"Ma prima di trovare un rifugio,
una voce chiamò in sordina
e così comprese di dover affrontare il suo ospite.
Con occhi che avevano l'impronta di visioni sconosciute,
curioso e gentile,
pieno della magia di insondabili vuoti, di spazio e di tempo…"
(H.P. Lovecraft)

"Conosci la paura di chi si addormenta?
E' terrorizzato fino alla cima dei capelli,
perché la terra gli frana sotto i piedi,
e il sogno comincia..."

(Friedrich Nietzche)

"Scruto i tuoi tratti, calmi e bianchi alla luce del cero:
le tue palpebre dalle scure ciglia,
dietro il cui riparo ci sono occhi che non vedono domini terreni.
"
(H.P. Lovecraft)

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IL MISTERO DELLA MORTE DI ELISA LAM

Nel mese di Febbraio 2013, la 21enne studentessa di Vancouver, Canada, è stata trovata morta all’interno del serbatoio dell’acqua situato sul tetto del Cecil Hotel di Los Angeles. Il Coroner del Dipartimento di LA County, ha stabilito che la causa della morte della studentessa è stata: “accidentale e causata dall’annegamento” e nessuna traccia, né di droghe né di alcol, è stata trovata durante l’autopsia.


Tuttavia, c’è molto di più in questa storia che non viene considerato nel rapporto della polizia, come una ripresa della telecamera di sorveglianza dell’ascensore che ha registrato il comportamento di Elisa pochi istanti prima che perdesse la vita. Il video di quattro minuti postato su YouTube, mostra Elisa mentre spinge tutti i pulsanti dell’ascensore ed attende che l’ascensore si muova. Vedendo che le porte non si chiudono, inizia a comportarsi in un modo estremamente bizzarro. In un primo momento, Elisa entra nell’ascensore e apparentemente preme tutti i tasti. Poi aspetta che accada qualcosa, ma, per qualche ragione, la porta dell’ascensore non si chiude. Lei inizia a guardarsi intorno, come se aspetti, o si nasconda da qualcuno. Al minuto 01:57, le braccia e le mani iniziano a muoversi in un modo molto strano, quasi non umano. Successivamente lei sembra che inizi a parlare con qualcuno, poi si allontana, la porta dell’ascensore si chiude e sembra che ricominci a lavorare.

Subito dopo gli eventi mostrati dal video, Elisa, a quanto pare, sembri che abbia ottenuto l’accesso al tetto della struttura, sia salita in cima al serbatoio di acqua e, in qualche modo, sia annegata in esso. Il suo corpo è stato ritrovato due settimane dopo la sua morte, dopo che gli ospiti si sono lamentati per il gusto ed il colore dell’acqua. Vedendo il video di sorveglianza, la maggior parte delle persone avrebbe concluso che Elisa si fosse trovata sotto l’effetto di droghe. Tuttavia, Elisa non ha nessuna storia di consumo di droga alle spalle e la sua autopsia lo ha confermato. Quando si guarda il contesto e le circostanze di questa morte, le cose diventano ancora più misteriose.

Costruito nel 1920, per soddisfare i bisogni degli imprenditori venuti in città, il Cecil Hotel è stato rapidamente messo in ombra dagli hotel più glamour. Situato nei pressi della famigerata zona di Skid Row, l’hotel ha iniziato ad affittare le camere su base mensile e a prezzi a buon mercato, una politica che ha attirato una clientela oscura. Infatti la reputazione dell’hotel si recò in fretta da “sfuggente” a “morbosa”, quando divenne famoso per i numerosi suicidi e omicidi, così come alloggio di famosi serial killer. Le autorità di Los Angeles hanno stabilito, nel giugno 2013, che la morte di Elisa Lam è stata accidentale e che lei era, “probabilmente bi-polare”. Detto questo, alcune domande rimangono senza risposta. Come ha fatto Elisa, che non era ovviamente in se, a finire nel serbatoio dell’acqua dell’hotel, situato in una zona alla quale è molto difficile accedere...?

INCIDENTE DEL PASSO DI DJATLOV

L'incidente del passo di Djatlov è avvenuto la notte del 2 febbraio 1959, quando nove escursionisti accampati nella parte settentrionale dei monti Urali hanno trovato la morte per cause rimaste sconosciute. Il fatto avvenne sul versante orientale del Kholat Syakhl, che in mansi significa montagna dei morti. Il passo montano scena dei fatti è stato da allora rinominato passo di Djatlov, dal nome del capo della spedizione, Igor Djatlov.

La mancanza di testimonianze oculari ha provocato la nascita di molte congetture in merito alle cause dell'evento. Investigatori sovietici stabilirono che le morti erano state provocate da "una irresistibile forza sconosciuta". Dopo l'incidente la zona fu interdetta per tre anni agli sciatori e a chiunque altro intendesse avventurarcisi. Lo svolgimento dei fatti resta tuttora non chiaro anche per l'assenza di sopravvissuti.

Chi fece le indagini all'epoca stabilì che gli escursionisti avevano lacerato la loro tenda dall'interno, correndo via a piedi nudi nella neve alta e con una temperatura esterna proibitiva (probabilmente attorno ai -30 °C). Nonostante i corpi non mostrassero segni esteriori di lotta, due delle vittime avevano il cranio fratturato, due avevano le costole rotte e a una mancava la lingua. Sui loro vestiti fu riscontrato un elevato livello di radioattività, altre fonti invece ridimensionano fortemente la contaminazione degli abiti, datandola anteriormente alla spedizione. Nella foto, la tenda come venne trovata dai soccorritori il 26 febbraio 1959.

JOYCE VINCENT

Nell'Aprile 2006 lo scheletro di una donna è stato trovato in un appartamento di Londra, e la polizia ha stabilito che era morta oltre due anni prima. Quando gli agenti sono entrati hanno notato un altro particolare: la tv di fronte al divano dove sedeva lo scheletro era ancora accesa... Secondo l’Evening Standard, Joyce Vincent, 40 anni, era ancora circondata da pacchi natalizi mai aperti. Il cadavere era in così avanzato stato di decomposizione, che l’identificazione è stata possibile solo comparando un calco della dentatura con una foto che la ritraeva sorridente. L’inchiesta ha stabilito che Joyce sarebbe morta nel dicembre 2003. Nessun parente o vicino aveva mai notato la sua assenza: l’ha trovata un agente che era andato a sequestrare l’appartamento, dopo che per due anni non era mai stata pagata alcuna bolletta. Vincent era stata sistemata nell’appartamento nel febbraio 2003 da un’organizzazione che si occupa di proteggere donne vittime di violenza domestica. All’epoca era fidanzata. L’inchiesta ha escluso che qualcuno sia stato responsabile della morte della donna, ma il patologo Simon Poole non è riuscito a stabilire la causa del decesso a causa della condizione «quasi scheletrica» del cadavere...

I BAMBINI DELLA FAMIGLIA SODDER

La vigilia di Natale del 1945 la famiglia Sodder stava passando una tranquilla serata in famiglia. La madre andò a letto lasciando giocare cinque dei dieci figli (uno era impegnato con il servizio militare) nel salotto, con la promessa di mettere tutto in ordine al termine della serata. La donna ricevette una telefonata agghiacciante verso la mezzanotte, che cercava un uomo dal nome incomprensibile, e che terminò con una risata stridula. Jennie notò che i bambini non avevano chiuso le imposte, e tornò a letto. Verso l’una e mezza di notte l’incendiò divampò nella casa, e i genitori con quattro dei loro figli uscirono dall’abitazione. George Sodder corse a prendere la scala per andare a prendere i figli al piano superiore, ma notò che era stata rimossa. Ormai il piano superiore era completamente inaccessibile a causa delle fiamme, e i sei parenti non poterono che osservare la casa che andava completamente distrutta con i 5 ragazzi ancora al suo interno.

Il mattino seguente non venne trovato alcun cadavere dentro l’abitazione, nemmeno i resti di ossa o qualsiasi altra cosa che facesse pensare alla possibilità che dentro ci fosse qualcuno. Il filo del telefono risultò tranciato e la scala non si trovò più. L’inchiesta fu chiusa e i cinque figli Sodder dichiarati morti, ma i genitori non si diedero pace per tutta la vita, non credendo che i bambini fossero all’interno della casa durante il suo incendio. La famiglia ingaggiò anche un detective privato per indagare sulla sparizione dei figli, ma questi morì in circostanze misteriose. 20 anni dopo l’incidente i Sodder ricevettero una fotografia per posta, senza l’indirizzo del mittente, con una foto di un ragazzo, Louis, che era incredibilmente somigliante a quella del figlio omonimo. Sul retro della foto c’era scritto solo: Louis Sodder...

TAMAN SHUD FILE

Il caso Taman Shud, anche noto come mistero dell'uomo di Somerton, è un caso ancora irrisolto di un uomo trovato morto, alle 6:30 del 1º dicembre 1948, sulla spiaggia di Somerton, un sobborgo di Adelaide, nel sud dell'Australia. Esso prende il nome da un pezzetto strappato di una pagina di un libro, trovato in una tasca nascosta dei pantaloni dell'uomo, con scritto Tamam Shud, che in persiano significa "finito", "concluso". All'arrivo della polizia, il corpo era disteso sulla sabbia, con la testa adagiata sull'argine e i piedi incrociati, rivolti verso il mare. La polizia non notò alcunché di strano nel corpo; il braccio sinistro era disteso, mentre il destro era piegato. Aveva una sigaretta intera dietro l'orecchio e un'altra sigaretta, fumata a metà, era sulla parte destra del colletto del cappotto, tenuta ferma dalla guancia dell'uomo. Nelle tasche vennero rivenuti un biglietto dell'autobus usato da Adelaide a St. Leonards a Glenelg, un biglietto ferroviario di seconda classe non usato da Adelaide a Henley Beach, uno stretto pettine di alluminio americano, un mezzo pacchetto di chewing gum Juicy Fruit, un pacchetto di sigarette Army Club contenente sigarette Kensitas e un pacchetto di fiammiferi Bryant and May pieno per un quarto.

Considerato ai tempi "uno dei più profondi misteri dell'Australia", questo caso è stato oggetto negli anni di numerose illazioni riguardo all'identità della vittima e il come e il perché della sua morte. L'interesse pubblico nel caso rimane notevole, grazie a diversi fattori: il fatto che sia avvenuto in un periodo particolarmente teso della Guerra fredda, quello che sembrava essere un codice segreto ritrovato in una delle sue tasche, l'uso di veleno non rintracciabile, la mancanza di identificazione e un possibile amore non ricambiato. Il caso è stato molto seguito in Australia, ma anche all'estero gli è stata data notevole attenzione, anche perché la polizia ha fatto circolare oltre i confini nazionali del materiale per tentare di identificare il corpo, e sono stati coinvolti altri governi nella ricerca di prove.

LE GEMELLE SILENZIOSE

June e Jennifer Gibbons sono due ragazze gemelle con un legame a dir poco preoccupante. A tre anni non parlavano ancora e tendevano a stare per conto loro. A 8 anni ancora non parlavano e con il passare del tempo è sempre più problematico il rapporto con le persone. Cresciute, iniziano a compiere atti vandalici, furti con scasso e incendi. Vengono incarcerate e poi condotte all'ospedale psichiatrico di Broadmoore dove rimasero per 14 anni. In seguito hanno iniziato a credere che fosse necessario la morte di una di loro, per "liberare" l'altra: e Jennifer accetta il sacrificio. Nel marzo 1993 le gemelle furono trasferite in ospedale e all'arrivo Jennifer era morta. Venne diagnostica una miocardite acuta ossia un'improvvisa infiammazione del cuore.

Non vennero trovati farmaci o veleno nel corpo, e la morte rimane ancora un mistero. La giornalista Marjorie Wallace ha scritto un libro sul caso, dal titolo "The Silent Twins".

HENRY HOWARD HOLMES

Henry Howard Holmes (classe 1860) è considerato da molti come uno dei più prolifici serial killer del mondo, si dice che abbia infatti ucciso 200 persone. Holmes si fece costruire un "castello" a tre piani, un labirinto di stanze senza finestre, rendendo la fuga praticamente impossibile per chi Holmes metteva in trappola. Nessuno, a parte Holmes, conosceva l'intero layout del luogo, alcune delle caratteristiche più strane di questo hotel erano porte in grado di essere aperte dall'esterno, porte che si aprono su pareti di mattoni e uno scivolo che gli permetteva di scaricare i cadaveri dai piani superiori dritto nel seminterrato, dove venivano conservati in due forni enormi e in grandi riserve di acido. Henry Howard Holmes fu condannato a morte: fu impiccato il 7 maggio 1896, aveva 36 anni. Il cappio non era stato preparato correttamente e Holmes impiegò 15 minuti per morire.

LA MORTE DELLA FAMIGLIA GRUBER

Hinterkaifeck è il nome non ufficiale di una piccola fattoria situata tra le città bavaresi di Ingolstadt e Schrobenhausen (a circa 70 km a nord di Monaco di Baviera), che è stata teatro di uno dei crimini più bizzarri e sconcertanti della storia tedesca. La sera del 31 marzo 1922, i sei abitanti della fattoria sono stati uccisi con un piccone. Il caso di omicidio è tutt'ora irrisolto. Le sei vittime furono il contadino Andreas Gruber (63 anni), la moglie Cäzilia (72 anni), la loro figlia vedova Viktoria Gabriel (35 anni) e i suoi due figli, Cäzilia (7 anni) e Josef (2 anni) e la cameriera Maria Baumgartner (44 anni). La vita della famiglia Gruber trascorse tranquillamente fino al 1921, quando la cameriera si licenziò senza preavviso affermando che la fattoria era infestata.

A metà del marzo 1922, il capofamiglia Andreas rinvenne alcune impronte sulla neve provenienti dal bosco sito nelle vicinanze della sua fattoria. Temendo la presenza di un estraneo chiese ai vicini se avessero notato qualcosa di strano, ricevendo però risposta negativa. Quella stessa notte Andreas udì rumore di passi provenire dalla soffitta. Munito di fucile si mise a perquisire la proprietà non trovando nessuno. Nei giorni seguenti Andreas scoprì che qualcuno aveva preso le chiavi del suo scrittoio e che la porta della fattoria era stata forzata. Il 4 aprile i vicini, preoccupati del fatto che nessuno avesse da giorni notizie dei Gruber, si recarono alla fattoria e trovarono i corpi di Andreas, sua moglie, la figlia, e uno dei nipoti nel granaio. Nella casa trovarono invece i corpi della cameriera e dell'altra nipote. Apparentemente i membri della famiglia erano stati attirati nel granaio in diversi momenti del giorno e lì massacrati a colpi di piccone. Nella mano destra della bambina furono trovate ciocche dei suoi stessi capelli. Le autopsie sui corpi rivelarono che la data della morte risaliva al 31 marzo.

La prima cosa che i poliziotti venuti da Monaco scoprirono fu che dopo il massacro dei Gruber il loro assassino rimase per almeno due giorni nella fattoria prendendosi tra l'altro cura del bestiame. L'ipotesi di un furto finito male venne presto scartata visto che dalla casa non mancava nulla. Si pensò allora ad un movente passionale e si indaga nella vita sentimentale di Viktoria Gruber. Il marito della donna, Karl Gabriel, era stato infatti dato per morto nella prima guerra mondiale nonostante il corpo non fosse stato mai trovato. Si ipotizzò dunque che l'uomo non fosse in realtà morto ma che si fosse nascosto e che fosse poi tornato per commettere la strage. A causa dell'assenza di prove, tale ipotesi venne anch'essa abbandonata. Si indagò allora su Lorenz Schittenbauer, vicino dei Gruber che avrebbe voluto sposare Viktoria senza però ottenerne il permesso dal padre. Anche questa ipotesi venne abbandonata per mancanza di prove. L'ispettore Georg Reingruber, incaricato delle indagini, interrogò oltre 100 sospettati senza però trovare alcuna prova per incriminarli. Nella speranza di poter risolvere il caso con l'aiuto del paranormale, i crani delle vittime furono inviati ad alcuni sensitivi di Monaco di Baviera. La cosa non portò a nulla di fatto...

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