"A volte è come un sogno.
Io vivo come tutti,

cercando di seguire le orme dei saggi,
percorrendo sentieri

una volta familiari;
ma in una precedente epoca

sono morto
mentre, arrogante,

confidavo in me stesso,
e in quell'istante ho pregato fervidamente
per avere un'altra possibilità.

L'istinto,
illuminato dalla consapevolezza della morte,
diceva che non si può cancellare

completamente una vita.
Perché sparsi,

i frammenti restano in fioche memorie;
come ora,

quando sembra che ancora una volta,
la mèta sia in vista..."
(Tratto da "The X-Files - The field where I died")

"Io non sono più che l'ombra di un'ombra
che si contorce in mani che non sono mani
che rotea cieca oltre le spettrali notti
di questo putrescente cimitero dell'Universo..."

(H.P. Lovecraft, Nyarlathotep)

"Ma prima di trovare un rifugio,
una voce chiamò in sordina
e così comprese di dover affrontare il suo ospite.
Con occhi che avevano l'impronta di visioni sconosciute,
curioso e gentile,
pieno della magia di insondabili vuoti, di spazio e di tempo…"
(H.P. Lovecraft)

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Da svariati decenni gli storici si interrogano se negli anni che precedettero e accompagnarono la Seconda Guerra Mondiale, ci fu o meno uno scambio di lettere segrete tra due personaggi all’apparenza lontanissimi: Benito Mussolini e Winston Churchill.

Nel maggio 1940 Churchill divenne primo ministro inglese: furono i giorni più difficili per le nazioni che si opposero ad Hitler in Europa. Polonia, Danimarca, Norvegia, Belgio e Olanda erano state invase, in Francia gli eserciti di Parigi e Londra erano alle corde e sul punto di essere accerchiati. Sembrò che il nazismo potesse trionfare da una settimana all’altra. E' questo il clima in cui, secondo molti, intercorsero contatti segreti con Roma per impedire che l’Italia entrasse in guerra. Secondo altri invece, gli inglesi e soprattutto i francesi, avrebbero chiesto a Mussolini di entrare in guerra per poi, una volta arrivati all'armistizio, influire su Hitler per moderare le sue richieste alle nazioni sconfitte. In entrambi i casi Mussolini avrebbe avuto grosse ricompense territoriali, soprattutto in Africa.

Poi però la guerra prese una piega diversa. L'Inghilterra con l’aiuto degli Stati Uniti riuscì a fronteggiare l'emergenza. Già nel 1942 i rapporti di forza erano mutati. E con loro, le promesse di qualche anno prima cominciarono ad imbarazzare chi le aveva fatte, cioè Churchill. Chi le aveva ricevute, cioè Mussolini, pensò invece di usarle per ottenere buone condizioni di pace.

Tra l'autunno 1943 e l'aprile 1945 Mussolini visse a Gargnano, sul lago di Garda, nella Villa Feltrinelli. Negli ultimi mesi di vita il dittatore fascista cercò davvero di portare avanti una trattativa segreta con gli inglesi?

Intercettazioni telefoniche e postali effettuate dai tedeschi, numerose dichiarazioni dello stesso Mussolini e testimonianze di suoi collaboratori sono i segnali che portano a concludere che ci furono dei contatti segreti tra Mussolini ed emissari inglesi. Tra gli altri l'ha ricordato un attendente del dittatore, Pietro Carradori, che ha più volte detto di aver accompagnato il capo del Fascismo a incontri segreti con emissari inglesi a Porto Ceresio, presso Varese, a un passo dalla Svizzera. E di aver saputo di altri incontri sul lago di Iseo, nella casa di un noto fabbricante d'armi.

Mussolini, con la sua borsa di pelle da cui non si separò mai fino al momento dell'arresto, partiva sempre da Gargnano. Qui, a guerra finita, vennero gli uomini dei servizi segreti inglesi a cercare carte e documenti. Segno che gli inglesi sapevano che, tra i dossier del Duce, c’era qualcosa che li poteva interessare molto.

Villa Feltrinelli venne perquisita e venne stilato un lungo elenco dei documenti che vi trovavano. Un rapporto conservato a Londra, all'archivio di Stato di Kew Garden ci dice quello che fu trovato e, soprattutto, quello che non è mai stato restituito dopo essere stato microfilmato.

Sempre a Gargnano, a Villa delle Orsoline, Mussolini aveva fissato il suo quartier generale per il periodo della RSI, dove accadde un episodio molto significativo nel febbraio 1945.

Convocato nel suo ufficio il direttore dell'Istituto LUCE, Nino d’Aroma, Mussolini gli chiese se fosse in grado di far riprodurre segretamente circa 200 documenti. D'Aroma rispose che non poteva garantire l'assoluta segretezza e rimase stupito quando Mussolini gli fece una strana domanda: "Conoscono l’inglese i vostri fotografi?". Da varie fonti sappiamo che, negli ultimi mesi di vita, Mussolini fece fare varie copie di documenti e che affidò i dossier a varie persone. Mentre gli originali erano sempre con lui, in una borsa di pelle che non lasciava mai.

A Milano, nei giorni immediatamente precedenti il 25 aprile 1945, Mussolini si stabilì nella Prefettura. Da qui partirono i suoi ultimi tentativi per raggiungere un compromesso con i partigiani. E sempre qui, nel suo studio, riordinò per l’ultima volta le sue carte.

Gli originali dei documenti riprodotti e affidati a vari uomini di fiducia restarono sempre col dittatore. Proprio in questa stanza, la sera del 25 aprile 1945, partendo per Como, Mussolini ne diede conferma indirettamente al suo attendente, Carradori. Erano quasi le 20:

"Mussolini mi chiamò e, con una espressione seria e solenne, aprì un cassetto della scrivania, ne estrasse una borsa di cuoio marrone chiaro, con cerniera e senza manico, la stessa borsa – la riconobbi immediatamente – che aveva con sé le due sere degli incontri con emissari inglesi a Porto Ceresio, e mi disse queste precise parole: "Carradori, tutto potete abbandonare, meno questa borsa. Qui dentro ci sono i destini d'Italia".

A Dongo, nel salone d’oro, dopo il fermo e la cattura della colonna di Mussolini, vennero riuniti i gerarchi e le varie borse, con i documenti e i preziosi sequestrati. In uno stanzone al piano di sotto, al partigiano Bill che prendeva in consegna la borsa che continuava a portare con sé, Mussolini disse: "Guarda che questi documenti sono molto importanti per il futuro dell’Italia".

In realtà Bill – cioè Urbano Lazzaro – non fece molta attenzione poiché affidò per qualche ora le borse ad alcuni partigiani che ne approfittarono per leggerne i documenti top secret. In tempi e modi diversi ben tre persone hanno confermato che in quelle borse esisteva, tra le altre cose, una cartellina su cui era scritto "Corrispondenza Mussolini-Churchill".

Servizi segreti, diplomatici, addirittura l’ambasciatore inglese in Italia: non si contano le operazioni messe in piedi per recuperare, con le buone o con le cattive, le carte di Mussolini. Churchill stesso venne nel nostro Paese più volte e il suo comportamento suscitò molti sospetti.

Nel settembre 1945, Churchill compie il primo di una serie di viaggi nel nord Italia: la motivazione ufficiale era quella di una vacanza per dipingere ma, già all'epoca, non sfuggirono alcune curiose coincidenze. Churchill infatti si stabilì prima sul Lago di Como e qualche tempo dopo sul lago di Garda. Sul lago di Como l'ex premier inglese non solo scelse la stessa sponda che aveva visto lo strano peregrinare di Mussolini nell'aprile 1945 ma – tra un quadro e l’altro – compì una serie di azioni decisamente "sospette": visitò il direttore della Banca di Domaso dove erano state depositate le borse di Mussolini dopo la cattura; si intrattenne con l’ufficiale della Guardia di Finanza che aveva curato la prima parte della prigionia del dittatore fascista; si recò, non invitato, in una villa dove i partigiani di Dongo avevano custodito documenti sequestrati alla colonna Mussolini. Successivamente, sul Garda, Churchill si stabilirà a poche centinaia di metri da Villa Fiordaliso, ex residenza di Claretta Petacci, amante e confidente del Duce e incontrerà il falegname che aveva costruito – su indicazioni dello stesso Mussolini – delle casse impermeabili capaci di custodire dossier, poi gettate nel lago.

Sia prima che dopo la cattura, Mussolini disse di sapere che agenti inglesi erano sulle sue tracce per ucciderlo. La cosiddetta "Pista inglese", l'ipotesi che cioè uomini dei servizi inglesi abbiano avuto una parte attiva nella morte di Mussolini, divide da anni gli storici.

Per non essere mai esistito, come dicono gli scettici, il carteggio Mussolini-Churchill ha lasciato veramente molte tracce. Una tra le piste più importanti porta a Roma, al Quirinale. C'è da considerare seriamente l'ipotesi che, dopo mille peregrinazioni, una copia del carteggio Mussolini-Churchill sia finita – anzi sia tornata – a Roma, a guerra finita. Ovviamente all’ultimo re d’Italia non fu consegnato solo il carteggio, ma molti documenti provenienti dalle carte del dittatore. Pare, infatti, che poco tempo fa siano venute alla luce alcune carte, proprio provenienti dall'archivio di Mussolini. Quelle carte sono state custodite per oltre 50 anni da un ex ufficiale monarchico che servì proprio qui, al Quirinale, nell’ufficio dell’Aiutante di Campo di Umberto II. Quell’ufficiale si chiamava Mario Alicicco e i suoi eredi hanno consegnato all’Archivio Centrale dello Stato le carte che Alicicco aveva ricevuto proprio qui, da Umberto II poco prima di partire per l’esilio.

Come ricordato l'allora maggiore Mario Alicicco, addetto all'anticamera del Sovrano: "Il giorno 13 giugno alle 10 del mattino Sua Maestà è uscito dalla sua stanza, ha attraversato l'anticamera dove ero io. Io l’ho seguito e lui è sceso per andare al portone della Manica Lunga, quel portone che a Casa Reale sta sulla via XX settembre e c’era una macchina che lo aspettava. Portava un gran pacco sotto il braccio: arrivato sul portone si è girato da me e mi ha detto: "Alicicco, in questo pacco ci sono documenti riservati. Li consegno a te con l’incarico che non prendano la luce prima di cinquant'anni. Me lo prometti?". "Sì, sì Maestà". E infatti lui mi ha dato il pacco, si è avvicinato, mi ha abbracciato ed è salito in macchina ed è andato a Ciampino dove l’aspettava l’aereo che l’ha portato a Cascais".

Umberto II consegnò ad Alicicco solo alcune delle carte che aveva. Sembra infatti che, come Alicicco, anche altri ufficiali fedeli ai Savoia abbiano ricevuto altri dossier. Tra quelle carte c'era anche il carteggio Mussolini-Churchill? E’ molto probabile...

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