ISAIA 6,9 - 10

   Isaia 6,9 - 10: track n.5
(File audio Windows Media 128 Kbps - 2,91 MB)

  Isaia 6,9 - 10: track n.6
(File audio Windows Media 128 Kbps - 1,81 MB)

 

APPUNTI “UFFICIOSI” DELL’AUTORE DI GUIDA ALL’ASCOLTO AD ISAIA 6,9-10

Da anni sono un musicista pensionato, però dedico molto del mio tempo al mondo dei suoni, naturalmente non per svolgere un’attività, diciamo, professionale, ma per un altro scopo: fare musica per dialogare con qualcosa che sta in me. Ho così l’impressione di sentire e di vedere in modo straordinario quanto non mi riesce di vedere in modo ordinario. In mezzo ai suoni mi trovo in un ambiente che dai più potrebbe essere definito di isolamento o di solitudine, invece mi sento molto in compagnia, una grande compagnia che mi permette di dialogare con QUALCOSA, o più precisamente con QUALCUNO, qualcuno che però è privo dei difetti che abbondano in me. E non è una cosa da poco.
Ogni tanto, qualche appunto di certi dialoghi finisce nel mio diario, che naturalmente è composto di suoni. L’elettronica è la mia macchina da scrivere.
Rileggere ogni tanto certi appunti, o meglio riascoltarli, magari assieme ad amici, mi da la forza per non seguire quell’idea che ad una certa età viene definita “riposo”, inteso come fine del nostro percorso, MA mi aiuta a trovare la forza per TENTARE di proiettarmi senza paura e con giubilo verso un obiettivo di valore incalcolabile.
Tra le ultime pagine del mio diario ci sono appunti che mi inquietano e mi fanno molto pensare. Nascono da un detto popolare: “Occhio non vede, cuore non duole”, problema antico, ma sempre attuale.
Anche nella Bibbia, in Is 6,9-10, si legge: “Guardo, ma non vedo, ascolto e non capisco”, però con l’aggiunta di “a meno che non si apra il cuore”.
Ci sono persone che ci riescono, magari con risultati miracolosi, come tanti santi, ma per me e per la stragrande maggioranza dei miei simili, è molto difficile. Ogni tanto comprendo e vedo, ma solo per poco tempo; subito dopo mi ritrovo nel “buio della coscienza”: un’altalena senza fine.
Da questa premessa è nato un mio discorso musicale da mettere nel mio diario, tentando di rivolgere l’attenzione ad un grosso problema, quello della SOFFERENZA UMANA, che VEDO, ma NON VEDO.

 

Ecco una breve guida per l’ascolto di questo discorso musicale intitolato Isaia 6,9-10.

Nella prima parte rivolgo l’attenzione a me stesso. L’inizio descrive un forte disagio interiore che si produce in me quando capisco che “ascoltando, sento, ma non vedo”.
Per descrivere questo stato di disagio e tormento, oltre ai soliti suoni tradizionali, mi sono servito anche di rumori, ferri, lamiere percosse, campionando il tutto elettronicamente.

Disagio che potrei definire “sentimento cosciente”, e che cresce fino a diventare un tormento quasi insopportabile.

Ma una volta che questo “stato di coscienza” ha raggiunto il culmine, ecco che esso si trasforma in un “sonno della coscienza”, espresso musicalmente da un suono cupo.

E così, al primo segno di “risveglio”, la mia attenzione si rivolge meccanicamente a quanto di più facile e godibile si presenta ai miei occhi: luce, cieli, orizzonti, panorami, bellezze di ogni genere.

Però, ogni tanto, non posso evitare di ricevere messaggi illuminanti, che testimoniano condizioni di situazioni umane disastrose. Capirò e vedrò, ma come sempre solo per poco. Sono sempre un’altalena tra bianco e nero.

Ad un certo punto vengo raggiunto e colpito dalla Parola di Dio, da quel messaggio di Isaia che provocherà in me incertezza e confusione, col risultato di farmi rifugiare nell’apatia e nell’indifferenza.

A questo punto rivolgo la mia attenzione ai miei simili. Vedo uomini appartenenti a popoli, società, culture e religioni differenti, che convivono o tentano di convivere, ma quasi sempre senza armonia e con aspri contrasti.
Descrivo tutto questo usando scritture musicali di diverse scuole, contemporaneamente, non in sequenza, ma in sovrapposizione, creando così fastidiose differenze (dissonanze), che sono proprio il contrario dell’armonia.

L’armonia arriverà, per esempio, quando le masse manifesteranno la gioia per la vittoria dei propri idoli, gioia che rappresento con l’alè-oò degli stadi, a significare la partecipazione di tutti a quei grandi riti pagani, vere orge di effimera felicità. E così, la sofferenza chi la vede più?

Gran parte della mia vita scorre con questo problema. Problema risolto forse dai Santi, ma non da me.
Alla fine, il tema della sofferenza con immagini di dolore accompagnate da rumori e suoni percussivi e minacciosi.

Questa moltitudine in condizioni di sofferenza sempre crescente è proiettata verso il Calvario, che riassume su di sè le sofferenze di tutto il mondo.
Ma io, purtroppo, continuo a sentire e non capire, vedere e non vedere.
 

 Media