IL MITICO ACHEO

Secondo il mito gli Achei devono il loro nome
ad un antico e mitico progenitore, Acheo, nipote di Elleno, a sua volta figlio di Deucalione che aveva come padre il gigante Prometeo.
Elleno, Deucalione e Prometeo
sono legati ai più antichi miti greci.
Omero chiama generalmente "Achei" i popoli che parteciparono alla spedizione contro Troia.
Altre volte li definisce Argivi, dalla città di Argo,
uno dei più importanti centri micenei,
o ancora discendenti di Danao.

Elleno
Era figlio di Deucalione, figlio di Prometeo, e di Pirra. Da lui derivarono il loro nome tutte le genti greche e la loro stessa terra, l'Ellade. I figli di Elleno furono infatti, secondo il mito, i capostipiti delle diverse tribù che si stanziarono sul territorio greco: gli Achei, i Dori, gli Eoli e gli Ioni.

Deucalione
Deucalione era figlio di Prometeo. Riuscì a sopravvivere al diluvio con cui Zeus, sdegnato contro Licaone che aveva osato sacrificargli vittime umane, aveva inondato per nove giorni e nove notti le terre. L'ira di Zeus si placò solo quando tutte le terre furono sommerse ed emergevano solo le cime delle montagne. Deucalione, consigliato dal padre Prometeo, aveva costruito per sè e per la moglie Pirra un'arca di legno. Quando il diluvio finì e la terra era ormai spopolata, Deucalione e Pirra sbarcarono sul monte Parnaso e, mentre le acque via via si ritiravano, a loro spettò il compito di ripopolare la terra. Con la testa coperta, così come aveva indicato Temi, la dea della giustizia, lanciarono alle loro spalle "le ossa della loro madre", cioè le pietre che costituivano l'ossatura della terra. E così dalle pietre lanciate da Deucalione nacquero gli uomini, mentre dalle pietre lanciate da Pirra nacquero le donne.

Prometeo
Prometeo era figlio di un Titano, Giapeto, e di Climene, la luna.
Un mito racconta che fu lui a creare l'uomo, di cui modellò le forme nell'argilla. Spettò invece ad una dea, Atena, infondere nell'argilla plasmata la forza vitale e l'anima.
Prometeo aveva donato agli uomini il fuoco, di cui Zeus in seguito li privò proprio per punire Prometeo che si era preso gioco di lui. Il titano allora lo rubò e lo riportò agli uomini e fu per questo punito da Zeus con un terribile supplizio: venne incatenato ad una roccia sul Caucaso ed un'aquila, ogni giorno, gli divorava il fegato, che durante la notte ricresceva. La punizione, secondo la volontà di Zeus, doveva essere eterna, ma Prometeo venne liberato ed acquistò l'immortalità. Il centauro Chirone, infatti, che era immortale, soffriva per una ferita inguaribile che Eracle gli aveva involontariamente procurato. Chirone scambiò la sua immortalità con Prometeo, che venne liberato da Eracle e si riconciliò con Zeus.


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