Forno d'allione prende il nome dall'Allione  un torrente della provincia di Brescia che nasce al Passo del Sellero, nelle Alpi Orobie, percorre la Valle del Sellero e la Valle di Paisco e confluisce da destra nell'Oglio a Forno d'Allione, frazione di Berzo Demo, in Val Camonica. I principali affluenti sono il Largone, lo Scala, ed il Valle dei Molini da sinistra, ed il Vivione, il Gardena, l'Erbigno, il Vallorta, il Manna ed il Plaberta da destra. Bagna Paisco Loveno e Forno d'Allione. I comuni attraversati sono Paisco Loveno e Malonno sulla sponda sinistra, Cerveno, Ono San Pietro, Capo di Ponte, Sellero e Berzo Demo sulla sponda destra. La Valle di Paisco è percorsa dalla Strada Statale 294 della Valle di Scalve tra Forno d'Allione ed il Passo del Vivione.

 

LUERA DE L’ANGEL 

Al di sopra della strada statale che conduce al Tonale, nei pressi di Forno d’Allione vi è la miniera chiamata: Lüera dé l’Angel. La miniera è stata scavata dall’alto verso il basso. All’interno dove c’è il cantiere, vi è una stalattite che assume la vaga forma di un angelo. Le pareti di questa miniera sono crostoni di calcare ed infiorescenze di calciopirite, il battuto dei sentieri è caratterizzato dal continuo passaggio e dai depositi di materiale sterile. Scendendo lungo i sentieri si incontrano con maggior frequenza cunicoli che comunicano con le camere di scavo. Lungo i margini si aprono altri saggi di scavo che raggiungono pochi metri di profondità occupati da pozze d’acqua nelle quali galleggiano depositi biancastri di calcare. La Lüera presenta caratteristiche uniche nelle miniere di tutta la Valle Camonica per l’aspetto zoologico, essendo abitata da numerose specie di insetti. Tra questi vi è il “Troglophilus lavicola” della famiglia degli ortotteri cavernicoli che la popolano in colonie.

 

NEI DINTORNI

Riguadagnata la fondovalle, si può puntare su Capo di Ponte e la sua imponente area archeologica, autentica mecca per generazioni di archeologi, che qui hanno studiato e decifrato un’enorme quantità di incisioni rupestri, che raccontano 13 mila anni di storia degli antichi camuni. Sulle rocce levigate dall’azione di un ghiacciaio preistorico, gli uomini dal paleolitico all’alto medioevo scolpirono con incredibile maestria una serie strabiliante di scene di caccia e di vita dei campi, di guerra e di religiosità. <<Per quelle popolazioni –spiega il dottor Ausilio Priuli, archeologo e ideatore del locale Museo Didattico d’Arte e Vita Preistorica- incidere era un rito, un modo per pregare e propiziarsi le divinità>>. Buona parte dei graffiti, che i locali hanno sempre chiamato pitoti (pupazzi), si concentra nel Parco Nazionale di Naquane, il più importante ed esteso d’Europa fra quelli dedicati all’arte rupestre. Mentre nella frazione di Cemmo, si trovano i due famosi Massi, che diedero il via, agli inizi del secolo scorso, alle ricerche sull’arte camuna: su uno, c’è la più antica raffigurazione di carro finora scoperta. A rendere la zona ancor più suggestiva, sono infine le piccole pievi romaniche di San Siro e San Salvatore, considerate tra gli edifici alto medievali più interessanti del nord Italia.


In fatto di sapori, Capo di Ponte offre alcuni tra i più blasonati formaggi valligiani, prodotti dal Caseificio CISSVA (con un punto vendita anche a Edolo): la Rosa Camuna, una formaggella semigrassa dolce, la cui forma riproduce una famosa incisione rupestre; la “Casatta di Corteno Golgi”, ottenuta con latte crudo di mucca; il Casolet, sempre a base di latte crudo ma parzialmente scremato; il Silter a pasta dura e stagionata e altri. Nella vicina Paspardo, sede del Consorzio della Castagna di Valle Camonica, è quasi d’obbligo fermarsi per assaggiare un prodotto unico in Italia: il Castagnolo, una profumata acquavite di castagne ottenuta con uno speciale processo di fermentazione dei frutti. Puntando su Berzo Demo, si può far tappa a Forno d’Allione, per gustare le specialità dell’Antica Trattoria Vivione, gestita con passione e professionalità dai fratelli Claudio e Mauro Bernardi e dalle loro famiglie. Caratteristica è la saletta dalle volte candide, abbellita con statue in legno scolpite dallo stesso Mauro, sui cui tavoli vengono serviti antipasti al tagliere con violino di pecora, berna (strisce di carne ovina aromatizzata ed essiccata, le cui origini risalgono alla preistoria), manzo affumicato con noci tostate; primi come “maltagliati di castagne mantecati al formaggio d’Alpe e fiori di camomilla”, “malfatti di ricotta e ortica con funghi porcini”; calsù (ravioloni) ripieni di patate, cotechino e formaggio e secondi, come selvaggina in salmì o polenta e osei. Una breve escursione nella vicina e pittoresca Val Saviore porta a Cevo, dove spunta l’Azienda Agricola di Arturo Maffeis, che a quasi mille metri di quota alleva capre di razza Bionda dell’Adamello, dal cui latte ricava una ricottina affumicata chiamata Fatulì e una serie di squisite formaggette che profumano d’alpeggio. Tornati a fondovalle e guadagnata la vicina Malonno, si viene catturati dai profumi della Forneria Salvetti, famosa da oltre un secolo per le fragranti spongade (un tradizionale pandolce a forma di pagnottella), i pani di segala (coltura millenaria della valle) e di castagne a lievitazione naturale, preparati con farine macinate a pietra in un antico mulino locale, saporiti biscotti e grissini alle castagne e alle noci. Alle porte di Edolo, una tappa quasi si impone al Liquorificio Alta Valle Camonica, gestito dalla famiglia Tevini, che, tra le tante specialità, propone anche un blasonato Genepy, ottenuto mediante macerazione a freddo delle piantine raccolte a oltre 2000 metri di quota e un aromatico Amaro Alpi, che condensa le virtù di 15 tipi di erbe di montagna. Edolo è la porta d’ingresso all’alta valle, un paesino di carattere, dove anche nei mesi invernali, tra il colorato via vai degli sciatori, è piacevole godersi la passeggiata sul lung’Oglio o fare quattro passi per le viuzze bordate di vetrine colme di merci. A pochi chilometri, verso il Passo Aprica, c’è Corteno Golgi (diede i natali a Camillo Golgi, Premio Nobel per la medicina nel 1906), patria del cuz, antico e succulento piatto dei pastori, che vale la pena gustare ai tavoli del Ristorante Parco. <<Lo prepariamo in modo molto semplice e naturale –spiega Andrea Marniga, uno dei titolari-, facendo cuocere per circa 3 ore nel loro grasso diversi tagli di pecora a pezzetti e servendolo con polenta e una spolverata di formaggio grana>>. Da Edolo la statale prende a serpeggiare tra gli ambienti innevati e strepitosi del Parco Naturale dell’Adamello e snocciola borghi tranquilli come Vezza d’Oglio e Temù, basi comode e attrezzate in ogni stagione non solo per il Parco e la Val Grande, ma anche per lo sci estivo sul ghiacciaio Presena. Ponte di Legno, ai piedi del Tonale, tra il Parco Nazionale dello Stelvio e l’Adamello, è il capolinea nord orientale della Val Camonica e del nostro itinerario. Il sole, che lo inonda per buona parte della giornata, la vivacità e l’animazione del centro storico, soprattutto in questi periodi di settimane bianche o durante l’estate, sono un invito a setacciarne anche gli indirizzi golosi, come la Salumeria Salvetti in corso Milano, specializzata non solo in salumi e formaggi tipici, come il Bagoss, ma anche in funghi (porcini, gallinacci…) essiccati e sott’olio, presentati, questi ultimi, in accattivanti vasi di vetro col coperchio in legno. O come il Ristorante San Marco in piazzale Europa, dove a fare gli onori di casa è uno chef vulcanico: Marco Bessi, che propone una cucina del territorio raffinata e sapientemente reinventata, che ha come piatti forti: “Risotto al Fatulì”, Gnocc de la cua, “Tortelli al Bagoss con noisette di burro”, Minestra de Scandela (una zuppa di verdure e orzo), “Petto di faraona con verdure in carpione”, “Stracotto di cervo in bianco” e “Pere caramellate al vino rosso”.