaglione combatte a Narvik di
supporto alle truppe da montagna e presso i vitali ponti di Moerdijk e
Dordrecht con rinforzo di una Compagnia Pionieri, un Plotone
Trasmissioni, la 7ª Batteria artiglieria della 7ª Flieger Division e
altre unità minori, mentre il III Battaglione si lancia sull’aeroporto
di Waalhaven.
Durante
l’attacco all’isola di Creta (maggio 1941), il FJR.1 entra in azione con
la seconda ondata lanciandosi nell’area di Heraklion (il I Battaglione a
Gournes, a est di Heraklion, assieme al II Battaglione e il III
Battaglione sulla città vera e propria di Heraklion). Durante i
combattimenti si hanno scontri durissimi con perdite quasi proibitive
da parte tedesca.
Nell’agosto dello stesso anno troviamo il FJR.1 presso il campo di
addestramento di Bergen-Hohne in Germania, pronto per la sua prossima
destinazione…la Russia. Nel settembre successivo l’unità è dislocata
nell’area di Leningrado, mentre l’estate del 1942 la vede operative nel
settore di Smolensk prima e, alla fine dello stesso anno, nell’area di
Orel.
Nel
maggio del 1943 il Reggimento entra nell’organico della 1ª Divisione
Paracadutisti assieme al FJR.3 e al FJR.4 e viene inviato a combattere
in Italia, dove concluderà la guerra nel maggio del 1945.
FALLSCHIRMJAGER REGIMENT 1 – CAMPAGNE
ACCREDITATE
Polonia,
dal 14/9 al 24/9/1939
Danimarca (Falster, Aalborg), 9/4/1940
Norvegia
(Stavanger-Sola, Oslo-Fornebu, Dombas), dal 9/4 al 14/4/1940
Norvegia
(Narvik), dal 26/5 al 9/6/40
Olanda (Leyden,
Rotterdam, Moerdijk), 10/5/40
Creta (Heraklion),
dal 20/5 al 2/6/41
Russia (Leningrad,
Volkhov, Rshev, Orel), da fine settembre 1941 all’inizio del 1943.
Dal
Maggio del 1943 il Reggimento entra a far parte della 1ª Divisione
Paracadutisti
COMANDANTI
Oberst Bruno Bräuer, 1° giugno 1939
Major
Erich Walter, 1940
Major
General Bruno Bräuer, 1940
Oberst
Karl-Lothar Schulz, 5 settembre 1942
Major Werner Wolf Graf von der
Schulenburg, 15 novembre 1943
Major
Kurt Groschke 22 gennaio 1944
Oberst
Karl-Lothar Schulz, 12 febbraio 1944
Oberstleutnant Rudolf Rennecke, Novembre 1944
Oberstleutnant Muller (Esercito), 1945 |