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home arrampicata Piramide Casati - Spigolo Vallepiana precedente successivo

Piramide Casati

Spigolo Vallepiana

Una via molto divertente e di arrampicata tutt'altro che banale; un po' sottovalutato dalle relazioni più diffuse, ma non dalla frequentazione: una volta generalmente scarsa, dopo l'annunciata riattrezzatura è tra le classiche più visitate della Grignetta. L'itinerario si svolge quasi sempre su roccia ottima e la chiodatura è molto buona; in modo particolare, di recente la maggior parte delle protezioni è stata sostituita o integrata da resinati e l'arrampicata che ne risulta trova spazio solo nel divertimento. L'esposizione non si fa sempre sentire, ma non manca nei punti chiave della via, come l'uscita sulla paretina al termine del secondo tiro (V) o all'ingresso nel caminetto al termine del quarto (IV).

Difficoltà: D- (IV e IV+, un tratto di V)
Sviluppo: 5 lunghezze, 170 m
Esposizione: SO
Chiodatura: buona, soste su catena e spit
Materiale: 8 rinvii, dadi, friend, 1 corda
Salite: 24.05.97    Mirko, Silvano
13.06.99    Mirko, Silvano, Andrea, Michele
10.09.00    Mirko, Andrea
04.06.06    Mirko, Andrea

AvvicinamentoLe opinioni a proposito dell'avvicinamento alla Piramide Casati sono controverse e le diatribe su quale sia la migliore, irrisolte. E' possibile salire dal Rifugio Alippi lungo il sentiero delle Foppe o lungo il sentiero "dei Morti", fino al rifugio Rosalba, quindi seguire il sentiero Cecilia che da qui sale in cresta verso Est; una volta raggiunto il Colle Garibaldi, in testa alla Casati, si scende lungo il canalone che ne segue la base dei versanti Ovest (non prendere il canalone troppo in alto, dove è ripido e molto friabile). E' possibile, in alternativa, salire dai Resinelli lungo la direttissima, quindi prendere il canalone di Val Tesa, raggiungere il Colle Valsecchi ed arrivare poi all'imbocco del canalone a Ovest della Casati, e al Colle Garibaldi, questa volta dall'alto della cresta, invece che dal basso. L'ultima soluzione, a mio parere la più vantaggiosa, consiste nel seguire intertamente il sentiero della direttissima, senza lasciarlo per la Val Tesa: si scende parecchio lungo il sentiero (sentiero Giorgio, n.8A), ma con poca risalita si arriva direttamente alla base dello Spigolo Vallepiana. Il sentiero porta proprio al punto più basso del canalone, alla base della Casati; lo si risale per pochi metri lungo una linea individuata da numerosi bolli rossi (questo è il punto raggiunto in ogni caso, a prescindere dal sentiero di avvicinamento scelto) fino a raggiungere la base di una breve rampa appoggiata sulla sx dello zoccolo alla base dello spigolo. La rampa è delimitata a dx da una profonda nicchia e da uno strapiombo, e a sx da una facile spaccatura obliqua che costituisce la via di salita per raggiungere il punto di attacco. Alcuni considerano questo il "primo tiro" della via, ma la difficoltà non supera il primo grado, sebbene le rocce siano qui parecchio friabili. Si raggiunge lungo queste semplici roccette l'evidente selletta alla base dello spigolo, dove una catena segnala il punto d'attacco.

L1Bello, esposto e sempre abbastanza facile; non si va mai oltre il III/III+. Dall'attacco si sale in verticale per sette o otto metri, seguendo una evidente spaccatura attrezzata a metà altezza da un resinato; il punto in corrispondenza del chiodo è il più "impegnativo" del tiro. Si prosegue quindi in leggera diagonale verso destra, lungo un facile sistema di gradini, quindi di nuovo in verticale. Raggiunta la base di un profondo diedrino di un paio di metri si può salire direttamente, oppure - più facile - è possibile traversare a destra per un metro e quindi rimontare la breve paretina fino ad una cengia. Si prosegue quindi lungo gli ultimi pochi metri di facili gradini fino all'ormai visibile sosta, su di un comodo terrazzo. [25 m]

Muro iniziale della L2, dalla sosta

L2Dalla sosta si parte immediatamente in decisa diagonale verso destra, dove una profonda spaccatura rende la progressione piuttosto facile. Pochi metri più a destra della sosta si inizia a salire in verticale e, raggiunto il punto dove la parete si fa decisamente più verticale e la roccia più friabile, si ritorna in diagonale a sinistra, fin sopra la verticale della sosta, a una decina di metri da questa. Tutto il tratto può essere superato in linea retta o tenendosi di pochissimo sulla sinistra, rispetto alla sosta (come tra l'altro sembra suggerire un nuovissimo fix) ma la difficoltà aumenta decisamente. Si raggiunge la base di una placchetta aperta, la si segue per una decina di metri (resinato, IV) e si arriva alla base di un salto decisamente verticale. Si sale sul gradino alla sua base per raggiungere un nuovo resinato e quindi si arrampica lungo la liscia placca verticale (IV+). Seguendo la linea degli ancoraggi ci si sposta, salendo, verso il limite sinistro della placca e si prosegue lungo gli ultimi metri dello spigolo (più complicato restare sulla placchetta di destra); si sale in verticale fino all'altezza di un vecchio chiodino con anello (inspiegabilmente risparmiato dai riattrezzatori della via). Il chiodo è nascosto nel profondo di una fessura, alla base di una cengia, in prossimità dello spigolo, e lo si vede solo all'ultimo momento se non lo si conosce. Questo è il punto di un invisibile bivio in cui si potrà scegliere tra due direzioni: si può decidere di seguire la trascurata linea di salita della via originale, oppure di seguire la linea della nuova riattrezzatura. La linea originale è sicuramente più impegnativa, non tanto tecnicamente (da questo punto di vista le due opzioni si equivalgono) quanto per il fatto che porta a passaggi delicati su terreno non ttrezzato, spesso umido e scivoloso. Per seguire la via originale si prosegue in verticale lungo lo spigolo ancora per qualche metro; fare attenzione al momento in cui si raggiunge la cengia, evidente, che dallo spigolo si stacca per attraversare la paretina di sinistra in direzione del Camino Porro; il posto è generalmente fastidiosamente scivoloso e gli appigli piuttosto bombati; una volta in piedi sulla cengia si può scegliere ancora se seguire la cengia fino al camino (da risalire, come indica la maggior parte delle relazioni; passaggio dichiarato di IV+), oppure (più facile) se traversare a destra di un paio di metri, sfruttando le tacchette che si trovano sull'esposta paretina verticale (brevi passaggi di V, divertenti e su roccia ottima ed asciutta!). Alternativa a tutto questo è il seguire fin da subito la linea segnata dall'ultima riattrezzatura: si dovrebbe abbandonare lo spigolo fin da subito, all'altezza del primo anellino, o un metro prima, per portarsi sulla placchetta di destra; sfruttando un paio di tacchette bombate e una serie di fenditure verticali si raggiunge il fix nuovo (qualche movimento di V) quindi si prosegue in verticale lungo tutta la placca, su terreno più facile ma un po' faticoso. Al termine della paretina si arriva all'ampio e comodo terrazzo dove si trova la catena di sosta. [25 m]

Lungo canale della L3

L3Dalla sosta si traversa immediatamente a sinistra, scavalcando l'intaglio del Camino Porro, fino a portarsi sulla sua parete di sinistra, appoggiata ed articolata, molto facile. Si segue quindi il profondo canale tenendosi indifferentemente sul fondo o sulla sinistra, dove si possono sfruttare continue cenge e fessure; è possibile anche decidere di non entrare immediatamente nel canale e seguire invece lo spigolo salendo in verticale dalla sosta (un fix nuovo) per una decina di metri (in questo caso si potrà scegliere di entrare nel canale quando lo spigolo si sarà fatto troppo verticale). Se ci si mantiene all'interno del canale, dopo una prima decina di metri si troverà un buon chiodo, infisso profondamente nella parete di destra. Dopo un'altra decina di facili metri si potrà usare un buon resinato, sempre sulla parete di destra. Si deve seguire il canale fino in fondo, dove è sbarrato da un salto verticale e uno strapiombo. Si sale quindi la parete di destra dove un ultimo buon vecchio chiodo è stato sostituito da un fix. Si sfruttano qui una serie di grosse lame scivolose; attenzione a qualche blocco mobile. Si arriva ad un terrazzo, sotto ad un grande masso appoggiato strapiombante; la catena di sosta è fissata sul masso. [40 m]

L4Il masso della sosta deve essere aggirato sulla destra, lungo la facile cengia, in orizzontale per qualche metro, quindi si risale in verticale e poi in diagonale a sinistra, fino a portarsi in piedi sul grosso masso; possibile anche salire direttamente il masso, in leggera diagonale, partendo mezzo metro a destra della sosta: un po' più complicato ma su roccia più salda. Si ricomincia ad arrampicare sull'aperta parete soprastante, dapprima in verticale (fix) e poi in leggera diagonale a destra, lungo un caminetto poco accennato (altro resinato) e facili maniglie. Sempre in verticale si arriva all'inizio di una semplice cengia ascendente verso destra. Si segue la cengia su roccia ruvida ma con qualche masso mobile (soprattutto attenzione alle scaglie sulla sinistra), fino a portarsi alla base di un muretto di roccia articolata (fix). Si sale il muretto (IV) e quindi qualche altro gradone fino ad un nuovo salto sbarrato sulla destra da uno spigolo pronunciato. Si sale in verticale puntando il caminetto costituito dall'intaglio tra la parete ed un grosso pinnacolo staccato. Ottime maniglie e buona roccia (un po' consumata) portano fino all'inizio del caminetto; non ci sono chiodi ma è possibile proteggersi con una fettuccia in una bella clessidra al centro della parete. Il caminetto (IV) si supera più facilmente tenendosi piuttosto in profondità, in prossimità della spaccatura, sfruttando le buone maniglie della parete di sinistra. Sul terrazzo sopra al camino si trova la quarta sosta. [40 m]

L5L'ultimo tiro sullo spigolo consiste di pochi metri di difficoltà contenuta, ma non sempre banali: una spaccatura e una breve paretina strapiombante sopra alla sosta devono essere superate con movimenti non molto intuitivi, che in corrispondenza dell'uscita toccano il IV grado. Oltre la paretina ci sono solo pochi gradini di facili rocce, ricoperti di ghiaietta e sassi mobili; attenzione a non smuoverne con la corda. Si arriva all'ultima catena, all'inizio della cresta sommitale del torrione. [10 m]

Cresta sommitale del torrione (L6)

L6Non obbligatorio ma consigliabile è aggiungere un ultimo tiro di corda per portarsi da qui alla cima, indicata dalla visibilissima cuspide di metallo; è possibile anche muoversi di conserva, ma si deve fare molta attenzione alla friabilità di qualche passaggio e all'inaffidabilità di un grande masso appoggiato, che deve essere aggirato sulla sinistra. La lunghezza è banale, con l'eccezione di un paio di salti verticali che richiedono più attenzione; piuttosto consumato l'ultimo caminetto che conduce in cima. [40 m]

DiscesaSi svolge semplicemente dalla parte opposta del torrione, rispetto alla salita: alcuni bolli rossi indicano la linea da seguire per scendere lungo la via normale, che viene percorsa in facile arrampicata (non tocca il II). Seguire i bolli, le frecce e le facili roccette fino all'intaglio tra Casati e Palma. Qui si ritrova il sentiero che può portare verso il Rosalba (e verso il colle da cui prendere il canalone per tornare all'attacco, se ci si è abbandonato il proprio materiale), a sinistra, oppure verso il Colle Valsecchi, a destra.

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