2. CENNI STORICI

La professionalità dell’Assistente Sociale è venuta a consolidarsi lungo un percorso/passaggio, da un concetto di beneficenza a uno di sicurezza sociale e successivamente a quello dei servizi sociali.
In primis si può quindi parlare di intervento caritativo/assistenziale promosso soprattutto dalla Chiesa cattolica, per poi passare, in età moderna, a un intervento assistenziale da parte dello Stato soprattutto in termini di controllo sociale.
L’assistenza pubblica in Italia si è sviluppata a partire dalla Legge Crispi. Con essa venivano disciplinate in modo organico tutte le attività assistenziali, chiamate “Opere Pie”, sino ad allora gestite da enti privati.
Questa nuova normativa trasformava le Opere Pie in Istituzioni Pubbliche e di Beneficenza pur mantenendone inalterata la natura privatista.
Con il periodo fascista crebbe la funzione di controllo sociale dello Stato realizzatasi attraverso notevoli concessioni in campo assistenziale, rivolta a particolari categorie di utenti con un maggiore riguardo alla maternità e all’infanzia.
Nascono di conseguenza diversi Enti volti all’assistenza di diverse categorie di persone.
Per poter meglio promuovere e coordinare interventi adeguati, e per far fronte alla sconfinata povertà del dopoguerra, viene istituito, nel giugno 1945, il Ministero dell’Assistenza post-bellica, rimasto in vita per soli due anni.

2.1. Le “Scuole Nuove”
Le ragioni dello sviluppo del Servizio Sociale nel periodo dell’immediato dopoguerra va ricercata nei processi di trasformazione dell’Italia, si parla infatti di “clima di rinascita morale e materiale”.
Proprio in quegli anni, in particolare tra il 1947 e il 1963, nasce l’AAI (Amministrazione Aiuti Internazionali), che ebbe il compito di distribuire gli aiuti internazionali destinati all’assistenza con lo scopo di agevolare la ripresa economica italiana. L’AAI infatti aveva una funzione di immediato soccorso, dovendo rispondere agli enormi problemi di assistenza ed assumendo il compito di delineare un’organizzazione moderna e duratura dell’attività assistenziale.
In quel periodo si svilupparono in Italia, in particolare a Roma e Milano, le Scuole di Servizio Sociale, dette “Scuole Nuove”.
Il 26 Marzo 1947 Molino, Capo del Servizio Assistenza della Delegazione del Governo Italiano (organismo che in seguito fu denominato AAI) creò un elenco di tutte le scuole di Assistenza Sociale fino ad allora esistenti: erano funzionanti quattro scuole a Milano e tre a Roma.
La prima scuola a sorgere nell’ autunno del ’44 a Milano fu la “Scuola Pratica di Assistenza Sociale”; segue la “Scuola di Servizio Sociale”, ospitata sempre a Milano; viene poi indicata la “Scuola Nazionale per Assistenti Sociali del Lavoro” a Roma. La quarta scuola ad essere elencata è quella dell’ONARMO, fondata a Roma nel 1946, denominata “Scuola Superiore di Servizio Sociale”. Non manca nell’elenco la neonata “Scuola per l’Educazione Professionale di Assistenti Sociali” del CEPAS di Roma, diretta da Guido Calogero.(*)
Tali Scuole erano il frutto di iniziative private e vi si impegnarono persone e gruppi sociali interessati alla ricostruzione materiale e morale del nostro Paese.
In questo periodo venne coniata la definizione di “lavoratore sociale”, in modo da attribuire a questa figura dignità e spessore.

2.2. I padri fondatori del Servizio Sociale: i Calogero
- Guido Calogero (Roma, 1904 – 1986): filosofo e storico della filosofia, avversario del fascismo e fondatore del movimento liberal-socialista (1945). Era considerato il filosofo/assistente sociale, in quanto aveva un profondo sentimento di comprensione, carità e amore nei confronti dei più poveri e dei più deboli; nel riconoscere la sofferenza dell’altro nasce nell’AS il dovere di fare il bene, non perché impostogli dal codice deontologico o da un supervisore, ma per sua decisione personale. Il Servizio Sociale non può dunque esistere senza un rapporto etico e morale.
Egli ha creduto fino in fondo nella filosofia dell’ “altruismo pratico”, che non si realizza attraverso la logica e la dialettica, ma con esempi di umanità: “Se si vuol convincere al bene bisogna impegnarsi profondamente e, in primo luogo, impegnarsi con l’esempio.” La moralità altruistica dell’AS sta nel prendersi cura degli altri, nell’istruirli ad agire meglio che possono, nell’educarli all’auto-governo.
Per Calogero è importante che la filosofia del Servizio Sociale sia una “filosofia del dialogo” in quanto il dialogo presuppone la discussione, l’esame e la curiosità per le idee degli altri; vivere secondo l’ideale del dialogo implica una totale benevolenza e assenza di ostilità verso l’altro. Possiamo di conseguenza affermare che la filosofia del dialogo sia un’etica dell’altruismo.

- Maria Calogero Comandini (1903 – 1993): partecipò fin dagli inizi ai movimenti cospirativi della Resistenza; questa attività ebbe sempre un aspetto sociale, in quanto non consisteva solo nel lavoro politico, ma anche nel difficile lavoro di assistenza alle famiglie dei carcerati o esiliati politici. Al termine del conflitto mondiale ha diretto la Sezione femminile del Partito d’Azione e ha fatto parte del Consiglio Nazionale dell’UDI (Unione Donne Italiane). Dopo la liberazione di Roma si dedicò ad opere sociali adoperandosi per la riapertura delle scuole e occupandosi dei problemi più scottanti nei vari quartieri di Roma. Partecipò inoltre alla costruzione di Enti educativo-assistenziali. Dal 1946 al 1949 lavorò al Ministero di Assistenza Post-bellica come Ispettrice Generale e al Ministero del Lavoro nella Direzione Cooperativa. Sostenne la necessità di istituire, anche in Italia, Scuole di Servizio Sociale Polivalenti; in seguito fu tra i fondatori del Centro Educazione Professionale per Assistenti Sociali (CEPAS). Nel ’49 ha studiato in Canada i Servizi Sociali di quel Paese, contribuendo a afarli conoscere in Italia; nel ’56 ha studiato alla University of California di Barkley i problemi dell’insegnamento. Dal 1946 ha insegnato presso il CEPAS e poi presso la Scuola per Dirigenti del Lavoro Sociale, ha collaborato inoltre a varie riviste occupandosi dei problemi riguardanti il lavoro di gruppo e l’insegnamento.
Fondamentale importanza viene data al lavoro di gruppo, inteso come modo di realizzare la democrazia. Esso non è una scienza o una tecnica ma una scelta etica.

2.3.Il Convegno di Tremezzo
Dal 16 Settembre al 6 Ottobre 1946 si tenne a Tremezzo (CO) il “Convegno per Studi di Assistenti Sociali”. L’organizzazione del Convegno venne decisa nel Giugno del ’46 alla luce dei nuovi concetti e delle nuove correnti assistenziali.
In quest’epoca si assiste, infatti, a un diverso modello di sicurezza sociale esplicitato dall’evoluzione avvenuta da un’assistenza per categorie a un’assistenza per diritto, in cui “l’individuo/utente si pone al centro di un processo di integrazione tra più parti nelle quali viene esaltata la dignità, l’unicità e la libertà della persona umana”.
Il tema avrebbe dovuto essere “L’assistenza in un mondo in evoluzione”, con particolare riguardo ai problemi italiani.
Gli argomenti principali del Convegno furono Assistenza Sociale e legislazione del lavoro, Assistenza all’infanzia e ai minori e problemi del dopoguerra.
Altrettanta importanza fu data al tema della formazione degli Assistenti Sociali, con particolare attenzione alla loro formazione tecnica e all’organizzazione delle Scuole.
Durante il Convegno venne inoltre esposta la situazione vissuta dalla popolazione italiana dopo il secondo conflitto mondiale, in quanto nonostante la guerra militarmente si fosse conclusa, moralmente era appena all’inizio. Si sarebbe dovuto affrontare il problema di coloro che erano senza domicilio, senza lavoro e costretti ad abbandonare le loro città.
La pace, nonostante fossero cessate le operazioni militari, non si era ancora stabilita nel Paese, in quanto era in atto una guerra civile che vedeva coinvolti i repubblicani, impegnati nella costruzione di una moderna democrazia, e i “fascisti nostalgici”, che agognavano al ritorno di un Regno d’Italia retto da un Duce.
Sulle questioni assistenziali e sulle strategie da mettere in atto per affrontarle troviamo un altro conflitto ideologico, tra sinistra e cattolici, ma anche all’interno del mondo cattolico stesso.
Il problema specifico era se istituire o meno un Ministero dell’Assistenza, fortemente voluto dai comunisti, a differenza dei democristiani che difendevano gli interessi della Chiesa, fino ad allora l’unica a controllare i Servizi Sociali attraverso le Opere Pie.
Per l’allora nascente Servizio Sociale italiano, Tremezzo rappresenta un punto importante. Una delle sue conseguenze concrete fu lo sviluppo delle “Scuole Nuove di Servizio Sociale”.
La nascita del CEPAS di Roma e della scuola UNSAS di Milano è da collocare proprio a Tremezzo.
Al Convegno di Tremezzo si gettarono le basi per la trasformazione radicale dell’assistenza in Italia, anche grazie alla partecipazione di personalità ad alto livello provenienti da diverse parti del mondo.
Si può dire che dopo il Convegno la parola Assistente Sociale assunse in Italia un senso operativo nuovo: fu definito come colui che avrebbe dovuto essere l’artefice dell’opera di risanamento sociale.

2.4. Il CEPAS
La nascita del CEPAS si deve all’incontro tra Perrotti, Musatti, Ponzo e i Calogero.
Essi decisero di avviare un corso triennale, in cui i Calogero si impegnarono come docenti di filosofia e pedagogia, Perrotti come psicanalista e Ponzo come psicologo.
Fu Maria Calogero a dare l’impostazione formativa della Scuola, che avrebbe dovuto essere modernamente e democraticamente organizzata con un Consiglio di Allievi che andava ad affiancare il Consiglio degli insegnanti, con discussioni comuni sui programmi teorici o pratici, sulle classificazioni di merito e su tutto l’andamento della vita scolastica. Naturalmente queste scuole dovevano avere un tono meno accademico delle Università.
Le materie affrontate dai futuri Assistenti Sociali dovevano essere, tra le altre, legislazione sociale, previdenza, psicanalisi, economia domestica e pronto soccorso.
Maria Calogero Comandini concepiva l’Assistenza Sociale come promozione volta ad aiutare gli altri ad aiutarsi da sé, affinchè gli uomini possano diventare liberi, uguali ed autonomi.
L’Assistenza Sociale era inoltre, per la Calogero Comandini, creazione di democrazia, intesa come attitudine degli uomini a risolvere da sé i propri problemi e a conquistare, in armonia collettiva, maggiori libertà di vita e migliori opportunità d’azione.
L’Assistente Sociale deve dunque avere una preparazione umanistico-civico-politica ed essere orientato verso i problemi essenziali della Società.
Inoltre deve conoscere la storia della civiltà in cui lavora, sapere com’è nata e quali sono le sue possibili linee di sviluppo.
In virtù di questo lo studente dovrà essere aperto alla molteplicità dei punti di vista e delle concezioni di civiltà.
Il compito del CEPAS fu quello di creare dei professionisti dell’Assistenza, non dei burocrati ma delle persone attente e sensibili.
Il CEPAS si differenzia dalle altre esperienze formative presenti in Italia.
I suoi punti cardine furono:
- ammissione di giovani di ambo i sessi;
- necessità di un’adeguata preparazione storico-sociale;
- orientamento più specifico verso il lavoro di gruppo;
- lezioni pubbliche e aperte a tutti.