"Io non sono più che l'ombra di un'ombra
che si contorce in mani che non sono mani
che rotea cieca oltre le spettrali notti
di questo putrescente cimitero dell'Universo."
(H.P. Lovecraft, Nyarlathotep)

"...e ci fu di nuovo un firmamento
e un vento ed un bagliore di luce purpurea
negli occhi del sognatore che precipitava,
c'erano dèi e presenze e volontà.
Bellezza e cattiveria e l'urlo della notte
malvagia privata della sua preda."

(H.P. Lovecraft, The Dream-quest of the Unknown Kadath)

"Poi l'orribile avvertimento scoccò nella mia anima
come l'orrido mattino che sorge rosso
e preso dal panico, fuggii dalla conoscenza
di terrori dimenticati e morti."
(H.P. Lovecraft, The City)

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"Fu lo spettacolo più magnifico che avessi mai visto ma terrorizzò enormemente gli indiani. Alcuni di loro si gettarono in ginocchio invocando la benedizione divina, altri si sdraiarono a terra, altri ancora urlavano e piangevano in un eccitamento frenetico e nel terrore. Infine un vecchio uscì dalla porta della sua casetta, pistola alla mano, e guardando il Sole oscurato mormorò alcune parole incomprensibili e alzando l'arma mirò all'astro e sparò; dopo aver fatto roteare la testa in una serie di straordinari movimenti si ritirò nei suoi quartieri. Appena successo ciò, in quel preciso momento, si verificò la fine della totalità."

Da una corrispondenza sul Philadelphia Enquirer per l'eclissi del 29 luglio 1878

Il cielo è stato considerato immutabile per molto tempo ed i fenomeni che avvengono sulla volta celeste, ripetendosi con grande regolarità, hanno permesso di stabilire alcune delle principali unità di tempo: il giorno, il mese e l'anno.
Ogni deviazione da questo "normale" comportamento degli astri, quale poteva essere l'apparire di un oggetto celeste nuovo o, al contrario, la sparizione di uno ben conosciuto, provocava in chi ne era testimone suggestioni profonde e quasi sempre grande timore.

La vita sulla Terra dipende strettamente dalla luce e dal calore che il Sole ci invia quotidianamente: la sua scomparsa improvvisa durante un'eclisse era quanto di più temibile si potesse immaginare. Per secoli la gente ha considerato le eclissi un evento terribile e funesto, presagio di sventura, e ha compiutorituali, cerimonie e sacrifici per esorcizzarle.

Gli antichi, però, si accorsero presto che le eclissi non sono un fenomeno unico, ma si presentano con una certa regolarità: incominciarono allora a registrare con grande precisione i tempi delle varie fasi delle eclissi di Sole e di Luna, annotando talvolta anche la percentuale di oscuramento del disco, o se il Sole e la Luna fossero sorti o tramontati nel corso del fenomeno. Lo scopo principale di queste osservazioni così dettagliate era quello di imparare a prevedere il fenomeno e cercare delle correlazioni con il moto del Sole e della Luna.

L'Eclisse dell'840. Luigi il Pio, figlio di Carlo Magno, morì nell'840 terrorizzato, si dice, dall'eclissi del 5 maggio di quell'anno.

Gli astronomi dell'antica Grecia e quelli arabi del Medioevo misurarono i tempi delle eclissi viste dalle diverse località, per determinarne le differenze di longitudine. In Cina e Babilonia, invece, le eclissi venivano predette ed osservate per ricavare degli auspici di carattere astrologico.

Anche gli storici antichi, pur possedendo una scarsa dimestichezza con l'astronomia, mostrarono sempre un grande interesse per le eclissi solari. Nel riportare questi eventi infatti, ne sottolineavano l'aspetto spettacolare e annotando anche particolari come la comparsa delle stelle in cielo nel caso di eclissi totali.

Le fonti storiche principali sulle eclissi che sono arrivate fino a noi riguardano per lo più i Babilonesi, i Cinesi, gli Arabi e gli Europei, ma si hanno testimonianze più o meno dirette anche per i Maya, gli antichi Egizi e addirittura per alcune civiltà preistoriche.
L'uomo preistorico fu un attento osservatore dei fenomeni naturali e applicò il suo ingegno se non per capirne le cause, almeno per stabilire e memorizzare in qualche modo quando essi si verificavano e a notare che si ripetevano.

Ormai è praticamente certo che il complesso megalitico di Stonehenge fosse un osservatorio astronomico concepito con molta precisione.
Il complesso megalitico di Stonehenge è stato costruito nella pianura di Salisbury, in Gran Bretagna, all'incirca nel 3200 A.C., cioè all'epoca in cui vennero costruite le grandi piramidi in Egitto.
La costruzione ha una forma circolare, del diametro di qualche decina di metri; è composta da vari anelli di pietre alte e strette, alcune delle quali sormontate da altre lastre di pietra. Inoltre vi si possono osservare alcune serie di buche nel terreno, disposte in forma circolare.

Si pensa che questo complesso sia stato progettato dagli antichi abitatori della regione non soltanto come un luogo di culto, ma anche come un immenso calendario, dopo una paziente osservazione del cielo, per tenere traccia del trascorrere dei mesi, delle stagioni e degli anni. Certamente Stonehenge contiene molti riferimenti al moto del Sole e della Luna; il numero di pietre e di buche nei vari anelli sembra essere legato a qualche ciclo astronomico, come quello delle fasi lunari. Inoltre le direzioni degli allineamenti fra le varie pietre coincidono pressappoco con alcuni punti della volta celeste, che corrispondono ad eventi periodici come il sorgere e il tramontare del Sole ai solstizi.

Per esempio, il giorno del solstizio d'estate, il Sole sorge in un punto più a settentrione rispetto a tutti gli altri giorni dell'anno. Quel giorno, stando nel centro del cerchio di pietre, si può vedere sorgere il Sole circa al di sopra di una pietra particolare detta "Heel Stone", che si trova lungo l'asse della costruzione.

Il complesso di Stonehenge sembra cioè allineato in modo non casuale. Tuttavia, anche se Stonehenge racchiude un notevole simbolismo di carattere astronomico, non è ancora chiaro se fosse davvero un luogo di studio dei fenomeni celesti, come sostengono molti studiosi, o fungesse solo come un calendario per le ricorrenze stagionali, come la semina e la raccolta del grano.

Gli allineamenti fra le rocce non sono molto precisi, e spesso gli studiosi hanno elaborato delle teorie "a posteriori" per spiegare la posizione delle pietre

L'Eclisse del 1560. Nel 1560, in Francia, l'annuncio di un'eclissi imminente causò una tale ressa di fedeli ai confessionali da indurre un parroco ad annunciare che, vista la lunga coda di gente in attesa di confessarsi, l'eclissi era rimandata di due settimane.

Alcuni sostengono addirittura che questo complesso servisse per prevedere il verificarsi delle eclissi. Una volta note la lunghezza dell'anno e del mese, facilmente determinabili, sarebbe stato necessario però conoscere la periodicità del moto dei nodi dell'orbita lunare: un'eclisse avviene solo quando Sole e Luna si trovano in prossimità di un nodo. È improbabile che gli antichi abitatori del luogo avessero conoscenze così avanzate.In ogni caso, le eclissi rappresentavano per l'antica popolazione del luogo un evento molto importante, forse un presagio di sventura come in molti altri popoli del passato.
William Stukeley, uno studioso del 1700, avanzò l'ipotesi che Stonehenge sia stato costruito dai Druidi come tempio per il culto del serpente (tempio detto "Dracontia"). Il simbolismo del serpente si ritrova spesso correlato alle eclissi, anche in altre culture antiche come quella cinese: durante l'eclisse un gigantesco serpente ("draco" in latino) inghiottirebbe il Sole o la Luna. Non a caso, forse, l'intervallo di tempo necessario affinché la Luna ritorni allo stesso nodo si chiama "mese draconitico": i nodi dell'orbita lunare, punti invisibili della sfera celeste, vengono identificati come il "serpente", che simboleggia in questo caso le forze ignote e misteriose del cosmo.

Molti popoli hanno sviluppato fin dai tempi più antichi i propri miti e le proprie leggende riguardo alle eclissi, spesso credendo che esse fossero il presagio di qualche catastrofe naturale o della morte o disfatta di un re.

L'Eclisse del 1628. Papa Urbano VIII assoldò un mago per proteggerlo dall'eclissi del 1628 che temeva potesse portarlo alla morte. Il mago preparò due lampade, il Sole e la Luna, e cinque torce, i pianeti, in una stanza sigillata e dispose colori e gioielli in corrispondenza dei pianeti favorevoli: Giove, Venere e Sole. Egli tentava di creare un cielo favorevole in luogo di quello vero per attenuare gli effetti malefici dell'eclissi. Urbano aspettava chiuso in una stanza separata.

Un mito molto diffuso è quello che durante un'eclisse un drago divori il Sole. Molte culture hanno inoltre sviluppato i propri metodi per contrastare gli effetti di un'eclisse: per esempio gli antichi Cinesi cercavano di fare molto rumore per spaventare e scacciare il drago, suonando tamburi, scoccando frecce nell'aria e percuotendo delle pentole. Questa tradizione è sopravvissuta in un certo senso fino al secolo scorso, quando la Marina Imperiale Cinese usava sparare con le proprie armi da cerimonia durante l'eclisse, per scacciare simbolicamente il drago invisibile.In India, la gente si immergeva fino al ginocchio nell'acqua di un fiume, credendo che questo aiutasse la Luna e il Sole a difendersi dal drago. In Giappone si usava invece ricoprire i pozzi durante un'eclisse, per evitare che vi cadesse del veleno proveniente dal cielo oscuro.

Tuttavia ci furono anche credenze più ottimistiche riguardo a questo fenomeno naturale: a Tahiti per esempio, le eclissi erano interpretate come il congiungimento amoroso del Sole e della Luna. Perfino ai giorni nostri, presso certe tribù eschimesi e artiche si crede che le eclissi siano un segno della benevolenza divina: il Sole e la Luna lasciano temporaneamente il proprio posto in cielo per controllare che sulla Terra vada tutto bene.

L'eclisse di Sole del 29 maggio 1919 è passata alla storia per aver fornito una prova della teoria della Relatività Generale di Einstein. Questa fu la prima occasione in cui venne dimostrato che un corpo massiccio esercita la sua attrazione gravitazionale anche sulla radiazione elettromagnetica come la luce visibile, e non solo sui corpi materiali. L'effetto di questa attrazione è una leggera deflessione della radiazione dalla propria traiettoria rettilinea.Nei primi anni di questo secolo, si pensò di usare le eclissi totali di Sole per misurare questo effetto. Durante un'eclisse totale, infatti, si possono vedere alcune delle stelle più brillanti del cielo.

L'Eclisse del 1806. l generale William Harrison (che più tardi diventò presidente degli Stati Uniti) era governatore del territorio dell'Indiana. Un giorno decise di ridicolizzare Tenskwatawa, stregone della tribù Shawnee chiedendogli se era capace di "fermare il Sole e alterare il cammino della Luna". Sfortunatamente per lui Tenskwatawa sapeva che ci sarebbe stata un'eclissi di Sole (16 luglio 1806) e rispose che avrebbe mostrato il suo potere cancellando il Sole. Il giorno dell'eclissi lo stregone fece la cronaca dell'evento davanti ad una gran folla e allo sconcertato generale.

Confrontando una lastra fotografica ripresa al telescopio durante l'eclisse, con una della stessa regione del cielo ripresa durante la notte, si sarebbero potute notare delle differenze nella posizione delle stelle. L'effetto è tanto maggiore quanto più vicine sono le stelle al Sole, Per lungo tempo non fu possibile portare a termine questa prova, anche per gli impedimenti causati dalla prima Guerra Mondiale.
Nel 1919 l'astronomo e professore inglese Sir Arthur Stanley Eddington riuscì ad organizzare l'osservazione di un'eclisse totale di Sole, che sarebbe avvenuta il 29 maggio di quell'anno. L'eclisse era ideale per una verifica di questo genere, perché in quel periodo dell'anno si sarebbe potuto vedere un gruppo molto ricco di stelle brillanti, le Iadi.
Vennero inviate due spedizioni, una guidata dallo stesso Eddingotn nell'isola Principe, al largo della Guinea Spagnola, l'altra a Sobral, in Brasile. La seconda fu molto fortunata: il tempo era splendido e si ottennero ben otto lastre fotografiche utili. La spedizione di Eddington, invece, si trovò nel bel mezzo di un'acquazzone, proprio mentre l'eclisse incominciava. Per fortuna, quando la fase parziale era già molto avanzata, smise di piovere e le nuvole si diradarono: gli astronomi poterono scattare sedici lastre, delle quali però solo due risultarono utilizzabili.

Le stelle presenti sulle lastre fotografiche vennero confrontate con la posizione delle stesse stelle in condizioni normali: la deviazione della luce proveniente dalle stelle più vicine al bordo del Sole risultò all'incirca di 1.98", in buon accordo con quella prevista dalla teoria della Relatività di Einstein!
L'annuncio venne dato nel novembre dello stesso anno: era nata una nuova visione del mondo fisico
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