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8.F Medicina e salute

E.Cipriani, "Una malattia trasmessa dalle zecche dei boschi", La rivista del CAI, Lugl.-Ago. 1995, p. 88-89
R.Bregani, "Istoplasmosi", Speleologia N. 40 (1999) p. 96-99.
L.Dreon, "Le vipere della nostra provincia", Esplorare, 3 (1992) 33-37.

8.F.1 Zecche

zecca Le zecche non sono di per se` pericolose, pero` possono trasmettere infezioni batteriche (borella burgdorfori che provoca la malattia di Lyme, con sintomi di arrossamento locale, cefalea, febbre e dolori muscolari). Le zecche hanno un ciclo vitale di due anni, e passano attraverso tre stadi: larva, ninfa, e adulto. In ogni stadio si nutrono solitamente una sola volta, durante l'estate, parssitando su piccoli mammiferi ed anche sull'uomo. Durante l'inverno vanno a riposo.

L'uomo viene attaccato per lo piu' dalla ninfa. Questa ha un rostro boccale uncinato che infila sotto la pelle per suggere sangue. La puntura non fa male, perche` la saliva della zecca produce una piccola anestesia locale.

La zecca vive preferibilmente nel sottobosco umido e caldo, dove il terreno e` coperto da un abbondante strato di foglie. Il periodo di maggior attivita` e` giugno. La lana ne favorisce l'adesione e la penetrazione verso la pelle. Percio` per prevenire attacchi da zecche bisogna portare sempre pantaloni lunghi, ben chiusi sulle caviglie. Abiti chiari favoriscono l'individuazione di zecche. E` bene ispezionarsi di frequente e in modo particolarmente accurato (lavandosi) dopo l'escursione.

Per estrarre una zecca si usano pinzette appuntite. Si afferra la parte anteriore vicino alla pelle e si estrae gentilmente con movimenti leggermente rotatori. Si puo` ungere anche con vaselina o alcool per favorirne l'uscita. Se si rompe la zecca durante l'estrazione bisogna ricorrere al medico.

L'infezione della borelliosi di lyme si presenta dopo alcuni giorni (da tre a trenta), con una corona circolare arrossata intorno alla zona della puntura. E` accompagnata da febbre molto forte, e va curata con antibiotici. Percio`, e` bene andare sempre dal medico (tenere l'animale estratto per sincerarsi che si tratto di una zecca).


8.F.2 Vipere

Le vipere sono serpenti dal corpo massiccio, coda corta e ben definita, e con una caratteristica testa di forma triangolare. La squame del dorso e dei fianchi sono carenate, cioe` divise a meta` da una linea. Gli occhi hanno la pupilla di forma ellittica disposta verticalmente.

La vipera in genere non e` aggressiva. Se disturbata si mette in posizione difensiva, col corpo arrotolato e il capo innalzato sul collo piegato ad "esse". Cerca di scoraggiare l'aggressore emettendo un fischio. Arriva a mordere quando l'aggressore si avvicina troppo (meno di 30 centrimetri). Il movimento e` fulmineo, tanto che se ne accorge piuttosto per la puntura che per la percezione visiva del movimento. Il capo si estende protraendo i denti veleniferi, morde e poi ritorna nella posizione di partenza.


Morso della vipera Il morso della vipera si distingue da quelli di altri serpenti (innocui) per la presenza di due punture ben chiare a distanza di circa 1 cm, e l'assenza dell'impronta degli altri denti mandibolari (v. Figura).

La vipera usa il morso per ammazzare piccoli animali di cui si nutre. Difficilmente il morso della vipera e` mortale per l'uomo. Salvo morsi in particolari posizioni (come per esempio sul collo, che puo` portare a soffocamento), il morso non e` molto pericoloso. Il tasso di mortalita` sui morsi di vipera e` inferiore a 1%. Le sole vipere il cui morso risulta mortale se non curato tempestivamente sono le vipere rosellii asiatiche e la vipera lebetina, che vive in Grecia, Cipro, Turchia e Africa nord occidentale. In Italia vivono quattro specie di vipere. Queste possono provocare morte in bambini, anziani, e individui deboli, cardiopatici, o (raramente) affetti da allergie. Durante le escursioni e` consigliabile indossare calzature robuste coprenti anche la civiglia, calzettoni spessi e pantaloni lunghi.

Specie Nome comune Caratteristiche Veleno iniettato Dose letale
Vipera ammodytes Vipera del corno lungh. 60-80 cm 10-35 mgr 40-60 mgr
Vipera aspis Vipera comune lungh. 60-70 cm 8-20 mgr 30-40 mgr
Vipera berus Marasso palustre lungh. 60-70 cm 5-18 mgr 20-25 mgr

Il vecchio metodo di trattamento del morso di vipera consiste nel cercare di far fuoriuscire quanto piu` veleno possibile per evitare che entri in circolo. Si riduce la circolazione a monte sull'arto colpito con un laccio (elastico o cordino), stringendo bene senza pero bloccare completamente la circolazione. Si incide un taglio profondo tra le due punture (profondo piu` della lunghezza dei denti: almeno 1 centimetro, essendo questi al piu` 8 mm). Si preme quindi con le dita per far uscire il sangue. Non succhiare, non tanto per la possibilita` di ingestione (il veleno viene neutralizzato dai succhi gastrici), quanto per il pericolo di infezioni attraverso le gengive o le mucose del cavo orale. Immobilizzare l'arto colpito con una steccatura.

Un metodo nuovo consiste nel bendaggio compressivo linfostatica (LCB). Si tagliano i vestiti sull'arto affetto dal morso (non si sfilano per ridurre la possibilita` che il veleno entri in circolo). Poi si effettua un bendaggio molto stretto con una benda rigida ruvida (di cotone alta 7 cm) a partire dal punto del morso fino alla estremita` (mano o piede), per poi ritornare ad avvolgere l'arto fino alla spalla o inguine. Si blocca la fasciatura con un cerotto e si immobilizza (steccandolo) l'arto. In ogni caso, dopo il primo trattamento di emergenza, occorre recarsi presso un centro di assistenza sanitaria, per le cure necessarie. La persona morsa dovrebbe evitare di usare l'arto colpito. Muoversi il meno possibile, evitare di correre. Ogni tanto rimuovere il laccio che blocca la circolazione per permettere un poco di afflusso di sangue.

Non somministrare alcoolici.

8.F.3 Istoplasmosi

L'istoplasmosi e` una malattia provocata dal fungo Histoplsma capsulatum. Questo fungo puo` presentarsi in due forme: lievito e filamentosa. Nel terreno cresce in forma filamentosa in ambienti umidi, con poca corrente d'aria, temperatura fra 20 e 30 oC, terreno fine rossarstro (decomposizione di argille contenente calcare), polveroso e secco, e con arricchimenti organici (guano). E` diffuso in paesi extraeuropei, in particolare nelle Americhe. Ci sono segnalazioni anche in Europa (e in Italia).

Nell'uomo cresce in forma di lievito. La contaminazione avviene per vie aerea tramite spore. Non si trasmette da uomo a uomo. L'infezione provoca generalmente un piccolo focolaio calcificato nel polmone e sviluppa sensibilita` all'istoplasmina. Una infezione grave puo` generare una polmonite acuta benigna. I sintoni dell'infezione compaiono dopo una-due settimane circa. Il 60% delle infezioni sono asintomatiche. Nei casi sintomatici si ha febbre, debolezza, cefalea, dolori muscolari, tosse, mancanza di fiato, dolore toracico, e a volte emissione di sangue nell'escreato.

La diffusione degli istoplasmi a quasi tutti gli organi provoca la forma disseminata della malattia, con evoluzione grave (e mortale). I sintomi sono febbre, calo ponderale, ingrossamento degli organi interni, e altra sintomatologia viscerale.

Nell'istoplasmosi cronica disseminata si registrano debolezza, calo ponderale, lesioni mucocutanee orali.

Una forma terziaria puo` verificarsi come evoluzione di una infezione o per reinfezioni. E` caratterizzata da debolezza, frebbricola, sudorazioni notturne, calo ponderale, astenia, tosse (a volte con traccie di sangue nell'espettorato), dispnea da sforzo, polmoniti recidivanti, difficolta` di deglutizione.

Misure cautelative di prevenzione per esplorazioni in grotte con rischio di contaminazione sono:

E` anche possibile la chemioprofilassi farmocologica con ketonazolo (100 - 200 mg/die) durante i periodi di esposizione al rischio di contaminazione.

8.F.4 Colpo di sole / calore

Il colpo di sole e quello di calore sono simili per sintomi e per terapia. I sintomi sono pelle arrossata, respiro accelerato, battito cardiaco accelerato, mal di testa, nausea, svenimento.

Per la terapia bisogna portare l'infortunato in un luogo ombreggiato e arieggiato. Farlo sdraiare, sulla schiena se cosciente, o nella posizione di sicurezza se incosciente. Sbottonare i vestiti. Fare impacchi freddi sul capo, collo, braccia e gambe. Somministrare bevande fredde e saline.

Per la prevenzione ricordarsi di bere abbondantemente, indossare indumenti traspiranti, ed evitare sforzi eccessivi.


Per il congelamento vedi App. 10.A e App. 10.C.
Per la disidratazione vedi App. 10.D.


http://geocities.com/marco_corvi/caving/m_index.htm
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