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Givigliana! Che cosa può significare quel nome dalla risonanza italianissima? Da che cosa può essere derivato? Mistero. Qualche vecchio ricorda che il paese ebbe anche un posticcio nome tedesco, Kuksberg, che significa monte di osservazione, e risponde perfettamente alla positura di Givigliana, da cui si gode ampia vista sulla valle di Gorto. Ma quel nome non entrò mai nell'uso comune.

    Le voci sulla origine di Givigliana sono assai povere. Chi parla d'un cacciatore, chi di un boscaiolo che vi avrebbe costruita la prima baita; ma la voce più volentieri accolta, parla del rifugio di un bandito solitario, venuto dalla Gaila. Chi fosse colui e quando piantasse quel rifugio, nessuno lo sa precisare.

Eccoci dunque nel 1322 con un primo gruppo di cinque famiglie, cioè un Giovanni fu Teudo, un Vecellio fu Guarnierio, un Romano, un Vecellio fu Gusetto e Gusettino suo fratello. Il piccolo borgo aveva le casupole a travi di legno intrecciate e coperte di tetto e attorno e sotto delle case, in Val e in Frassin, c'era qualche spiazzo di campagna. Il resto era tutto boscaglia  che quegli uomini andavano qua e là dissodando.

    Continuando con i cognomi, dopo Giovanni fu Teudo, nel 1390 incontriamo un Freduccio fu Teudo, nel 1471 un Theudo fu Romano Freduccio e nello stesso anno un Theudo figlio di Freduccio; insomma è il nome di Teu o Theu o Theudo, abbreviato di Mattheus o Matteo che si ripete in una famiglia, a catena, da padre in figlio o da avo in nipote. E' facile capire che la famiglia dai molti Mattei fosse soprannominata, nel parlar volgare abbreviato, dei Teuts, o mischiando il latino al volgare dei Thieut. Ed ecco formato il primo cognome Thieut. Questa famiglia dei Thieut fu la più benefica del paese. Essa, diede i fondi e provvide a costruire la prima chiesetta.

Ora vediamo il secondo cognome.   Sotto l'anno 1471 nell'elenco degli uomini scelti a soldati contro i Turchi che misero capo alla battaglia di Lepanto, per Givigliana è un certo Antonio Margarete. Anche su questo Antonio bisogna fermare l'attenzione. In seguito, lungo il secolo, i suoi discendenti furono un Domenico Toni, e un Antonio figlio di Domenico Antoni. Ecco formato in schema il soprannome, e poi il cognome dei De Antonis di Givigliana.

    Era proprio quello il secolo, fra il 1400 e il 1500, che dovunque si venivano formando i cognomi, i quali prima non esistevano.

Già allora si ricordano campi e prati vicini al paesuccio, coi nomi che ancora in  parte restano, cioè Val di Pecol, Nava, Las Perarias, Sot Celar, Frassin.

    C'era poi in paese una famiglia, Fontana, proveniente da Sappada, che durò per poco, ma che diede il nome al prato detto di Fontana, il quale formava un manso.

Invece nessun documento ci resta a chiarire la comparsa in paese e la derivazione della famiglia dei Gortana. Quando e da dove vennero? Certo è che il cognome deriva da Gorto e indica che qualcuno capitò di laggiù in paese. Allora il nome di Gorto si restringeva ai soli territori di Comeglians, di Ovaro e della Pieve e si allargò solo molto più tardi. Sicché da Gorto salì a Givigliana una famiglia intiera, oppure una donna Gortana venne a sposarsi, e diede, con quel suo naturale soprannome di Gortana, il cognome a tutta la discendenza?  Non è ozioso di ricordare che già nel 1348 una Guerra di Givigliana era sposata a Mione. Che poi un giorno la farina fosse ricambiata, nulla sarebbe di strano.

    I Thieut e i De Antonis, che non furono mai numerosi, ebbero i loro beni in preferenza nei migliori posti attorno del paese, come fondo di Sopra, in Val, Autemos, Pisin, Miol, Frassin; segno che furono i primi ad occuparli. Ma in seguito essi prosperarono rapidamente, raccolsero per compere  o  per eredità le sostanze dei Thieut e in parte quelle dei De Antonis, allargarono ampiamente la cerchia della campagna, soverchiarono in numero, divennero per qualche tempo la famiglia più caratteristica del paese. Il luogo  delle prime abitazioni fu certamente presso la sorgiva dell'acqua, dov'è la vecchia casa di Pocon, e anche nell'orto dei Thieut, dove c'è memoria che sorgesse una casetta ora affatto demolita. Il borgo si sviluppò attorno della sorgiva con laboriose escavazioni a monte per fare il piano delle case, e il materiale veniva rovesciato a riempire la scanalatura del ruscello che di li andava a scolare nel Riu Bon. Givigliana conservò a lungo l'aspetto di caseggiato quasi selvaggio aperto come un occhio fra la boscaglia. Raggruppato come gregge al pascolo sul dorso di destra del ruscello, si allungò in grame casupole su e giù per il groppone del dorso stesso. Un graduale disboscamento verso Chiampriduol e Autemos aprì magnifiche chiazze di campagna dall'erba folta e dai quadretti di campi, biondi nel luglio di orzo, frumento e segala.

Verso il 1600 il paese contava circa una dozzina di famiglie: due o tre di Thieut, tre di De Antonis, Cinque di Gortana e una di Fontana.

    Come in tutta la Carnia di allora, anche Givigliana faceva Comune a sé ed amministrava da solo i suoi beni.                                     

                                                                                               

Il testo è tratto dal libro "Memorie di Givigliana" scritto e stampato nel 1928 dal parroco dell'epoca, Don Pietro Cella.


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Ultimo aggiornamento: 18 Maggio 2001