SOLENNI FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI S. ANTONIO

Come ogni anno la comunità locale ha manifestato la propria devozione al santo
Il tradizionale appuntamento religioso ha richiamato nella cittadina numerosi fedeli

Nel rispetto di una secolare tradizione, si sono rinnovati anche quest'anno i festeggiamenti in onore di Sant'Antonio.
La ricorrenza religiosa promossa dalla locale parrocchia con la collaborazione dell'amministrazione comunale e dell'associazione Pro loco, ha richiamato numerosi fedeli provenienti anche dai comuni limitrofi.
A fare da cornice all'appuntamento un fitto calendario di appuntamenti religiosi e civili.
A dare il via alle celebrazioni la "tredicina" dedicata al Santo, e due momenti importanti legati alla tradizione di Sant'Antonio: la solenne benedizione degli animali e la distribuzione del pane con la ricotta ai fedeli.
I festeggiamenti si sono conclusi domenica 24 giugno con la solenne processione lungo le vie principali del paese, accompagnata dalla banda musicale "Città di Amantea" e con uno spettacolo musicale che ha allietato la serata.
La devozione dei grimaldesi per Sant'Antonio si eredita sin dalla nascita e viene conservata fino ai giorni nostri.
In questo periodo tutti si ritrovano, spinti da un vincolo di fede e di amore a gioire insieme per una festa che ricorda agli anziani il gusto della fanciullezza.
Per i fedeli di Grimaldi, dunque, giugno resta sempre il periodo dedicato all'esaltazione dei valori religiosi e al ricordo dei prodigi operati dal Santo.
Da Grimaldi 2000 giugno 2002

RITI LAICI E RELIGIOSI DELLA FESTA ‘E VASCIUTA

Nella frazione Raia, non molto lontano dal capoluogo, da qualche decennio si festeggia la festa "'e Vasciuta", una giornata dedicata alla Madonna nonché un momento di incontri tra paesani per unire la festa con la fede.
In tempi remoti esisteva una modesta chiesetta di proprietà dell'avvocato Del Vecchio. Le condizioni atmosferiche, anno dopo anno, senza un'assistenza necessaria, la rovinarono tanto da renderla inaccessibile e, quindi, non praticabile.
Si pensò non solo a riparare la chiesa ma ad istituire una festa per animare la frazione e, una volta l'anno, la terza domenica di luglio, unirsi in preghiera dinanzi ad una Statua della Madonna che, successivamente, per interessamento e con il contributo di tutti, sarebbe stata collocata all'altare della ristrutturata chiesa.
L'iniziativa di avere una statua della Madonna fu di Osvaldo Fiorino che, pazientemente, raccolse denaro sufficiente per soddisfare il desiderio degli abitanti della frazione e del paese.
Fu così che, anno dopo anno, si festeggiava in un'atmosfera di gioia comune con la presenza sentita di tanta gente che lodava l'iniziativa partecipando, attivamente, alla buona riuscita della festa.
Da parte dell'amministrazione comunale, della Pro loco e di cittadini volenterosi ed amanti del rispetto delle tradizioni popolari, è stato espresso l'interessamento per voler ripristinare tale festa, come consuetudine, nella terza domenica di luglio.
Si spera che si riesca ad attuare il programma predisposto altrimenti siamo costretti a chiudere definitivamente anche questa pagina di storia paesana, anche perché la frazione Raia non è più abitata come nei tempi passati in quanto gli abitanti si sono trasferiti altrove.
Da La voce del Savuto Luglio 2002

LA CHIESA DI SAN LORENZO
RICORDARE PER RACCONTARE…
RACCONTARE PER RICORDARE

Per molto tempo, durante la presenza della famiglia Marsico, l'indimenticabile 'U fatture di San Lorenzo si svolgeva una grande festa in onore della Madonna.
Allora le campagne erano animate da molte famiglie contadine. Fra la proprietà del barone cosentino il cui rappresentante era il capo-famiglia Marsico, il quale era l'artefice della preparazione della festa.
Oltre a tutte le famiglie della frazione, la zona si animava della presenza di persone provenienti sia da Grimaldi che dai paesi vicini come Martirano, Conflenti, Scigliano, Altilia, Malito, Belsito.
Si trascorreva una giornata di fede e, nello stesso tempo, di festa popolare con la presenza di orchestre, di canti, di balli e, l'insostituibile tradizionale spezzatino o più specificamente 'u Cottu annaffiato di produzione locale.
Dopo le disposizioni ecclesiastiche, anno dopo anno, la festa è stata messa nel dimenticatoio.
La proprietà cosentino non esiste più! I contadini hanno lasciato "l'amara terra!". Il nuovo proprietario ha dettato "nuove leggi" circa l'accesso alla chiesetta e, così, l'entusiasmo è cessato.
Una pagina di tradizioni grimaldesi stracciata e buttata nel fuoco della distruzione.
Da La voce del Savuto Luglio 2002

LA FESTA DELLA FOCE
OCCASIONE DI COMUNIONE TRA GLI ABITANTI DEL PAESE

In un primo tempo, quando fu istituita la festa dopo la costruzione della Chiesa ad opera dei grimaldesi e con la tenacia e la fede nella Madonna di Bossio Carmela, è stato stabilito un giorno di festa di settembre di ogni anno.
Successivamente, e precisamente all'epoca del parroco don Giovanni Notti, al fine di festeggiare il ferragosto tra il mare e la montagna come da tradizione popolare, si volle anche istituire la festa della Madonna della Foce. Unire la fede con la festa.
Era una festa riuscita. Sul luogo si radunavano i cittadini felici di unificare le due feste e mettendo a disposizione della gente i tradizionali "cucinati": pasta al forno, arrosti, salsicce ai ferri e la "quadara" dalla quale fuoriusciva un odore di spezzatino eccezionale.
Il triduo si svolgeva nel capoluogo con la statua che, sistemata sopra un carro trainato dai buoi, veniva portata lungo la via Pileri ai cui lati e per tutto il percorso illuminata da fiaccole e dietro la statua moltissime automobili, con i fari accesi, fino all'inizio di via IV Novembre, dove avveniva la benedizione delle automobili partecipanti.
Il 15 agosto, sul piazzale, tutti per assistere a giochi popolari e a gustare le delizie culinarie professionalmente preparate da cuochi esperti.
Da qualche tempo tale entusiasmo è venuto a mancare. Sarà perché i nostri genitori non sono più tra noi e la gioventù da poco spazio a "ricordare per raccontare e raccontare per ricordare" attratti, come sono dalle "follie del mondo" e attirati dalle discoteche e balli latino-americani.
Studiare la storia del proprio paese deve essere alla base di una istruzione basilare per far conoscere usi e costumi degli altri. Non dimenticare il proprio dialetto, farsi raccontare dagli anziani la vita trascorsa nel lavoro e nelle sofferenze fisiche.
Ecco perché noi desideriamo colloquiare con i giovani. Ascoltare le proprie ragioni e creare quell'armonizzazione sociale e culturale se si vuole vivere in una società veramente civile, democratica e cristiana.
Vitalizziamo le giornate estive nel riposo fisico e nella rievocazione della storia del nostro passato.
Grimaldesi non ritorniamo indietro.
Da La voce del Savuto Luglio 2002