Vi
è sempre un momento nella vita di un ragazzo in cui le scelte per poter
maturare si impongono, ed io, con la mia passione dissennata su tutto
ciò che è “guerra”, iniziai a capire che era giunto il giorno di
mettere da parte soldatini e fumetti, scoprire che la guerra è una cosa
seria, terribile e soprattutto focalizzare le idee. Iniziai con
l’interessarmi di romanzi e di film sull’argomento.
Vidi un vecchio film in bianco e nero risalente agli anni ‘30,
“All’Ovest niente di Nuovo!”, di cui avevo sentito parlare o letto
qualcosa. Ne rimasi impressionato! Scoprire che era tratto da un famoso
romanzo fu un gioco da ragazzi e da li iniziai a voler saperne di più su
E. M. Remarque, sul romanzo e sul film dal quale era tratto.
E.
M. Remarque è lo pseudonimo di E. Paul Remark, nato a Osnabrük in
Germania nel 1898, volontario nella prima guerra mondiale. Da
quell’esperienza ne esce traumatizzato e, nel 1929 scrive il suo primo
romanzo, “Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale” il più valido
dei suoi lavori.
Il
libro racconta la storia di Paul (lo stesso Remarque), giovane studente
in una Germania già in guerra che, infiammato dai discorsi di amor
patrio, di militarismo e di morti eroiche di un professore, si arruola
come volontario insieme a tutti i suoi compagni di classe.
L’impatto con la realtà della trincea è sconvolgente. Gli amici morti,
le orrende mutilazioni, le migliaia di vite umane sprecate in quel
enorme tritacarne convincono Paul di essere stato truffato. Altro che “fanfare
suonanti e marce trionfanti”, il nemico è un poveraccio come te che
lotta per sopravvivere, morire di freddo in una trincea o spezzato in
due dalla mitraglia non fa molta differenza, l'importante è non rimanere
ad agonizzare giorni e giorni nella terra di nessuno, arrivando a
sparare verso le disperate urla di uno sconosciuto moribondo.
L’importante è crogiolarsi al sole dopo una colossale mangiata di
salcicce e fagioli, visto che il cuoco si aspetta che dalle trincee
torni l’intera compagnia, invece di quei dieci sopravissuti “costretti”
a mangiarsi tutto il rancio..
L’unico
conforto che Paul trova è nel cameratismo dei compagni d’arme; tra esse
spicca la figura di Tak, il vecchio soldato che lo addestra all’arte
della sopravvivenza in trincea, a come si uccide per non essere uccisi,
a come trovare sempre del cibo anche nelle situazioni più disperate.
Dopo
essere stato ferito durante un attacco, Paul, torna a casa in licenza e
qui scopre un paese cambiato.
La
madre morente, la popolazione affamata ed il vecchio professore che
ancora incita, con le solite tirate patriottiche, gli studenti ad
arruolarsi; anzi, invita il reduce a convincerli con il suo esempio, ed
i ragazzini entusiasti si attendono che racconti cose mirabolanti. Ma
Paul non ne ha. Non c’è eroismo, non c’è gloria. “Viviamo nelle
trincee, combattiamo. Cerchiamo di non farci uccidere, ecco tutto”.
Paul crolla e, anche se la licenza non è finita, torna in prima linea
dai suoi camerati. Ormai sa fare solo la guerra, e davanti a se stesso
non vede alcuna speranza, sia per lui che per la sua generazione.
In tutto
il mondo il romanzo ebbe un enorme successo a tal punto che Hollywood ne
volle fare subito un Film, appunto “All’Ovest niente di Nuovo!” con la
regia di Lewis Milestone. Fu un altro enorme successo con due Oscar. Uno
per la miglior regia, l’altro come miglior film.
La
pellicola segue abbastanza fedelmente il libro, anzi, per merito del
realismo delle scene ricostruite ne amplifica l’impatto. Per rendere il
terreno, con le trincee ed i reticolati, più assomigliante a quello
francese del conflitto, viene prima allagata e poi veramente bombardato
il set.
Si
aggiunga poi che Milestone usa per la prima volta tecniche di ripresa
allora innovative: la cinepresa montata su una enorme gru a giraffa
detta “Dolly”, la stessa montata su dei binari che carrellano per la
lunghezza della trincea durante le riprese degli attacchi e i
mitragliamenti visti in soggettiva, come se la cinepresa fosse il punto
di vista di un mitragliere mentre falcia le truppe attaccanti.
Le
scene sono cosi ben ricostruite che ad oggi molti spezzoni del film
vengono accreditati come documentari d’epoca. L’unica differenza che si
permette Millestone è nel finale: “Paul è in prima linea ed intravede
nella terra di nessuno, di fronte alla sua feritoia, una tenera farfalla
che nel mezzo di quel carnaio si posa su un solitario fiore. Si protende
per accarezzarla ma il cecchino francese non perdona. L’ultima
inquadratura è la farfalla che vola sulla mano esamine di Paul”.
Sia il libro che il film sono profondamente pacifisti e antimilitaristi,
mai fino ad allora si era trattata l’inutilità della guerra in quel modo
e ovviamente i regimi Fascista e Nazista misero al bando le due opere.
Questo convinse Remarque ad emigrare prima in Francia, poi in Svizzera e
nel 1939 a New York per stabilirsi, nel dopo guerra in Svizzera.
Altri suoi validi romanzi sono: “I tre camerati”(1937), “Arco di trionfo
(1946). Anche dal suo “Tempo di vivere, tempo di morire”(1954) fu tratto
un film nel quale Remarque stesso interpreta una piccola parte.
Erich
Maria Remarque è morto ad Ascona in Svizzera nel 1970.
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