IL DUOMO DI PARMA



Il Duomo è uno dei più insigni monumenti dell'arte romanica dell'Italia settentrionale, anche se nei secoli successivi è stato molto modificato sia all'esterno che all'interno.

L'avvio alla costruzione lo diede l'antipapa Cadalo verso il 1059 e non si sa quando venne terminato. L'unica data certa è la consacrazione fatta dal papa Pasquale Il tra il 31 ottobre e il 4 novembre del 1106. Undici anni dopo, però, un terremoto violento colpì tutta la Lombardia (Parma veniva considerata lombarda" e una gran parte della cattedrale, dedicata a salita Maria Assunta, crollò.

Di questa prima chiesa sembra siano rimasti il presbiterio, il transetto, il coro e le absidi; gli archi ciechi esterni di queste ultime sono ricchissimi di sculture con animali e mostri che si rincorrono tra racemi fogliati. Nell'arcata centrale dell'abside maggiore sono scolpiti con drammatica evidenza i simboli dei quattro evangelisti. Nei capitelli sopra le lesene appaiono temi biblici e apocalittici. All'esterno quindi si sviluppa un altissimo campionario della scultura romanica con la sua ricca fantasia, i telamoni, gli animali stilofori e tutta una simbologia che richiama al drammatico clima medioevale della lotta per la vita e la ricerca di una intensa spiritualità.

I lavori di ricostruzione delle navate ricominciarono nel 1130 mentre giungevano nuove tecniche e influenze, tanto che si ritrova un'affinità di linguaggio architettonico con le grandi cattedrali borgognone per i grandiosi salienti verticali, i matronei agibili e il netto dominio della navata maggiore su quelle minori, terminanti all'ingresso attuale delle cappelle, così da prendere luce direttamente dall'esterno.

La facciata, con i due ordini paralleli di loggette e sulla quale si aprono tre porte corrispondenti alle tre navate, sembra sia stata progettata direttamente da Benedetto Antelami, che la legò indissolubilmente al Battistero, creando una delle più splendide piazze italiane. Il progetto antelamico prevedeva la costruzione di due torri (come nel duomo di Fidenza), ma ne venne innalzata solo una (1284-1294) di architettura ormai tardo gotica, alta 63 metri. In essa furono collocate cinque campane, tra cui il celebre «bajon», la campana maggiore rifusa nel 1481. Sulla cima verso la fine del sec. XVI venne posto un angelo di rame dorato: l'originale ora è stato collocato all'interno del tempio, sopra il capitello del terzo pilastro sinistro della navata centrale. La seconda torre fu iniziata solamente nel 1602 dall'ingegner Smeraldo Smeraldi e subito interrotta.

La cattedrale dovrebbe esser stata terminata nel 1178, quando l'Antelami concluse la lastra della famosa Deposizione, che era al centro di un pontile, posto a circa 2 metri d'altezza trasversalmente la navata maggiore, per dividerla dal santuario rialzato, come c'è ancor oggi nel duomo di Modena. Il pontile venne smembrato nel 1566 per sistemare il presbiterio secondo i dettami controriformistici.

Le prime modifiche architettoniche avvennero nella seconda metà del sec. XIII. Nella galleria a due spioventi della facciata il marmo rosso veronese sostituì la precedente arenaria. Le strutture esterne vennero rafforzate coi contrafforti e si incatenarono con arcate le navate laterali per reggere le spinte delle volte sui muri, riducendo così l'altezza dell'interno dell'edificio. Altre modifiche si ebbero nel '400 (l'apertura delle cappelle lungo le navate laterali e l'aggiunta delle sagrestie che inglobarono le absidi laterali, cosicché l'edificio raggiunse le misure di 70 metri dì lunghezza e 25,65 di larghezza) e nel '500, con la sopraelevazione di due metri del transetto, l'apertura di finestre nel presbiterio e l'allargamento degli occhi della cupola all'esterno, forse su suggerimento dello stesso Correggio per dare più luce agli affreschi.

Nella facciata Giambono da Bissone inserì nel 1281 l'attuale protiro, sormontato da una loggetta e sorretto da due leoni stilofori, simbolo di Cristo che schiaccia la colpa (torello e drago).

Nel sottarco sono scolpiti da un lapicida anteriore all'Antelami i dodici mesi cominciando da marzo, in1 quanto allora nella regione l'anno iniziava il 2,5 marzo, giorno dell'Annunciazione. Marzo è un giovane seduto, seminudo; aprile tiene in mano due rami fioriti; maggio è un cavaliere appiedato con lancia; giugno affila la falce; luglio miete; agosto prepara la botte; settembre vendemmia; ottobre alza una tazza di vino; novembre uccide il maiale; dicembre pota; gennaio si scalda al fuoco; febbraio porta un cesto e una rete per pescare. Al centro, tra agosto e settembre c è il sole.

Le porte in legno vennero intagliate da Luchino Bianchino (1494) Tra la porta centrale e quella di destra vi è la tomba del matematico e astronomo Biagio Pelacani, morto nel 1416. Interno. Si presenta imponente per la vastità e la ricchezza1 degli affreschi. I capitelli sono tutti classificabili come corinzio-romanici e in essi le foglie ricurve si alternano a scene figurate. Quelli dei rmatronei sono piatti e vengono datati intorni0 al 1130. Alcuni sono di non facile interpretazione come quello dei lupi a scuola.

I grandi affreschi della navata centrale sopra i matronei sono stati eseguiti da Lattanzio Gambara dal luglio del 1567 al giugno del 1571,aiutato inizialmente da Bernardino Gatti, e si leggono partendo da sinistra: l'Annunciazione nel fondo a destra la Visitazione), l'Adorazione dei pastori (nel fondo a sinistra l'arrivo dei Magi),la Circoncisione, la Strage degli innocenti (in secondo piano la Fuga in Egitto), Cristo fra i dottori,il Battesimo di Gesù. Si prosegue sul lato destro: Cristo ridona la vista ai ciechi e risana gli storpi, Cristo risana gli infermi, la Trasfigurazione, l'Entrata di Gesù in Gerusalemme, l'Ultima Cena, Cristo posto sulla Croce, la Resurrezione.

Il ciclo si completa nella retrofacciata, dove l'artista bresciano tra l'estate del 1571 e il settembre del '73 affrescò la sfarzosa Ascensione. ritratti di ai lati della porta centrale, vi sono i ritratti di due personaggi che vengono identificati nel Gambara e in Bernardino Gatti, che in quegli anni affrescava la Steccata. Vi si colgono anche due «mani»: «una più fusa e dolce nella metà inferiore, l'altra cruda nel nudo,tozza nei colli ed aspra nel modellato". La vetrata con san Bernardo, S. Ilario e l'emblema del Sacro Monte è opera di Carlo Corvi e Guido Montanari (1954). Nella navata centrale si trovano il pulpito barocco in legno, intagliato da Paolo Froni nel 1613 e in parte dorato, le seicentesche acquasantiere, le 17 placche candelabro disegnate da disegnate da Gaetano Callani e intagliate da Odoardo Panini e, vicino agli ingressi ,i quattro leoni stilofori databili 1178 e attribuiti a Benedetto Antelami

La volta della navata centrale è stata affrescata tra il maggio del 1555 e il giugno del 1557 da Gerolamo Bedoli Mazzola con l'aiuto di Francesco Mendogni, mentre i rosoni che stanno al centro delle crociere sono stati intagliati da Pasquale

Testa. Il Bedoli Mazzola nei medaglioni d'alloro ha poi affrescato profeti a mezzo busto.

Navata destra. Le volte sono state dipinte tra il 1572-3 da Alessandro Mazzola Bedoli (1533-1608), figlio di Gerolamo, con putti che giocano tra fiori e frutti. Venne coadiuvato nel lavoro da Paolo Bui. Dello stesso Alessandro Mazzola è la Visitazione sovrastante la porta, eseguita dopo il 1574.

Prima cappella: Bernieri, già Ardemani. Nel pavimento vi sono due pietre tombali: quella in marmo bianco del nobile Giovanni Ardemani, morto il 3 dicembre 1422, e quella in marmo rosso di Verona del parmigiano Antonio Bernieri, vescovo di Lodi, morto nel 1456. La nicchia entro la quale dorme il prelato è di stile gotico. Nella parete destra si trova l'arca marmorea dell'irrequieto giureconsulto Girolamo Bernieri, deceduto nel 1484. E' lavoro modesto di scuola lombardo-emiliana. Nella stessa parete la Madonna in gloria con san Fermo e il beato Giovanni da Parma di Michele Desubleo (1601-1676).

L'altare è del 1907, ma vi sono inseriti due telamoni di scuola antelamica (seconda metà del sec. XII), mentre la predella di marmo dell'ancona è del '400. Sopra l'altare è collocata la Visitazione di Maria Vergine a S. Elisabetta di Cristoforo Caselli, dipinta tra la fine (lei '400 e l'inizio del '500.

Nella parete sinistra sono stati posti nel 1901 tre pezzi d'affresco raffiguranti la vita di S. Sebastiano, provenienti dalla Cappella del Comune e attribuiti alla bottega di Bartolino de' Grossi . Nella parete interna del pilastro sinistro, lo stemma dei Bernieri, mentre la chiusura in marmo e cancello di ferro risale al '700. Seconda cappella: Cantelli. Cancello settecentesco in ferro battuto. Gli affreschi della volta e delle pareti in stile bizantineggiante sono stati realizzati tra il 18~-2 da Girolamo Magnani (1815-1889): nei medaglioni della volta i quattro evangelisti. Nelle pareti si trovano molte lapidi commemorative e lo stemma della famiglia Cantelli in marmo nero (sec. XVIII). L'ancona in legno intagliato e dorato risale tra la fine del '700 e l'inizio del secolo successivo.

Terza cappella: Baiardi. E' stata dedicata ai caduti della prima guerra mondiale (1915-18) e affrescata dal direttore della Pinacoteca vaticana Biagio Biagetti nel 1922. Nella parete di destra: il sacrificio per l'altare e il focolare; in quella di sinistra: la vittoria delle armi e della pace feconda; al centro il Signore, re dei re. L'altare è del '900 e sotto è collocata una deposizione in terracotta di autore ignoto (tra sec. XVII e XVIII).

Quarta cappella: del Comune. La chiusura marmorea era già terminata nel 1507 (Antonio Ferrari d'Agrate e il figlio Gian Francesco) ed è stata posta qui nel 1827 dalla Cappella Montini.

Tutti gli affreschi, databili tra il 1411 e il 1436, sono attribuiti al parmigiano Bartolino de' Grossi e alla sua scuola. Nel sottarco gli stemmi del Comune e al centro Cristo benedicente. Nel piedritto destro: nel primo riquadro in alto la Fede, al centro uno stemma del Comune, sotto la figura di un santo (san Fabiano?); nel piedritto a sinistra: nel primo riquadro la Giustizia, al centro uno stemma del Comune, sotto la figura di san Sebastiano.

Nelle pareti sono affrescati episodi della vita e miracoli (lei santi Sebastiano e Fabiano. La composizione si svolge con un ritmo ben definito, i fatti sono rievocati con un gusto sottile e sapiente, con un indugio attento e preciso dei particolari.

l'ancona settecentesca in marmo bianco e nero proviene da santa Maria Bianca (1824) e in essa è inserita la pala di Michelangelo Anselmi (1526) con la Vergine, il Bambino e i santi Sebastiano, Biagio, Ilario, Rocco. Il Padre eterno posto nella parete di fondo sopra l'altare è attribuito a Giuseppe Della Nave (1722). Quinta cappella: Centoni. La lapide davanti alla cappella stessa con caratteri gotici è del 1465 e la cancellata in ferro battuto è pure quattrocentesca. I settecenteschi affreschi della volta e del sottarco sono attribuiti ad Andrea Pezzali, che il Sanseverini definisce parmigiano.

Gli affreschi delle pareti sono stati realizzati da Francesco Maria Rondani (1490-1550) tra il 1530-1. Nella fascia inferiore sono raccontati episodi della vita di sant'Antonio Abate; dalla destra: i demoni (tentazioni) assalgono il santo; S. Antonio rende visita a S. Paolo eremita; la morte di S. Antonio; il santo con altri monaci; 5. Antonio davanti a un busto marmorea. Nella fascia superiore, dalla destra: i soldati trascinano Cristo mentre Pilato si lava le mani; Cristo caduto viene sollevato dal Cireneo; Cristo in croce; la cattura di Cristo nell'orto del Getsemani; Cristo davanti a Caifa. Il sarcofago di marmo del giureconsulto Giovanni Centoni è della seconda metà del '400.

Sull'altare è posta un'elegante ancona a grottesche, probabilmente disegnata da Alessandro Araldi, che contiene una tavola dello stesso artista parmigiano del 1516: la Vergine col Bimbo e i santi Antonio Abate e Paolo, mentre l'altra figura potrebbe essere il committente Lodovico Centoni. Il paliotto d'altare con al centro 5. Antonio abate e ai lati santa Caterina e lo stemma dei Centoni è attribuito sempre all'Araldi (1460-1529).

Nel transetto inferiore destro, sulla parete destra troviamo alcune iscrizioni sepolcrali, tra cui quelle dei pittori Lionello Spada (1622) e Agostino Carracci (1650); la tomba della famiglia Carissimi di Gian Francesco d'Agrate (realizzata tra il 1520 e il 1547); terrecotte popolaresche policrome del '600.

Cappella di sant'Agata.Il sott'arco con sant'Agata legata a un tronco e un'altra santa martire (1574-5) è attribuito ad Aurelio Barilli, mentre il monumento al musicista Claudio Merulo è dell'inizio del '600. Settecenteschi sono il cancello in ferro battuto e la balaustra in marmo.

Gli affreschi della volta e del sottarco, inaugurati nel 1719, sono di Sebastiano Galeotti (le figure) e Pellegrino Spaggiari (le quadrature). Nella parete destra vi sono lapidi commemorative (li diversi vescovi tra cui Pettorelli Lalatta e Guido Maria Conforti e di fianco all'altare il cenotafio marmoreo di Francesco Petrarca fatto erigere nel 1713.

Sull'altare un'ancona in marmo (inizio '700" riccamente decorata con il Padre eterno, cherubini e angeli inginocchiati. Contiene la tela dipinta tra il 1566 e il '74 da Bernardino Gatti detto il Sojaro con la Maddalena inginocchiata ai piedi della croce, sant'Agata seminuda, 5. Bernardo. Nella parete Sinistra i cenotaffi del vescovo Tommaso Saladini, conte di Rovetini (1695" di Lorenzo Aili su disegno di Mauro Oddi, e del vescovo Camillo Marazzani (1762), di un seguace del Boudard. Nel pavimento la tomba secentesca del vescovo Papirio Picedi(1614).

Cripta. E' chiusa da un cancello che secondo alcuni studiosi risale al XV secolo, mentre per altri a precedente (sec. XII) in quanto sarebbe stato incluso nel pontile smembrato. I capitelli più antichi risalgono al 1090-1106 e sono di scuola lombardo-emiliana, mentre altri sarebbero stati scolpiti tra il 1106 e il 1130, Motivo dominante sono le foglie d'acanto e i caulicoli.

Sulla destra si trova la Cappella di San Bernardo con la balaustra settecentesca in marmo. La volta è decorata a stucchi, eseguiti prima del 1720, e con affreschi raffiguranti la vita del santo. I due medaglioni con cherubini sono stati dipinti da Giovan Battista Collina come quelli ai lati dell'abside.

Delle quattro lunette affrescate con la vita di S. Bernardo, una è attribuita a Ignazio Affanni (quella con la figura di vecchio in carcere presso il giaciglio) e le altre sono del Collina.Il ricco sepolcro di 5. Bernardo con l'arca decorata da foglie d'acanto e ovoli, sormontata dalla statua del santo con due angeli ai lati, èstato scolpito dal reggiano Prospero Spani su disegno di Gerolamo Bedoli Mazzola. Il basso-rilievo al centro, così come il paliotto dell'altare, sono anteriori al 1720. La statua della Madonna in gesso dipinto è della metà dell'800, mentre la piccola tela con san Bernardo che appare a un orante è di un ignoto pittore settecentesco.

Cappella di Sant'Agapito. L'ancona dell'altare in marmo policrome con la statua di sant'Agapito con in mano la palma del martirio è dello scultore correggese Giambattista Barbieri (1521-1599). Vi è pure un bassorilievo quattrocentesco della beata Simona Cantulli detta Canna

Cappella Rusconi. Fu dedicata a san Giovanni dal vescovo di Parma Giovanni Rusconi "morto nel 1412" e risulta già affrescata nel 1417. Se pia la porta d'ingresso vi è un frammento d'affresco dell'inizio del '400 con un santo barbuto Sulla destra, l'elegante Madonna col Bambino in trono tra i santi Giovanni Evangelista e Giovanni Battista e il vescovo committente inginocchiato in adorazione. Intorno alla volta : santi, re, patriarchi e profeti. L'autore è un ignoto maestro che viene indicato nella cerchia di Martino da Verona, elegante di forme e legato alla cultura gotica.

Al centro della cappella la Madonna col Bambino, un santo e san Giuseppe di scuola par. mense iella fine del '500. Vi sono pure due candelabri a forma di fanale in legno intagliato e dorato (sec. XVII), un armadio dello stesso periodo e lo stemma della famiglia Rusconi (sec.

Cappella centrale. I due frammenti di santi barbuti (san Giovanni? san Bartolomeo?) risalgono all'inizio del '400.11 seggio vescovile è rio raffigurato del 1733 di Antonio Balestra fra gli angeli e con un libro in mano.L'ancona e il paliotto in marmo bianco con la deposizione sono del '600.

Sul pavimento vi sono due mosaici romani IV-V sec. d.c.), scoperti nel 1955 nella piazza antistante la cattedrale e che si pensa siano appartenuti alla prima Mater Ecclesia paleocristiana. Il mosaico più vicino all'altare è contornato da un bordo ad archetti pensili con il motivo della croce; l'altro, che appare di qualche decennio posteriore, reca 24 esagoni con motivi geometrici e da un lato l'iscrizione "Clarus et Decentius fecerunt pedes decentos Nelle pareti i monumenti funebri al giureconsulto Bartolomeo Prati (1543) e al prevosto Siro Anghinulfi (1539), attribuiti a Prospero e Bartolomeo Spani di Reggio Emilia.

Cappella Ravacaldi. Fu fatta costruire da Antonio Ravacaldi e nel 1436 era già consacrata. E' affrescata con scene della vita della Vergine: l'Annunciazione (sulla parete di fondo),lo sposalizio,la Natività,la Presentazione al Tempio.Nell'Annunciazione il canonico Ravacaldi è forse il personaggio inginocchiato alla destra della Vergine. L'attribuzione degli affreschi è molto controversa :si pensa a Giovanni da Roma e successivamente a un pittore di scuola lombarda ;la critica più recente invece sostiene che sono di Bartolino de' Grossi o della sua scuola.

Al centro della prima volta c'è il Cristo Pantocratore in cielo azzurro ;nella seconda volta,arabeschi floreali con stemmi.

Cappella a sinistra. Sull'altare un raffinato Sposalizio della Vergine dipinto da Alessandro Araldi tra il 1519-20. Il coro, composto di 31 stalli in noce, è stato intagliato nel 1555 da Matteo Fabi detto Tamborino. Cappella di sant'Agnese. La santa è stata raffigurata da Michelangelo Anselmi (1526) mentre appare ai suoi familiari. La cappella è stata completata dal marmorino Pietro Oliva tra il 1719-1729 su disegni di Pietro Righini. Lo stemma col cappello vescovile è della famiglia Raimondi (sec. XVI).

Transetto superiore destro. Vi si accede per mezzo di una scalinata nella quale si trova una balaustra in marmo bianco e rosso veronese, disegnata da Gerolamo Bedoli Mazzola. Nella parete destra è stata collocata la lastra della Deposizione di Benedetto Antelami, una delle opere più importanti della cultura romanica e nella quale lo scultore rivela la conoscenza dei modi e degli autori della Provenza e dell'Ile de France.

Il rilievo è datato e firmato «Anno milleno centeno septuageno octavo scultor pat (ra) vit m (en) se se (c) u (n) do Antelami dictus sculptor fuit hic Benedictus«. La scritta corre sotto un fregio a rosette e una elegante lavorazione a niello con una decorazione a foglie d'acanto. La composizione ha al centro il corpo di Cristo, che viene staccato dalla croce da Nicodemo, i mentre Giuseppe d'Arimatea lo sostiene. Sulla sinistra, guardando la croce, c'è una figura simbolica con un calice in mano, che rappresenta la chiesa che raccoglie il sangue di Cristo: con l'altra mano sostiene un vessillo con la scntta «Ecclesia exaltatur». Vengono poi la Madonna, san Giovanni Evangelista (scalzo), e le tre Marie, Maria Salomè, Maria di Giacomo e Maria Maddalena. Dalla parte opposta la prima figura femminile con un vessillo spezzato simboleggia la Sinagoga. La seguono il centurione con lo scudo che esclama «Vere iste filius Dei erat» e altre cinque persone (forse ebrei), mentre in basso i soldati romani si giocano a dadi la veste di Cristo. In alto gli arcangeli Raffaele, che piega la testa alla Sinagoga, e Gabriele, che sostiene il braccio di Cristo, e ai lati il sole e la luna.

La lastra sembra dovesse essere al centro dell'antico pontile e, pur mancandole il suo primitivo contorno, conserva un suo armonioso ritmo interno. La scena, mutando i canoni fino allora in uso, si stacca dal fondo, acquistando autonomia di rappresentazione ed è nel contempo delicata e prepotente, ricca di grazia e di violenza, racchiudendo il mistero di una poesia che spira dalla vita delle pietre. Nella stessa parete le due grandi tele cinquecentesche (metri 7x3) di Ercole Procaccini con Re Davide e santa Cecilia, già sportelli dell'organo. La scala di legno conduce all'Archivio capitolare, ricco di manoscritti e di importanti codici miniati.

Cappella Montini. La balaustra, l'ancona in marmo e il paliotto sono settecenteschi. Il catino dell'abside è stato affrescato da Cristoforo Caselli tra il 1505 e il 1507 con arabeschi e il busto di Dio Padre. Allo stesso Caselli è dovuta la parte pittorica (Cristo morto sostenuto dagli angeli) della tomba del canonico Bartolomeo Montini (1507) dello scultore Gian Francesco d'Agrate.

La volta della crociera venne affrescata da Michelangelo Anselmi nel 1548. Guastatasi per l'umidità, venne rifatta nel 1768 e affrescata da Antonio Bresciani, che aveva riprodotto la precedente su un modellino a olio, aiutato negli ornati e nelle quadrature da Gaetano Ghidetti.

Cappella di San Paolo. Il catino è stato affrescato tra il 1560-62 da Pomponio Allegri, figlio del Correggio, con Mosè che riceve le tavole della legge. Nell'ancona marmorea, trasportata dalla chiesa di santa Teresa, si trova la tela con la Con versione di S. Paolo, dipinta nel 1796 da Antonio Bresciani per la chiesa di 5. Paolo.

Nelle nicchie laterali due statue in cartapesta dipinte a gesso di Giovan Battista Collina, raffiguranti la Prudenza (a destra) e la Fede (a sinistra).

Sagrestia dei Consorziali. Restaurata nel 1977 si presenta ora in tutto il suo splendore di capolavoro ligneo, realizzato da Cristoforo da Lendinara a partire dal 1488 e terminato da Luchino Bianchino, che esegui l'incorniciatura. Ogni tarsia, ogni pannello è una pagina di lettura affascinante, arricchita da «pennellate lignee» di eccezionale morbidezza. Il legno (cinquanta metri tra pancali, armadio e bancone di rovere, abete, noce, pero, mandorlo, cipresso, ciliegio) è usato in funzione pittorica per dar vita a prospettive in cui si intuisce l'influenza di Piero della Francesca. Nel bancone dove gli eleganti motivi sono leggeri come ricami, appare evidente la collaborazione di Bernardino, figlio di Cristoforo.

Il santuario. L'altare maggiore, seicentesco, in marmo proviene dalla Certosa di Paradigna (1812). In esso è stata inserita l'arca in marmo rosso e bianco di Verona che sembra eseguita alla fine del XII secolo da due lapicidi diversi. Sul lato sinistro vi è il Cristo benedicente in mandorla coi simboli dei quattro evangelisti; sul destro i santi Abdon e Sennen tra i leoni; al centro il martirio dei due santi e quindi, verso sinistra, i santi Bartolomeo, Tommaso, Paolo, Giacomo; dietro i santi Simone, Giuda, Filippo, Giacomo, Andrea, Pietro. San Bartolomeo pare sia stato rifatto nel sec. XIV. I sei candelabri e la croce in legno intagliati e argentati, che si trovano sull' altare, sono settecenteschi. Ai lati i "lue amboni di marmo (1511) sono opera di Antonio Ferrari d'Agrate, mentre i monumenti in marmo a santa Scolastica (sulla destra) e san Benedetto (sulla sinistra) sono tardo seicenteschi.

La cupola. Il Correggio l'ha dipinta tra il 1526 e il 1530 con l'aiuto di Francesco Maria Rondani e probabilmente di Giorgio Gandini del Grano, facendo mutare la struttura romanica con l'apertura nel tamburo di otto oculi che riempiono di luce le pareti. Nei quattro pennacchi Antonio Allegri ha affrescato i protettori di Parma: sant'Ilario avvolto in un largo mantello giallo (il primo sulla destra guardando l'altare), san Tommaso col mantello rosso (secondo sulla destra), san Giovanni Battista con l'agnello (il primo sulla sinistra) e san Bernardo barbuto con un angelo che gli regge il pastorale (secondo sulla sinistra).

Il tema centrale della cupola è l'assunzione della Vergine al cielo. I giganteschi apostoli sono appoggiati alla balaustra che ingloba gli oculi, sopra la quale giovani efebi bruciano incenso, mentre sotto si apre il vuoto: il sepolcro della Madonna, identificato nel duomo a lei dedicato. Intanto, superato lo strato delle nubi, la Vergine sale al cielo fra un tripudio d'angeli che si muovono vertiginosamente (cantano, si abbracciano, suonano), mentre più sopra i beati sono in atteggiamento d'adorazione. Qui il Correggio, approfondendo la cultura veneta, immagina una spalancata architettura e muove verso uno spazio «barocco», ampio e senza alcun rigido ritmo compositivo, aperto agli sviluppi di un'alta qualità inventiva. Il Correggio ha dipinto anche i sottarchi con figure di efebi monocromi. Il sottarco verso il presbiterio è stato invece affrescato da Gerolamo Bedoli Mazzola.

Il coro. I quaranta stalli sono stati intagliati da Cristoforo e Lorenzo Canozi da Lendinara tra il 1469 e il '73. Inizialmente ne erano previsti 22: quelli aggiunti, secondo la tesi prevalente sono dello stesso Cristoforo, mentre altri li attribuiscono a Bernardino, figlio di Cristofoio, o a Luchino Bianchino. Collaborò alla realizzazione Pietro Antonio degli Abbati, autore delle porte della sagrestia.

La volta del coro è stata affrescata da Gerolamo Bedoli Mazzola (1538) con decorazioni astratte, fiori, frutta, figure umane. Salendo la scaletta che porta alla cattedra episcopale, sulla destra c'è un affresco della Madonna col Bambino in trono e quattro angeli di un ignoto pittore della metà del '400.1 candelabri sono di Gerolamo Migliavacca (1703) e le quattro statue in bronzo degli evangelisti di Giacomo Filippo e Damiano Gonzate (1503).

La cattedra episcopale è stata eseguita dall'Antelami tra il 1187 e il 1196, perfetta di proporzioni e di ritmi e con figure di grande forza. I cani, i telamoni e i leoni danno vita alle due originali fiancate, mentre sui fianchi sono scolpiti la caduta di 5. Paolo (destra) e 5. Giorgio che uccide il drago (sinistra). Sopra la cattedra si erge il grande ciborio in marmo,ricco di statuette,bassorilievi,ornamenti,eseguito da Alberto Maffeolo da Carrara tra il 1486 e il 1490 La colossale ancona che ingloba il ciborio e che richiama quella berninesca in S Pietro, venne rinnovata nel 1766 su disegno dell' architetto Gaetano Ghidetti Nel catino dell abside e raffigurato il Giudizio universale con Cristo al centro tra nubi santi e angeli. E' stato dipinto tra il 1538 e il 1544 da Gerolamo Bedoli Mazzola.

Transetto superiore sinistro. La volta della crociera, i cui motivi richiamano le decorazioni lei transetto sud, venne affrescata tra il 1570-4 al bolognese Orazio Samacchini ; tuttavia c'è da segnalare che nel 1557 Gerolamo Bedoli Mazzola ricevette un pagamento «a conto della crociera superiore verso settentrione» per cui il Sammachini potrebbe aver utilizzato un bozzetto già esistente.

Cappella di san Fermo. Il catino e stato affrescato da O.Sammachini terminato nel 1576) con Mosè che con una verga indica un albero attorno al quale e attorcigliato un grande serpente, mentre le persone fuggono. L'ancona di marmo con l'altare e l'arca di san Fermo,settecentesche,provengono dalla chiesa di Santa Teresa e sopra l' altare c'è la tela della Deposizione dipinta da Antonio Pasini nel 1815 Nel due nicchie due statue allegoriche in cartapesta dipinta a gesso di Giovan Battista Collina.

Cappella dell'Assunta. Il catino e stato affrescato dal Sammachini e raffigura Mose che fa scaturire l' acqua dalla roccia. La settecentesca ancona marmorea proviene dalla chiesa di Santa Teresa insieme all'artistico tabernacolo nel quale ne e stato inserito un altro in bronzo ottocentesco. La pala con l'Assunzione della Vergine è stata eseguita da Giovan Battista Tinti nel 1589 Nella cimasa dell'ancona c'è un santo guerriero in estasi di un ignoto emiliano della fine del 600.

La lapide di don Bernardo Bergonzi (1509) è attribuita a Gian Francesco Ferrari d Agrate e le statue allegoriche della Fortezza (a destra) e la Fede (a sinistra) sono del Collina.

Nella parete sinistra spiccano due grandi tele (metri 7x3) dipinte nel 1560 da Ercole Procacini e che servivano come sportelli dell'organo figurano un guerriero barbuto e uno in vesti romane.Tra le varie lapidi vi sono quelle del principe dei tipografi Giovan Battista Bodoni (1814) e quella quattrocentesca di Jacopo Rossi vescovo di Napoli

Lungo la scala e collocata la Beata Vergine del Pilar di un ignoto pittore locale della metà dell '600.

Transetto inferiore sinistro. Le volte del transetto inferiore e della navata nord sono state pinte da Alessandro Mazzola tra il 1571 e il 1574

Rispetto a quella sud vi sono più nubi e più colore per cui si ipotizza che abbia avuto un aiuto che il padre Zappata indicò in un Giovanni detto il Bolognese di cui pero non se traccia

Cappella di Santa Teresa . L' ancona in marmo con la berninesca scultura dell' estasi di Santa Teresa e il paliotto sono di un ignoto artefice del 600 e provengono dalla Chiesa di Santa Maria Bianca. Lo stendardo Processianale settecentesco è dipinto a olio su tela e ricamato in seta e oro Il leggio per il messaÈ è settecentescì". La grande tela con Sciardino orante potrebbe essere di Sistiocchio o di un autore a lui vicino. La cancellata in ferro battuto e marmo risale al '700.L'affreesco del sottarco è attribuito a Aurelio Barilli.

Nella parete contro la cappella c'è il sarcofago di Marco Colla in marmo bianco e rosso di Verona databile 1507-8, attribuito a Bartolomeo Pradesoli.

Navata sinistra in ordine decrescente Quinta cappella. Valeri. Il cancello in ferro battuto è quattrocentesco mentre lo stemma della famiglia Benassi è ottocentesco. Gli affreschi sono attribuiti al parmigiano Bartolino de Grositati tra il 1417 e il 1422 La volta è divisa da sette spicchi e reca al centro un rosoncino dorato scolpito con le armi di Cristoforo Valeri ;negli spicchi azzurri sono inseriti piccoli tondi con le storie della vita della Vergine e la nascita di Cristo. Nelle lunette sottoposte vi sono busti di profeti.

Le pareti laterali sono illustrate con scene della vita di sant'Andrea Apostolo,Caterina e Cristoforo su fondi quadrettati. La narrazione è pronta e piacevole e la vita e la morte (a volte orrenda e crudele) di questi santi sono descritte scorrevolmente.

L' altare in legno intagliato e dorato e di Ignazio Marchetti (1715 1800) e proviene dalla chiesa delle monache di S. Caterina Sulla destra in una nicchia ogivale di gusto gotico è dipinto il Cristo morto con gli strumenti della passione di pittore parmigiano quattrocentesco,di cultura più provinciale rispetto a Bartolino de Gossi e che rivela influenze bolognesi e venete.

Nei piedritti sono raffigurate la Giustizia e la Prudenza e all'esterno vi sono gli stemmi di Andrea e Cristoforo Valeri scolpiti a bassorilievo

Quarta cappella.Il cancello in ferro battuto e opera de le pitture di quadratura sono marmo o Righini La ricca ancona in marmo giallo con colonne nere affiancate da cherubi è seicentesca e proviene dall'Oratorio della Beata Vergine della Scala. In essa è stato inserito l'affresco della Madonna degli angioli (di scuola parmigiana tra il 1561-1569) che era stato portato in Cattedrale nel 1686 dalla compagnia della Madonna degli Angioli, che aveva lasciato la Chiesa delle Cappuccine.

La statua in marmo bianco di Carrara che raftìgura una Madonna con angeli di scuola berninesca del '600 è stata donata dal marchese Pier Luigi Pallavicino. Pure seicentesco è il braciere.

Terza cappella. Il cancello in ferro battuto e ottone è opera di Bartolomeo Mencacci e Francesco Civardi (1675). L'altare in marmo con un ricco paliotto proviene dalla chiesa del Carmine. Vi è inserita una tela raffigurante La cena di Gesù in Emmaus della prima metà dell'Ottocento.

I putti reggicandelabro sono settecenteschi e le statue della Fede e della Fortezza in marmo sono di un ignoto toscano dell'inizio dell'800. La volta è stata decorata ai primi del '900 con motivi settecenteschi, mentre il baldacchino è ottocentesco.

Seconda cappella. Il cancello seicentesco è leggero e elegante. L'altare proviene dalla chiesa del Carmine e il gran crocefisso in cartapesta che vi è davanti è opera di un artigiano parmigiano del secolo XVII. I due monumenti neoclassici del cardinale Caselli e del vescovo Loschi sono di Tommaso Bandini. Il dipinto raffigurante La conversione di San Paolo è opera del contemporaneo Giuseppe Benassi ed è stato collocato nella parete sinistra il 25-1-1981. La cappella venne costruita da Gaspare Fatuli nel 1488.

Prima cappella. Il cancello in ottone e ferro battuto risale al 1668. La volta e le lunette sono attribuite ad Alessandro Baratta "fine '600 - inizio '700), mentre sull'altare seicentesco vi è La Visitazione di Francesco Monti. Il frammento di santo è di scuola parmigiana del '500 come pure il monumento in marmo grigio e rosso a Francesco Carpesano, mentre la lapide in marmo e bronzo che commemora Cornelio Bacialupi (1688) è dovuta a P.P. Bornez.

Sul pilastro presso l'ingresso l'affresco della Madonna col bambino e il committente. L'opera è datata 1496 e firmata da Alessandro Araldi.