"Nel vuoto insensato il demone mi portò
oltre i grappoli luminosi dello spazio finito,
finché davanti a me non ci furono né il tempo né la materia
ma solo caos, senza forma o luogo."
(H.P. Lovecraft, Fungi From Yuggoth, XXXII)

"Non e' morto cio' che in eterno puo' attendere ma con il volgere dei millenni
anche la morte puo' morire..."

(H.P. Lovecraft)

"E ora sono io
insieme benedetto e maledetto,
perchè adesso possiedo le chiavi del Regno dei Cieli.
Perdonerò chi merita la salvezza, dannerò chi ha dannato se stesso
imparerò a vivere dopo che l'amore è morto…
Io sono il Mangia Peccati..."
(Tratto dal Film "La Setta dei Dannati")

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MATERA > IL CASTELLO DI VALSINNI
In questo castello visse la nobile Isabella Morra, poetessa e donna molto dolce. Proprio questa sua personalità sensibile e sempre in cerca d'amore la portava ad "odiare" il castello dove risiedeva che gli appariva buio e troppo isolato.
Passava molto del suo tempo sola fra le sale tetre del maniero, mentre i fratelli si dividevano tre caccia nei boschi e banchetti ed il caro padre costretto all'esilio in Francia. Una persona del luogo la descrisse come "Lettrice assidua di poeti, grande sognatrice di gloria, chiusa tra gente rozza, in quel luogo selvatico." Purtroppo qualcosa di tragico accadde nella sua camera, durante la notte nel 1546. I fratelli infatti posero fine ai suoi miseri giorni, a colpi di pugnale. Ancora non è chiaro con esattezza il movente: probabilmente i fratelli avevano intuito l'intenzione della donna di scappare dal Castello assieme ad un tale chiamato Diego Sandoval de Castro, con il quale aveva intrapreso una fitta corrispondenza.

Isabella, però, non ha mai abbandonato del tutto il suo Castello.
Queste sono le parole
:: F O C U S ::
di un abitante del luogo, in una testimonianza del 1994: "Erano circa le 11.30 mi trovavo con mia nipote a fare un giro nel castello di Valsinni. Quando ad un certo punto in prossimità di un corridoio ci accorgemmo che qualcosa stava avanzando verso di noi; sembrava una forma scura avvolta in un ampio mantello, col cappuccio calato verso la fronte in modo da coprire il viso. Sembrava una di quelle statue di religiose scolpite nei monasteri. Pensavamo si trattasse di una illusione ottica dovuta alla lunga attesa ed al caldo invece la "forma" continuò lentamente ad avanzare, fino a giungere a pochi passi da noi. Quando alzò il capo e finalmente il cappuccio scivolò via dalla fronte, potemmo scorgere un volto femminile dall'espressione molto triste. Ci osservò qualche secondo e poi proseguì, svanendo nell'oscurità..."
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