[...] A mio parere, il cinema è sostanzialmente e naturalmente poetico, per le ragioni che ho esposto: perché ha il carattere del sogno, perché è vicino ai sogni, perché una sequenza cinematografica e la sequenza di un ricordo o di un sogno - e non solo questo, ma le cose in se stesse - sono profondamente poetiche, un albero fotografato è poetico, un volto umano fotografato è poetico perché la fisicità è poetica in sé, perché è un’apparizione, piena di mistero, piena di ambiguità, pregna di significati polivalenti, perché anche un albero è un segno appartenente a un sistema linguistico. Ma chi parla attraverso un albero? Dio, o la realtà stessa. Quindi l’albero come segno ci mette in comunicazione con un interlocutore misterioso. Perciò il cinema, grazie alla riproduzione diretta e fisica degli oggetti, eccetera eccetera, è sostanzialmente poetico. Questo è un aspetto del problema, diciamo un aspetto preistorico, quasi pre-cinematografico. Dopo di che abbiamo il cinema come fatto storico, come strumento di comunicazione, e come tale anch’esso incomincia a differenziarsi in diverse sottospecie, allo stesso modo dei mezzi di comunicazione di massa. Come la letteratura ha una lingua per la prosa e una per la poesia, così avviene nel cinema. Ecco quello che stavo dicendo. In questo caso, bisogna dimenticare che il cinema è naturalmente poetico perché si tratta di un tipo di poesia, ripeto, che è preistorico, amorfo, innaturale. Se si guarda un pezzetto del più banale western che sia mai stato fatto, o un qualsiasi vecchio film commerciale, se lo si guarda in maniera non convenzionale, anche un film del genere rivela il carattere poetico e di sogno che esiste fisicamente e naturalmente nel cinema, ma questo non è ancora cinema di poesia. Il cinema di poesia è il cinema che adotta una particolare tecnica, proprio come un poeta adotta una particolare tecnica nello scrivere versi. Se si apre un libro di poesie, si riconosce immediatamente lo stile, il modo di rimare e tutto il resto: si vede la lingua come strumento, si contano le sillabe di un verso. L’equivalente di quello che si vede in un testo poetico lo si trova in un testo cinematografico, attraverso gli stilemi, ossia attraverso i movimenti di macchina e il montaggio. Per cui fare film è essere poeti. [...]

LA FILMOGRAFIA INTEGRALE
ACCATTONE (1961)
MAMMA ROMA (1962)
LA RICOTTA (1962-63)
LA RABBIA (1963)
COMIZI D'AMORE (1963-64)
SOPRALLUOGHI IN PALESTINA (1963-65)