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PSALLAT ECCLESIA

Laudes iuxta vocem christifidelium

Libreria Editrice Vaticana

PRESENTAZIONE

Alla vigilia dell’anno giubilare 1975 la Sacra Congregazione per il Culto Divino, in ottemperanza ai mandati conciliari (SC 53; MS 57) ed in ossequio ad iterati richiami di Papa Paolo VI, pubblicò ed inviò a tutti i Vescovi, a nome del Pontefice stesso, il volumetto ‘Iubilate Deo’ (1974): si trattava di una raccolta gregoriana ‘minima’ di Cantus Missæ e di altri Cantus varii.

Dopo la celebrazione del grande Giubileo 2000, novo millennio ineunte, ecco un più ampio volume antologico: ‘Psallat Ecclesia’. Anche se il suo venire alla luce è frutto di una iniziativa privata, esso asseconda delle norme uffi­ciali e risponde al calore di autorevoli auspici.

 Le caratteristiche di contenuto e di organizzazione di questo nuovo repertorio antologico gli conferiscono:

 

 ° un valore di testimonianza storica

 L’attuale prassi celebrativa è alquanto avara nel confronto dei canti gregoriani. Vige, comunque, un eccessivo evidente squilibrio di proporzioni d’uso tra essi e l’uso, pur necessario, di canti in lingua viva. Eppure quasi tutte le melodie qui raccolte continuano ad emergere alla memoria di almeno due generazioni viventi. Molte persone, inoltre, le considerano una componente del loro cammino spirituale e della loro identità culturale. Se per i più gio­vani è venuta meno la possibilità di tale esperienza ciò non è accaduto, di certo, a loro vantaggio.

 

° un valore di epifania ecclesiale

Tra i compiti delle Assemblee che celebrano il Mysterium salutis v’è anche quello di far emergere le note ecclesiali di unità e di cattolicità. Per dare corpo a tale impegno, che ritualmente si attua a livello simbolico, il canto concorre quale fattore privilegiato. Un popolo radunato ‘ex omni tribu ct lingua’ celebra, nella festa e nella fraternità, il Mistero pasquale ed attesta la sua vocazione santa innalzando la lode ‘uno corde, una mente, una voce’.

Soprattutto in un tempo di disagi a causa di tante divisioni e diffrazioni in atto, è opportuno che si moltiplichino e che splendano anche dei segni di comunione. L’uso liturgico di un linguaggio della Traditio non dovrebbe essere giustificato solo da motivi funzionali, in prospettiva dei grandi raduni celebrativi. Vale piuttosto una ragione ben più profonda: quella della custodia coraggiosa ed amorosa di una prassi orante che segnali a tutti (anche nelle più piccole comunità) la necessità di far morire i particolarismi, perché nasca l’autentico canticum novum.

 

° un valore liturgico

Questa dimensione emerge dalla cura con cui la raccolta asseconda lo snodarsi dell’Anno liturgico, celebrazione del Mistero di Cristo nel tempo e nei Santi. Come le stagioni, anche i giorni delle visite di Dio possiedono dei propri colori ed offrono dei tipici frutti. Componente della gioia per la sazietà che proviene dai santi Misteri - per ridondare nella pietà e sostentare il cammino quotidiano - è anche quel canto di lode, di rendimento di grazie e di supplica che più di tutti è ‘ecclesiale’ (SC 116). Esso poi, al di sopra dei nostri idiomi, risuona in una lingua che rimane ‘materna’.

 

(ISBN 88-209-7328-6)

www.libreriaeditricevaticana.com

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