LE ARBA RUKHOT - AI QUATTRO VENTI
Fuori in strada ogni giorno qualcuno si
suicida in nome di Allah, facendo volare gratis con sé tanti altri
passeggeri senza biglietto. Tutto il mondo ne parla. In tv, spezzoni
degli osceni video girati prima del Grande Gesto. Un minuto di
silenzio in onore della morte, nelle scuole di Arafat.
Intanto, nei grigi palazzi di periferia
niente riflettori internazionali. Solo la solitudine dei propri
pensieri, davanti a un PC collegato col mondo. Notti bianche, sempre
lo stesso sogno, lo stesso incubo e nessuna voglia di uscire.
Dolcissima A., fiorellino profumato in
questo affollato deserto, violinista sul tetto dei tuoi 17 anni...
il tuo sorriso, luce splendente in questa tenebra! La tua voce,
la tua musica riscaldavano il cuore. Suonavi con passione. Amavi con
passione. E amavi la vita.
Poi la solitudine. E il silenzio.
Adesso quegli occhi grandi, buoni,
guardano il mondo dal picoglass nella tua cameretta ancora un po' di
bimba.
Quando tua madre è rientrata
dall'ufficio non ha potuto fare altro che sfilarti l'ago dal braccio
gelido... e piangere.
Una dose mostruosa. Pagata coi tuoi
risparmi. Tu che non avevi mai toccato neanche uno spinello.
E oggi c'è chi sale sul palco per
mettersi in cattedra a far esplodere la sua canzone fra la folla,
facendo scempio dei tuoi occhi, facendo scempio del tuo cuore,
facendo scempio del tuo sorriso e delle nostre lacrime. Se ne
infischia del dolore, non vede altro che la sua vanità.
Dolcissima A., fiore del deserto,
farfallina volata via...
Shlomo ribolliva di rabbia ogni giorno
di più; Osnat e Zvi sognavano l'Australia; qualcun altro voleva
farla finita gettandosi nel vuoto... ma tu ci hai inchiodati tutti
qui nella realtà, testimoni del tuo passaggio, a gridare ai quattro
venti il tuo amore.
Pesa quanto il mondo intero questo
minuscolo sassolino che depongo sulla tua tomba.
Che D-o ti stringa forte a sé, piccina,
e ti coccoli fino alla fine dei tempi.
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