Con il papa, contro il neoliberismo

La migliore risposta alla grottesca crociata del Giornale contro i “comunisti del Mulino” (qualcuno
spieghi a Vittorio Feltri che il gruppo bolognese è nato coi soldi degli industriali e degli americani,
proprio in funzione anticomunista...) è il libro postumo di Edmondo Berselli, che del Mulino ha
diretto per anni la rivista. Con L’economia giusta, questo il titolo del saggio in uscita da Einaudi,
Eddy tenta in qualche modo di risarcire amici, lettori ed estimatori per averli privati troppo presto della sua intelligenza. È una stroncatura feroce del neoliberismo, che potrebbe apparire scontata
dopo il tonfo planetario che ha posto bruscamente fine all’orgia dei titoli tossici e delle stock option
milionarie, se non fosse che sfocia in un’adesione quasi senza riserve (e senza quell’ironia
berselliana cui eravamo abituati) alla dottrina sociale della Chiesa.

 Le ricette economiche dei Papi, dalla Rerum Novarum alla Populorum progressio fino alla Caritas in veritate di Benedetto XVI,
secondo Berselli, rappresentano la via maestra per ridare un volto umano al capitalismo. La
cosiddetta “economia sociale di mercato”, quel “modello renano” più volte evocato in passato anche
da Romano Prodi come alternativa al free market di stampo nordamericano, trova nelle radici
cristiane e cattoliche dell’Europa la sua ispirazione più autentica. Con questo libro (ultimato solo
due mesi prima di andarsene) il laico Berselli sembra insomma riavvicinarsi a quella corrente
cristiana “dossettiana” del Mulino che troppo superficialmente noi liberali abbiamo bollato come
“catto-comunista”. Si potrà obiettare che la Chiesa di oggi non razzola affatto bene. Lo scandalo Ior,
i preti pedofili, le imprese di don Bancomat, le case di Propaganda Fide svendute all’ex ministro
Pietro Lunardi, la vergogna dell’otto per mille, i privilegi finanziari e fiscali concessi dal
concordato: come si fa a predicare la giustizia sociale e a scomunicare i capitalisti sfruttatori,
quando si hanno tutti questi scheletri nell’armadio?

Dio, sinistra e liberismo

MA ANCHE I LAICI dovrebbero riflettere – e il libro di Berselli può essere un buon punto di
partenza – sulle implicazioni di un soggettivismo anarchico spinto oltre ogni limite. Se è vero che
“Dio è laico” (per riprendere il titolo del dibattito in programma domani alla festa del Fatto a Pietra-
santa), è altrettanto vero che un laico non può atteggiarsi a Dio, elevando l’onnipotenza
dell’individuo quasi al rango di verità teologica.
Per troppo tempo, laici e sinistre hanno sposato
acriticamente tutte le rivendicazioni, hanno cavalcato tutti i diritti in campo sociale, sessuale e
riproduttivo senza valutarne appieno le conseguenze.
In realtà, la storia di questi anni ci ha
insegnato che, a dispetto di neocon e teocon, liberismo etico e bioetico e liberismo economico sono
due facce della stessa medaglia, e marciano di pari passo. Non a caso il profeta delle lotte di
liberazione degli anni Settanta, Marco Pannella, ha creduto o finto di credere per un periodo fin
troppo lungo nel “partito liberale di massa” di Silvio Berlusconi.

Per una sorta di “eterogenesi dei fini” (effe minuscola!) quelle lotte che agli occhi di tanti di noi parevano preludere a una società più
giusta, all’utopia libertaria e anticlericale dei fratelli Rosselli e di Ernesto Rossi, si sono
impantanate nell’acquitrino della seconda repubblica. Forse eravamo berlusconiani senza saperlo,
prima ancora che il Cavaliere scendesse in campo. La sinistra dei diritti ha spianato la strada alla
destra delle libertà.
Un esempio. Siamo lieti di apprendere da Repubblica che la figlia quindicenne
di una signora di settantun anni sta affrontando senza drammi il transito dell’adolescenza. Ma con
tutto il rispetto per chi fa queste scelte, e senza giustificare in nessun modo gli obbrobri della legge
sulla fecondazione assistita (al referendum del 2005 ho votato quattro sì, e lo rifarei), la libertà di
diventare madre oltre l’età biologica, o di farsi inseminare da un donatore sconosciuto, è parente
nemmeno troppo alla lontana della libertà di comprarsi il Suv, di farsi condonare il terrazzino
abusivo o di non pagare le tasse.
Neoliberisti ed evasori della Lega o del Pdl, probabilmente, vanno
ad acquistare ovuli a Barcellona come se non più degli atei di sinistra, salvo poi baciare l’anello ai
monsignori, sfilare contro le unioni di fatto e i matrimoni gay e andare a messa la domenica per fare
dispetto agli immigrati musulmani.

L’etica al centro

IL MESSAGGIO di Berselli è chiaro. Se i laici vogliono davvero mandare a casa la cricca che ci
sgoverna, invece di strillare per le ingerenze clericali (che pure ci sono, e vanno arginate) o di
arroccarsi in una sterile e superba autosufficienza morale, dovrebbero riportare l’etica al centro
dell’agire politico e cercare delle convergenze con quei cattolici “adulti” e disobbedienti che sono
pronti a fare i conti con la modernità e prendono sul serio la dottrina sociale della Chiesa, pur
sentendosi a disagio nell’era di Ratzinger.


Riccardo Chiaberge        il Fatto Quotidiano 10 settembre 2010