Negli ultimi anni, vittime forse, anche di un agonismo sfrenato, nel mondo dell’atletica e del podismo in particolare, stanno avvenendo molti casi di decessi d’atleti che ci lasciano con l’amaro in bocca.

Il mito dell’atleta inossidabile sembra vacillare sotto questi inspiegabili decessi, abbiamo cercato una chiave di lettura in queste misteriose quanto dolorose morti intervistando uno specialista della medicina sportiva il dottor Nicola Budriesi, specializzato in cardiologia e il dottor Samuele Calo .

Dottor Budriesi, negli ultimi tempi stanno avvenendo delle morti d’atleti che a prima vista sembrano inspiegabili, ci può fornire qualche dettaglio in merito?

Vi è prima di tutto una patologia chiamata morte cardiaca improvvisa, si sa solo che avviene, non si sa il perché, alcuni specialisti imputano che può essere provocata da fibrillazione ventricolare. Il cuore va in fibrillazione, si muove disordinatamente e smette di pompare sangue all’organismo si tratta comunque di una patologia di origine sconosciuta, e sì stima che sono quasi più di cinquantamila le vittime in Italia della morte cardiaca improvvisa, quasi una ogni nove minuti.

 Ma si fanno degli studi per cercare di prevenire questa patologia?

Quasi nulla!

Come mai?

Il problema è molto semplice, uno studio di prevenzione a posteriori sul cuore non può essere, per ovvi motivi effettuato. A questo proposito ricordo la prematura scomparsa di un campione dell’atletica italiana, olimpionico a Roma e Tokio, primatista italiano negli 800 e 1500, Francesco Bianchi, morto prematuramente all’età di 37 anni mentre allenava sulla pista dell’Arena di Milano, gli fu diagnosticato un infarto ma le sue coronarie erano pulite!

E’ un qualcosa che preoccupa non poco!

Chi mi preoccupa di più sono quei podisti che ogni domenica senza le necessarie autorizzazioni sanitarie si cimentano su camminate di quartiere e stracittadine, il nostro cuore nelcorso di una vita di settanta anni, fa circa due miliardi e mezzo di battiti, senza fermarsi un momento, non si può trascurare questo dato così importante Ritornando poi all’attività agonistica, la principale causa di morte in un atleta è il superamento dei limiti strutturali, fatto che avviene anche in atleti allenati.

Ci può fare un esempio?
Certo! Il tipico esempio è quello di un quarantenne che mantiene i suoi battiti intorno ai 200 al minuto, il soggetto in questione non sta facendo una gara ma sta mandando il suo cuore fuori giri, qualche tempo fa si è verificato il caso di un ciclista che dopo aver fatto tre granfondo dopo tre giorni consecutivi è deceduto per lo sforzo.

Cosa si può fare per evitare di incorrere in questo pericolo?
Bisogna stare entro i propri limiti allenarsi o gareggiare con un cardio-frequenzimetro conoscendo la propria soglia anche in base all’età, se a venti anni si superavano i 200 battiti a quaranta può essere rischioso superare anche i 170, poi fare una buona visita medica ogni anno.

A tal proposito cosa bisogna aspettarsi da una visita accurata?
Purtroppo questa è una nota dolente, ci sono dei colleghi che per fare tariffe basse ed essere concorrenziali fanno visite di dieci minuti o meno, quindi non fanno tutti gli accertamenti previsti dalla legge, una visita corretta non deve durare meno di 20\30 minuti, con il classico elettrocardiogramma(ECG) a riposo e quello dopo lo step-test, la spirometria e l'esame completo delle urine, inoltre per determinate altre attività ci sono altri esami integrativi, ad esempio per il subacqueo la visita del otorino, per il paracadutista l’elettroencefalogramma.


Vuole terminare lanciando un appello a chi ci legge?
Sì di stare entro i propri limiti usando un cardio frequenzimetro che ormai è alla portata di tutti, se ci si sente stanchi di rallentare magari abbandonando l’allenamento, se si patisce una stanchezza cronica fare anche un mese di stop, infatti, uno dei segnali rivelatori è una stanchezza cronica con crisi aritmiche e con senso di cardiopalmo.

Questi ultimi due termini, Cardiopalmo e aritmia, ci spieghi cosa sono?

Bella domanda! Possiamo provare ad immaginare il cardiopalmo come una sensazione in mezzo al petto costante, un qualcosa che si avverte quando di solito non si sente nulla, mentre l’aritmia è un'alterazione della durata degli intervalli tra le pulsazioni cardiache.

Al dottor Samuele Calo, dottore in farmacia, che spesso si trova in prima linea nel cercare di fare ragionare chi vuole attraverso l’uso di farmaci arrivare alla forma perfetta abbiamo chiesto cosa si trova di solito a fronteggiare.

Il mito di avere un corpo statuario di essere forti e veloci passa spesso per le vie della chimica. La gente di tutti i giorni i classici podisti della domenica e chi frequenta saltuariamente le palestre cosa chiede di solito per avverare far avverare quanto desidera e cioè un corpo perfetto e veloce?
Chiede integratori/farmaci che gli permettano di sentire meno la fatica, che consentano di recuperare più velocemente e/o che facciano aumentare la massa muscolare.


Su internet come in alcuni negozi specializzati si trova ogni genere di integratore o farmaco, quale è il rischio del fai da te?
Il rischio è ovviamente quello di assumere sostanze rimanendo all'oscuro delle possibili controindicazioni, delle possibili interferenze con altri farmaci che si è costretti ad assumere. In più c'è anche il rischio psicologico, ovvero quello di legare risultati alle sostanze assunte, perdendo progressivamente la fiducia sulle proprie possibilità naturali.

Vale la pena di rischiare la vita nella rincorsa del fisico perfetto?
Ovviamente no! Anche perché il fisico perfetto qual'è? Quello della cultura
occidentale del 2000? Quello della cultura europea del’700 o quello d’alcune
popolazioni polinesiane? La cultura dominante oggi c’impone come perfezione stereotipi difficilmente raggiungibili se non mettendo in pericolo il nostro corpo, ovvero allontanandolo
da quello che sarebbe realmente un fisico perfetto, ovvero un fisico sano.

Come si può consigliare a chi si avvicina allo sport, ma cade spesso vittima di mode sbagliate?
Vanno distinte due categorie: bambini e adulti.
Ovviamente ai primi va insegnata la cultura sportiva, sgomberando il campo dall'idea di fare sport per ottenere facili guadagni e notorietà e riappropriando lo sport della sua funzione educativa e socializzante.
sicuramente una visione dello sport di questo tipo mantiene i ragazzi lontano da mode o pratiche che nulla hanno a che fare con il sano agonismo sportivo.
Sugli adulti, li occorre lavorare diversamente, spiegando il rischio di sovraccaricare corpi che ormai l'età (e la vita) ha iniziato a logorare.
Rilanciando l'idea d’attività fisica come mero supporto di un fisico sano.


Una sua considerazione.

Purtroppo il pensiero dominante in questo momento è da un punto di vista sportivo (ma anche salutista) deviato, basti pensare alla vicenda della modella Kate Moss, rilanciata con contratti miliardari dopo lo scandalo cocaina.
Lo sport altro non è che lo specchio di questa società che vede professionisti dipendenti dalla cocaina non per svagarsi ma per rendere di più e rimanere al passo con una società che impone ritmi sempre più frenetici, e così anche la vita sportiva. La rincorsa alla prestazione (o alla prestanza fisica) a qualunque costo, per essere accettati in un mondo dove hanno cittadinanza solo
i vincenti e i belli. Occorre rilanciare il concetto d’attività sportiva come socialità e come cura della propria salute rompendo la logica imperante.
Probabilmente la cultura sportiva può essere una chiave di volta per rompere i meccanismi sviluppatosi negli anni 80 che hanno portato ad un società così individualista ed assolutista.


Immagine raffigurante la morte di Filippide, quadro di Luc-Olivier Merson, 1869

 

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Luigi Esposito(Gino)

Marzo 29, 2007 1:05

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