Un sacerdote da ricordare: D. Giovani Petrone

È difficile, quando si percorre il viale del tramonto, breve o lungo che sia secondo il volere di Dio, rivisitare gli anni con il ricordo, senza lasciare traccia del tumulto dei sentimenti che agita il tracciato del ritorno, evocato con commozione e con rimpianto. Ai ricordi è sempre legata, pertanto, la partecipazione, non come accadimento naturale, ma come coinvolgimento sentimentale ai fatti di cui si è stati spettatori o animatori, rivelatisi esperienze che in tanto sono vive nella memoria in quanto presenti per la diversità di sensazioni, e di emozioni, che hanno suscitato nel momento del loro concretarsi nel tempo. C'è stato un momento storico che, per le generazioni che hanno vissuto la loro esperienza dopo il primo ventennio di questo travagliato secolo, ha segnato una svolta radicale nella vita di relazione, mutando, gradualmente, non solo le abitudini, le propensioni, le aspirazioni delle persone, ma, soprattutto, il loro atteggiarsi in relazione agli interessi, che guidano il cammino dell'uomo nella società: il periodo anteriore allo scoppio della guerra del 1940, e quello immediatamente successivo. L'analisi è circoscritta alle anguste dimensioni, temporali e spaziali, della comunità, nell'ambito della quale è maturata l'esperienza sacerdotale, ed umana, di don Giovanni Petrone. Egli è stato il continuatore di significative iniziative che hanno consentito aperture di spazi, all'epoca inesplorati, di cultura e di conoscenza, riprendendo i metodi pastorali di un grande sacerdote, don Antonio Sicilia, nativo di S. Pietro in Guarano. In una borgata chiusa tra i monti, lontana mille miglia dal fervore della città, per strade impervie e penuria di mezzi e, soprattutto, per quel che costava togliere ore al duro lavoro e trovare i soldi per il viaggio, la formazione culturale, specie per chi non aveva possibilità economiche, lambiva i sentieri angusti della conoscenza acquisita nelle aule della scuola elementare. Anche se Grimaldi vantava il primato nella zona, e non solo nella zona, di Professionisti di alto valore (Medici, Magistrati, Presidi, Professori, Avvocati), il loro apporto nella società, per la elevazione civile dei cittadini, si arrestava ai limitati contatti che le persone di cultura avevano, in brevi periodi dell'anno, con la gente del comune luogo di nascita, e la comunità, invece, continuava a vivere, e a sopravvivere, nel guscio della propria esperienza guardando i modelli di cultura come si guardano, oggi, i divi dello spettacolo e dello sport. Restava la chiesa come punto di riferimento, e fonte sempre perenne di aggregazione e di promozione sociale. Bisogna, però, ricordare che la nuova era, che si apriva dopo gli anni duri della disfatta, era contraddistinta da una forma palpabile, e alcune volte vistosa, di riserve e sfiducia verso la Chiesa, che se non assumeva il carattere di avversione, era sempre manifestazione di un distacco di parte della gente nei confronti dell'istituzione ecclesiale e del Clero. D. Giovanni Petrone prese possesso della Parrocchia nell'epoca che segnava il raccordo tra i due momenti storici che avevano coltivato e maturato, il primo, l'idea della supremazia e della grandezza, ed il secondo registrato il crollo di ogni illusione, e la caduta di ogni speranza legata ad un effimero miraggio. L'analisi storico-sociologica non può essere che riduttiva attesi la limitatezza dello spazio a disposizione ed il timore di abusare della pazienza del Direttore che pure dimostra, con la pubblicazione dell'apprezzato giornale, di essere la voce della cultura in un contesto comunale che, salve le poche eccezioni, si rivela sordo ad ogni iniziativa di interesse per il passato. Il novello Sacerdote, forte come una quercia, determinato, volitivo ed animato da spirito evangelico, affinato dalle pratiche della rinunzia ad ogni sollecitazione di interesse mondano, si fece promotore di iniziative di progresso morale, specie dei giovani che raccolse attorno a se additando, con il sito esempio di vita, la via da seguire per il loro inserimento nella società Riprese, con fervore, l'esperienza della filodrammatica. con la scelta di opere clic privilegiavano il tema della modernità, con nuove prospettive di vita, raccordandolo alle acquisite conoscenze nel campo culturale, divulgate in saggi di incommensurabile spessore, che hanno resistito all'insidia ed usura del tempo, per coniugare il bisogno del nuovo con l'ardore speculativo del patrimonio culturale del passato, realizzatore di quella civiltà in cui il mondo, oggi, si ritrova. In questa direzione ha raccolto, partecipandolo, ai giovani ,alcuni dei quali avviati, da d. Giovanni, al sacerdozio). il meglio della produzione culturale del tempo, in cui se era evidente il primato assegnato ai problemi di carattere religioso e morale, includeva le opere, le riviste (Civiltà Cattolica, ad esempio) e le pubblicazioni veicoli di aperture di grande rilievo sociale, che hanno dato vita agli eventi degli anni 50 e 60, spiegandone la genesi e la valenza. Vulcanico, impulsivo, mitigava il suo carattere con la perseveranza nell'esercizio del dovere pastorale, e chi gli stava vicino aveva il modo di comprendere che la veemenza del suo ministero sacerdotale rappresentava il bisogno insopprimibile di operare, di educare e di evangelizzare senza limitazioni e senza remore. Spese gli ultimi anni della stia vita nell'insegnamento e nella cura delle anime, raccolto nella meditazione e nella preghiera, gli unici strumenti che, con le opere meritevoli, avvicinano gli uomini a Dio.
Da "La Voce del Savuto" gennaio 2000 - Avv. Aldo Vetere