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La flora "protetta" del Piemonte

(articolo pubblicato su "Piemonte Parchi" n 90, ottobre 1999, pp. 12-15)

"Che bello questo fiore papà! Cos’è?". "Questa Federico è un orchidea, il suo nome è Orchis purpurea e viene chiamata così perché oltre ad avere 2 tuberi dalla forma caratteristica, ha quest’infiorescenza molto bella, dai colori bianco e rosso porpora. Osservala attentamente; prima come esemplare isolato - apprezzandone la forma e l’eleganza - poi alza lo sguardo ed ammirala immersa con le sue poche compagne in questa radura boschiva. Devi sapere che l’Orchidea maggiore, come del resto tutte le orchidee, è una specie protetta nella nostra regione, quindi non devi asportarla né danneggiarla, se vuoi, scattale una fotogafia ricordandoti questo posto, così il prossimo anno la potrai ritrovare".

Questo breve dialogo, avvenuto in un pomeriggio di tarda primavera durante una passeggiata in collina, mette in evidenza uno dei numerosi aspetti che la natura quà e là ci offre e che, a volte, passano inosservati: la vegetazione che ci circonda, nelle sue diverse forme e con i suoi svariati colori. All’interno di questo "mondo verde", vi sono però alcune specie la cui presenza sulla terra risulta molto scarsa e/o precaria. Limitatamente alla nostra regione, una delle cause principali che hanno favorito questa situazione è stata sicuramente il forte grado di antropizzazione avvenuto nell’arco del secolo che stà per finire, affiancato da un imponente sviluppo agro-industriale. Questo ha di fatto cancellato la vegetazione naturale propria degli ambienti e dei paesaggi piemontesi (pianura, collina e media montagna), evolutasi nel corso di millenni, per far posto a conglomerati urbani, complessi industriali e colture intensive. Le conseguenze negative più evidenti sono state: il restringimento di molti areali oppure il passaggio da forme unitarie a forme disgiunte; l’estinzione di alcune specie con conseguente diminuzione della biodiversità; la competizione interspecifica tra flora autoctona e specie avventizie naturalizzate; l’introduzione di nuove fitopatie. Lo scenario delineatosi in funzione delle nuove tendenze evolutive imponeva quindi una maggiore salvaguardia dell’ambiente naturale e della vegetazione spontanea.

Perché dunque proteggere le piante spontanee? Cosa significa mantenere costantemente elevata la biodiversità? In un prato, in un bosco, oppure in riva ad uno stagno, specie scelte dall’uomo non si svilupperebbero meglio rispetto a specie cresciute spontaneamente? Per rispondere a queste domande bisognerebbe avere a disposizione fiumi di inchiostro e montagne di libri, oppure poter eseguire un’intervista impossibile a bordo del brigantino "Beagle" con Charles Darwin! Non avendo a disposizione tutto ciò limitiamoci a rispondere in modo sintetico. Innanzitutto va posto in evidenza il ruolo che la vegetazione svolge all’interno di un ecosistema; infatti essa è la risorsa energetica primaria, senza la quale ogni forma di vita non esisterebbe sulla terra.

Piante va bene, ma perché allora piante spontanee? Piante spontanee proprio perché sono loro e non altre le fondamentali protagoniste degli ecosistemi locali. Se all’interno di un ecosistema una specie si riduce, scompare, oppure viene introdotta, gli equilibri naturali dell’intera comunità biotica ed abiotica vengono alterati, provocando notevoli conseguenze non sempre prevedibili ed a volte irreversibili. La raccolta di alcuni fiori in montagna ed il disboscamento di migliaia di ettari di foresta amazzonica non sono che due esempi agli antipodi di un fenomeno sempre più presente sulla Terra: l’autodistruzione. La riduzione della biodiversità che risulta dalle attività umane, rappresenta un rischio per la futura capacità adattativa sia degli ecosistemi naturali sia degli agroecosistemi.

Ma che cosa s’intende per biodiversità? La biodiversità identifica la varietà delle forme di vita, vegetali ed animali, presenti negli ecosistemi naturali sul nostro pianeta. Quindi tanto più ricco di specie sarà un ambiente e tanto più difficile sarà metterlo in crisi, squilibrarlo e determinarne la scomparsa. Dalla conservazione della biodiversità dipende direttamente il genere umano e l’Italia è uno dei paesi europei con il più alto indice di biodiversità.

La flora piemontese è particolarmente ricca, fra le più ricche tra quelle di tutte le regioni italiane. Comprende circa 2500-3000 specie, a seconda dei diversi tipi di nomenclatura adottata; un numero notevole (53%) se confrontato col totale nazionale (5599 specie). Anche il numero delle famiglie presenti è elevato: 154 su un totale di 168 (92%). In tale modo risultano bene rappresentate, sotto il profilo corologico, le specie mediterrane (protetta Paeonia officinalis), come all’opposto sono frequenti le artico-alpine alle quote elevate delle Alpi. Esse hanno un areale relitto sviluppatosi in seguito ai processi di fusione avvenuti durante il postglaciale. I loro habitat sono i pascoli alpini, sopra il limite climatico degli alberi, le paludi alpine, le vallette nivali, i ghiaioni alpini oppure i boschi. Specie protette: Gentiana tenella, Saussurea alpina, Ranunculus glacialis, Linnaea borealis e Trollius europeus. Numerose sono le circumboreali, ad areale tendenzialmente nordico, giunte sulle Alpi durante i periodi glaciali (protetta Caltha palustris), le eurasiatiche (protette: Lilium martagon e Nymphaea alba) e le europee in senso lato. Nelle vallate alpine aride sono presenti specie steppiche, originarie dell’Europa orientale e dell’Asia centrale, mentre nelle aree più piovose a suoli acidi, sono discretamente diffuse le subatlantiche. Le grandi variazioni climatiche, avvenute in Europa durante i periodi Terziario e Quaternario, hanno avuto un ruolo fondamentale nell’evoluzione della vegetazione piemontese. Le glaciazioni distrussero la flora termofila terziaria che occupava il Piemonte (protetti i generi Soldanella e Campanula) ed eliminarono in buona parte la flora alpino-mediterranea (specie relitte protette: Saxifraga florulenta e Campanula alpestris, quest’ultima presente nei settori calcarei della Val Corsaglia, Val Pesio, Valle Susa, Val Maira e Val Chisone). Durante le 4 glaciazioni pleistoceniche, le Alpi non rimasero completamente sepolte dai ghiacci e proprio l’isolamento di alcuni settori portò alla comparsa di numerosi endemismi, i quali non sono esclusivi della nostra regione ma interessano la catena alpina sia sul versante piemontese sia su quello ligure e francese. Le Alpi Liguri e Marittime - ricche in tal senso - hanno potuto fungere da ampia zona di rifugio per quanto riguardava la flora mediterraneo-montana. Da questo settore si sono poi irraggiate le specie che ricolonizzarono l’arco alpino durante il postglaciale (endemismi protetti: Eryngium spinalba e Primula allionii). Legate all’orizzonte montano e submontano sono protette: Crocus medio, sull’Appennino piemontese ed Euphorbia gibelliana, sul crinale che collega il monte Lera e la punta Fouma, presso Givoletto (TO).

Inoltre sul territorio piemontese sono presenti alcune specie cosiddette in limite di areale e per questo protette: Soldanella pusilla, specie orientale avente come limite occidentale una porzione di confine ricadente nell’alta Val Formazza; Campanula excisa, nel settore nord-occidentale piemontese; Adenophora lillifolia, presente in un’unica stazione isolata presso Givoletto (Madonna della Neve) e Scopolia carniolica in Val Sessera. Anche la Collina di Torino ospita piante protette: Aconitum vulparia, Lilium martagon, Lilium croceum, Orchis purpurea. Androsace septentrionalis ed Androsace maxima, caratterizzano invece le valli aride ed i prati steppici della Valle di Susa.

Il contingente floristico in questione - qui non interamente riportato - risulta pertanto assai numeroso e rappresenta quasi il 10% dell’intero patrimonio regionale (il che non è poco), per un totale di 45 famiglie, 16 generi e poco più di 230 specie, questo anche grazie alle particolari caratteristiche geomorfologiche del territorio regionale (elenco completo).

Proteggere dunque per vivere, ma soprattutto per vivere meglio in armonia con l’ambiente che ci ospita, questa poco rispettata "Gaia" Terra.

 

I principali provvedimenti legislativi attualmente in vigore:

 

Bibliografia:

 

 

Figura 1 - Principali endemismi riferiti alle specie protette: 1. Saxifraga florulenta; 2. Eryngium spinalba; 3. Primula allionii (Alpi Liguri e Marittime); 4. Campanula alpestris (zone calcaree); 5. Euphorbia gibelliana; 6. Crocus medius; 7. Saxifraga pedemontana. Piante protette in limite di areale: a. Soldanella pusilla; b. Campanula excisa; c. Adenophora lillifolia; d. Scopolia carniolica. Sono gli ambienti ed i paesaggi alpini che, grazie alle numerose trasformazioni di caratterre geologico e climatico avvenute in Piemonte nel corso di millenni, ospitano il maggior numero di specie floristiche considerate protette. Sotto questo aspetto sono anche i meno conosciuti e quindi i più danneggiati

 

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