JELLY ROLL MORTON
(1a
parte)
Nella
vita di ciascuno di noi ci sono talvolta
situazioni o persone che lasciano una traccia
indelebile e che in qualche modo condizionano
scelte anche importanti. O forse dipende dal
fatto che per strane affinità ci sentiamo vicini
oppure ammiriamo personaggi che magari per la
loro genialità o per la loro impostazione di
vita ci stupiscono e ci affascinano.
Certamente non può passare inosservata una
personalità complessa, stravagante, geniale fino
alla paranoia come quella di Ferdinand Joseph La
Menthe. Chiamiamolo così perché, pur non
essendo sicuri del nome, è questo quello più
probabile. Vedremo più avanti come, quando e
perché gli fu dato il soprannome di Jellyroll.
Un personaggio che fu definito da Alan
Lomax "Il Benvenuto Cellini Americano".
Siamo nella primavera del 1938, a Washington.
Jellyroll ha cinquantatré anni ma è già un
uomo vecchio e malato. Soffre di asma e di cuore
e per di più è in gravi ristrettezze
economiche; solo e dimenticato da tutti, lui che
era stato ricco, famoso, amato e corteggiato.
Ascolta una sera un programma alla radio; il
direttore della stazione presenta W. C. Handy ed
esagerando sulla figura del personaggio come è
costume in queste trasmissioni, gli si
attribuiscono innumerevoli meriti, spesso anche
fittizi. Viene, infatti, presentato come il padre
del Blues e persino come l'inventore del Jazz.
Morton si alza in preda a vivissima agitazione:
non sa cosa fare. Poi decide di scrivere alla
rivista "Down Beat", per spiegare le
sue ragioni, una lettera, pregando che venga
pubblicata.
E' una lettera lunghissima, dove contesta i
meriti di Handy, non tanto quello di essere il
padre del blues quanto l'affermazione che il Jazz
sia stato inventato dallo stesso.
"E' universalmente noto, senza tema di
smentite," egli scrive, "che
la città di New Orleans è stata la culla del
Jazz: ed io, proprio io sono stato il suo
creatore nel 1902".
Come è ovvio la lettera, prontamente pubblicata,
suscita profondo scalpore e innesca un vespaio di
polemiche, smentite, litigi, insulti. Tutto ciò
ha come risultato quello di porre nuovamente alla
ribalta la sua figura di musicista e compositore,
che per circa sei anni era stata dimenticata,
superata dal rapido mutare stilistico di questo
genere e dai gusti del pubblico. I giovani,
incuriositi da un personaggio tanto singolare e
avvicinati al jazz dalla musica di Benny Goodman,
affollano i teatri dove lui suona e sembra che un
secondo momento di gloria possa ridargli quella
fama e quella ricchezza perdute. Ha un secondo,
effimero successo, che sembra possa durare per
sempre. Non è così, ma gli offre una
eccezionale opportunità della quale anche noi
oggi siamo grati, l'incontro con Alan Lomax.
Quest'ultimo, storico e critico musicale era
stato incaricato dalla Libreria del congresso
degli Stati Uniti di occuparsi di Jazz e di
registrare alcuni dischi come testimonianza di
questa nuova musica. Lomax si appassiona ben
presto a questo nuovo genere e, a contatto con
Morton, si convince ben presto di trovarsi in
presenza di un personaggio unico.
Da parte sua il pianista non mostra un
particolare entusiasmo, anzi, con perfetto
autocontrollo, dà la sensazione al critico che
il riconoscimento gli fosse dovuto. E forse era
proprio così.
All'inizio delle registrazioni nessuno dei due ha
la più pallida idea di cosa fare e di come
condurre la seduta. Non immaginano minimamente
che dovranno continuare per settimane.
Incideranno centosedici facce tutte di estremo
interesse.
Ne viene fuori uno spaccato incredibile della
realtà del Sud degli Stati Uniti; perché
Jellyroll oltre a suonare, parla. Racconta di
esperienze, parla di personaggi, ruffiani,
prostitute, musicisti, gangster, bordelli e
musica, tanta musica. Tutto un mondo picaresco e
incredibile di racconti, di insegnamenti e
ricordi che si susseguono e incalzano senza posa.
Emergono limpidamente caratteri e situazioni
della vecchia New Orleans, e soprattutto la sua
musica, il suo stile, inalterato e classico.
La "Saga di Mr. Jelly Roll" è tutto
questo e ancora di più. Si ascolta una
interessantissima spiegazione di come nasce il
conosciutissimo brano "Tiger Rag",
seguito nella sua evoluzione dalla quadriglia
originale fino alla sua variazione jazzistica; la
descrizione dei vecchi funerali che erano una
occasione in più per fare musica, e infine tutti
i suoi brani più belli.
Ricorda Alan Lomax all'inizio delle registrazioni:
"Era il più singolare concerto di
musica da camera del mondo.Ma Morton per nulla
impressionato gettò il suo cappello di paglia
sullo Steinway a coda, alzò il coperchio e poi
incominciò ad accennare 'Alabama
Bound'. I busti di Bach,
Brahms e Beethoven guardarono in giù
severamente, me se Jelly li vide immaginò
certamente che stessero imparando qualcosa."
Dopo aver visto sommariamente il personaggio,
parliamo brevemente dell'uomo. (j.r)
Questa volta mi firmo "Giuseppe"
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