home Green Rock Alpine Club

attivita

4000

arrampicata

alpi

relazioni

diari

storie

fotografie

4000

arrampicata

altre montagne

club

membri

contatti

guestbook

link

vari

sito

mappa

news

updates

disclaimer

diaristorie


attivita

relazioni

fotografie

club

link




home diari Bishorn scheda       precedente successivo

Bishorn

Versante nord-ovest

8-9 settembre 2007
Andrea

La stagione alpinistica estiva d'alta quota sta ormai volgendo al termine e, dopo un 2006 molto redditizio, quest'anno non si è riusciti a combinare più di tanto (a parte una stupenda salita alla Biancograt del Pizzo Bernina...), complice il solito meteo più o meno inclemente e l'abituale scazzo agostano di Mirko.

Verso la cima del Bishorn

Così, approfittando delle ristabilite buone condizioni del tempo e delle montagne, approfitto del week end al mare di Tiziana e Martina per fare un salto nel Vallese, obbiettivo il Bishorn.
Come da copione parto il sabato pomeriggio, anche più tardi del solito, sia per i soliti problemi lavorativi ma anche perchè non ho assolutamente fretta: infatti, per completare l'allenamento in vista delle ultime gare annuali di ultra trail, ho deciso per una salita in giornata pernottando in fondovalle sul mio vecchio buon "camper" (l'Opel Astra). Il Bishorn è considerato tra i quattromila tecnicamente più facili delle Alpi ma, a differenza di molti altri la cui salita è facilitata dalla presenza di funivie e impianti vari di risalita, qui la vetta la si deve guadagnare metro per metro "by fair means" (Mummery docet).

Bishorn all'alba, dal Turtmann Gletscher

Dal tranquillo villaggio di Zinal, in alta val d'Annivers, sulla carta servono 5 ore circa per raggiungere la cabane de Tracuit da dove (solitamente dopo aver pernottato...) si guadagna la vetta in altre 2-3 ore; il dislivello totale, per la sola salita, è di 2500 metri circa. Probabilmente, dal punto di vista fisico, non sono mai stato ben allenato come quest'anno ma qualche preoccupazione ce l'ho: specificatamente spero proprio di non sbagliare intinerario nella salita notturna al rifugio, perche un'ulteriore aggiunta al già congruo dislivello con conseguente perdita di tempo potrebbe costringermi a rinunciare al mio bel progetto. Preparati coscenziosamente (si fa per dire) armi e bagagli, alle 4 di pomeriggio mi avvio verso la Svizzera. Alla dogana del Sempione durante la sosta per la benzina mi procuro un paio di tavolette di cioccolato al Kirsch, che costituiranno il dolce della mia cena serale: peccato che ben prima di giungere a destinazione una la faccio fuori come merenda...
Il viaggio è tutto sommato tranquillo, e mi godo la bella giornata settembrina dal clima mite, ottimo preludio per domani; nel cielo azzurro vaga solo qualche innocua nuvoletta alta e sottile, nulla di cui preoccuparsi. La risalita della val d'Annivers è leggermente complicata dalla presenza di diversi semafori regola-traffico per lavori in corso, che stranamente sono quasi sempre rossi. Mi sembra di essere sul Sempione di qualche anno fa ma, a differenza di allora, oggi non ho nessuna funivia da prendere così gli insulti all'indirizzo degli svizzeri che mettono semafori ovunque anche quando se ne può benissimo fare a meno si limitano allo stretto indispensabile.
Alle sette e mezza sono a Zinal e, dopo una breve ricerca, trovo le indicazioni per la cabane de Tracuit. Poco sopra il paese un bel cartello di divieto impedisce la prosecuzione in auto lungo la strada asfaltata così, in corrispondenza di un tornante, parcheggio all'ombra di alcuni abeti secolari e preparo il camper per la notte, anche perchè le giornate si sono decisamente accorciate e l'oscurità serale incombe.

Alla Cabane du Tracuit

Terminata la cena costituita da una pizzetta, un paio di panini e dalla tavoletta di cioccolato superstite, passo alla preparazione dello zaino. Invece di salire sino al rifugio con le scarpette "da corsa" e le pedule nello zaino come avevo pensato inizialmente opto per la leggerezza del sacco, mettendoci dentro solo guanti, cappello, pile e k-way, oltre a picca, ramponi, borraccia e qualcosa da mangiare: quando provo ad alzarlo ho la conferma che il concetto di "leggero" è sempre relativo a quello che uno ha intenzione di fare...
Prima delle nove sono a nanna nel calduccio del mio sacco a pelo: spero solo che le decine di vacche svizzere che stanno ancora vagando sui prati circostanti e che mi hanno allietato la serata con un sonoro concerto di campanacci in si bemolle si decidano a fare altrettanto. Ma, sparite le vacche, mentre sto per partire nel mondo dei sogni, ecco transitare davanti all'Astra una rumorosa processione svizzera stile fiaccolata che all'inizio parrebbe di carattere religioso, ma che assume poi un carattere grottesco quando tre o quattro coglioni, travestiti da fantasmi con tanto di lenzuolo bianco, si mettono ad inseguire ululanti il resto del gruppo... mah, siamo proprio in Svizzera !!
Finalmente riesco a prendere sonno, anche perchè la mia notte non è molto lunga: alle 2 e mezza suona la sveglia e, dopo aver ingurgitato due barrette di muesli e cioccolato, alle 3 mi avvio alla volta della cabane de Tracuit.
Il meteo però da ieri sera sembra cambiato; infatti non trovo un bel cielo stellato come mi aspettavo (anche secondo quanto davano le previsioni del tempo) ma dei nuvoloni bassi che nascondono persino la luce della luna.
Sperando seriamente in un rapido e deciso miglioramento, risalgo all'inizio lungo una carrareccia tra i pascoli, che presto si tramuta in ripido sentiero incrociando più in alto la parte finale della strada dove ho parcheggiato. Qui si trova un altro piccolo parcheggio pieno di auto che sono salite ignorando il divieto più in basso e guadagnando così un centinaio di metri di dislivello. Il sentiero riprende quindi a salire, dapprima a mezza costa per poi tornare decisamente erto ma sempre ben segnalato, ed è una fortuna visto il buio pesto che mi circonda. Ogni tanto delle specie di cancelletti di legno o filo metallico sbarrano il tracciato: dopo esser passati occorre richiuderseli bene alle spalle per evitare la fuga dei ben pasciuti bovini locali e le conseguenti maledizioni degli allevatori indigeni. Mentre risalgo un bel bosco di larci ed abeti incontro una fitta nebbia; era quasi inevitabile, solo che adesso non perdere il sentiero giusto diventa ancora più complicato, dato che ogni tanto vi sono delle diramazioni e i segnali si sono fatti piuttosto rari. Per fortuna non dura molto e, poco prima di raggiungere i pascoli dell'alpe Tracuit, il nebbione si dirada lasciando il posto ad uno splendido cielo sereno e pieno di stelle che gratifica lo spirito e mi mette dell'umore giusto per proseguire.

Andrea sulla cresta sommitale; normalmente di roccette...

Il sentiero, ora ampio e non troppo ripido, risale con ampie svolte il rado bosco soprastante per poi puntare decisamente con un lungo traverso pianeggiante in direzione di una grande cascata del Torrent du Barmè; un rapido consulto alla cartina mi conferma di essere sulla retta via.
Lasciando il corso d'acqua sulla destra, raggiungo una specie di colletto poco sotto la caratteristica elevazione rocciosa della Roche de Vache, dove inaspettatamente un breve tratto del sentiero si presenta ghiacciato e decisamente scivoloso nonostante la temperatura sia più che buona (è già da un po' che sono in maglietta a maniche corte e ci rimmarrò sino al rifugio).
Raggiungo un bivio dove un evidente cartello segnaletico indica la giusta direzione per la cabane de Tracuit; la conferma mi viene data poco dopo dalle luci del rifugio che vengono accese per la colazione lassù in alto, presso il col de Tracuit. Anche se il dislivello ancora da superare non è certo poco, l'aver individuato la posizione del rifugio mi è di conforto così proseguo di buona lena risalendo gli ultimi e più alti pascoli sino a guadagnare le baite dell'alpeggio di Combautanna.

In vetta; alle spalle i gruppi del Grand Combin e del Monte Bianco

Il buio fitto che mi circonda mi gioca un bello scherzetto: davanti a me vedo brillare un gruppetto di luci lontane, e mi sembra alquanto strano di poter esser stato preceduto nella salita notturna da così tanta gente. "Si vede che da queste parti farsi un quattromila in giornata con 2500 metri di dislivello è una cosa normale!" mi vien da pensare. Ma fatti pochi passi verso quelle lucine che non sembravano tanto vicine si svela l'arcano: non erano delle pile frontali ma gli occhi di un branco di ovini svegliati improvvisamente nel cuore della notte da un rompiscatole a due zampe... Qualcuno di loro prova anche a protestare e a me non resta che scusarmi belando a mia volta al loro indirizzo.
Avvicinandosi alla base della cresta rocciosa del Diablon des Dames tratti di terreno sassoso e detritico si alternano sempre più frequenti alle zone erbose e la traccia, complice l'oscurità (nel pomeriggio alla luce del sole mi sembrerà una vera autostrada) non è sempre evidentissima, così su un bel roccione costruisco un bell'ometto di sassi che potrà tornar utile come riferimento sia a me in discesa che a qualche altro pirla che intraprenda in futuro una salita notturna...
L'ultimo tratto di salita verso il col de Tracuit si svolge interamente attraverso sfasciumi morenici e grossi massi: il sentiero in alcuni punti diviene piuttosto labile, ma grazie alle numerose segnalazioni presenti ed alla frontale che per fortuna continua a fare il suo dovere proseguo senza perdere troppo tempo in complicate ricerche di percorso. Mi fanno compagnia anche un paio di stelle cadenti, che sfrecciano luminose attraverso il cielo scuro. Superato un ultimo saltino roccioso attrezzato anche con una catena, guadagno la cresta rocciosa nei pressi del col Tracuit e da qui, percorso un breve tratto in leggera discesa, sono finalmente al rifugio.
Qualcuno è già uscito, chi solo per andare al bagno e chi per dare un'occhiata al tempo ed iniziare a sistemare lo zaino, ma nessuno si è ancora avviato verso il Bishorn. Guardo l'orologio: sono da poco passate le cinque e mezza, sono in anticipo di circa un'ora sulla mia tabella di marcia personale... La gran parte degli occupanti del rifugio è ancora comodamente seduta ai tavoli a fare colazione così, dato che non conosco la via ed è ancora piuttosto buio, ne approfitto anch'io per fare una pausa e sgranocchiare una barretta di muesli.
Una mezz'oretta più tardi i primi aspiranti alla vetta partono alla volta del Turtmann gletscher ed io, ovviamente, mi metto in coda al gruppetto di testa. Dopo aver scavalcato un dosso, scendiamo tra sfasciumi e detriti morenici raggiungendo in breve il bordo del ghiacciaio che qui presenta ghiaccio scoperto piuttosto poroso e nessuna traccia visibile.

Il Weisshorn con la sua cresta nord

Il clima intanto si è fatto decisamente freddo anche a causa di un bel vento gelido che spira con decisione; mentre tutti gli altri temporeggiano legandosi con calma in cordata io, infreddolito e stanco di aspettare, indossati velocemente i ramponi parto deciso in direzione del Bishorn.
Superato il breve tratto iniziale ghiacciato la superficie del Turtmann gletscher diviene poi nevosa e quasi del tutto priva di crepacci così, facilitato anche dalla luce dell'alba, riesco facilmente ad individuare la traccia di salita. La frontale ormai non serve più ed anche il vento cala notevolmente d'intensità, rendendo la temperatura decisamente più accettabile (si sale tranquillamente indossando il solo pile leggero). Attraversando il facile ghiacciaio verso est raggiungo, con un ultimo tratto un po' più ripido, la rampa nevosa del versante nord-ovest del Bishorn. Anche qui veri crepacci non ce ne sono (in tutto ne incontrerò tre o quattro, stretti e facilmente superabili), anche la pendenza è piuttosto modesta, non supera mai i 35°. L'unico problema è dato dalla stanchezza che inizia decisamente a far sentire i suoi effetti nefasti: durante una piccola pausa per prendere fiato approfitto dei colori dell'aurora per scattare una foto alle vette del non lontano Oberland Bernese illuminate dal sole nascente, senza riuscire però a capire bene cosa sto inquadrando...

La Pointe Burnaby, anticima nord-est del Bishorn

Risalito interamente il fianco nevoso, guadagno la sella che separa la vetta principale del Bishorn dalla sua anticima nord-est, la Pointe Burnaby. Ora non resta che seguire verso destra la facile cresta sommitale, ma qui il vento ed il freddo tornano decisamente a farsi sentire così approfitto di una specie di conca nevosa ben riparata poco sopra la sella per adeguare il mio vestiario con un bel wind-stopper e per verificare se per caso il cellulare funziona anche a più di 4000 metri di quota...
Ed infatti prende quasi meglio che a casa mia, così aggiorno la Titti e Mirko sulle mie ultime fatiche alpinistiche prima di risalire l'ultimo breve tratto di cresta, che dovrebbe presentare facili roccette ed invece è interamente innevato ed un po' ripido, per raggiungere finalmente l'ampia spianata nevosa della vetta.
Sono da poco passate le 8, ed ho quindi impiegato poco più di cinque ore (soste comprese) da Zinal a qui, certamente un buon test per le ultime gare stagionali. La splendida giornata soleggiata ed il bel cielo terso (anche il vento, per fortuna, è nuovamente calato) regalano un notevole colpo d'occhio sullo splendido Weisshorn e sulle altre stupende vette vicine e lontane, dalla Dent Blanche al Grand Combin, sino al Monte Bianco ed oltre. Dopo alcuni minuti vengo raggiunto dalle avanguardie di coloro che sono partiti dalla cabane de Tracuit così, anzichè ricorrere all'autoscatto, chiedo ad un ragazzo se gentilmente mi può scattare un paio di foto di vetta (in realtà diapositive). L'idea però si rivelerà pessima: infatti, i risultati fotografici risulteranno abbastanza pietosi ed oltre a questo, pensando di aver tra le mani una macchina digitale, il tipo scatta a ripetizione esaurendomi il rullino in pochi secondi !!
Dopo averlo ringraziato in inglese con un sorriso piuttosto tirato non mi resta che estrarre il telefonino smoccolando in dialetto brianzolo per le ultime foto al panorama circostante...
Quando il posto comincia a farsi un po' troppo affollato, decido che è ora di scendere: raggiunta la sella sottostante, prima di proseguire verso il rifugio faccio anche un salto sulla vicina Pointe Burnaby, da dove si ha una bella vista dell'intinerario di salita. La discesa la completo poi senza troppa fretta ne fatica, grazie anche alle ottime condizioni del ghiacciaio che permettono di evitare lo "stress da crepacci", incrociando numerose cordate che stanno ancora salendo e sotto un bel sole caldo che mi costringe a rimettermi in maglietta a mezze maniche arrivo alla cabane de Tracuit verso le 10 e mezza.
Adesso si impone decisamente una bella sosta, sia per cambiarmi gli indumenti sudati che per mangiarmi il panino che ho portato a spasso tutta mattina, ed estraendo la borraccia dallo zaino mi accorgo che è quasi piena (in tutto ho bevuto sinora solo 0,2 litri di the all'anguria): si vede proprio che oggi non c'è Mirko a darmi una mano...

Panorama su Zinalrothorn e Dent Blanche

Dopo aver sistemato lo zaino, resto ancora una decina di minuti a crogiolarmi al sole prima di dirigermi verso valle stentando a riconoscere il sentiero che ho percorso al buio pesto solo qualche ora fa. Raggiungo quasi subito una coppia di ragazzi di Sondrio, marito e moglie, e faccio un bel tratto di discesa con loro felice di tornare a scambiare qualche parola di italiano, lingua sconosciuta ai più in queste lande svizzere d'alta montagna. Nei pascoli dell'alpeggio di Combautanna loro però decidono di fermarsi per pranzare così proseguo da solo, ritrovando poco dopo i miei amici ovini dagli occhi scintillanti che stavolta riconosco prontamente da lontano.
Non manca molto a Zinal quando improvvisamente suona il cellulare: è la Titti che vuole sapere come è andata la passeggiata. "Tutto a posto, sono solo un po' stanco" rispondo prontamente anche se, dopo aver spento il telefonino, mi vien da pensare che per essere una passeggiata ha almeno 2000 metri di dislivello di troppo...
Finalmente alle 2 di pomeriggio raggiungo l'Astra con i piedi piuttosto indolenziti, dato che gli scarponi, benchè leggeri, non sono il massimo per corricchiare sui sentieri di montagna. Prima di prendere la via di casa però decido di far fuori le provviste alimentari rimaste, un po' per fame ma anche per evitare di venire accusato dai doganieri svizzeri del Sempione di importazione illegale di barrette energetiche, non si sa mai !!


Andrea Galimberti
2008

scheda       precedente successivo
© 2008  Green Rock Alpine Club  v2.0             built: 16.02.2008