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Monte Bianco

4807 m

Cresta delle Bosses (per l'Aiguille du Gouter)

La via normale francese per l'Aiguille du Gouter e la cresta delle Bosses (cresta nord-ovest) è certamente l'itinerario più facile e frequentato alla vetta più alta d'Europa (probabilmente il più frequentato in assoluto tra le vie di alta quota delle Alpi). La cresta è interamente nevosa, a tratti un po' aerea ma quasi sempre ben tracciata e priva di vere difficoltà. Nelle giornate di bel tempo una vera processione si snoda sui pendii del Dome du Gouter e lungo la cresta oltre il Refuge Vallot verso la candida cupola nevosa del Monte Bianco, tuttavia l'ascensione non può certo definirsi una passeggiata. Vi è un serio pericolo di caduta pietre salendo al rifugio del Goûter, al momento della traversata del Grand Couloir, e la successiva costola che conduce all’Aiguille du Goûter presenta rocce instabili e qualche passaggio su roccia (II) che può diventare più impegnativo se innevato, specie in discesa. Bisogna poi tener presente che la quota della vetta, molto più vicina ai 5000 metri che non ai 4000, spesso unita ad un freddo intenso, può creare serissimi problemi di mal di montagna a chi non è acclimatato a dovere.

Difficoltà: PD ( II / 35° )
Dislivello: 800m + 1650m (T.Rousse) o 1450m + 1000m (Goûter)
Tempo: 2h + 6h-8h o 4h-5h + 4h-5h

A Les Houches parte la funivia per Bellevue (1794 m); la stazione superiore coincide con una fermata del trenino a cremagliera che sale da Saint Gervais al Nid d'Aigle (2372 m), dove inizia l’escursione.
Il sentiero sale sotto la cresta delle Rognes. Si seguono le ampie tracce che portano alla casetta forestale delle Rognes (2768 m); in alto preferire quelle che restano nel vallone, invece di quelle alte a sinistra, che conducono su un inutilmente faticoso tratto di roccette attrezzato. Dalla casetta traversare a sud-est per nevai e sfasciumi fino a raggiungere la cresta che scende dall’Aiguille du Goûter, fiancheggiando il Glacier de Tete Rousse. Si risale la cresta per facile sentiero con numerose svolte fino ad un cucuzzolo con ometto (3132 m) da dove, volendo, con un breve traverso a destra sull’elementare ghiacciaio, si raggiunge il Refuge de Tête Rousse (3167 m). [2h]

Se si vuole proseguire direttamente per il Refuge du Goûter, si sale ancora per poco lungo la cresta rocciosa, quindi si traversa il ghiacciaio verso destra nella sua parte superiore, fino al centro dell’imponente bastionata che scende dall’Aiguille du Goûter. Si raggiunge in traverso la cresta che forma il bordo destro orografico del grande colatoio che scende dalla cresta sommitale dell'Aiguille. Si costeggia la cresta e si attraversa il canalone (Grand Couloir) nel punto più favorevole, dove dei cavi metallici possono servire d’assicurazione (raggiungibili però solo con neve abbondante, quando il fondo del canalone risulta inspessito). Questo tratto è molto pericoloso e generalmente sottovalutato dagli alpinisti in transito; è necessario fare molta attenzione alle cadute di sassi, in modo particolare nelle ore calde della giornata e quando la parte superiore della costola è frequentata da altri escursionisti. Raggiunto il crinale che delimita a destra il colatoio, lo si segue fino alla cresta sommitale, lungo tracce di sentiero e facili rocce (punti di II) a tratti instabili. La parte superiore è attrezzata come una vera e propria via ferrata. Si perviene così al Refuge de l'Aiguille du Goûter (3817 m). [2h-3h]

Dal rifugio, superato un breve tratto nevoso ripido, si guadagna la cresta che si segue in leggera pendenza verso sud-est fino a scavalcare l'Aiguille du Goûter (3862 m), quindi a sinistra si seguono dei pendii più marcati (qualche crepaccio) verso il Dôme du Goûter. Si lascia il panettone del Dôme a destra, si raggiunge una lieve depressione tra questo e la poco marcata Pointe Bayeux e si prosegue in lieve discesa fino al Col du Dôme (4240 m). Da qui si risalgono i primi pendii della cresta delle Bosses fino a raggiungere il rifugio Vallot (4362 m). [2h-2h30]
Il rifugio dovrebbe essere dedicato ai ricoveri in caso di emergenza, in realtà lo si trova sempre sporco e gremito di persone. Si segue da qui la cresta di neve, inizialmente per un dosso un po' ripido e quindi lungo il filo. Si superano la Grande Bosse (4513 m) e la Petite Bosse (4547 m) lungo la cresta piuttosto stretta ma mai veramente affilata. Più avanti si aggirano sulla sinistra i Rochers de la Tournette (4677 m) e quindi, dopo un tratto di pendio aperto, si raggiunge la vetta lungo l'aerea cresta sommitale. [2h-2h30]
In discesa si può seguire la via di salita oppure optare per la bella traversata verso l'Aiguille du Midì (vedi sotto).

Cresta delle Bosses (per il rifugio Gonella e il Col des Aiguilles Grises)

La via normale italiana al Bianco è alpinisticamente una salita più bella e varia della via normale francese dall'Aiguille du Gôuter. Il severo ambiente glaciale in cui si è immersi e l'affollamento molto minore (almeno sino al Dôme du Goûter) depongono certamente in suo favore; per contro è leggermente più impegnativa. Il ghiacciaio del Dôme presenta in genere una buona traccia, ma è anche molto crepacciato e complicato da risalire, a volte addirittura impercorribile in annate particolarmente secche o a stagione avanzata. Se si scende per questo intinerario, l'attraversamento del ghiacciaio al ritorno (specie sotto il caldo sole pomeridiano) richiede prudenza ed attenzione costante. La cresta tra il Piton des Italiens e il Dôme du Goûter può presentare qualche cornice pericolosa.

Difficoltà: PD+ ( I / 40° )
Dislivello: 1400m + 1800m
Tempo: 4h-5h30 + 6h-8h30

Dal ponte di Plan Lognan (1670 m) in val Veny, lungo la strada dapprima asfaltata e poi sterrata, si raggiunge la conca erbosa dove sorge il bar Combal (1970 m). [1h]
Da qui si segue il sentiero che guadagna il filo della morena laterale destra del ghiacciaio del Miage che si percorre sino al suo termine. Si raggiunge il centro del ghiacciaio (qualche crepaccio, in genere non pericoloso). E' anche possibile giungere a questo punto seguendo il bel sentiero che evita la strada asfaltata iniziale: dall'area pic nic Miage di Plan Veny (1565 m), dopo aver superato la deviazione per il rifugio Monzino, si passa dal lago delle Marmotte (1957 m) e si raggiunge il ghiacciaio a quota 2150 metri (stesso tempo di percorrenza). Si percorre, rimanendo al centro, tutto il lungo ghiacciaio, spesso coperto da pietre e detriti morenici, seguendo le segnalazioni e gli ometti presenti (anche qualche pezzo di un aereo precipitato molti anni fa), ed oltrepassando gli innesti (sulla destra) dei ghiacciai del Monte Bianco e del Dôme. Giunti in vista dei contrafforti delle Aiguilles Grises, la pendenza aumenta ed è necessario spostarsi a sinistra per evitare una zona piuttosto crepacciata, prima di raggiungere sulla destra la partenza del ripido sentierino per il rifugio Gonella (2650 m). Il sentiero, in parte attrezzato, sale in diagonale verso destra attraverso una zona di terrazze detritiche (Chaux de Pesse), superando anche un piccolo nevaio prima di guadagnare lo sperone roccioso (corde fisse) che conduce al rifugio (3072 m). [3h30-4h]

Dal rifugio Gonella, lungo delle tracce tra neve, sfasciumi e roccette, ci si porta sul ghiacciaio del Dôme. In principio lo si risale stando sulla sinistra (qualche crepaccio, in genere è presente una buona traccia), poi ci si sposta verso il centro: qui è necessario fare attenzione ai numerosi crepacci presenti. In seguito si risale il ramo occidentale del ghiacciaio, di solito stando piuttosto sulla destra per evitare anche qui i grandi crepacci che tagliano il pendio; raggiunto il bacino superiore si supera (piuttosto sulla sinistra) la terminale e, per un ripido pendio (40°), si raggiunge il Col des Aiguilles Grises (3811 m). E' anche possibile arrivare a questo colle seguendo dal rifugio Gonella la rocciosa cresta delle Aiguilles Grises, scavalcando o aggirando sulla sinistra i rilievi più marcati; percorso più sicuro ma un po' più lungo e faticoso del precedente e di conseguenza poco frequentato, utile (specie per la discesa) nel caso in cui il ghiacciaio del Dôme si trovi in brutte condizioni. Si prosegue lungo la cresta di neve e facili roccette sino a raggiungere la poco evidente puntina rocciosa del Piton des Italiens (4003 m), posto sulla cresta che collega l'Aiguille de Bionnassay al Monte Bianco. Risalendo la cresta nevosa, inizialmente piuttosto aerea e con cornici, si guadagna un'evidente spalla (4153 m), da dove si può scegliere se scavalcare il Dôme du Goûter o traversare a mezza costa lasciandone la cima alla propria sinistra e raggiungendo così il Col du Dôme (4240 m). [4h-6h]
Da qui si risalgono i primi pendii della cresta delle Bosses fino a raggiungere il rifugio Vallot (4362 m); il rifugio dovrebbe essere dedicato ai ricoveri di emergenza ma lo si trova in realtà sempre sporco e gremito di persone. Si segue da qui la cresta di neve, inizialmente per un dosso un po' ripido e quindi lungo il filo. Si superano la Grande Bosse (4513 m) e la Petite Bosse (4547 m) lungo la cresta piuttosto stretta ma mai veramente affilata. Più avanti si aggirano sulla sinistra i Rochers de la Tournette (4677 m) e quindi, dopo un tratto di pendio aperto, si raggiunge la vetta lungo l'aerea cresta sommitale. [2h-2h30]
In discesa si può seguire semplicemente la via di salita, oppure scegliere tra la traversata verso l'Aiguille du Midì (vedi sotto) o la discesa per l'Aiguille du Gouter (vedi sopra).

Cresta delle Bosses (per il Refuge des Grands Mulets ed il Grand Plateau)

L'accesso alla cresta delle Bosses dal Refuge des Grands Mulets rappresenta la via normale francese alternativa al Monte Bianco. E' una bella salita tecnicamente facile ma piuttosto lunga, che si svolge in un ambiente glaciale purtroppo ricco di pericoli oggettivi (caduta di ghiaccio e moltissimi crepacci), che aumentano ulteriormente in discesa nelle calde ore pomeridiane. Questa via viene ormai utilizzata quasi solo in primavera per le salite scialpinistiche: purtroppo la tendenza sempre più marcata ad avere inverni secchi e poveri di precipitazioni nevose ed estati molto calde rende il ghiacciaio impercorribile a causa dello spaventoso dedalo di crepacci che viene a crearsi già dal mese di Luglio.

Difficoltà: PD ( 40° )
Dislivello: 750m + 1750m
Tempo: 3h-3h30 + 6h30-7h30

Da Plan de l'Aiguille (2310 m, funivia da Chamonix) si segue un sentiero che raggiunge e costeggia una morena; la si scavalca e si attraversano i resti del glacier de Pélerins. Si prosegue su sfasciumi traversando sotto l'Aiguille du Midì (attenzione, specie con isoterma alta, a qualche pericolo di caduta sassi) e lasciando sulla destra i resti della vecchia funivia des Glaciers (2414 m), sino a raggiungere il grande e complicato glacier de Bossons. Si mette piede sul ghiacciaio inizialmente pianeggiante ma già parecchio crepacciato attraversando (di solito lungo delle tracce) il cosidetto Plan Glacier. Si sale quindi a raggiungere la famigerata zona della Jonction. Qui il ghiacciaio risulta letteralmente sconvolto da numerosissimi e pericolosi crepacci di ogni tipo e il passaggio non è mai semplice e privo di rischi; talvolta vengono anche poste delle scale sopra ai crepacci più pericolosi ma generalmente, specie negli ultimi anni, quando il passaggio diviene impossibile o comunque troppo complicato (già verso fine Luglio) il Refuge des Grands Mulets non viene più gestito. Superata questa zona caotica, dopo un tratto pianeggiante si risalgono dei pendii nevosi meno crepaccati, quindi ci si porta a sinistra sull'isolotto roccioso che separa in due rami il glacier des Bossons, dove sorge il rifugio (3051 m). [3h-3h30]

Dal Refuge des Grands Mulets si ritorna sul ghiacciaio e lo si risale verso il Dôme du Goûter. Dopo un tratto iniziale piuttosto ripido (noto come les Petites Montées, qualche crepaccio), si raggiunge la zona pianeggiante del Petit Plateau (3650 m), particolarmente esposta alle cadute di ghiaccio dai minacciosi seracchi soprastanti. [1h30]
Dopo un'altra rampa ripida (Grandes Montées), si giunge ad una zona molto crepacciata (dove l'attraversamento può essere molto delicato; di solito è meglio stare sulla destra) che precede la spianata del Grand Plateau (3980 m), ai piedi del versante nord del Monte Bianco. [2h30-3h]
Lo si attraversa stando sulla destra fino a guadagnare facilmente il Col du Dôme (4240 m). Da qui si risalgono i primi pendii della cresta delle Bosses fino a raggiungere il rifugio Vallot (4362 m). [0h30]
Il rifugio dovrebbe essere dedicato ai ricoveri di emergenza ma lo si trova in realtà sempre sporco e gremito di persone. Si segue da qui la cresta di neve, inizialmente per un dosso un po' ripido e quindi lungo il filo. Si superano la Grande Bosse (4513 m) e la Petite Bosse (4547 m) lungo la cresta piuttosto stretta ma mai veramente affilata. Più avanti si aggirano sulla sinistra i Rochers de la Tournette (4677 m) e quindi, dopo un tratto di pendio aperto, si raggiunge la vetta lungo l'aerea cresta sommitale. [2h-2h30]
In discesa si può seguire la via di salita (specie in primavera), oppure scegliere tra la traversata verso l'Aiguille du Midì (vedi sotto) o la discesa per l'Aiguille du Gouter (vedi sopra).

Cresta nord-est (traversata dall'Aiguille du Midì)

Si tratta di un itinerario molto bello e di grande panoramicità, in ambiente glaciale d'alta quota, da non sottovalutare perchè più lungo e complesso della via normale francese dall'Aiguille du Gôuter. La salita di neve o di ghiaccio non presenta difficoltà tecniche particolari, salvo il superamento dei seracchi e dei crepacci del versante nord-ovest del Mont Blanc du Tacul e del ripido tratto finale del pendio che porta al col du Mont Maudit, dove si può incontrare a volte ghiaccio vivo. Spesso viene percorso in discesa per il completamento della stupenda traversata del Monte Bianco, dopo la salita dalla Cresta delle Bosses. I pericoli oggettivi aumentano notevolmente in caso di forti nevicate, capaci di rendere valangosi i pendii del Tacul, del Maudit e del Mur de la Côte.

Difficoltà: PD+ ( 50° )
Dislivello: 100m + 1450m
Tempo: 0h30 + 6h-8h

Dall'Aiguille du Midì (3795 m, raggiungibile in funivia da Chamonix), dopo esser sbucati dalla galleria scavata nella roccia, si scende dapprima lungo una nevosa ed aerea cresta (attenzione a possibili crepacci in prossimità dell'attacco) normalmente attrezzata con una corda fissa, quindi lungo un più facile pendio che però all'inizio può presentare qualche crepaccio. Costeggiata la base della rocciosa parete est dell'Aiguille du Midì, si raggiunge l'ampia comba nevosa del Col du Midì (3532 m, 0h30) e da qui eventualmente, in pochi minuti, il soprastante Refuge des Cosmiques (3613 m).

Ridiscesi al vasto plateau del Col du Midì (dove si può anche giungere dal rifugio Torino attraverso la Vallée Blanche, con una fatica supplementare di 2 ore e 300 metri di dislivello), si sale il versante nord-ovest del Tacul, dove quasi sempre (non dopo grosse nevicate) è presente una buona traccia, inizialmente in diagonale verso destra per attraversare pendii tagliati da muri di crepacci e seracchi (40/45°), raramente impegnativi (ed attrezzati); a volte, l'aggiramento del primo seracco (e poi di qualche altro crepaccio) può presentare qualche metro su pendio decisamente più ripido (50/55°). In seguito il pendio diviene meno ripido e lo si affronta più direttamente, con qualche facile zig-zag; si supera un tratto dove l'inclinazione torna ad aumentare e si raggiunge la spalla occidentale del Mont Blanc du Tacul, formata dalla parte superiore della sua cresta ovest, nel punto dove questa si fa più orizzontale a formare un'ampia sella. Dalla spalla si scende lievemente fino alla spianata del Col Maudit (4035 m). [2h30-3h]
Ci si porta sulla verticale del Mont Maudit e si sale dritti verso la cima, al centro del versante nord, per pendii di neve (raramente di ghiaccio) ripidi solo nella parte alta (45°). La crepaccia terminale a volte è molto aperta. In alto si raggiunge il col du Mont Maudit, prima con un lungo traverso verso destra e quindi risalendo l'ultimo ripido pendio (50°) spesso ghiacciato e talvolta attrezzato con una corda fissa. [1h30-2h30]
Si lascia la vetta del Mont Maudit sulla sinistra e, dalla sella nevosa, una traversata a mezza costa ed una nuova leggera perdita di quota portano fino al Colle della Brenva (4309 m). Si attraversa il piccolo plateau stando ben lontani dalle grandi cornici protese sul versante italiano e quindi si supera il ripido (40°) Mur de la Côte. Proseguendo lungo l'ampio ed arrotondato dosso nevoso della cresta nord-est, si sfiorano i Petits Rochers Rouges (4577 m) e il piccolo affioramento roccioso dei Petits Mulets (4690 m), raggiungendo infine la vetta. [1h30-2h]
In discesa si può seguire la cresta delle Bosses (vedi sopra) oppure ripercorrere la non breve via di salita; in questo caso, giunti al col du Mont Maudit a volte il traffico suggerisce di evitare la discesa del pendio spesso ghiacciato (specie se non è presente una corda fissa) e di preferire invece una calata direttamente dalla cresta lungo un canalino nevoso che porta fino al centro del traverso successivo al pendio.

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