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Punta Whymper

4180 m

Cresta sud (Rochers Whymper)

La Punta Whymper è la più bassa delle due vette principali delle Grandes Jorasses, splendida e grande montagna tra le più importanti nel gruppo del Bianco e in tutto l'arco alpino. Come per la Punta Walker, la via normale è un lungo intinerario tecnicamente non banale che richiede esperienza di alta montagna, impegnativo dal punto di vista fisico ed esposto a vari pericoli oggettivi. In particolare bisogna prestare attenzione (soprattutto nelle ore pomeridiane) all'attraversamento del crepacciatissimo ghiacciaio di Planpincieux, dove talvolta si richiede intuito per l'individuazione della corretta linea di salita dato che le tracce non sono sempre evidentissime, e all'attraversamento dell'ampio couloir Whymper, che oltre a presentare a sua volta dei crepacci, può riservare cadute di sassi e ghiaccio dai pendii soprastanti. Nella parte alta della via, l'itinerario che percorre interamente i Rochers Whymper è leggermente più impegnativo di quello per il couloir nevoso che li fiancheggia (preferibile solo con buone condizioni del manto nevoso) e richiede un po' più tempo, ma è anche più sicuro ed al riparo dalle eventuali scariche di pietre che si staccano dagli stessi Rochers; generalmente da preferire in discesa.

Difficoltà: AD- ( III / 45° )
Dislivello: 1250m + 1400m
Tempo: 3h-4h + 5h30-7h

Da Planpinceux (1564 m), raggiungibile da Courmayeur lungo la val Ferret, si prende il sentiero (cartelli di segnalazione sulla strada principale della valle) che attraversa, verso nord, dapprima boschi, poi prati aperti disseminati di piante di mirtilli. Per pendii erbosi si raggiunge la base della bastionata di rocce al di sotto del ghiacciaio di Planpinceux, in corrispondenza di un vallone scavato da un gran torrente. Lo si guada verso destra (attenzione in caso di abbondanza d’acqua) e si risale sull'altro lato una costola rocciosa per tracce e facili roccette. Si prosegue per tracce di sentiero lungo erba e rocce fino ad un caminetto attrezzato con una scala; lo si risale e si prosegue su terreno più facile sino al limite della morena (ometti) sulla sinistra orografica del ghiacciaio di Planpincieux. Si segue la cresta della morena per quasi tutta la sua lunghezza lungo un sentierino, quindi si traversa a sinistra un breve tratto detritico che può presentare ghiaccio o neve (attenzione alle eventuali scariche dal ghiacciaio soprastante). Si raggiunge la base dello sperone roccioso su cui si trova il rifugio Boccalatte-Piolti; roccette facili, qualche traccia ed una serie di corde fisse (canaponi) permettono di risalirlo senza difficoltà, spostandosi progressivamente verso sinistra. Al termine di un ultimo saltino roccioso si trova il piccolo rifugio (2804 m). [3h-4h]

Dal rifugio Boccalatte si risale il breve salto roccioso soprastante, si attraversa a volte un piccolo nevaio e si risale il successivo isolotto roccioso; lo si può anche salire direttamente, lungo una delle numerose tracce di sentiero, tra terriccio e detriti. Si raggiunge il ghiacciaio di Planpinceux e lo si risale sulla destra tra numerosi grandi crepacci (in annate particolarmente secche può diventare impercorribile), costeggiando a sinistra la cresta dei caratteristici Rognon de la Bouteille, che divide i ghiacciai di Planpinceux e delle Grandes Jorasses. Superato qualche tratto ripido, nella parte superiore si punta a sinistra stando sempre attenti agli insidiosi crepacci che si incontrano, fino a raggiungere a circa 3400 metri di quota i Rocher du Reposoir. Il Couloir Whymper sulla destra è oggi irto di seracchi e la sua risalita non è più consigliabile. Ci si porta dunque sul sicuro Reposoir; il punto di attacco è variabile secondo le condizioni della neve alla sua base, ma è in genere vantaggioso individuare un breve e caratteristico diedrino obliquo che sale per qualche metro verso destra, in prossimità dello spigolo inferiore destro dei Rocher. Si sale quindi mantenendosi in genere in prossimità della sua cresta fino alla sua estremità superiore (III all'inizio, poi in prevalenza II); le deviazioni, nonostante il buio, risultano sempre piuttosto logiche. Giunti al termine dei Rocher, la struttura del ghiacciaio risulta essere molto variabile ed è possibile trovare un pulito pendio di neve così come seracchi particolarmente impegnativi da superare; a volte si trovano tratti di ghiaccio verticale attrezzati con brevi spezzoni di corde fisse. Si traversa quindi verso destra il largo e pericoloso Couloir Whymper: il canalone nevoso presenta un delicato attraversamento su pendenze che toccano i 40/45°, con pericolo di scariche di roccia o ghiaccio. Terminata la traversata, si deve superare un breve pendio un po' ripido per guadagnare un piccolo canale che porta in poche decine di metri (II e punti di III) fino alla cresta dei Rochers Whymper. [3h-3h30]
Qui inizia la lunga arrampicata che conduce fino alla vetta della Punta Whymper. Se le rocce si presentano troppo innevate è possibile portarsi, dopo un breve tratto lungo i Rochers, a destra sul ghiacciaio delle Grandes Jorasses superiore e seguire il canalone nevoso che costeggia la cresta rocciosa (45°); nella parte superiore un canalino sulla sinistra (50°) permette di guadagnare i Rochers Whymper a breve distanza dalla vetta. Se si sceglie la dorsale rocciosa, dapprima si sale direttamente per rocce abbattute e qualche traccia, tenendosi in prossimità della cresta o di poco a sinistra; la relativa semplicità della roccia non obbliga ad una linea di salita ben identificata. Si raggiunge la base di un salto verticale, sovrastante un ampio terrazzo; lo si aggira a sinistra seguendo dapprima una comoda cengia e poi un diedrino obliquo appoggiato (III, qualche chiodo). Si segue quindi una linea di cengette e roccette più semplici tenendosi sempre parecchi metri al di sotto del filo di cresta. Riguadagnarla a destra solo in corrispondenza di un facile canalino di roccette rotte che culmina nel punto più basso di una selletta, sulla cui sommità si trovano cordini di calata. Non lasciarsi ingannare dai canalini precedenti, in modo particolare da uno lungo e fessurato che inizia in corrispondenza di una grossa scaglia staccata (l'arrampicata non deve mai superare il III). Dalla selletta si prosegue sempre sul filo di cresta, prima per facili gradini, poi attraverso un paio di metri di diedrino leggermente strapiombante (III) da superare direttamente, e poi su terreno più facile, a volte con neve ma spesso tracciato. Un ultimo tratto di misto conduce fino alla Punta Whymper. [2h30-3h30]
In discesa si deve seguire l'intinerario di salita: sui Rochers Whymper possono essere utili un paio di doppie, in modo particolare nel canale in cui si abbandona la cresta e nel tratto appoggiato, ma più friabile, verso la base dei Rochers. La discesa del canalone alla sinistra (scendendo) dei Rochers, è consigliabile solo con buone condizioni della neve. Attenzione anche all'attraversamento del Couloir Whymper e ai numerosi crepacci sul ghiacciaio di Planpincieux.

Cresta ovest (traversata delle Grandes Jorasses)

Le Grandes Jorasses sono giustamente famose per la loro splendida parete nord anche se la traversata per cresta dal Col des Grandes Jorasses alla Punta Walker, certamente più abbordabile tecnicamente, rappresenta in ogni caso una bella salita di misto d'alta quota. Salita non semplice ma elegante e logica che, accoppiata alla cresta di Rochefort, permette di compiere una traversata di cresta completa ed appagante, oltre che esteticamente superlativa. Ovviamente per un'ascensione di questo genere il meteo dev'essere al bello stabile, ed anche la cresta deve essere in buone condizioni: infatti, se troppo sporca di neve, l'impegno richiesto e le difficoltà aumentano decisamente, anche in modo notevole. Serve anche una buona esperienza per effettuare le varie corde doppie necessarie, spesso su ancoraggi da verificare.

Difficoltà: D ( IV / 50° )
Dislivello: 950m + 600m
Tempo: 8h-10h + 7h30-10h30 ( + 0h30 )

Dal rifugio Torino (3375 m, funivia da Courmayeur) si attraversa il plateau del Colle del Gigante, ci si porta alla base delle Aiguilles Marbrées aggirandole sulla sinistra, e si risale quindi il ghiacciaio in direzione di un evidente canalino nevoso che incide la bastionata rocciosa sottostante la Gengiva. Ci si porta sulla cresta superiore di questo zoccolo roccioso risalendo direttamente questo canalino nevoso (45°) oppure tenendosi sulle facili roccette della sua sponda sinistra. Da questa cresta secondaria si segue un sistema non difficile di canalini e roccette rotte miste a neve obliquando verso destra fino a raggiungere la cresta principale e la base di un gran gendarme, che deve essere aggirato sulla destra. Si segue quindi la cresta di rocce miste a neve con alcune logiche deviazioni fino a raggiungere la conca nevosa della Gengiva, alla base della parete sud del Dente del Gigante. [2h-2h30]
Si prosegue ora lungo il filo di cresta fino quasi all'anticima (3933 m); si aggira la punta sulla sinistra oppure la si attraversa. Alcuni chiodi e dei cordini di calata permettono di aggirare la punta senza problemi: ci si può assicurare per discendere una decina di metri di ripido pendio spesso ghiacciato (50°) per continuare poi l'aggiramento traversando su neve più comoda. Riguadagnato il filo della cresta nevosa, qui particolarmente affilata, si prosegue superando un breve passaggio in roccia. Si aggira quindi sulla sinistra uno spuntone roccioso, abbastanza esposto, per riportarsi subito dopo in direzione della cresta attraverso un breve canalino. Per cresta si raggiunge la base delle rocce dell'edificio sommitale dell'Aiguille de Rochefort. Si traversa subito un po' verso destra e si risale per facili cenge fino ad un evidente canale-diedro, non molto marcato; lo si risale per rocce sovrapposte non difficili (II) ma che richiedono un minimo d'attenzione, sino a raggiungere un buon punto di sosta. Da qui occorre traversare a sinistra entrando in un canale spesso nevoso che, salendo dapprima leggermente verso destra e poi più direttamente, conduce fino in vetta all'Aiguille de Rochefort. [1h30-3h]
Si scende ora lungo la sua cresta nord-est fino alla prima evidente depressione della cresta sommitale, dirigendosi dapprima verso la slanciata cuspide rocciosa del Mont Mallet, quindi lungo un facile pendio che porta al vasto plateau nevoso sottostante (3895 m). Lo si attraversa in direzione di un'evidente elevazione nevosa della cresta, che deve essere salita direttamente (3936 m) e non aggirata, superando anche un breve tratto roccioso lungo una fessura. Si continua lungo la cresta lasciando sulla destra il pinnacolo roccioso del Doight de Rochefort; superatolo si riguadagna il filo per un breve pendio un po' ripido. La cresta nevosa termina contro il salto roccioso che costituisce la piramide finale del Dôme. Si risale una costola rocciosa sulla destra (II) per un centinaio di metri, sin quando il canalone sulla sinistra non si restringe; attraversato verso sinistra il canalone, si prende la crestina rocciosa che gli fa da sponda (II, roccia piuttosto marcia) e la si risale direttamente fino alla cresta sommitale, che in breve porta in vetta. [2h]
Si scende per l'esile cresta nord-est del Dôme inizialmente ancora su roccia non del tutto solida, quindi per un affilato tratto nevoso (cornici). Un successivo tratto roccioso presenta un paio di gendarmi che vanno aggirati entrambi a sinistra su roccia buona. Riguadagnata la cresta, la si segue raggiungendo senza problemi l'ampio cupolone nevoso della Calotte de Rochefort (3976 m). [1h]
Si scende restando inizialmente sul filo di cresta, sino a portarsi in vista del Col des Grandes Jorasses sopra un evidente salto verticale; da qui occorre effettuare una serie di doppie (almeno tre o quattro; cordini e fettucce sono sempre da verificare) sulla sinistra, lungo il versante nord, finchè diviene possibile guadagnare il pendio nevoso che degrada verso il colle ed il bivacco Canzio (3818 m). [1h30]

Dal bivacco Canzio per facile pendio nevoso ci si porta sotto il versante ovest della Punta Young, allo sbocco di un evidente canale; si sale la parete sulla sinistra per rocce ripide e placchette (IV) sino a raggiungere un piccolo terrazzino. Da qui sino alla vetta della Punta Young bisogna prestare attenzione ad alcuni chiodi, cordini e fettucce che possono portare fuori dalla migliore linea di salita. Si prosegue lungo delle fessure che salgono in diagonale ancora verso sinistra (IV) finchè non si raggiunge una zona di rocce più facili, dove si continua a traversare obliquando a sinistra sino ad una rampa rocciosa (III) che conduce ad un punto di sosta su un buon terrazzino. Proseguendo la traversata orizzontalmente verso sinistra (i chiodi che si vedono sopra in verticale vanno ignorati) si è quasi al limite della parete nord; raggiunta in lieve discesa la base di un diedro, lo si risale su roccia buona ma talvolta verglassata (III+) per proseguire quindi più facilmente per rocce fessurate sino all'aerea cresta sommitale ed alla vetta della Punta Young (3996 m). [3h-4h]
Ora, lungo la cresta, si scende ad un intaglio appoggiando sul versante nord (possibilità di trovare neve), dove alcuni cordini e fettucce segnalano il punto dove è necessario effettuare una doppia (lunga) nel canale del versante sud che separa la Punta Young dalla Punta Margherita. Nel calarsi occorre individuare sullo sperone roccioso che si ha sulla destra (est) una placca incisa da una fessura (IV) che permette di oltrepassare lo sperone portandosi nel canalone che scende da una forcella poco ad ovest della Punta Margherita. Lo si risale brevemente per rocce rotte, a volte anche con ghiaccio, e ci si sposta sulla sua sponda a destra sino a raggiungere una crestina. Anzichè risalirla, si traversa a destra oltrepassando la base di un primo diedro sino a raggiungerne un secondo; lo si risale (IV) raggiungendo la forcella poco ad ovest della Punta Margherita. Volendo si guadagna in breve verso sinistra la bifida vetta; la puntina orientale è la più alta (4065 m). [2h-3h]
Si torna alla forcella e si scende lungo il filo di cresta, molto esposto ed aereo ma ben appigliato (III), attraversando la Punta Elena (4045 m), fno a raggiungere una selletta. Ora occorre superare (o aggirare a destra) un paio di gendarmi (III) per raggiungere un successivo intaglio dal quale, appoggiando sul versante sud della cresta, si raggiunge la Punta Croz (4101 m). Da qui la cresta diviene più larga e facile; si risale per neve e rocce rotte fino a guadagnare la vetta della Punta Whymper. [2h30-3h30]
Se si vuole completare la traversata, si scende lungo la nevosa cresta sommitale, non difficile ma stretta e piuttosto ripida (uno spuntone roccioso si aggira sul versante sud) ad una sella, dalla quale un facile pendio nevoso porta in vetta alla Punta Walker (4208 m, 8h-11h dal bivacco Canzio). Da qui si torna per la stessa via alla Punta Whymper.
Per la discesa si segue la cresta rocciosa dei Rochers Whymper (cresta sud; vedi sopra), dove possono essere utili un paio di doppie, in modo particolare nel canale in cui si abbandona la cresta e nel tratto appoggiato, ma più friabile, verso la base dei Rochers. La discesa del canalone alla sinistra (scendendo) dei Rochers, è consigliabile solo con buone condizioni della neve. Attenzione anche all'attraversamento del Couloir Whymper e ai numerosi crepacci sul ghiacciaio di Planpincieux. Dal bivacco Canzio al rifugio Boccalatte calcolare 12-16 ore; da qui (possibile pernottamento), per un buon sentiero inizialmente attrezzato con corde fisse, si raggiunge in un paio d'ore la località di Planpincieux (1564 m) in val Ferret (autobus per Courmayeur).

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