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DI TERRE E DI ACQUE

Gli opifici idraulici del territorio di Gruaro


LA FAMIGLIA TERRANI E LA CARTIERA DI GRUARO

Una lunga linea blu, dall’andamento nervoso e spezzettato, circondata da mani stilizzate con dita lunghissime indicanti punti particolarmente significativi: così nel 1683 il Pubblico Perito Francesco Cuman rappresentava il percorso della roggia Versiola. Il centro di Gruaro è identificato dalla chiesa e da una corte, quel che restava probabilmente dell’antico borgo castellano, più a valle poche case hanno il significativo nome di Contrà di Ponte Molin e sull’altra riva l’ottia testimonia la diffusa pratica dell’uccellagione.

Il motivo che spinse il Cuman a disegnare con così tanta dovizia di particolari il corso della Versiola è semplice: un imprenditore locale, Roberto Terrani, intendeva sfruttare la forza motrice del piccolo rio per edificare lungo le sue sponde ben tre opifici. Una cartiera, un follo per battere la lana e un battiferro erano i progetti "industriali" del Terrani. Notiamo come nessuna delle iniziative proposte riguardasse in senso stretto il settore agricolo: non si intendeva costruire l’ennesimo mulino per macinare granaglie, ma tre centri atti a produrre beni di consumo (lana), durevoli (attrezzi metallici) e di facile esportazione (carta). Nel XVII secolo infatti la Serenissima si rende conto che il commercio - fino allora la principale fonte di ricchezza per lo Stato - aveva esaurito la secolare spinta propulsiva e nuove strade si dovevano intraprendere.

La magistratura veneziana dei Provveditori ai Beni Inculti era l’organismo deputato a concedere le licenze riguardanti l’uso dell’energia idraulica, qualsiasi tipo di corso d’acqua era infatti soggetto dalla Dominante - per ovvi motivi - a severi controlli. Appunto a corredo delle sue richieste (o suppliche secondo il termine dell’epoca che ben rende l’idea del rapporto esistente tra suddito e Patriziato), il Terrani presentò il disegno del perito Cuman.

Nonostante il parere favorevole dei Beni Inculti, il progetto non ebbe realizzazione, tanto che nel 1710 una nuova supplica presentata dai figli di Roberto Terrani chiedeva di poter edificare un mulino da macina a tre ruote, che andava a sostituire un precedente mulino, già di proprietà degli Attimis e documentato fin dal 1330. Possiamo quindi supporre un ridimensionamento delle velleità "industriali" della famiglia, che sappiamo aver avuto a metà del XVIII secolo momenti di difficoltà finanziarie.

Ancora una considerazione: si parla spesso con sufficienza di "storia locale". La vicenda di Gruaro è storia locale e, quindi, di scarso interesse per chi non è del luogo? Noi pensiamo che la vicenda della mappa disegnata dal Cuman per conto di Roberto Terrani si inserisca a pieno titolo nella grande storia perché è significativa dei mutamenti e delle dinamiche sociali ed economiche degli ultimi sprazzi dell’età moderna. Pensiamo anche che non esista la S T O R I A con la "S" maiuscola, ma semplicemente l’onestà della ricerca, indipendentemente dal tema oggetto di analisi.