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Bozza di discussione per l’incontro del 10
novembre con i
sindaci di
Canegrate,
Dairago, San Vittore Olona e Villa
Cortese
A
seguito della prima conferenza di valutazione della VAS legata al PII n. 6 bis,
e a seguito di
un'attenta
lettura dei materiali costituenti il cosiddetto documento di “scoping”, si
riassumono in
poche
pagine tutte le osservazioni per cui, nonostante la rassicurante relazione ed i
files
multimediali
presentati, i residenti ed i comuni contermini ribadiscono il loro no al
progetto.
L'apertura
di un nuovo centro commerciale a Legnano appare quantomeno superflua vista
l'importante,
se non addirittura ridondante, dotazione di strutture di vendita già presenti
sul
territorio.
Calcolando, infatti, una porzione di territorio
compresa in 15 o 20 minuti di macchina dal luogo
dove il nuovo centro commerciale dovrebbe stanziarsi e
studiando quindi un'isocrona così ottenuta,
si potrebbe elementarmente verificare quanto già
numerose siano le strutture di vendita presenti
nell'area. Non si tratta inoltre di modesti esercizi
di vicinato, ma soprattutto di medie o grandi
strutture di vendita e in molti casi addirittura di
centri commerciali.
Ogni settore merceologico è ben rappresentato e le
aperture più recenti non risalgono che a qualche
mese fa (Esselunga di viale Sabotino).
Si comprenderà ora, come aggiungere un'altra struttura
di questo tipo, probabilmente anche la più
importante per dimensioni, volumi e potenziale indotto
di traffico, sia assolutamente deleterio per la
città e per la sua comunità. Gli svantaggi, rispetto
ai i vantaggi che una struttura di vendita di questo
tipo potrà apportare ad un territorio già gravemente
compromesso, saranno sicuramente superiori.
Non vi è nessuna particolare domanda commerciale che
non venga soddisfatta dall'offerta presente
e non sembra sussistere dunque alcuna necessità per
insediare in questo luogo un nuovo polo del
commercio.
Ferma restando la necessità di tutelare la libera
concorrenza commerciale, che in questo documento
non viene assolutamente contestata ne messa in
discussione, si sottolinea che la protesta nei
confronti del PII non si rivolge contro l'apertura del
centro commerciale IPER in quanto tale, bensì
contro l'apertura dell'ennesimo polo commerciale.
Legnano ed i comuni limitrofi si troveranno a
doversi confrontare con un colosso che minerebbe
sensibilmente la solidità economica locale, dove
già oggi le piccole attività commerciali, fondamentali
per garantire il mix funzionale nelle città e
per i meccanismi sociali che innescano, cadono a
decine, falcidiate da questi sempre più numerosi
pachidermi del commercio.
L'impatto ambientale di una struttura di questo tipo
inoltre, difficilmente sarà compensabile da
eventuali interventi di mitigazione, sia per il
consumo di suolo irrecuperabile arrecato dal progetto
(a cui va sommata, si ricorda, la porzione
residenziale), sia per l'inquinamento derivato dall'attività
(traffico, rumore, consumi energetici elevati, ecc.),
sia per la deturpazione di uno dei pochi ambiti
che mantiene riconoscibile il passato agricolo e la
memoria storica dell'area e sia infine, per i gravi
danni sui rari luoghi di tutela della biodiversità
florofaunistica.
Allarma ancora di più che il confronto pubblico
sull'opera, che dovrebbe tutelare l'ambiente e la sua
comunità rispetto al potenziale impatto del progetto
del PII, si presenti immediatamente come un
falso appiglio al quale associazioni e comuni
limitrofi faticano a potersi aggrappare.
Il documento di scoping sostiene in maniera
incredibilmente errata che una struttura di questo tipo
dovrebbe avere ricadute esclusivamente sul territorio
di Legnano! Solamente per il consumo di
suolo forse, ma appare assai evidente che traffico,
inquinamento e ricadute economiche non sono
soggetti che rispondo certamente ai limiti posti dai
confini comunali.
Oltremodo inconcepibile inoltre, appare il fatto che il documento
di scoping, pur evidenziando
esclusivamente aspetti negativi per ogni porzione del progetto
presentato, pur sottolineando la
perdita, a nostro giudizio grave, di risorse e di aspetti
caratterizzanti del territorio, non ipotizzi in
alcun caso la possibilità della cosiddetta “alternativa zero”,
ossia l'eventualità che, a fronte di gravi
danni al patrimonio territoriale ed ambientale della comunità, il
progetto non si realizzi nemmeno in
parte.
La struttura commerciale, oltre ad inserirsi in un contesto già
fortemente segnato dalla presenza del
grande commercio, si va a stanziare in un bacino dove
l'amministrazione comunale sta già
erroneamente imponendo una politica del cemento, che mette
gravemente a repentaglio la risorsa
suolo come disponibile ad oggi e dove giungeranno. dunque.
centinaia di nuovi residenti che per
Legnano e per il quartiere S. Paolo, non saranno solo potenziali
nuovi clienti di queste strutture
commerciali, bensì veicoli che ogni giorno si accumuleranno ai
numerosi che già oggi intasano il
viale Sabotino e la Provinciale per Inveruno; e saranno
soprattutto famiglie che non avranno
bisogno solamente di fare la spesa, ma anche di servizi, di scuole
(oggi già ridotte a dei containers)
e di spazi idonei che non saranno necessariamente tutti fatti di
cemento.
Il timore dunque, che il sistema infrastrutturale derivato dal
centro commerciale possa essere la base
per una successiva fase di espansione urbana, rende ancora meno
accettabile il progetto in
questione. L'unica porzione di progettualità che gli scriventi si
sentirebbero in dovere di sostenere è
il solo necessario collegamento tra le due provinciali (Sp 12 ed
Sp 148), indispensabile per garantire
l'accessibilità alla nuova struttura ospedaliera prossima ormai
all'apertura e che comunque già
necessita di adeguate mitigazioni.
La SP 12, che farà da porta a questa struttura poi, è oggi già al
collasso non per un problema legato
alle intersezioni, forse l'unica questione viabilistica che il PII
sembra poter risolvere, bensì per
l'incauto progetto di fluidificazione promosso dalla Provincia di
Milano, che ha rinchiuso in uno
stretto spartitraffico i flussi veicolari, impedendo la
permeabilità dell'asse e favorendo il formarsi di
un perpetuo incolonnamento di veicoli che si aggrava nelle ore di
punta, che sarebbero naturalmente
tali anche per il nuovo centro commerciale.
Si prevede che sulla struttura settimanalmente graviteranno circa
40.000 veicoli e forse più. Le
simulazioni presentate in fase di prima conferenza di valutazione
non sembrano affatto credibili
quando illustrano una situazione idilliaca nella distribuzione dei
flussi di autovetture. Ai suddetti
veicoli sono da sommare poi, le migliaia che quotidianamente già
affollano la SP 12, in quanto
collegamento privilegiato per l'accessibilità alla rete
autostradale, al sistema ferroviario ed al
sistema dei servizi del legnanese, ed il viale Sabotino dove
transitano non solo i residenti, ma anche
i veicoli dei comuni contermini e quelli derivati dall'indotto dei
numerosi poli del commercio che
nel tempo si sono già stabiliti su quest'asse ormai insufficiente
al carico che deve sopportare.
Con uno sguardo al medio/lungo periodo inoltre, la situazione
sembra potersi fare solo
maggiormente critica. Nel 2009 sarà infatti, inaugurato il nuovo
Ospedale di Legnano che condurrà
nell'area quotidianamente anch'esso migliaia di veicoli di addetti
e di utenti della struttura. Il
Comune di Legnano ha inoltre previsto lungo la SP 148, ai margini
del territorio comunale una
nuova zona artigianale e produttiva che poterà sugli stessi assi
una nuova porzione di traffici
derivati dagli addetti e dai veicoli dell'indotto, molti dei quali
saranno sicuramente pesanti.
Spingendosi ancora più avanti nel tempo, sempre e solo a
quest'area toccherà accollarsi il peso della
distribuzione dei traffici sovracomunali derivati dalla
costruzione di due fondamentali arterie di
livello sovralocale, il cosiddetto Sempione bis ed il raccordo
Legnano – Magnago – Malpensa, che
apriranno definitivamente le porte di Legnano e dei comuni
contermini verso occidente, con traffici
al momento inimmaginabili ma che saranno sicuramente elevatissimi.
L'impressione è dunque, quella che attualmente non ci sia
un'indagine affidabile ed adeguata dei
flussi del traffico previsti; si propone pertanto che venga
affidato ad un ente competente, superiore
ed imparziale lo studio di questo tema. Tale studio è, per chi
scrive, fondamentale per avere un
quadro oggettivo di ciò che realmente spetta a quest'area da qui a
qualche anno. Parallelamente si
richiede di indagare su quanto la stessa struttura commerciale e
questo traffico incideranno sul
territorio che dovrebbe ospitarla, sulla salute di chi qui ci
vive, ma anche sulle risorse (energia,
acqua, ecc.) che si andranno inevitabilmente a consumare, sui
quintali di rifiuti prodotti, sul carico
aggiunto ai depuratori e sulla rumorosità naturalmente prodotta.
Si richiede inoltre, qualora non si
riesca ad arrestare il progetto un'analisi dettagliata sulle
possibili modalità di progettazione del
centro commerciale, che dovranno tendere alla riduzione al minimo degli
impatti appena
evidenziati, con il ricorso a tecnologie moderne, a strutture poco
impattanti e naturalmente con il
minimo spreco possibile di risorse. Si dovrà assolutamente fare
ricorso a percorsi stradali in galleria
soprattutto in prossimità dell'abitato. Le arterie stradali nelle
porzioni di territorio inedificato
dovranno essere quanto meno numerose possibile (si veda ad esempio
il cosiddetto “peduncolo”)
per non deteriorare queste aree, vera e propria cassaforte che
assicura alla comunità legnanese e a
quella dei cittadini dei paesi contermini una possibilità di
sviluppo sostenibile anche per le future
generazioni e che non è dunque da consumare ora, o nel giro di
pochi anni.
Dal punto di vista economico si sottolinea nuovamente il forte
impatto che il centro commerciale
avrebbe sul sistema degli esercizi di vicinato e delle strutture
di vendita più piccole; nella stessa
conferenza di valutazione si è calcolato un saldo negativo di 78
unità di addetti tra quanti
perderanno il proprio lavoro e quanti invece saranno assunti nella
struttura. Molto probabilmente
peraltro la struttura non permetterà di reinserire al suo interno
le categorie commerciali attualmente
più a rischio.
Il prezzo ambientale, economico e sociale che comporterebbe la
nuova struttura appare
dunque insostenibile per la comunità e soprattutto, si ribadisce
ancora, non necessario. Si richiede
nuovamente in conclusione, di fermare questo PII, visto che i
tempi ancora lo consentono, per le
oggettive ed allarmati problematiche che
nessuno nel legnanese si vuole accollare.